Il capitano si arrende e stacca la spina.
Inviato: 13.07.09 - 14:11
Alla fine, nella partita più dura della sua vita, il Capitano si è arreso. Una resa tanto tragica quanto coraggiosa, perché nella vita, a differenza che nello sport, arrendersi può essere a volte una prova di forza estrema.
Colin Hendry, leggenda del calcio scozzese, capitano della Nazionale ai Mondiali di Francia '98, ha deciso di spegnere la macchina che teneva artificiosamente in vita la moglie, dopo che fino a settimana scorsa lui e i quattro figli si erano dichiarati del tutto contrari a questa ipotesi. Troppo gravi le condizioni della donna, in coma da 11 settimane al Salford Royal Hospital di Manchester dopo aver contratto, nel corso di un intervento chirurigco, la meningite.
Il calvario degli Hendry inizia in realtà sette anni fa, ed è una di quelle storie di malasanità che non accadono solo in Italia, e che ti fan passare la voglia di andare anche solo a fare un esame del sangue. Correva infatti il 2002 quando Denise, appesantita dalla quarta gravidanza, decise di sottoporsi a un intervento di liposuzione per recuperare la forma perduta. Un'intervento, sulla carta, tutt'altro che complesso, per il quale la donna si rivolse tra l'altro a uno dei massimi luminari di chirurgia estetica, lo svedese Gustav Aniansson. Ma in sala operatoria le cose non vanno come previsto: nel rimuovere l'adipe in eccesso, l'equipe medica buca per 9 volte l'intestino e il colon della signora Hendry, scatenando una setticemia. Per 4 lunghissimi minuti, il cuore di Denise smette di battere. Inizia così una drammatica trafila di venti interventi, mirati a riparare i danni di quella liposuzione, che si conclude con un'ultima operazione, a maggio, per la ricostruzione dell'addome: il destino si accanisce di nuovo sulla signora Hendry, che sotto i ferri contrae la meningite, e cade in coma irreversibile. I medici annunciano subito al marito la gravità della situazione, ma Colin inizialmente non ci sta: "Ha mostrato segnali incoraggianti di ripresa, io so che è una grande combattente. Per cui io e i miei figli non ci arrendiamo, la speranza è che riprenda presto conoscenza" , aveva dichiarato ancora settimana scorsa ai giornali. Poi l'ulteriore aggravarsi delle condizioni, e la nuova richiesta dei medici di porre fine al calvario della donna, di fronte alla quale Colin si arrende e dà l'ordine di staccare la spina.
La storia avrà ora i suoi presumibili strascichi in tribunale. I legali della famiglia Hendry, che già in passato, per quel primo maledetto intervento di liposuzione, ottennero un risarcimento di 350.000 euro e la rimozione del dott. Aniansson dall'ordine dei medici britannici, stanno valutando se far causa al Salford Hospital di Manchester, per verificare se le complicazioni insorte durante l'ultima operazione siano state dovute a fatalità, o a negligenze dei dottori. Per ora, e chissà per quanto, c'è solo il dolore, e la commozione dell'intero Regno Unito, scioccato dalla vicenda e dalla dignità con cui la familgia di Denise l'ha affrontata: "Non ci sono parole per descrivere il nostro dolore", ha dichiarato l'ex giocatore di Blackburn Rovers, Manchester City e Glasgow Rangers. "Non riesco nemmeno a immaginare come potrà essere la vita senza di lei, ma siamo una famiglia forte e di solidi valori, e ce la faremo, anche solo per rispetto del ricordo di Denise".
Una vita spezzata per una stupidaggine...
Colin Hendry, leggenda del calcio scozzese, capitano della Nazionale ai Mondiali di Francia '98, ha deciso di spegnere la macchina che teneva artificiosamente in vita la moglie, dopo che fino a settimana scorsa lui e i quattro figli si erano dichiarati del tutto contrari a questa ipotesi. Troppo gravi le condizioni della donna, in coma da 11 settimane al Salford Royal Hospital di Manchester dopo aver contratto, nel corso di un intervento chirurigco, la meningite.
Il calvario degli Hendry inizia in realtà sette anni fa, ed è una di quelle storie di malasanità che non accadono solo in Italia, e che ti fan passare la voglia di andare anche solo a fare un esame del sangue. Correva infatti il 2002 quando Denise, appesantita dalla quarta gravidanza, decise di sottoporsi a un intervento di liposuzione per recuperare la forma perduta. Un'intervento, sulla carta, tutt'altro che complesso, per il quale la donna si rivolse tra l'altro a uno dei massimi luminari di chirurgia estetica, lo svedese Gustav Aniansson. Ma in sala operatoria le cose non vanno come previsto: nel rimuovere l'adipe in eccesso, l'equipe medica buca per 9 volte l'intestino e il colon della signora Hendry, scatenando una setticemia. Per 4 lunghissimi minuti, il cuore di Denise smette di battere. Inizia così una drammatica trafila di venti interventi, mirati a riparare i danni di quella liposuzione, che si conclude con un'ultima operazione, a maggio, per la ricostruzione dell'addome: il destino si accanisce di nuovo sulla signora Hendry, che sotto i ferri contrae la meningite, e cade in coma irreversibile. I medici annunciano subito al marito la gravità della situazione, ma Colin inizialmente non ci sta: "Ha mostrato segnali incoraggianti di ripresa, io so che è una grande combattente. Per cui io e i miei figli non ci arrendiamo, la speranza è che riprenda presto conoscenza" , aveva dichiarato ancora settimana scorsa ai giornali. Poi l'ulteriore aggravarsi delle condizioni, e la nuova richiesta dei medici di porre fine al calvario della donna, di fronte alla quale Colin si arrende e dà l'ordine di staccare la spina.
La storia avrà ora i suoi presumibili strascichi in tribunale. I legali della famiglia Hendry, che già in passato, per quel primo maledetto intervento di liposuzione, ottennero un risarcimento di 350.000 euro e la rimozione del dott. Aniansson dall'ordine dei medici britannici, stanno valutando se far causa al Salford Hospital di Manchester, per verificare se le complicazioni insorte durante l'ultima operazione siano state dovute a fatalità, o a negligenze dei dottori. Per ora, e chissà per quanto, c'è solo il dolore, e la commozione dell'intero Regno Unito, scioccato dalla vicenda e dalla dignità con cui la familgia di Denise l'ha affrontata: "Non ci sono parole per descrivere il nostro dolore", ha dichiarato l'ex giocatore di Blackburn Rovers, Manchester City e Glasgow Rangers. "Non riesco nemmeno a immaginare come potrà essere la vita senza di lei, ma siamo una famiglia forte e di solidi valori, e ce la faremo, anche solo per rispetto del ricordo di Denise".
Una vita spezzata per una stupidaggine...