Serie A, diritti tv: ecco le novità dal 2010/11
Inviato: 04.07.09 - 00:59
Rendere più competitivo il campionato di Serie A. Ridurre la forbice tra i club cosiddetti “grandi” e quelli “medio-piccoli”. Questi in sostanza gli obiettivi che si pone il decreto legislativo 9/2008, meglio conosciuto come legge “Melandri-Gentiloni”, che all’articolo 3, comma 1, prevede il ritorno alla vendita centralizzata dei diritti televisivi. A partire dal campionato 2010-2011 infatti, la ripartizione di questi diritti avverrà attraverso un sistema che è utile scoprire, anche per comprendere le attuali strategie del Napoli. Che si sta rinforzando per sedersi al tavolo delle grandi, e avere una fetta cospicua della torta che bisognerà dividere a partire dal 2010.
LA DIVISIONE – Avverrà sostanzialmente in questo modo. Il 40% verrà ripartito ugualmente tra tutte le squadre. Un 30% sarà suddiviso attraverso il concetto di “bacino d’utenza”, che sarà a sua volta calcolato così: 5% in base alla popolazione della città d’appartenenza della squadra, 25% in base al numero di tifosi, che verrà quantificato grazie a indagini demoscopiche che la Lega affiderà a tre istituti diversi di ricerca statistica. Un’operazione quest’ultima, che verrà ripetuta ogni tre anni per aggiornare il dato. L’ultimo 30% sarà ripartito invece tramite il concetto di “storia del club”, accertato così: 5% classifica dell’ultimo campionato (questa percentuale verrà calcolata a partire dalla stagione successiva, avrà riguardo cioè al campionato 2010-2011). Alla fine del campionato, verrà assegnato un coefficiente, che va dai venti punti alla prima classificata, ad un solo punto all’ultima; il che nelle intenzioni potrebbe servire a ravvivare un po’ anche le ultime giornate, quando i giochi sono già scritti: arrivare noni piuttosto che decimi farebbe guadagnare un punto in più. Il 15% (sempre di quest’ultimo 30%) terrà conto invece della classifica degli ultimi cinque campionati (conteggiato sempre con il coefficiente numerico da 20 a 1), mentre l’ultimo 10% si atterrà alla tradizione sportiva dei club, calcolata a partire dalla classifica del campionato 1946-’47, il primo organizzato dalla Lega Calcio.
LA TORTA – Insomma, un guazzabuglio in cui non sarà facile districarsi, ma che di certo potrà sparigliare la fisionomia del calcio italiano. Sono stati calcolati in 900 i milioni che ogni anno dovranno dividersi le venti società di Serie A, attraverso i criteri esposti sopra. Una cifra ingente, che se da un lato potrebbe consentire alle grandi di tornare competitive anche in Europa, dall’altro potrebbe far si che anche squadre medio-piccole possano inserirsi, con una politica accurata, nelle sfere dell’alta classifica. E’ chiaro che Bologna e Catania, tanto per fare degli esempi, non potranno mai fare una campagna acquisti al livello di Milan, Inter e Juventus. Ma il loro appeal potrebbe crescere sotto il profilo degli ingaggi da poter corrispondere ai calciatori.
(fonte: itasportpress.it)
LA DIVISIONE – Avverrà sostanzialmente in questo modo. Il 40% verrà ripartito ugualmente tra tutte le squadre. Un 30% sarà suddiviso attraverso il concetto di “bacino d’utenza”, che sarà a sua volta calcolato così: 5% in base alla popolazione della città d’appartenenza della squadra, 25% in base al numero di tifosi, che verrà quantificato grazie a indagini demoscopiche che la Lega affiderà a tre istituti diversi di ricerca statistica. Un’operazione quest’ultima, che verrà ripetuta ogni tre anni per aggiornare il dato. L’ultimo 30% sarà ripartito invece tramite il concetto di “storia del club”, accertato così: 5% classifica dell’ultimo campionato (questa percentuale verrà calcolata a partire dalla stagione successiva, avrà riguardo cioè al campionato 2010-2011). Alla fine del campionato, verrà assegnato un coefficiente, che va dai venti punti alla prima classificata, ad un solo punto all’ultima; il che nelle intenzioni potrebbe servire a ravvivare un po’ anche le ultime giornate, quando i giochi sono già scritti: arrivare noni piuttosto che decimi farebbe guadagnare un punto in più. Il 15% (sempre di quest’ultimo 30%) terrà conto invece della classifica degli ultimi cinque campionati (conteggiato sempre con il coefficiente numerico da 20 a 1), mentre l’ultimo 10% si atterrà alla tradizione sportiva dei club, calcolata a partire dalla classifica del campionato 1946-’47, il primo organizzato dalla Lega Calcio.
LA TORTA – Insomma, un guazzabuglio in cui non sarà facile districarsi, ma che di certo potrà sparigliare la fisionomia del calcio italiano. Sono stati calcolati in 900 i milioni che ogni anno dovranno dividersi le venti società di Serie A, attraverso i criteri esposti sopra. Una cifra ingente, che se da un lato potrebbe consentire alle grandi di tornare competitive anche in Europa, dall’altro potrebbe far si che anche squadre medio-piccole possano inserirsi, con una politica accurata, nelle sfere dell’alta classifica. E’ chiaro che Bologna e Catania, tanto per fare degli esempi, non potranno mai fare una campagna acquisti al livello di Milan, Inter e Juventus. Ma il loro appeal potrebbe crescere sotto il profilo degli ingaggi da poter corrispondere ai calciatori.
(fonte: itasportpress.it)