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Vis Pesaro ieri e oggi!

Inviato: 24.01.05 - 19:55
da Vis Pesaro
Dagli albori ai giorni nostri:

La storia della “Vis”Pesaro è una di quelle che si scoprono con stupore e meraviglia, è affascinante pensare che una piccola città di provincia abbia avuto sin dai tempi remoti un’ attività sportiva così avviata. Li cuore “Bianco-Rosso”(che inizialmente era bianco e azzurro) batte sin dal 1898, nacque come società ginnastica, polisportiva, tutto quello che riguardava lo sport era”VIS”, ma agli albori del secolo, un geometra bolognese, trasferito a Pesaro, Aldo Zamagni diffuse il giuoco del calcio su tutta la riva dell’Adriatico. La Vis Pesaro, che in un primo tempo si chiamava Foot Ball Club “Pisaurum”, giocò la sua prima partita ufficiale l’8 maggio del 1914 al campo di Marte (Soria), contro una squadra di Fano: la “Juventus”; primo scontro calcistico che poi sarebbe diventato una tradizione. Tra i calciatori più importanti che disputarono la partita ricordiamo Tortolani, Bartolucci, Andanti, Bianchi, di Cesare, Scipione Ricci e lo stesso Aldo Zamagni.

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Zamagni nacque a Bologna ma visse per tutta la sua vita a Pesaro. Un bruno, di statura media, robusto, vivacissimo e amante dello sport, appassionato della ginnastica artistica e insoddisfatto del poco interesse per lo sport della società, ma soprattutto della staticità dei giovani del tempo, apatici e monotoni, decise di attuare una propaganda insieme ai suoi discepoli, sostenendo che all’esercizio mentale si dovesse affiancare anche un rigoroso allenamento fisico come gia fecero i nostri antenati greci e romani. Dovette lottare molto per sconfiggere lo scetticismo della “massa”,contro quei professori che consideravano lo sport una deviazione agli impegni scolastici. Rimboccate le maniche, Zamagni raccolse intorno a se un numeroso gruppo di consensuali, inizialmente giovani ragazzi, studenti, vivaci e vogliosi di movimento, poi si avvicinarono anche alcuni signorotti e ragazzi di famiglie ricche ed ottennero l’uso della vecchia palestra di S. Maria Maddalena, dopo qualche mese la società ginnica era avviata molto bene, i ragazzi erano affiatatissimi e gli insegnanti crearono quella sorta di rapporto paterno che rendeva il clima “magico”e piacevole. Il gruppo sportivo diventò una grande Società, nacquero le accademie, e lo sport divenne una vera passione, nacquero anche gruppi femminili, si inventarono le prime divise, si giocarono i primi tornei… Proprio nel 1900 si raggiunse una svolta importantissima per la vita della società ginnica. Con l’arrivo del socio Romolo Riffelli si acquistò ulteriore importanza anche a livello economico, in quanto, appassionatissimo dedicò alla società tempo, denaro e tutta la sua energia. Nel 1922, sopraggiunto il fascismo, la VIS fu assorbita dalle istituzioni di quel regime e anche dopo la caduta di quest’ultimo,nel 1944, perse il suo vigore, molti dei soci morirono in guerra, molti si trasferirono per lavoro, altri morirono di vecchiaia… …”Noi che un tempo fummo i pionieri dello sport e siamo sulla via di un declino, guardiamo con la più viva simpatia le giovani forze sportive che continuano l’opera nostra ed auguriamo allo sport pesarese di rinverdire gli allori gloriosi di Romolo Riffelli (successore di Zamagni), Dorino Serafini e Tonino Benelli onorando l’Italia in un mondo più giusto nobilitato dal lavoro e rallegrato dalla pace”.

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ATTIVITA’
Guidata dal Maestro Augusto Roscio l’Infallibile squadra contese le prime gare atletica: il lancio del disco(peso kg.1.150), il lancio del disco con rincorsa, la corsa veloce. La squadra ciclistica della società VIS recatasi a Rimini, ottenne il 2°premio nel convegno ciclistico. Siamo grati al Pesarese Enrico Sponza per le gare di Tiro a volo, dove la squadra vinse il 1° premio. Non possono mancare i grandi attrezzi, le gare di resistenza, gli esercizi collettivi e a corpo libero,gli esercizi individuali ai grandi attrezzi, quelli collettivi alle clave…, la caccia alla volpe in bicicletta. La squadra di gara pedestre partecipo al “Giro della città di Pesaro”.

1915: PRIMI CALCI AL PALLONE
Sembra strano ma il giuoco del calcio nasce solamente nel 1915, esattamente il 15 maggio 1915 quando la squadra pesarese incontratasi in piazza d’armi (Soria) disputò l’incontro con la Juventus F.B.C. di Fano, di fronte ad un pubblico entusiasta, la partita ebbe termine con il risultato del uno a uno. Dai ricordi ingialliti affiorano i nomi di Tortolani, Bartolucci, Adanti, Bianchi, Cesare e Scipione Ricci.

La Divisa? “Ogni giocatore doveva procurarsi la sua divisa e pur avendo scelto i colori sociali Bianco e Azzurro, a cui non tutti riuscivano ad adeguarsi, la divisa presentava una camicetta bianca con colletto alla Robespierre, che ai tempi andava molto di moda, e un paio di pantaloncini bianchi.Tranne due militari, nessuno aveva le scarpe adatte, le cavigliere e i para stinchi. IL portiere agiva addirittura senza guanti”. Le prime regole e tecniche di gioco vengono fornite da Zambaldi (“evitare di trovarsi in dieci sulla palla”) e da Crema (il pallone poteva essere toccato da qualsiasi parte del corpo escluse la mano), poi il figlio dell’avvocato Morini porta un’innovazione molto sgradita: “un attaccante alle spalle dei difensori è in fuori-gioco. Ma il gioco del calcio ancora sembra non decollare, poche furono le note di cronaca, e per il momento l’attenzione era spostata più sulle altre attività come quella del “Tiro a segno nazionale”… L’impegno e la fede dei calciatori creano lo spirito giusto per poter sperare in un arrivo alla serie C*, …”una meta da raggiungere assolutamente nella prossima stagione calcistica”. L’ammissione alla serie C venne concessa dalla Federazione gioco calcio non per meriti acquisiti sul campo, ma sotto la spinta insistente degli sportivi pesaresi. La notizia si diffuse rapidamente e “L’Ora” del 10 luglio ’38 la conferma ammonendo:”Se ciò premia l’opera dei giovani dirigenti della Vis, autorevolmente appoggiati dal Federale, impegna gli sportivi della città a sorreggere con tutta passione la propria squadra”. Finalmente la Vis, dopo aver superato momenti difficili, con una degna squadra si cimenta nel campionato della Divisione nazionale serie C, battendo la Sambenedettese con il risultato di 2-1 che si ripeterà per ben quattro volte contro altri avversari di merito. Vince contro il Cagliari, contro i sardi, pareggia a Jesi…, ma la prima sconfitta si ha a Terni con 4 goal incassati nel primo tempo, ma la Vis si riprende vincendo 9-0 a Gubbio. La squadra raggiunge il terzo posto in classifica con ben 16 punti, dietro Macerata (20) e Civitavecchia (19). Questo è il periodo della nascita della squadra giovanile della Vis che spicca e da spettacolo contro la Maceratese (5-0) al Benelli, contro il Civitavecchia e Gubbio e strappano il quarto posto in finale al Terni. In queste innumerevoli vittorie spicca Bruno Bedosti che realizza ben 14 reti in 18 partite giocate. I componenti della ormai celebre squadra sono: Furiassi, Reggianini, Lanternini, Alceo Moretti (allenatore) Bonatti, Avanzolini, Filippucci, Bocconcelli, Giordano, Sgarzini e Battisti. Ma come in ogni equilibrio che si rispetti dopo il periodo di gloria arriva anche il periodo“nero”, la crisi arriva in modo strano, perché segue un avvio di stagione dirompente: tre vittorie consecutive, fra le quali quella di Jesi e quella prestigiosa al Benelli contro il Cagliari. Della Vis si apprezzano soprattutto la mediana (Gino Aureli-Rubini-Mancini) mentre in attacco è schierato Menotti Avanzolini proveniente dalle giovanili e proiettato alla Nazionale, e di li a poco Ezio Pepe studentello delle Magistrali lascerà un segno indelebile nel cuore dei tifosi e in fine Zefiro Furiassi che debutta nella finale di stagione, ma ancora molto acerbi per un campionato già affollato di marpioni. I ragazi vedono la prima sconfitta a San Benedetto seguita da quella del Rimini e la Coppa Italia, poi la debacle di Montevarchi. I pesaresi vengono sconfitti anche a Terni; la Vis non gioca male ma è demoralizzata dal rigore del pareggio provocato da De Albi. La Vis non spicca nemmeno nel derby di Fano e i giornali si lamentano per un attacco fragile rispetto alla superiorità tecnica che possiede la squadra. Il periodo nero non termina qui, solo dopo 5 pareggi e 40 gol dopo la quindicesima giornata di campionato riesce a recuperare con la sconfitta della Samb, ma i giornali dubitano ancora e ora sulla serietà degli allenamenti e sui continui cambi di formazione… La Vis si salva in extremis con il Montevarchie si difende con accanimento a Città di Castello, ma perde con la Ternana e la Maceratese. Il 3-0 con il Gubbio da l’unica mano di colore a una stagione opaca. La Vis affidata a Balzani è una squadra giovanissima, età media 21 anni, elemento che la rende inesperta e “timida”tra le altre squadre, ma grintosa e vogliosa di andare avanti. Con Scagliotti allenatore e Dionigi preparatore atletico, la Vis recupera e riprende vigore. Il gioco italiano è un gioco d’importazione, inizialmente si imparava dai maestri inglese, ma con il passar del tempo si incomincia a sperimentare il gioco all’italiana. A partire dagli anni ‘20 si incomincia ad avere una cognizione abbastanza precisa dei ruoli e del gioco di squadra. Le reti, in Italia venivano chiamate punti, mentre in Inghilterra goals, si incomincia a parlare di lunghi rilanci, passaggi e centrate (odierni cross). Si da più importanza all’intesa tra i giocatori che alla vanità di qualche singolo, il gioco viene diviso in reparti: la difesa (portiere e terzini), la mediana (ala destra, ala sinistra e centrocampista), l’attacco (cinque giocatori oltre la metà campo). Con Cinzio Scagliotti nella stagione del 50-51, avviene il passaggio dal “metodo” al “sistema” anche se i primi accenni (male riusciti) si ebbero con Corsi. Il sistema inglese WW si trasforma in WM, in questo modo si sacrifica il mediano che da centrocampo passa al centro della difesa per contrastare l’avanzata del centravanti, i mediani si accentrano e i terzini si allargano per marcare le ali. Il Torino è la squadra che riesce meglio ad interpretare il metodo inglese. Con Adriano Zecca alla fine degli anni ‘50 si inserisce il “libero”, giocatore che, affiancato ai mediani-stopper, limita la penetrazione degli attaccanti avversari. Nella Vis questo ruolo viene affidato al capitano Bestini che con gran successo ottiene ottimi risultati. Tra le varie squadre l’Inter di Herrera sviluppa in modo eccezionale lo schema inglese che si evolverà negli anni ‘70 nel “gioco all’italiana”con il libero divenuto anche centrocampista aggiunto. Viene anche aggiunto il gioco “a zona” che in Europa viene intermediato dagli schemi, mentre in Inghilterra si adotta il 4-2-4, poi il 4-3-3 e il 4-4-2, schemi che in Italia vengono adottati da Liedholm nella Roma, invece il 5-3-2 viene introdotto da Scala e Bagnoli. Tracce del 4-2-4 si hanno anche nella Vis con il trainer Landolfi (sudamericano), ma questo modulo può permetterselo solamente il Brasile con il quale vince i mondiali del ‘58. La stampa è entusiasta, il calcio incomincia a prendere colore, ad emozionare il pubblico con innumerevoli azioni e tattiche di gioco, i giornali parlano del “gioco a fisarmonica”di Tagliasacchi (tutti in difesa e poi tutti in attacco),o la bizzarra “ragnatela” a centrocampo di Landi. Poi viene proposto il 3-4-3 da Becchetti che in trasferta lo cambia in 1-3-3-3 prendendo spunto dal Cagliari di Scopigno. La svolta decisiva si ha negli anni ’90 quando le squadre, con le innumerevoli vittorie del Milan di Sacchi e Capello, si convertono al gioco di zona; che incomincia ad inserirsi e ad evolversi con Alessandrini e che sarà l’inizio del calcio fisico(meno tecnico e più “selvaggio”) e frenetico del Duemila. Nel 1988-89 la Vis è in C1 con l’allenatore Walter Nicoletti, ma la società incomincia a “tentennare” di nuovo e con alcuni colpi di scena si allontanano le migliori punte: Cangini, Falconi e Mazzoli che passano all’Ancona e al Vicenza. In cambio arrivano gli attaccanti Brescini e Briaschi, torna Menegatti dal Forlì. La squadra di Nicoletti lotta per rimanere vigorosa e per continuare l’avanzata nella classifiche, ma purtroppo le cose incominciano a peggiorare con Ripari: si cambiano gli allenatori per ben tre volte, il mercato è in continuo movimento, le vittorie strappate per i capelli rendono debole l’equilibrio della squadra che retrocede in C2 mentre il Fano viene promosso in C1.

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LA SVOLTA DECISIVA
Con una accanita dirigenza che vedeva come massimi esponenti Ferri, Berloni, Scavolini, Palazzetti e Morbideli la Vis riacquista vigore e tenacia, macina risultati strepitosi grazie anche alla presenza di difensori Tentoni, Olive e Pazzaglia, la Vis torna ad essere una squadra da capogiro, i giocatori si rimboccano le maniche e dopo i pareggi di Viareggio e Pistoia, possono dedurre che la C1 è alle porte. La vittoria che fa spiccare il volo è quella contro il Rimini, lo stadio esulta e accoglie ben 1500 tifosi, la C1 arriva ad Avezzano difronte ad un pubblico di 5000 persone. Ma i dirigenti mollano di nuovo dopo aver incassato un miliardo e seicento molioni vendendo Tentoni alla Cremonese, Pazzaglia al Cesena e Olive al Lecce. Cioncolini è costretto a riciclare giocatori di poco rilievo: Collutti Silvestrini, Dego, Scarponi, accumulando doppioni in difesa e indebolendo l’attacco che pesa tutto su Giampiero Gasperini. La squadra vive un continuo “arcobaleno” di cambiamenti, passa da una mano all’altra, sostituisce freneticamente i giocatori, cambia gli allenatori…e tra alti e bassi arriva alla rovina.

LA CRISI E IL FALLIMENTO:
La crisi giunge all’apice quando i dirigenti decidono definitivamente di vendere tutto ad un imprenditore di un’altra città, rifiutando la proposta di Palazzetti che avrebbe voluto continuare l’impresa acquistando le quote del gruppo, ma tutto risultò invano; così dopo la sentenza del Tribunale di Pesaro del 8/09/1992 la Vis acquista un nuovo“padrone”: Fulvio Diamantini. La vera morte della squadra arriva il 31 luglio 1993, viene cancellata dal consiglio federale della serie C. Dopo quattro giorni, con Mario Giorgi ed Ermanno Ferri nasce la nuova associazione VIS PESARO 1898 che verrà riammessa al Campionato nazionale DILETTANTI il 5 agosto. Ma nulla impedisce a questa travagliata squadra di ritrovare il vigore e nel 1996-97 raggiunge la C2 con Pagliari e proprio nella stagione in cui si festeggiarono i 100 anni di Vis, la squadra arriva ai playoff dove purtroppo perde contro i cugini fanesi, ma recupera con la vittoria di San Donà, dopo un alternarsi di un buon numero vittorie ma anche perdite, la Vis non riesce a vincere e con onore deve arrendersi. Gli applausi del pubblico sono il degno epilogo di una stagione comunque storica.
Sempre in C2 dopo la deludente gestione Navarra che porterà la Vis alla soglia di un nuovo fallimento nel 1999 Bruscoli si accollò i debiti e costruì una buona squadra capace di arrivare ai playoff battendo la Triestina e il Rimini nella finale storica vinta 1-0 ad Arezzo con gol di Ortoli davanti a 3500 pesaresi in festa e mister Arrigoni portato in trionfo.
Da lì l'anno successivo Arrigoni salvò la Vis e nel 2002 un'altra salvezza non più firmata da Arrigoni (accasatosi a Messina) ma da mister Dal Fiume che l'anno successivo riuscì a ripetersi soprattutto con l'aiuto di Tino Borneo arrivando a 36 punti, recuperando 5 punti al Benevento e salvando la squadra dai playout nella vittoriosa trasferta all'Adriatico di Pescara (2-3 il risultato).
Il 2003 anno piuttosto buio, la società si affidò perlopiù a giovani inadatti per la categoria e Bruscoli già mostrava cenni di cedimento, non volendo più continuare l'avventura con la Vis. Dopo il cambio Fabbri-Nemo e il richiamo di Fabbri la Vis riuscì comunque a salvarsi ai playout contro il Paternò andando a pareggiare in terra sicula per 0-0 e vincendo poi in casa per 2-1 con doppietta di Ferraro.

I TIFOSI:
Il pubblico sempre affiatato non ha mai mollato la presa, non ha mai negato l’incoraggiamento necessario per stimolare i giocatori,è sempre rimasto fedele e carico di entusiasmo; tra i più accaniti ricordiamo con affetto il supertifoso Filippone che regalava quotidianamente grinta e voglia di vincere alla sua squadra del cuore. Con tanto affetto ricordiamo anche la colonna della Vis, il giocatore tra i più ambiti del mercato, Cristian Zanvettor che ci lasciò la notte tra il 1° e il 2 novembre 1999 in un incidente stradale. Allo sfortunato giocatore bolzanese rimasto nei cuori dei tifosi pesaresi è stato dedicato il nome della curva dello stadio Druso di Bolzano.

Inviato: 15.07.05 - 18:02
da -romakevin-
nn ho capito niente