L'Italia e il mal d'Europa: ci salva il Milan
Inviato: 03.04.08 - 12:47
Negli ultimi 10 anni il nostro calcio soverchiato da inglesi e spagnoli. Con un primato
di Roberto Ciarapica
La partita non è finita. E siamo ancora in vantaggio: calma. Però i risultati degli ultimi 10 anni fanno riflettere. Il globalizzato calcio inglese che rompe e sbriciola l'età della pietra del calcio italiano per club. Non sono opinioni, sono fatti.
Chi ha guardato Arsenal-Milan, Inter-Liverpool e Roma-Manchester, se non è cieco, lo ha capito benissimo. Nessun gol segnato in cinque partite delle nostre big contro il nemico d'oltremanica. Può essere un caso?
Per un attimo lasciamo stare il risultato assoluto, che non serve a spiegare una preoccupante inversione di rotta: 11 Coppe Campioni/Champions League per noi e per la Spagna, 10 per l'Inghilterra (45-36 il parziale generale in Europa fra noi e i britannici). Per una attimo lasciamo perdere il Milan. Senza le sgroppate di Kakà o di Sheva, senza le affinità elettive fra l'era ancelottiana e la coppa con le orecchie saremmo da terzo mondo del calcio. O quasi.
Basta dare un'occhiata allo score degli ultimi 10 anni. Inghilterra: 21 squadre ai quarti e 13 (probabilmente) in semifinale; Spagna: 17 ai quarti e 11 (probabilmente) in semifinale; Italia: 16 ai quarti e 7 (Roma non volendo) in semifinale.
In più c'è un progetto a lunga scadenza, che da noi manca e che all'estero, soprattutto in Premier, va fortissimo. Regole e introiti chiari, ergo investimenti stranieri, ergo basi solide, ergo risultati: impressionanti. La nostra miglior squadra del momento, la bellissima Roma di Spalletti, è sembrata l'espressione di un calcio di seconda o terza fascia a confronto con la corazzata di Ferguson. Un po' come i tedeschi da qualche anno a questa parte, siamo in caduta libera verso la Uefa del football internazionale.
La partita dei grandi numeri è sempre aperta: una giocata di Ibrahimovic, o di Totti, o di Pato, anche fra un anno, può ridarci la luce. E tenerci in vetta alla classifica delle coppe vinte. Di questo passo, però, sarà una luce sempre più effimera.
3 aprile 2008
http://www.sportmediaset.it
di Roberto Ciarapica
La partita non è finita. E siamo ancora in vantaggio: calma. Però i risultati degli ultimi 10 anni fanno riflettere. Il globalizzato calcio inglese che rompe e sbriciola l'età della pietra del calcio italiano per club. Non sono opinioni, sono fatti.
Chi ha guardato Arsenal-Milan, Inter-Liverpool e Roma-Manchester, se non è cieco, lo ha capito benissimo. Nessun gol segnato in cinque partite delle nostre big contro il nemico d'oltremanica. Può essere un caso?
Per un attimo lasciamo stare il risultato assoluto, che non serve a spiegare una preoccupante inversione di rotta: 11 Coppe Campioni/Champions League per noi e per la Spagna, 10 per l'Inghilterra (45-36 il parziale generale in Europa fra noi e i britannici). Per una attimo lasciamo perdere il Milan. Senza le sgroppate di Kakà o di Sheva, senza le affinità elettive fra l'era ancelottiana e la coppa con le orecchie saremmo da terzo mondo del calcio. O quasi.
Basta dare un'occhiata allo score degli ultimi 10 anni. Inghilterra: 21 squadre ai quarti e 13 (probabilmente) in semifinale; Spagna: 17 ai quarti e 11 (probabilmente) in semifinale; Italia: 16 ai quarti e 7 (Roma non volendo) in semifinale.
In più c'è un progetto a lunga scadenza, che da noi manca e che all'estero, soprattutto in Premier, va fortissimo. Regole e introiti chiari, ergo investimenti stranieri, ergo basi solide, ergo risultati: impressionanti. La nostra miglior squadra del momento, la bellissima Roma di Spalletti, è sembrata l'espressione di un calcio di seconda o terza fascia a confronto con la corazzata di Ferguson. Un po' come i tedeschi da qualche anno a questa parte, siamo in caduta libera verso la Uefa del football internazionale.
La partita dei grandi numeri è sempre aperta: una giocata di Ibrahimovic, o di Totti, o di Pato, anche fra un anno, può ridarci la luce. E tenerci in vetta alla classifica delle coppe vinte. Di questo passo, però, sarà una luce sempre più effimera.
3 aprile 2008
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