Post-Berlusconi: parliamone

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Re: Post-Berlusconi: parliamone

Messaggio da Vis Pesaro » 13.11.11 - 19:16

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Re: Post-Berlusconi: parliamone

Messaggio da Rossazzurro » 13.11.11 - 19:42

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Re: Post-Berlusconi: parliamone

Messaggio da Vis Pesaro » 13.11.11 - 20:16

Grafico di spesa sociale.

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L’Italia, rispetto a quasi tutti gli altri paesi Ue, destina risorse residuali alle funzioni di protezione sociale dedicate all’esclusione sociale, alla disoccupazione, alle famiglia e alle persone con disabilità.

In particolare si colloca all’ultimo posto (0,2 per cento rispetto alla media Ue pari all’1,4 per cento) per le risorse destinate al sostegno al reddito, alle misure di contrasto alla povertà o alle prestazioni in natura a favore di persone a rischio di esclusione sociale. Al sostegno per la disoccupazione e alle politiche attive per il lavoro è allocato solo l’1,9 per cento della spesa, contro il 5,2 per cento dell’Europa. Per la famiglia il nostro sistema di protezione sociale impiega solo il 4,7 per cento della spesa, quota che ci colloca al penultimo posto della graduatoria Ue. Le persone con disabilità possono contare su meno del 6 per cento delle risorse complessive per trasferimenti e servizi in loro favore; tale quota ci colloca al 23esimo posto in Europa. Il nostro Paese si colloca al di sotto della media europea anche per la percentuale di spesa dedicata alla sanità, per i trasferimenti monetari in caso di malattia o infortunio. Tale ultima funzione assorbe il 26,4 per cento delle risorse, contro il 29,7 per cento del resto dei Paesi europei.

fonte: eurostat
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Re: Post-Berlusconi: parliamone

Messaggio da Rossazzurro » 13.11.11 - 20:21

:facepalm:
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Re: Post-Berlusconi: parliamone

Messaggio da Vis Pesaro » 13.11.11 - 20:50

L'Italia fa veramente cacare in quanto al fornire servizi e strumenti :vomito:
Negli altri paesi europei ti danno abbastanza, qui ti danno un calcio nel cùlo.
Zero servizi e tasse più alte d'Europa.

Poi non posto il grafico di spesa relativo ai servizi sociali perchè c'è da spararsi :facepalm:
All'ultimo posto la Calabria che non a caso è la regione con la più alta evasione fiscale nonchè oasi berlusconiana aggiungerei... sarà un caso?
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Re: Post-Berlusconi: parliamone

Messaggio da Gooner » 13.11.11 - 21:07

Quel grafico non nasconde certo segreti, basterebbe leggerlo.

L'Italia è un paese vecchissimo, spendiamo tantissimo in pensioni ma non potremmo fare altrimenti.
Se uno propone di alzare l'età pensionabile aprite un topic :mrgreen: , ergo.
Confrontano l'Italia con paesi in media 10 anni più giovani.. è come confrontare mele e pere, eh.. uno statistico le sa bene ste cose.

Siccome mi risulta che debba fare 100 percentuale per tutti, ascolto con piacere e curiosità proposte che facciano stare tutto dentro, senza abbassare l'età pensionabile e garantendo la percentuale delle risorse per tutti gli altri ambiti identiche agli altri paesi.

Per me non c'è molto da fare. Limitare i privilegi, fare una legge restrittiva per chi ha giovato delle baby pensioni riducendone l'importo in modo o da guadagnarci direttamente o indirettamente costringendoli a tornare a lavorare, alzare l'età pensionabile di almeno 2 anni, dare il superbonus a chi tira avanti fino ai 75 con opportune garanzie mediche (simili a quelle delle patenti). Con queste misure si guadagna qualcosa per operare altrove, altrimenti si resta così e fine. Oppure scendete di mitra, che ve devo dire.
La calma è la virtù dei morti.. al forte prima o poi girano e te mena. :mrgreen:

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Re: Post-Berlusconi: parliamone

Messaggio da Vis Pesaro » 14.11.11 - 01:18

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Re: Post-Berlusconi: parliamone

Messaggio da HappySall1 » 14.11.11 - 12:33

Alexito90 ha scritto:Riflettiamo su una cosa. Lo spread è l'indicatore del differenziale tra i btp italiani e i bund tedeschi. Più è alto, meno sono appetibili i nostri titoli di Stato.
La finanza aveva evidentemente deciso di far fuori Berlusconi, sfiduciando il nostro paese sui mercati esteri sino quasi a livello della Grecia pre-crisi. E' comodo far credere agli italiani che la causa sia lui, avvalorando la tesi con il miglioramento dei nostri titoli post-notizia dimissioni Premier.

Alle prime voci di governo tecnico con Monti premier, improvvisamente i mercati si calmano e i nostri titoli ritornano ad essere solo "in picchiata" anzichè a livelli "greci".

Seguo i programmi di approfondimento da un paio di settimane e, dovete credermi, ci fosse stato UN economista espressosi contro il governo tecnico. Tutti quanti a blaterare che non c'è tempo per nuove elezioni, che non si sa chi salirebbe al potere, che non c'è un minuto da perdere e bisogna seguire i dettami dell'Ue per evitare di essere risucchiati dal vortice. Quando a livello democratico (piaccia o no, è così) il governo tecnico è quanto di meno "regolare" possa esistere.
Secondo il mio modesto parere, si arriva al governo tecnico perchè è più semplice per i tecnocrati infilarsi nelle cariche di governo. Ora che Napolitano nominerà Monti nuovo Premier, e le voci depongono a suo favore, verrà costituita una classe dirigenziale divisa (molto grossolanamente) così:

1/4: ex-maggioranza
1/4: opposizioni varie (contentini per Udc, Fli, Idv..)
1/4: PD (che si è cautamente espresso subito a favore del governo tecnico e potrebbe ricavarne addirittura un Letta alla vicepresidenza del consiglio)
1/4: tecnocrati sconosciuti ai più

Io aspetterei a giudicare positivamente questo ribaltone. Io sono sempre molto molto diffidente quando certe cariche vengono ricoperte da tecnocrati liberali (per quanto io non sia contro il modello liberale a prescindere), e questa convinzione scaturisce dall'operato dell'UE negli ultimi anni, la cui Commissione è sempre stata piena zeppa di "non eletti" molto vicini all'ambiente dell'alta finanza. Monti è uno di quelli, assieme ai vari Draghi e Montezemolo viene da una scuola economica neoliberista, che significa (interpretando l'Ue-pensiero) che si dovrà tagliare e tagliare.

Insomma, io aspetterei a considerare un bene questo allentarsi della tensione sui mercati.. ho la sensazione che sia la quiete dopo la tempesta e prima di una tempesta più grossa :up:
Mi trovo d'accordo con te quando dici che il governo tecnico è quanto di meno regolare ci possa essere: il fatto che certa gente (e non parlo personalmente di Monti) possa mettere le mani in pasta nella politica molto più direttamente di quanto già non faccia normalmente, confesso che mi terrorizza.
Ma la nostra classe politica, con la sua inadeguatezza, con la sua incapacità, con la sua sfacciataggine, con i numeri disastrosi che ha prodotto e con la totale mancanza di credibilità ai tavoli internazionali, non ha posto a Napolitano altre alternative.
L'auspicio ovviamente è che un governo tecnico faccia il lavoro sporco, ovvero quelle riforme che uno politico non avrebbe mai potuto fare, per non scontentare una parte del proprio elettorato e del proprio sottobosco: riduzione delle indennità e dei benefit dei politici, dimezzamento del numero dei parlamentari, abolizone delle province, riforma elettorale per fare qualche esempio. Qualunque governo per fare soltanto una di queste riforme avrebbe subito una tale quantità di ricatti e avrebbe dovuto concedere una tale quantità di concessioni a destra e a manca da vanificare l'impatto positivo della riforma stessa!
Per questo dico che ben venga un governo tecnico, se sarà in grado di fare ciò per cui sarà nominato.
E questo sul versante interno. Su quello esterno c'è il fattore credibilità, affidabilità. Mi chiedevo 10 giorni fa "Ma se andassimo alle urne, chi dovrebbe essere a rappresentarci in sede internazionale talmente bene da far cambiare la pessima idea che oggi si ha dell'Italia?" Francamente non credo che un Fini, un Casini, un Bersani sarebbero in grado di assolvere a questo compito. Per questo una figura come Monti, stimata, apprezzata e già collaudata grazie al suo precedente ruolo, può far dire ai nostri partner "Ok, questo impegno verrà mantenuto, quella riforma verrà fatta" con tutti i benefici che ne scaturirebbero.
Solo persone come lui, Draghi o, la butto lì, Montezemolo possono godere di una stima tale da far passare in secondo piano gli orrori commesi dai nostri politici. Ma avete idea delle figuracce che abbiamo fatto a Strasburgo? E non solo con i monologhi allucinati e allucinanti del nostro premier ma anche con la presenza di europarlamentari da spavento! Ecco, cominciare a lavorare su questo aspetto è già un primo importante passo avanti.

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Re: Post-Berlusconi: parliamone

Messaggio da biancodisera » 14.11.11 - 12:51

Quello che dite è vero in un paese dove la politica funzioni.
Non in Italia.
Se si andasse al voto non ci sarebbe uno schieramento unito e coeso di maggioranza, ma qualcuno col 38-40% dei voti costretto ad elemosinare 3 o 4 ministeri per raggiungere, a fatica, il 50 %. Ed esposto ad ogni votazione, soprattutto se comporta scelte impopolare, al rischio di andare sotto.
Anche secondo me il governo di Monti è il governo delle banche e della finanza, ma in questo momento è la migliore soluzione ovvero il minore dei mali.
E poi almeno adesso si parlerà di bilanci, debito pubblico e inflazione e non più di puttane minorenni o prescrizione.
Ultima modifica di biancodisera il 14.11.11 - 12:53, modificato 1 volta in totale.
"Non troveremo mai una nostra personale soddisfazione nel mero perseguimento del benessere economico, nell'ammassare senza fine beni terreni... Il PIL misura tutto eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta" Robert Kennedy

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Re: Post-Berlusconi: parliamone

Messaggio da Vis Pesaro » 15.11.11 - 03:52

Prodi ---> rapporto deficit-pil (2008) 2,5%; rapporto debito-pil 105%; spread 37;
Berlusconi ---> rapporto deficit-pil (2011) 3,9%; rapporto debito-pil 120,6%; spread 574;

Il pil nel 2012 crollerà a da 0,7 allo 0,2% ma nel 2009 fu un disastro ( - 5%).
--------------------------------------------------------------------
Interessante pezzo relativo a cosa diceva Brunetta nel 2010:

Il rapporto annuale 2010 dell'Istat offre una «radiografia impietosa dello stato dell'economia italiana con le sue ombre ma anche con le sue luci», e «testimonia come l'Italia abbia tenuto». Lo dice in un' intervista al Corriere della Sera Renato Brunetta, ministro della Pubblica amministrazione. In Italia, aggiunge, «nonostante la congiuntura non c'è stato conflitto sociale, nessuna banca è fallita, i conti pubblici hanno tenuto e così le imprese: anche nella crisi quelle nate sono più di quelle morte». «I lavoratori dipendenti - spiega Brunetta -, al netto dei 500 mila circa in cassa integrazione, e i pensionati non hanno perso potere d'acquisto. Questo è invece avvenuto per i lavoratori autonomi e per le famiglie, se consideriamo le altre fonti di reddito». Anche la questione dei giovani, afferma il ministro Brunetta, «si è aggravata con la crisi, ma ha cause strutturali»; in Italia non ci saranno manifestazioni in piazza come in Spagna perchè «da noi i precari sono un quarto rispetto a loro» e «sono tali perchè c'è una netta divisione tra lavoratori insiders, superprotetti dalle norme, e chi sta fuori, gli outsiders appunto». Per il ministro non è una novità nemmeno che «il tasso di occupazione femminile in Italia è basso perchè non ci sono servizi come gli asili nido». L'Italia insomma, argomenta Brunetta, ha il suo «modello originale di galleggiamento», «la famiglia, il sommerso e le reti informali» sono stati per Brunetta «gli ammortizzatori sociali che ci hanno permesso di reggere meglio alla crisi». Ora serve un «riscatto», con «la crescita»: «non abbiamo mica perso gli asset della nostra economia; le nostro imprese, il nostro welfare, la nostra forza lavoro, il nostro made in Italy».

Mamma mia le s******* che diceva!! la negazione della crisi, addirittura diceva che il sommerso è servito come ammortizzatore sociale quasi fosse una cosa buona. Da non credere.... :pazz:
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Re: Post-Berlusconi: parliamone

Messaggio da MrVaridoianis » 15.11.11 - 13:02

Vis Pesaro ha scritto:Prodi ---> rapporto deficit-pil (2008) 2,5%; rapporto debito-pil 105%; spread 37;
Berlusconi ---> rapporto deficit-pil (2011) 3,9%; rapporto debito-pil 120,6%; spread 574;

Il pil nel 2012 crollerà a da 0,7 allo 0,2% ma nel 2009 fu un disastro ( - 5%).
--------------------------------------------------------------------
Interessante pezzo relativo a cosa diceva Brunetta nel 2010:

Il rapporto annuale 2010 dell'Istat offre una «radiografia impietosa dello stato dell'economia italiana con le sue ombre ma anche con le sue luci», e «testimonia come l'Italia abbia tenuto». Lo dice in un' intervista al Corriere della Sera Renato Brunetta, ministro della Pubblica amministrazione. In Italia, aggiunge, «nonostante la congiuntura non c'è stato conflitto sociale, nessuna banca è fallita, i conti pubblici hanno tenuto e così le imprese: anche nella crisi quelle nate sono più di quelle morte». «I lavoratori dipendenti - spiega Brunetta -, al netto dei 500 mila circa in cassa integrazione, e i pensionati non hanno perso potere d'acquisto. Questo è invece avvenuto per i lavoratori autonomi e per le famiglie, se consideriamo le altre fonti di reddito». Anche la questione dei giovani, afferma il ministro Brunetta, «si è aggravata con la crisi, ma ha cause strutturali»; in Italia non ci saranno manifestazioni in piazza come in Spagna perchè «da noi i precari sono un quarto rispetto a loro» e «sono tali perchè c'è una netta divisione tra lavoratori insiders, superprotetti dalle norme, e chi sta fuori, gli outsiders appunto». Per il ministro non è una novità nemmeno che «il tasso di occupazione femminile in Italia è basso perchè non ci sono servizi come gli asili nido». L'Italia insomma, argomenta Brunetta, ha il suo «modello originale di galleggiamento», «la famiglia, il sommerso e le reti informali» sono stati per Brunetta «gli ammortizzatori sociali che ci hanno permesso di reggere meglio alla crisi». Ora serve un «riscatto», con «la crescita»: «non abbiamo mica perso gli asset della nostra economia; le nostro imprese, il nostro welfare, la nostra forza lavoro, il nostro made in Italy».

Mamma mia le s******* che diceva!! la negazione della crisi, addirittura diceva che il sommerso è servito come ammortizzatore sociale quasi fosse una cosa buona. Da non credere.... :pazz:
Mettiamo in chiaro un paio di cosette.

Non sono un esperto di economia ma siccome l'argomento mi interessa tanto (benchè in qualche modo debba cercare di diventare medico, e quindi a livello di tempo non è facile conciliare tue micromondi così complessi), ho letto un bel po' in proposito e qualcosina (ina ina) ci ho capito.

Innanzitutto, il sistema di credibilità è un sistema interamente basato sulla soggettività finanziaria perchè affidato ad agenzie di rating del tutto sovrastatali (Standard & Poor's su tutte, di proprietà del gruppo editoriale McGraw-Hill e con sede in un palazzo di proprietà del noto Rockfeller).
E' facile intendere che organizzazioni indipendenti dagli Stati possano diffondere valutazioni che sono direttamente correlate all'indirizzo stabilito da chi possiede le stesse società di rating. Si tratta di grossi investitori, speculatori. Niente a che vedere con la politica, che a livello di importanza mondiale si colloca almeno al terzo-quarto posto dietro "caste" ben più influenti.
Per screditare un paese (ad esempio reo di non seguire la strategia finanziaria che il mondo degli speculatori vorrebbe che intraprendesse, principalmente limitare allo zero la legislazione restrittiva per le transazioni finanziarie) basta davvero poco a chi tiene in mano le redini dei titoli di Stato italiani. Le agenzie di rating sfiduciano gli Stati inadempienti o poco affidabili dal punto di vista del bilancio (la Grecia che taroccava o l'Italia di oggi che arranca), e alle aste dei titoli di stati (che non sono così frequenti ma hanno cadenze dipendenti dal tipo di titolo in vendita e dalla durata dello stesso) il paese fatica. Allora è costretto per attirare gli investitori ad alzare la rendita dei titoli di stato, così facendo però si indebita, perchè ovviamente vende un "bene" dello stesso valore promettendo interessi maggiori. Ma questo è l'unico modo per ottenere qualcosa di cui l'Italia (e gli altri paesi europei hanno estremamente bisogno)
Infatti a questo meccanismo di fiducia-sfiducia (interamente governato dagli investitori con le loro operazioni di compravendita) va aggiunta la necessità per i paesi della zona-Euro di prendere in presto il denaro. Sappiamo che il passaggio Lira-Euro ha dissolto la sovranità monetaria dei paesi dell'Eurozona (ecco spiegate le reticenze di Londra in merito), l'Italia prende in prestito gli EurI (emessi dalla Bce) da mercati privati pagando dei tassi d'interesse che corrispondono alla rendita dei titoli di stato, che sono la "merce di scambio" nella compravendita del danaro. L'Italia compra gli Euro e come garanzia cede titoli di stato, gli interessi sui quali vengono determinati dalla fiducia dei mercati nei confronti del paese in questione. Crisi, disoccupazione, dubbie manovre economiche aumentano la fiducia: i tassi di interesse aumentano, e l'Italia considerando che non può esimersi dal prendere in prestito Euro, è costretta ad alzare i rendimenti a lungo termine dei titoli di debito e aumentare il guadagno degli investitori e proporzionalmente il suo debito pubblico.

Alla base di tutto ciò cosa c'è? L'operato della politica. E' paradossale, ma l'Italia ha liberalizzato molto di più con la Sinistra al potere, e questo è facilmente evidenziato proprio dai dati su spread/rapporto deficit-pil che hai riportato tu.
In maniera molto brutale, i mercati tengono per le palle gli Stati promettendo "stabilità dei titoli" in cambio di politiche accomodanti o quantomeno non ostacolanti in merito a liberalizzazioni, privatizzazioni, licenziamenti, precarizzazioni. Se il governo (come quello Berlusconi, che ha legiferato poco e in maniera confusa, perchè è ormai evidente ai più che l'istituzione governativa era stata presa da B. come un giocattolino per costruirsi un recento attorno ai suoi capitali inattaccabile da magistratura e finanza) agisce male o non agisce per nulla in merito, allora i mercati fanno sentire la loro voce. Non è passato il referendum sulla privatizzazione dell'acqua, e già da allora i mercati ne hanno risentito: a quel punto non è stato difficile far fuori Berlusconi, aumentando la pressione sul suo operato con la lettera dell'Ue, i commissari inviati da Fmi e Ue stessa, i continui paragoni con la Grecia, la paura che ha iniziato a serpeggiare tra la gente.. e ora il governo tecnico, un modo semplice e indolore per infiltrare tra le cariche istituzionali personalità di spicco dell'economia e della finanza internazionale.
Le somiglianze tra Monti e Papademos sono davvero tante, e basta qualche piccola ricerca su Wikipedia (senza andare troppo lontano) per notare l'appartenenza a stessi gruppi, la provenienza dagli stessi "ambienti" e le influenze simili..
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Re: Post-Berlusconi: parliamone

Messaggio da HappySall1 » 15.11.11 - 17:12

Neanch'io m'intendo di economia e dunque mi affido a quello che scrivi e non ho motivo per dubitare che sia tutto esatto!
Però parto da un presupposto e cioè che il peccato originale sta sempre nella politica: se si fosse governato in maniera oculata e non propagandistica, se negli ultimi 20 anni si fosse pensato a come ridurre il debito pubblico piuttosto che farlo lievitare ulteriormente e a dismisura, se si fosse puntato ad una politica di crescita e sviluppo invece che di instabilità e di investimento zero, non dai modo ai mercati di prenderti per le palle! La Gran Bretagna ha un debito pubblico anche superiore all'Italia, ma ha messo su una serie di misure che la rendono affidabile agli occhi degli investitori e credibile a quelli dei partner europei, per cui non soffre si alcuna speculazione. La Germania ha operato nell'ottica dello sviluppo (l'ex Germania Est ha praticamente recuperato il gap con la parte Ovest, mentre in Italia si parla ancora di questione meridionale) e oggi i suoi Bund sono una certezza dei mercati. Noi abbiamo perso intere legislature a parlare di conflitto d'interessi (che neanche la sinistra quando è stata al governo s'è guardata bene del risolvere :facepalm: ), di processi brevi, lunghi e così così, di lodi vari (e non mi riferisco a quello del Catania :mrgreen: ), di legittimo impedimento, di orge, di Minzolini e Fede, Mills e Mediatrade e ora non so per certo cosa ci troviamo tra le mani ma ho ben chiaro cosa ci ritroviamo da un'altra parte...

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Re: Post-Berlusconi: parliamone

Messaggio da MrVaridoianis » 15.11.11 - 17:42

HappySall1 ha scritto:Neanch'io m'intendo di economia e dunque mi affido a quello che scrivi e non ho motivo per dubitare che sia tutto esatto!
Però parto da un presupposto e cioè che il peccato originale sta sempre nella politica: se si fosse governato in maniera oculata e non propagandistica, se negli ultimi 20 anni si fosse pensato a come ridurre il debito pubblico piuttosto che farlo lievitare ulteriormente e a dismisura, se si fosse puntato ad una politica di crescita e sviluppo invece che di instabilità e di investimento zero, non dai modo ai mercati di prenderti per le palle! La Gran Bretagna ha un debito pubblico anche superiore all'Italia, ma ha messo su una serie di misure che la rendono affidabile agli occhi degli investitori e credibile a quelli dei partner europei, per cui non soffre si alcuna speculazione. La Germania ha operato nell'ottica dello sviluppo (l'ex Germania Est ha praticamente recuperato il gap con la parte Ovest, mentre in Italia si parla ancora di questione meridionale) e oggi i suoi Bund sono una certezza dei mercati. Noi abbiamo perso intere legislature a parlare di conflitto d'interessi (che neanche la sinistra quando è stata al governo s'è guardata bene del risolvere :facepalm: ), di processi brevi, lunghi e così così, di lodi vari (e non mi riferisco a quello del Catania :mrgreen: ), di legittimo impedimento, di orge, di Minzolini e Fede, Mills e Mediatrade e ora non so per certo cosa ci troviamo tra le mani ma ho ben chiaro cosa ci ritroviamo da un'altra parte...
Non fidarti troppo di quello che scrivo, è più giusto che ti informi da te :up:
Le mie sono interpretazioni di un argomento molto intricato, spero almeno che quel poco che credo di aver capito sia giusto.

In ogni caso, quello che hai detto tu dell'Italia è sicuramente giusto, il governo Berlusconi è stato impegnato a risolvere i suoi affarucci in quanto, benchè i suoi sostenitori siano da sempre convinti del contrario, lui non ha mai avuto interesse nel fare politica. Ha semplicemente sfruttato il fervore degli elettori e il nostro essere sempre "tifosi" del vincitore di turno, del più affascinante e del più carismatico per ottenere la poltrona da premier. Atteggiamento tipicamente italiano, sempre che i puristi del settore me lo concedano :fischio:
Il guaio è che il suo disinteresse nei confronti delle misure economiche ci ha esposto come paese allo sciacallaggio e mediatico e dei mercati finanziari, tanto che il WSJ a più riprese l'ha additato come "nemico del liberismo economico" (che suona quasi una bestemmia per uno che è "sceso in campo" per fare l'interesse degli imprenditori e dei più interessati alle politiche liberali).

Ed è anche estremamente giusto il discorso sulla Gran Bretagna e sul suo alto debito pubblico anche se, a onor del vero, c'è da dire che la politica del neo-eletto Cameron è assolutamente fedele alle misure di austerity, questo a testimonianza di una crisi generalizzata dell'Eurozona che risparmia soltanto Francia e Germania, i due veri e unici assi portanti dell'Ue che a conti fatti risultano essere i possessori del potere decisionale nelle politiche europee in ogni settore. Per gli aiuti alla Grecia viene interpellata la Merkel, è la Merkel che bacchetta Berlusconi e Papandreou, e Sarkozy per il bene della sua nazione (che a livello economico sta poco meno bene della Germania ma sicuramente meglio dell'Italia) rimane nella scia di questo dominio tedesco (i più maligni penserebbero che si tratta di una rivalsa neo-nazista).

L'identico discorso si può trasporre al Giappone, che ha un rapporto debito/pil molto elevato eppure è un paese molto florido dal punto di vista produttivo.

Cosa hanno di diverso Gran Bretagna e Giappone? Molto semplicemente posseggono quella sovranità monetaria che l'Italia ha perso con l'avvento dell'Euro. E quando lo Stato non è costretto a rivolgersi ai mercati privati per farsi prestare il denaro, il debito pubblico assume proporzioni molto meno diaboliche, e anzi, può per certi versi rappresentare la spesa utile dello Stato per incentivare la produttività dell'economia nazionale. (ricordiamo che il terrore di un rapporto debito/pil troppo elevato ci è stato così inculcato nella testa che abbiamo perso di vista il vero significato di quello che è un mero indicatore economico e NON l'unico indicatore del benessere di uno Stato).
Capirete bene che uno Stato che ha la facoltà di stampare moneta da sè ha come unico limite nello stampare più denaro del previsto quello dell'inflazione. Ma le politiche di incentivi alla produzione stimolano anche il consumo da parte dei cittadini, se i redditi si alzano c'è maggiore potere d'acquisto e l'inflazione è più facilmente contenibile rispetto ai paesi nei quali un basso reddito medio inficia il potere d'acquisto dei cittadini.

In sintesi, sapete qual è la stata forse l'unica verità (magari inconsapevole) che Berlusconi ha pronunciato in una intera carriera politica di menzogne e sotterfugi? Che l'Italia dall'ingresso nell'area Euro non ci ha guadagnato nulla
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Re: Post-Berlusconi: parliamone

Messaggio da MrVaridoianis » 16.11.11 - 13:14

Ieri sera a Matrix sono stati invitati (non ne ero a conoscenza dato che guardo Mediaset molto poco) Messori (un blogger tra i sostenitori del presunto "golpe finanziario"), Giulietto Chiesa (economista e politica) e Paolo Barnard (giornalista ex Report autore di varie inchieste sull'economia mondiale).

Non mi piace quello che gli autori della puntata avrebbero voluto far passare, ovvero trasformare i veri problemi dell'economia mondiale in una sterile teoria del complotto (ridicoli gli accostamenti ai Templari).

Così facendo non si fa informazione, ma si alimenta solo la paura della gente e soprattutto si sminuisce la vera portata del problema
Ultima modifica di MrVaridoianis il 16.11.11 - 13:14, modificato 1 volta in totale.
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Re: Post-Berlusconi: parliamone

Messaggio da thor01 » 16.11.11 - 13:36

Alexito90 ha scritto: Il guaio è che il suo disinteresse nei confronti delle misure economiche ci ha esposto come paese allo sciacallaggio e mediatico e dei mercati finanziari, tanto che il WSJ a più riprese l'ha additato come "nemico del liberismo economico" (che suona quasi una bestemmia per uno che è "sceso in campo" per fare l'interesse degli imprenditori e dei più interessati alle politiche liberali).


Quoto totalmente la prima parte, in Italia un partito di destra liberale attualmente non esiste assolutamente. Leggetevi qualche rapporto annuale dell'Antitrust e capirete che la situazione è disperata.
Peraltro è vero che i mercati finanziari tendono a preferire governi di stampo liberale, sopratutto a causa di questioni ideologiche derivanti da quelli che erano le teorie economiche dominanti nei primi anni '80, anche se personalmente credo che ciò sia destinato necessariamente a ridimensionarsi negli anni a venire.
Io ritengo che il vero problema dell'Italia a livello finanziario sia stata la scarsa stabilità politica, i mercati finanziari sfruttano ogni minima voce, di ogni genere, per fare speculazione, e considerando che i movimenti finanziari rilevano molto ma molto di più di quelli reali il patatrac è presto fatto. Chiaramente i problemi strutturali del paese fanno la loro parte, ma senza le vicende degli ultimi tempi, tenendo a posto i conti, la situazione poteva essere evitata.

Alexito90 ha scritto: In sintesi, sapete qual è la stata forse l'unica verità (magari inconsapevole) che Berlusconi ha pronunciato in una intera carriera politica di menzogne e sotterfugi? Che l'Italia dall'ingresso nell'area Euro non ci ha guadagnato nulla
Su questo sono totalmente in disaccordo. Senza l'entrata nell'UEM l'Italia oggi sarebbe totalmente allo sbando secondo me. Prima di tutto saremmo in un far west politico ancora maggiore e probabilmente ancor più tagliati fuori dagli scambi internazionali di quanto non lo siamo oggi.
Vi ricordo che prima dell'entrata nell' Euro l'Italia è andata avanti per anni con le svalutazioni competitive, penalizzando tantissimo la competitività delle nostre imprese.
In sintesi senza EU la nostra incapacità politica si sarebbe notata oggi ancora di più.
Ultima modifica di thor01 il 16.11.11 - 13:36, modificato 1 volta in totale.
demotivato, mollo? Ma quale mollo..io non sono mollo

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