Prendere esempio dagli stadi tedeschi

[Vis Pesaro]

Provate a recarvi in Germania, a Monaco di Baviera, per assistere ad una gara del Bayern. Vi risponderanno picche. Il motivo? Semplice, l’intera stagione è già venduta. Un’utopia per qualsiasi club italiano, difficile da immaginare per qualsiasi tifoso di casa nostra. E’ invece la realtà a Monaco, dove con la costruzione dell’Allianz Arena (di proprietà del Bayern e del Monaco 1860, particolare fondamentale) è iniziata una nuova era. Ma che non si pensi che sia bastato costruire uno stadio avveniristico per raggiungere certi traguardi: la creazione di un nuovo impianto è stato solo uno dei tasseli di un progetto ad ampio respiro, quello elaborato dalla società bavarese, da imitare senza esitazioni. Ma urge un cambio di rotta.

Già, perché tutto nasce da una differente gestione delle risorse economiche operata dal Bayern (e dai club tedeschi in generale) rispetto ai club italiani: qui in Italia i ricavi vengono destinati principalmente ai super ingaggi degli strapagati campioni nostrani, in Baviera si pensa in primis alle infrastrutture. L’assegnazione dei mondiali 2006 alla Germania, a braccetto con i tassi d’interesse sempre più bassi, ha senz’altro aiutato molte società teutoniche nello sviluppo di un certo tipo di progetto, mirato a fare degli stadi una delle principali fonti di ricavi. Senza prosciugare le tasche dei tifosi. La strategia del Bayern, anche in questo caso è stata elementare: tenere bassi i prezzi di curve e settori popolari, in cui comfort e ottima visibilità non si fanno desiderare, alzare alle stelle quelli dei tribune vip e lounge, veri e propri scorci di teatro all’interno dell’Allianz, destinati ad un pubblico dalle ampie possibilità economiche, più attento al lusso che al prezzo del biglietto. Si consideri anche la comodità e l’efficienza di una struttura praticamente perfetta, e la possibilità, per i tifosi, di avvalersene non solo per i 90 minuti di gara, ma per l’intera serata, trascorrendo il prepartita in giro per i negozi all’interno dello stadio o a ingurgitare un boccale di birra nel dopogara pensando ai gol di Ballack e Makaay, e il risultato appare scontato. La stagione dei biancorossi è “sold out”, ma non solo.

Anche il Monaco 1860, coinquilino dei campioni di Germania all’Allianz Arena, ha tratto enormi benefici dalla gestione del nuovo impianto: in seconda divisione la media spettatori è schizzata da 17mila a 51mila presenze ad incontro, mentre il trend generale tedesco si assesta a 35mila tifosi a partita. Un successo evidente, che ha giustificato investimenti sicuramente importanti, che, a conti fatti, stanno fruttando al massimo. L’aspetto più curioso è quello legato ai numeri delle tv a pagamento, che ricalcano fedelmente quelli relativi al nostro paese, con la differenza che in Germania un mercato non esclude l’altro, mentre gli stadi italiani soffrono visibilmente la concorrenza televisiva. L’esempio tedesco, in questo senso, è emblematico: l’avvento delle tv nel calcio, in relazione con il calo degli spettatori, non può rivestire un ruolo determinante.

Con gli stadi desolatamente deserti in cui si è giocata la Coppa Italia in questi giorni, si è toccato il fondo. Sono state proferite tante parole in materia negli ultimi tempi, ma di fatti concreti ancora non se ne sono visti. Il problema è serio, ma la soluzione esiste e l’hanno trovata poco più a nord dei nostri confini. In Germania sono tutti contenti. I club, che continuano a guadagnare a fronte di investimenti tanto cospicui quanto indovinati, il tifoso standard, felice di spendere poco per vedere una partita nel comfort assoluto, e quello più esigente, per il quale lo stadio polifunzionale mette a disposizione intrattenimenti aggiuntivi allo spettacolo principale che si consuma sul prato verde. Ed è l’intero movimento calcistico ad usufruirne. E’ arrivato il momento di dare la svolta anche da noi e dovranno essere le società a rimboccarsi le maniche. Non si pretendono risultati immediati, ma progetti concreti e ponderati, che possano, nel giro di qualche anno, ridare lustro agli stadi italiani, attraverso il riavvicinamento dei tifosi, bene di prima necessità per il calcio, da sempre. Ultima fermata Euro 2012…

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