Detto che siamo solo al primo grado, è difficile non considerare la sentenza di Napoli di portata storica per il calcio. Non è stato solo condannato il direttore generale di una squadra, è stato condannato il suo metodo di gestire il suo lavoro, quindi un’intera gestione della società. Moggi è stato per 10 anni alla Juventus e ora un tribunale della Repubblica ci dice che aveva organizzato un’associazione a delinquere per indirizzare i risultati. Non è più una partita singola, una telefonata complice, una piccola spinta arbitrale. È n’organizzazione che lavorava sotto la direzione di Moggi per alterare continuamente i risultati. Sono stati condannati in modo pesante anche i due designatori arbitrali, l’altra faccia della medaglia. È la prima volta che 10 anni di calcio vengono cancellati in modo così forte e così evidente. Inutile dire se è giusto o sbagliato: è così. Questo prevedono le nostre leggi, non si può sempre fuggire in avanti, in un porto dobbiamo pur fermarci. C’è una sentenza ed è identica a quella sommaria emessa dai tribunali sportivi 5 anni fa. Non è in discussione la virtù della Juventus, tutto di quella società è stato cancellato, segno che la Juve stessa ne aveva sentito l’esigenza. È probabile che l’attività di Moggi sia stata un invito a difendersi per altri presidenti e dirigenti, per cui alla fine niente è stato più una strada diritta. Questo anzi è abbastanza provato
recentemente. Nessuno ha grande autorità per dare lezioni morali a nessuno. Ma niente è mai stato così grave
come questa sentenza. Il massimo dirigente della squadra più grande cercava di truccare le carte. E nel frattempo vinceva. Cosa deve pensare un tifoso, l’imprenditore di un’altra squadra, un semplice studioso di calcio? Quante partite vere e quante false abbiamo visto? Confesso che non pensavo sarebbe andata così. Ho sempre creduto a una certa vivacità di Moggi, ma non arrivavo a concepire l’associazione a delinquere. Evidentemente sbagliavo. È chiaro che una sentenza del genere chiude la porta a qualunque revisione della sentenza sportiva, ma temo sia troppo evidente per essere anche creduta. Il popolo juventino non l’accetterà, questa non è una sentenza che possa conciliare, è nata per dividere. Consiglio all’Inter di non entrarci, non è sua competenza. Lo scudetto del 2006 non l’ha chiesto, le è stato dato. Questo era il singolo processo di Moggi. Lui ha perso netto, nessun altro dà l’idea di aver vinto, se non chi organizzò cinque anni fa i processi sportivi che adesso fanno testo. Fra tante condanne durissime, ci sono anche otto assoluzioni. Conviene segnarsi quei nomi, ricordarne le facce, e, lentamente, provare anche a chiedere qualche scusa.



