In riferimento alla gara Chieti – Catanzaro del 16 maggio 2004 la Commissione utilizza le seguenti fonti di prova:
Tel. All. 146 (tra Ambrosino e Logiudice): 3 maggio 2004
Tel. All. 147 (tra Ambrosino e Califano): 3 maggio 2004
17/31
Tel. All. 148 (tra Ambrosino e Logiudice): 3 maggio 2004
Tel. All. 149 (tra Ambrosino e Califano): 5 maggio 2004
Tel. All. 10 (tra Ambrosino e Califano): 10 maggio 2004
ricavandone le seguenti conclusioni:
occorre preliminarmente precisare che la gara in esame si presentava di particolare delicatezza ed importanza per le seguenti circostanze:
a) l’alta probabilità che la stessa assumesse il ruolo di spareggio per la promozione.
b) l’esito della gara di andata disputata a Catanzaro, che aveva creato particolare astio fra i calciatori delle due squadre, con promessa reciproca di “regolare i conti” nella gara di ritorno.
Tale situazione generava maggiori preoccupazioni alla squadra del Catanzaro, più vicina del Chieti alla promozione, perché un esito negativo della trasferta abruzzese avrebbe compromesso l’intera stagione agonistica. Ulteriore motivo di preoccupazione risultava essere la manifestata volontà del calciatore del Chieti Califano di voler assicurare un particolare impegno agonistico allo scopo di dimostrare il proprio valore ai dirigenti del Catanzaro (in particolare al D. S. Improta) che nel mercato del gennaio 2004 non avevano concretizzato il suo trasferimento al Catanzaro, al contrario di altri calciatori provenienti dal Chieti.
E’ in questa particolare situazione che Ambrosino e Logiudice si attivano per “ammorbidire “ il Califano contattandolo direttamente anche allo scopo di estendere ad altri compagni di squadra la volontà di assumere un atteggiamento “morbido” nei confronti della squadra del Catanzaro. Il Logiudice, coordinandosi con l’Ambrosino, programma un viaggio per incontrare il Califano, non prima che quest’ultimo sia stato invitato dall’Ambrosino a “non
fare lo scorretto”.
Significativo quanto emerge nella telefonata 3/5/2004 ore 12:46, intercorsa tra Salvatore Ambrosino e Pasquale Logiudice, ove quest’ultimo espressamente dice: “io sto facendo quello che dovevano fare altri… ..sono a Taranto e sto salendo… .. Lui mi deve dire … ..io gli dico le cose leali come poi prende una decisione… .
Il “lui” della conversazione è chiaramente il calciatore Califano, come si evince dal riferimento che viene fatto all’inizio della conversazione dall’Ambrosino.
A questa telefonata, fa seguito a distanza di un’ora circa, una seconda telefonata tra Salvatore Ambrosino e Gianni Califano nel corso della quale il primo riferisce al secondo che il Logiudice sta “salendo per fare un discorso collettivo” e che “tiene pure le mozzarelle … che sta portando da Battipaglia”, cui il Califano risponde, alludendo evidentemente ai propri compagni di squadra, che “quelli si sono ingrippati mica sto solo io
qua”.
Tanto è ulteriormente confermato dall’ultima telefonata intercettata nella stessa data del 3/5/2004, alle ore 16:18, ed intercorsa tra Salvatore Ambrosino e Pasquale Logiudice, nel corso della quale il secondo insiste per poter incontrare il Califano, dicendo:”mi fissi tu un discorso… ..vado io… .mangiamo una cosa dove dice lui… .come gli viene comodo a lui… … questa sera con calma stabiliamo l’appuntamento “, come precisa l’Ambrosino.
Di particolare importanza appare la conversazione intercorsa in data 5/5/2004 alle ore 19:42 tra Salvatore Ambrosino e Gianni Califano, ove il secondo precisa di aver contattato i compagni di squadra: ”ho cominciato a chiamarli uno alla volta, ci siamo tre – quattro di noi che ce li stiamo lavorando”.
Tali affermazioni confermano da un lato il mutato atteggiamento del Califano, fino a quel momento testardamente deciso al massimo impegno agonistico, e dall’altro l’inizio, da parte di quest’ultimo, di un’attività tendente a soddisfare le istanze poste dal Logiudice e dall’Ambrosino.
17/32.
Tale considerazione rende altamente verosimile l’ipotesi che il programmato incontro Logiudice – Califano si sia realmente concretizzato, e ciò anche in mancanza di concreti riscontri probatori. Infatti nella medesima telefonata il Califano precisa che occorreva anche dimostrare uno scarso impegno nella partita precedente a quella del 16 maggio 2004 ( Fermana – Chieti del 9/5/2004) per rendere credibile una prestazione agonisticamente non impegnata nella partita Chieti - Catanzaro, chiarendo il concetto con la suggestiva espressione che: “potremmo fare che già stiamo ad olio”. Come accertato in sede dibattimentale nel gergo in voga fra i calciatori il termine “stiamo ad olio” significa l’indisponibilità dei calciatori ad assicurare impegno negli allenamenti come nelle gare. Non a caso la gara Fermana – Chieti comporta la sconfitta della squadra del Califano, dopo una lunga serie di vittorie, in
seguito ad una prestazione talmente scialba ed incolore da provocare l’ira dei dirigenti e le vivaci ed indignate contestazioni della tifoseria chietina.
Ritiene la Commissione non credibile la tesi difensiva del Logiudice, che ha ammesso di voler incontrare il Califano prima della partita Chieti – Catanzaro del 16 maggio u.s., ma non per compiere atti diretti ad aggiustare il risultato della gara, ma solo al fine di appianare divergenze ed incomprensioni con il Califano per i motivi innanzi esposti.
Troppi ed univoci sono i fatti ed i riferimenti che portano all’affermazione che il Logiudice ed il Califano con la mediazione dell’Ambrosino abbiano posto in essere atti diretti ad alterare il risultato della gara, come si evince dalle frasi intercettate, non disconosciute dagli interessati, come sopra riportate, nonché dalla stessa sequenza temporale delle telefonate e degli eventi innanzi elencati.
Da ciò discende la responsabilità di Ambrosino, Califano e Logiudice in ordine all’infrazione loro ascritta di illecito sportivo ex. art. 6 comma 2 del C.G.S.-.
Fonte: Comunicato ufficiale n.17/c del 6 settembre 2004
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