I Bidoni del calcio italiano
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SI ringrazia per la collaborazione:
Il mio cervello( ),quando si ricorda di certi giocatori
I miei album Panini
La mia voglia di non studiare(:lol:)
Ma soprattutto,i vari siti riguardanti i "Bidoni" del calcio italiano
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Re: I Bidoni del calcio italiano
Jimmy Algerino
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Luogo di Nascita:
Tolosa (Francia)
Data di Nascita:
28/10/1971
Ruolo:
Difensore
Posizione:
Terzino Destro
Squadra:
Venezia
Per cercare di rimanere in Serie A Zamparini, nell’estate del 2001, “regalo'” al tecnico Prandelli – visto che fu ingaggiato a parametro zero - il terzino destro del Paris Saint Germain, Jimmy Algerino, che sembrava invece fosse nelle mire dei dirigenti dell’Atalanta. Putroppo, pero', l’avventura italiana del terzino francese fu molto sfortunata: giunto in Laguna a 30 anni compiuti, si dimostro' ormai un giocatore alla frutta (non per niente il PSG lo lasciò libero). Pertanto, sia gli arancioneroverdi che il giocatore francese, ormai moralmente abbattuto, decisero di comune accordo di separare le proprie strade professionali. Algerino, percio', evitata la retrocessione - visto che al termine di quella stagione i lagunari precipitarono in Serie B – se ne tornò in Patria, al Sochaux, per i successivi 6 mesi. Poi fece ritorno allo Chateuraux, la squadra che lo aveva lanciato verso il grande palcoscenico, ma nella Serie B francese, prima di decidere di smettere con il calcio giocato. A sorpresa, però, nel Gennaio del 2005 Marco Simone, suo ex compagno ai tempi del Paris Saint Germain, diventato nel frattempo Presidente del Legnano, club lombardo di Serie C2, lo convince a chiudere la carriera nella squadra lombarda. Peccato che anche in questa categoria non riesca a lasciare il segno: gioca solo 4 partite per poi ritirarsi definitivamente a fine stagione.
To be continued...
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Tolosa (Francia)
Data di Nascita:
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Difensore
Posizione:
Terzino Destro
Squadra:
Venezia
Per cercare di rimanere in Serie A Zamparini, nell’estate del 2001, “regalo'” al tecnico Prandelli – visto che fu ingaggiato a parametro zero - il terzino destro del Paris Saint Germain, Jimmy Algerino, che sembrava invece fosse nelle mire dei dirigenti dell’Atalanta. Putroppo, pero', l’avventura italiana del terzino francese fu molto sfortunata: giunto in Laguna a 30 anni compiuti, si dimostro' ormai un giocatore alla frutta (non per niente il PSG lo lasciò libero). Pertanto, sia gli arancioneroverdi che il giocatore francese, ormai moralmente abbattuto, decisero di comune accordo di separare le proprie strade professionali. Algerino, percio', evitata la retrocessione - visto che al termine di quella stagione i lagunari precipitarono in Serie B – se ne tornò in Patria, al Sochaux, per i successivi 6 mesi. Poi fece ritorno allo Chateuraux, la squadra che lo aveva lanciato verso il grande palcoscenico, ma nella Serie B francese, prima di decidere di smettere con il calcio giocato. A sorpresa, però, nel Gennaio del 2005 Marco Simone, suo ex compagno ai tempi del Paris Saint Germain, diventato nel frattempo Presidente del Legnano, club lombardo di Serie C2, lo convince a chiudere la carriera nella squadra lombarda. Peccato che anche in questa categoria non riesca a lasciare il segno: gioca solo 4 partite per poi ritirarsi definitivamente a fine stagione.
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Re: I Bidoni del calcio italiano
Jay Bothroyd
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Luogo di Nascita:
Londra (Inghilterra)
Data di Nascita:
05/05/1982
Ruolo:
Attaccante
Posizione:
Centravanti
Squadra:
Perugia
Cresciuto nelle giovanili dell’Arsenal, Bothroyd è il classico giocatore dotato di talento ma frenato dal carattere: molto alto e dal fisico asciutto, già da giovanissimo mise in mostra atteggiamenti spavaldi e da ribelle, cosa che faceva passare in secondo piano le sue buone prestazioni. La misura fu colma quando, a 18 anni, in una partita di Coppa, in seguito ad una sostituzione da lui non gradita, scagliò in segno di rabbia la sua maglia verso la panchina, esattamente come fece Taribo West a Lucescu durante una partita dell’Inter a Vicenza. Il gesto venne considerato come la classica goccia che fa traboccare il vaso, per cui vennero presi drastici provvedimenti: la sua cessione al Coventry City. Anche nella nuova squadra si conferma un giocatore con discreti mezzi tecnici, ma dal limitato temperamento. Tuttavia, già nella stagione d’esordio nei professionisti dimostra di essere a suo agio, iniziando a segnare con regolarità. Ciò suscita l’interesse del Perugia del solito Gaucci, che lo porta in Italia a parametro zero nell’estate del 2003. Sin dalle prime uscite con la maglia del grifone, Bothroyd si segnala per una particolare abilità nello strisciare tra i tifosi avversari; per questa sua caratteristica i tifosi biancorossi lo soprannominano “The Snake” (“Il Serpente”). Purtoppo, però, lo spilungone inglese, nel corso del campionato, non riuscì a sfruttare al meglio queste sue attitudini, e alla fine della stagione realizzò solo 5 reti pur giocando con continuità, risultando mai del tutto convincente anche a causa di una polemica con il tecnico Serse Cosmi. Pertanto, anche a seguito della retrocessione in Serie B a seguito dello spareggio perso con la Fiorentina, Gaucci e figli decidono di darlo in prestito oltremanica, al Blackburn, nella speranza che l’aria di casa gli faccia bene. Si segnalerà solo per un violento fallo contro un avversario del Norwich City. Rispedito prontamente al mittente, nell’estate 2005 il Perugia lo cede definitivamente in Patria, al Charlton, dove vivrà un’annata in chiaroscuro. Tra l’altro, nel Dicembre dello stesso anno, durante la sua permanenza londinese, ebbe un misterioso incidente stradale, poiché andò a sbattere a bassa velocità contro un lampione con la sua Porsche, dopo aver perso i sensi in circostanze mai chiarite. I giornali inglesi subito associarono le cause dell’incidente ad uno stato di ebbrezza legato al consumo di droghe, la qual cosa fece uscire dai gangheri il diretto interessato, che smentì quanto riportato. Pare infatti che Bothroyd soffra di ripetuti black-out, che improvvisamente gli fanno perdere lucidità e gli annebbiano la memoria. Non sarà mica per questa suo preoccupante disturbo che ha smarrito la via del gol?
N.B:Ora gioca nel Cardiff City
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Squadra:
Perugia
Cresciuto nelle giovanili dell’Arsenal, Bothroyd è il classico giocatore dotato di talento ma frenato dal carattere: molto alto e dal fisico asciutto, già da giovanissimo mise in mostra atteggiamenti spavaldi e da ribelle, cosa che faceva passare in secondo piano le sue buone prestazioni. La misura fu colma quando, a 18 anni, in una partita di Coppa, in seguito ad una sostituzione da lui non gradita, scagliò in segno di rabbia la sua maglia verso la panchina, esattamente come fece Taribo West a Lucescu durante una partita dell’Inter a Vicenza. Il gesto venne considerato come la classica goccia che fa traboccare il vaso, per cui vennero presi drastici provvedimenti: la sua cessione al Coventry City. Anche nella nuova squadra si conferma un giocatore con discreti mezzi tecnici, ma dal limitato temperamento. Tuttavia, già nella stagione d’esordio nei professionisti dimostra di essere a suo agio, iniziando a segnare con regolarità. Ciò suscita l’interesse del Perugia del solito Gaucci, che lo porta in Italia a parametro zero nell’estate del 2003. Sin dalle prime uscite con la maglia del grifone, Bothroyd si segnala per una particolare abilità nello strisciare tra i tifosi avversari; per questa sua caratteristica i tifosi biancorossi lo soprannominano “The Snake” (“Il Serpente”). Purtoppo, però, lo spilungone inglese, nel corso del campionato, non riuscì a sfruttare al meglio queste sue attitudini, e alla fine della stagione realizzò solo 5 reti pur giocando con continuità, risultando mai del tutto convincente anche a causa di una polemica con il tecnico Serse Cosmi. Pertanto, anche a seguito della retrocessione in Serie B a seguito dello spareggio perso con la Fiorentina, Gaucci e figli decidono di darlo in prestito oltremanica, al Blackburn, nella speranza che l’aria di casa gli faccia bene. Si segnalerà solo per un violento fallo contro un avversario del Norwich City. Rispedito prontamente al mittente, nell’estate 2005 il Perugia lo cede definitivamente in Patria, al Charlton, dove vivrà un’annata in chiaroscuro. Tra l’altro, nel Dicembre dello stesso anno, durante la sua permanenza londinese, ebbe un misterioso incidente stradale, poiché andò a sbattere a bassa velocità contro un lampione con la sua Porsche, dopo aver perso i sensi in circostanze mai chiarite. I giornali inglesi subito associarono le cause dell’incidente ad uno stato di ebbrezza legato al consumo di droghe, la qual cosa fece uscire dai gangheri il diretto interessato, che smentì quanto riportato. Pare infatti che Bothroyd soffra di ripetuti black-out, che improvvisamente gli fanno perdere lucidità e gli annebbiano la memoria. Non sarà mica per questa suo preoccupante disturbo che ha smarrito la via del gol?
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Re: I Bidoni del calcio italiano
Accontentiamo Mascarinho
Fabio Junior
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San Pedro Do Avaì (Brasile)
Data di Nascita:
22/11/1977
Ruolo:
Attaccante
Posizione:
Seconda Punta
Squadra:
Roma
Ecco un tipico caso di giocatore sopravvalutato all’inverosimile: infatti esistono calciatori che di punto in bianco si impadroniscono del palcoscenico calcistico e quasi sempre ciò avviene senza che abbiano combinato niente di eccezionale su di un campo di calcio. La cosa normalmente avviene quando ormai i giochi sono fatti e i giornali non hanno argomenti interessanti da trattare con i quali riempire le pagine. Almeno per Fabio Junior accadde così: dall’oggi al domani questo giovane attaccante brasiliano passò dall'anonimato più assoluto ad “oggetto del desiderio” conteso, almeno a parole, dai principali club del panorama calcistico europeo fra i quali la più attiva fu la Roma. E guarda caso questo avvenne proprio quando sembrava che lo Scudetto fosse ormai chiaramente della Lazio e molti dissero che il Presidente Sensi avesse deciso l’acquisto del giovane e promettentissimo attaccante brasiliano proprio come una sorta di indennizzo ai tifosi giallorossi per l’affronto subito a causa del fresco trionfo biancazzurro. Ma si tratta solo di una leggenda metropolitana, visto che le cose andarono diversamente. Fabio Junior, è vero, arrivò alla Roma coperto da un alone di mistero creando un’attesa palpabile nelle menti dei tifosi che già pregustavano le prodezze di colui che era «in potenza addirittura più forte di Ronaldo» e che in Nazionale «aveva già preso il posto di Romario».Appena lo videro bene però, si accorsero che forse era meglio aspettare a dare giudizi affrettati. Fabio Junior, ovvero “Fabietto” – come lo ribattezzarono nella Capitale – costò tanto quanto Salas e Sensi, ben consigliato dallo staff tecnico giallorosso, concluse in tutta fretta la trattativa per evitare una beffa come quella subita mesi prima con lo slavo Stankovic soffiatogli per dispetto da Cragnotti. Appena lo videro in azione si accorsero che era molto lontano dall’assomigliare a Ronaldo: grande, grosso e con una tecnica approssimativa, che a prima vista non pareva certo tipica di un centravanti della Nazionale brasiliana. Oltre che impacciato nel controllo di palla, il povero Fabio Junior pareva anche a disagio addirittura nella corsa, che in teoria avrebbero dovuto invece essere i suoi punti di forza. Senza dubbio ebbe il grande svantaggio di arrivare giovanissimo in un ambiente sconosciuto e con la pesante aspettativa di essere presentato alla stregua di un nuovo Ronaldo da gente che o non aveva mai visto giocare lui o non aveva mai visto giocare Ronaldo. Però bisogna ammettere che per immaginare uno come lui centravanti titolare del Brasile ci voleva una fervida fantasia. Confermato anche per la stagione seguente – nonostante gli sfottò dei “cugini” biancazzurri – appena il nuovo tecnico giallorosso Fabio Capello lo vide bene, pensò che un simile talento (nascosto) non andava sprecato e lo utilizzò con la dovuta parsimonia prima di acconsentire, senza rimorsi, che glielo levassero di torno. Fu quindi spedito in prestito con diritto di riscatto al Cruzeiro di Belo Horizonte, in Brasile. Pare che il Cruzeiro non abbia avuto tanta intenzione di far valere questo diritto. E infatti al termine dell’esperienza in Patria, inizia a girovagare il mondo alla disperata ricerca di un ingaggio, riuscendoci non senza sacrifici. Inizia in Portogallo con una “toccata e fuga”, poi torna in Brasile per il resto della stagione. A qual punto tenta l’avventura giapponese, con scarso successo, per poi approdare negli Emirati Arabi con la maglia del Al Wahda. Vi rimane pochi mesi, giusto il tempo di dimostrare di non essere all'altezza, tant’è che accetta la Serie B tedesca per poi provare l’avventura anche in Israele. Ma in qualsiasi angolo del globo si cimenti, le sue prestazioni restano sempre le stesse: scarse.
N.B.:gioca nel Vitor Bahia(non ne ho la certezza,comunque)
To be continued..
Fabio Junior
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Roma
Ecco un tipico caso di giocatore sopravvalutato all’inverosimile: infatti esistono calciatori che di punto in bianco si impadroniscono del palcoscenico calcistico e quasi sempre ciò avviene senza che abbiano combinato niente di eccezionale su di un campo di calcio. La cosa normalmente avviene quando ormai i giochi sono fatti e i giornali non hanno argomenti interessanti da trattare con i quali riempire le pagine. Almeno per Fabio Junior accadde così: dall’oggi al domani questo giovane attaccante brasiliano passò dall'anonimato più assoluto ad “oggetto del desiderio” conteso, almeno a parole, dai principali club del panorama calcistico europeo fra i quali la più attiva fu la Roma. E guarda caso questo avvenne proprio quando sembrava che lo Scudetto fosse ormai chiaramente della Lazio e molti dissero che il Presidente Sensi avesse deciso l’acquisto del giovane e promettentissimo attaccante brasiliano proprio come una sorta di indennizzo ai tifosi giallorossi per l’affronto subito a causa del fresco trionfo biancazzurro. Ma si tratta solo di una leggenda metropolitana, visto che le cose andarono diversamente. Fabio Junior, è vero, arrivò alla Roma coperto da un alone di mistero creando un’attesa palpabile nelle menti dei tifosi che già pregustavano le prodezze di colui che era «in potenza addirittura più forte di Ronaldo» e che in Nazionale «aveva già preso il posto di Romario».Appena lo videro bene però, si accorsero che forse era meglio aspettare a dare giudizi affrettati. Fabio Junior, ovvero “Fabietto” – come lo ribattezzarono nella Capitale – costò tanto quanto Salas e Sensi, ben consigliato dallo staff tecnico giallorosso, concluse in tutta fretta la trattativa per evitare una beffa come quella subita mesi prima con lo slavo Stankovic soffiatogli per dispetto da Cragnotti. Appena lo videro in azione si accorsero che era molto lontano dall’assomigliare a Ronaldo: grande, grosso e con una tecnica approssimativa, che a prima vista non pareva certo tipica di un centravanti della Nazionale brasiliana. Oltre che impacciato nel controllo di palla, il povero Fabio Junior pareva anche a disagio addirittura nella corsa, che in teoria avrebbero dovuto invece essere i suoi punti di forza. Senza dubbio ebbe il grande svantaggio di arrivare giovanissimo in un ambiente sconosciuto e con la pesante aspettativa di essere presentato alla stregua di un nuovo Ronaldo da gente che o non aveva mai visto giocare lui o non aveva mai visto giocare Ronaldo. Però bisogna ammettere che per immaginare uno come lui centravanti titolare del Brasile ci voleva una fervida fantasia. Confermato anche per la stagione seguente – nonostante gli sfottò dei “cugini” biancazzurri – appena il nuovo tecnico giallorosso Fabio Capello lo vide bene, pensò che un simile talento (nascosto) non andava sprecato e lo utilizzò con la dovuta parsimonia prima di acconsentire, senza rimorsi, che glielo levassero di torno. Fu quindi spedito in prestito con diritto di riscatto al Cruzeiro di Belo Horizonte, in Brasile. Pare che il Cruzeiro non abbia avuto tanta intenzione di far valere questo diritto. E infatti al termine dell’esperienza in Patria, inizia a girovagare il mondo alla disperata ricerca di un ingaggio, riuscendoci non senza sacrifici. Inizia in Portogallo con una “toccata e fuga”, poi torna in Brasile per il resto della stagione. A qual punto tenta l’avventura giapponese, con scarso successo, per poi approdare negli Emirati Arabi con la maglia del Al Wahda. Vi rimane pochi mesi, giusto il tempo di dimostrare di non essere all'altezza, tant’è che accetta la Serie B tedesca per poi provare l’avventura anche in Israele. Ma in qualsiasi angolo del globo si cimenti, le sue prestazioni restano sempre le stesse: scarse.
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Re: I Bidoni del calcio italiano
Fabio JuniorMascarinho ha scritto:
Assomiglia ad Aldo, di Aldo Giovanni e Giacomo
Ve lo ricordate?
LFV-A Apertura 2010/11
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Re: I Bidoni del calcio italiano
Comunque non era peggio di tanti altri Fabio Junior.
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Re: I Bidoni del calcio italiano
Grazie GiuliaFuarceUdin ha scritto:Accontentiamo Mascarinho
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Re: I Bidoni del calcio italiano
dìììì ti sei scatenata XD
- Gooner
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Re: I Bidoni del calcio italiano
Difensore sopravvalutato, famoso solo per gli atteggiamenti mafiosi e per spezzare tibie. (ah no, il doping anche.. che sbadato)
Legato ai soldi peggio dei papponi, andrà a rubare stipendi persino al Al-Ahli.
Nel 2006 ruba un pallone d'oro che meritava chiunque di quell'Italia tranne lui.
Per 10 euro potrebbe vendervi anche sua madre, occhio.
La calma è la virtù dei morti.. al forte prima o poi girano e te mena.
- 19angelo85
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Re: I Bidoni del calcio italiano
Aggiungerei Buffon che è sempre rotto, Gilardino che fa gol solo sulla linea, Iaquinta il pippone, De Rossi che è burino, Materazzi che rompe gambe a tutti, Grosso supersopravvalutato e Lippi che non capisce nulla.
- Gooner
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Re: I Bidoni del calcio italiano
vabbè, il resto è una presa per i fondelli che accetto ma questa è una sacrosanta verità.19angelo85 ha scritto:Grosso supersopravvalutato
ditemi aldifuori di quel mondiale una partita decente di sto qua..
quella fu davvero una genialata di Lippi, esattamente come è tutto demerito suo lo schifo 2010.
Su Cannavaro non sono ironico, comunque.
Anzi vi sfido a confutare le mie tesi
-> Sopravvalutato
-> Attaccato ai soldi
-> "Mafioso"
-> Spaccagambe
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Re: I Bidoni del calcio italiano
Sicuramente non meritava il pallone d'oro.Gooner ha scritto:vabbè, il resto è una presa per i fondelli che accetto ma questa è una sacrosanta verità.19angelo85 ha scritto:Grosso supersopravvalutato
ditemi aldifuori di quel mondiale una partita decente di sto qua..
quella fu davvero una genialata di Lippi, esattamente come è tutto demerito suo lo schifo 2010.
Su Cannavaro non sono ironico, comunque.
Anzi vi sfido a confutare le mie tesi
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Re: I Bidoni del calcio italiano
Ibrahim Ba
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Dakar (Senegal)
Data di Nascita:
12/01/1973
Ruolo:
Centrocampista
Posizione:
Ala Destra
Squadre:
Milan,
Perugia
“Ibou” Ba, come veniva soprannominato, è molto più di un “Bidone”, è una vera leggenda vivente: basti ricordare la sua pettinatura biondo ossigenato, che permetteva di riconoscerlo in campo molto più che per le sue giocate. Nasce in Senegal, ma si trasferisce ancora piccolo in Francia con la famiglia e cresce calcisticamente con la maglia del Le Havre, che lo fa esordire nella massima divisione francese a 19 anni. Ala dal fisico asciutto e dallo scatto felino, in cinque stagioni rifornisce costantemente i compagni con cross e assist che arrivano abbondanti dalla corsia destra. Nel 1996 passa quindi al Bordeaux, diventando protagonista di una stagione da incorniciare, che gli spalanca le porte della Nazionale francese. Questo exploit gli vale anche la chiamata del Milan, forte del ritorno in panca di Fabio Capello dopo l’esperienza al Real Madrid, in quello che sarà uno dei periodi più neri della storia del club. L’esordio è da applausi: gioca in maniera strepitosa alla prima gara stagionale a San Siro contro la Lazio, dove segna il suo primo gol – che sarà poi anche l’ultimo – con la maglia rossonera. Dopo un avvio più che convincente, durante il quale firma numerosi assist mostrando ottime capacità di corsa sulla fascia e inserimento per il cross, si perde nella nebbia di Milano: non riesce a distinguersi in positivo, prendendo parte, come tutta la squadra, ad una stagione fallimentare, che si conclude con l’addio di Capello e l’esclusione dai rossoneri, per il secondo anno consecutivo, dalle Coppe europee. La disastrosa annata gli fa perdere anche il treno della Nazionale nell’anno del Mondiale. L’anno seguente vince lo Scudetto, ma non gioca da titolare. Con Zaccheroni in panchina la musica cambia: l’ex tecnico dell’Udinese si porta con sé il fido Thomas Helveg, che occupa stabilmente la fascia destra nel 3-4-3 del mister di Cesenatico, lasciando le briciole al francese. Capisce che è tempo di cambiare aria, ma le offerte latitano, l’ingaggio è di quelli pesanti: alla fine il Milan, pur di liberarsene, decide di cederlo in prestito e la spunta il Perugia, allenato da Mazzone, che però non vede di buon occhio il franco-senegalese. E’ stato buon profeta: il giocatore, infatti, si è reso protagonista di un episodio non certo piacevole. Nella partita Perugia-Cagliari, Ba rifila una violenta testata al rossoblu Macellari, che non viene rilevata né dall’arbitro Collina né dai suoi assistenti. Per la prima volta il Giudice Sportivo ricorre alla prova televisiva, che condanna il centrocampista, il quale viene sanzionato con una squalifica di ben 4 giornate. A fine stagione in Umbria non lo vogliono più, e così torna al Milan, dove c’è ancora Zaccheroni, e trascorre la stagione 2000/01 tra panchina e tribuna. L’anno seguente viene messo nella lista dei cedibili: si fa avanti il Marsiglia, che lo ottiene in prestito, ma dopo solo 6 mesi e 9 presenze anche lì si convincono che è meglio perderlo che trovarlo. Milanello lo riaccoglie (non proprio a braccia aperte) e Ancelotti, divenuto allenatore al posto di Terim, lo snobba completamente. Finalmente il cordone ombelicale con i rossoneri si reciderà nel 2003, quando sarà ceduto a titolo definitivo al Bolton, in Inghilterra, dove Ba si propone allo scopo di rilanciarsi. Impresa assai ardua. Infatti, anche in Premier League capisce che non è cosa e quindi accetta al volo l’offerta degli svedesi del Djurgarden: il tempo di capire che pure la Scandinavia non fa per lui e quindi decide di lasciar perdere. Seguirà un provino (fallito) con gli inglesi del Derby County, Serie B inglese. Nel Marzo del 2007 decide di tornare in Italia e si allena con il Varese, formazione di C2, grazie all’invito dell’amico Sean Sogliano, Direttore Generale dei lombardi ed ex compagno ai tempi del Perugia. Ba, ormai disperato, cercava un ingaggio a tutti i costi: «Mai dire mai» disse Sogliano, per aggirare la domanda in merito ad un suo ingaggio. La verità è che sapeva benissimo che non avrebbe mai voluto metterlo sotto contratto. Tuttavia, dopo due fugaci apparizioni in Turchia e in Svezia, la fortuna è dalla parte del buon Ibou: il Milan, venuto a conoscenza delle peripezie del franco-senegalese, decide di recuperare il giocatore e lo ingaggia! Ma non certo per farlo giocare: nonostante sia praticamente inattivo da mesi, per non dire anni, firma un contratto per una stagione con un ingaggio di 200 mila Euro ed è molto amato dai compagni di squadra. Motivo? Porta una fortuna sfacciata. C’era ad Atene, quando il Milan ha conquistato la Champion’s, e c’era a Yokohama, dove ha vinto la Coppa Intercontinentale. Altro che centrocampista: il vecchio Ibou ha un futuro come portafortuna. Al di fuori dal campo giocato, ovviamente.
N.B.:Ora è osservatore del Milan in Africa
To be continued..
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Luogo di Nascita:
Dakar (Senegal)
Data di Nascita:
12/01/1973
Ruolo:
Centrocampista
Posizione:
Ala Destra
Squadre:
Milan,
Perugia
“Ibou” Ba, come veniva soprannominato, è molto più di un “Bidone”, è una vera leggenda vivente: basti ricordare la sua pettinatura biondo ossigenato, che permetteva di riconoscerlo in campo molto più che per le sue giocate. Nasce in Senegal, ma si trasferisce ancora piccolo in Francia con la famiglia e cresce calcisticamente con la maglia del Le Havre, che lo fa esordire nella massima divisione francese a 19 anni. Ala dal fisico asciutto e dallo scatto felino, in cinque stagioni rifornisce costantemente i compagni con cross e assist che arrivano abbondanti dalla corsia destra. Nel 1996 passa quindi al Bordeaux, diventando protagonista di una stagione da incorniciare, che gli spalanca le porte della Nazionale francese. Questo exploit gli vale anche la chiamata del Milan, forte del ritorno in panca di Fabio Capello dopo l’esperienza al Real Madrid, in quello che sarà uno dei periodi più neri della storia del club. L’esordio è da applausi: gioca in maniera strepitosa alla prima gara stagionale a San Siro contro la Lazio, dove segna il suo primo gol – che sarà poi anche l’ultimo – con la maglia rossonera. Dopo un avvio più che convincente, durante il quale firma numerosi assist mostrando ottime capacità di corsa sulla fascia e inserimento per il cross, si perde nella nebbia di Milano: non riesce a distinguersi in positivo, prendendo parte, come tutta la squadra, ad una stagione fallimentare, che si conclude con l’addio di Capello e l’esclusione dai rossoneri, per il secondo anno consecutivo, dalle Coppe europee. La disastrosa annata gli fa perdere anche il treno della Nazionale nell’anno del Mondiale. L’anno seguente vince lo Scudetto, ma non gioca da titolare. Con Zaccheroni in panchina la musica cambia: l’ex tecnico dell’Udinese si porta con sé il fido Thomas Helveg, che occupa stabilmente la fascia destra nel 3-4-3 del mister di Cesenatico, lasciando le briciole al francese. Capisce che è tempo di cambiare aria, ma le offerte latitano, l’ingaggio è di quelli pesanti: alla fine il Milan, pur di liberarsene, decide di cederlo in prestito e la spunta il Perugia, allenato da Mazzone, che però non vede di buon occhio il franco-senegalese. E’ stato buon profeta: il giocatore, infatti, si è reso protagonista di un episodio non certo piacevole. Nella partita Perugia-Cagliari, Ba rifila una violenta testata al rossoblu Macellari, che non viene rilevata né dall’arbitro Collina né dai suoi assistenti. Per la prima volta il Giudice Sportivo ricorre alla prova televisiva, che condanna il centrocampista, il quale viene sanzionato con una squalifica di ben 4 giornate. A fine stagione in Umbria non lo vogliono più, e così torna al Milan, dove c’è ancora Zaccheroni, e trascorre la stagione 2000/01 tra panchina e tribuna. L’anno seguente viene messo nella lista dei cedibili: si fa avanti il Marsiglia, che lo ottiene in prestito, ma dopo solo 6 mesi e 9 presenze anche lì si convincono che è meglio perderlo che trovarlo. Milanello lo riaccoglie (non proprio a braccia aperte) e Ancelotti, divenuto allenatore al posto di Terim, lo snobba completamente. Finalmente il cordone ombelicale con i rossoneri si reciderà nel 2003, quando sarà ceduto a titolo definitivo al Bolton, in Inghilterra, dove Ba si propone allo scopo di rilanciarsi. Impresa assai ardua. Infatti, anche in Premier League capisce che non è cosa e quindi accetta al volo l’offerta degli svedesi del Djurgarden: il tempo di capire che pure la Scandinavia non fa per lui e quindi decide di lasciar perdere. Seguirà un provino (fallito) con gli inglesi del Derby County, Serie B inglese. Nel Marzo del 2007 decide di tornare in Italia e si allena con il Varese, formazione di C2, grazie all’invito dell’amico Sean Sogliano, Direttore Generale dei lombardi ed ex compagno ai tempi del Perugia. Ba, ormai disperato, cercava un ingaggio a tutti i costi: «Mai dire mai» disse Sogliano, per aggirare la domanda in merito ad un suo ingaggio. La verità è che sapeva benissimo che non avrebbe mai voluto metterlo sotto contratto. Tuttavia, dopo due fugaci apparizioni in Turchia e in Svezia, la fortuna è dalla parte del buon Ibou: il Milan, venuto a conoscenza delle peripezie del franco-senegalese, decide di recuperare il giocatore e lo ingaggia! Ma non certo per farlo giocare: nonostante sia praticamente inattivo da mesi, per non dire anni, firma un contratto per una stagione con un ingaggio di 200 mila Euro ed è molto amato dai compagni di squadra. Motivo? Porta una fortuna sfacciata. C’era ad Atene, quando il Milan ha conquistato la Champion’s, e c’era a Yokohama, dove ha vinto la Coppa Intercontinentale. Altro che centrocampista: il vecchio Ibou ha un futuro come portafortuna. Al di fuori dal campo giocato, ovviamente.
N.B.:Ora è osservatore del Milan in Africa
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- Località:Foggia [phpBB Debug] PHP Warning: in file [ROOT]/vendor/twig/twig/lib/Twig/Extension/Core.php on line 1275: count(): Parameter must be an array or an object that implements Countable
Re: I Bidoni del calcio italiano
Si ma infatti su Grosso concordo in pieno e il suo momento magico al mondiale è dovuto al momento magico di altri e non certo per lui. Ha cavalcato l'onda, ecco...
Tornando seri, io sono dell'opinione che non si può gettar fango su calciatori che negli anni (non un un mese di mondiale nel 2006) hanno dimostrato di essere dei campioni con la C maiuscola. Mi duole dirlo ma molti di questi campioni gli ex juventini che si cono visti "rubare" il famoso scudetto di cartone. Cannavaro e Buffon su tutti ma anche lo stesso Materazzi. E' facile avere davanti agli occhi le prestazioni oscene di questo mondiale e se valutiamo queste 3 gare (+ questo campionato) direi che l'etichetta di bidoni ci sta tutta. Potremmo dire che sono i bidonacci della stagione 2009-2010 ma fare un discorso in assoluto è errato a mio modo di vedere. Se mi dicessero "vorresti all'Inter un Cannavaro quando aveva 23-24 anni?" io lo comprerei al volo e starei tranquillo per 10 anni.
Poi delle questioni private non me ne frega nulla... Vende la mamma, è mafioso ecc ecc. Ci sono milioni di calciatori che fuori dal campo, hanno atteggiamenti non morali ma non spetta a me giudicarli anche perchè dietro della vita di sta gente qui noi non sappiano assolutamente nulla. Io ad esempio conosco la realtà in cui è vissuto Cassano e devo dire che non mi sarei mai mai mai aspettato un così netto miglioramento da parte sua buttargli m**** addosso perchè in campo faceva il pazzo non mi sembra il massimo. E' giusto STRAcondannare le cassanate ma quando poi leggo certe cose che vanno oltre le cassanate mi chiedo: "Cosa vogliamo da uno che ha passato 20 anni della sua vita in quel contesto e in quegli ambienti?" Con questo sia chiaro che non lo sto giustificanto nel modo più assoluto però prima di sparare a zero su calciatore, che prima di tutto è un uomo, dovremmo conoscere tante ma tante cose che noi non immaginiamo neanche lontanamente.
Tornando seri, io sono dell'opinione che non si può gettar fango su calciatori che negli anni (non un un mese di mondiale nel 2006) hanno dimostrato di essere dei campioni con la C maiuscola. Mi duole dirlo ma molti di questi campioni gli ex juventini che si cono visti "rubare" il famoso scudetto di cartone. Cannavaro e Buffon su tutti ma anche lo stesso Materazzi. E' facile avere davanti agli occhi le prestazioni oscene di questo mondiale e se valutiamo queste 3 gare (+ questo campionato) direi che l'etichetta di bidoni ci sta tutta. Potremmo dire che sono i bidonacci della stagione 2009-2010 ma fare un discorso in assoluto è errato a mio modo di vedere. Se mi dicessero "vorresti all'Inter un Cannavaro quando aveva 23-24 anni?" io lo comprerei al volo e starei tranquillo per 10 anni.
Poi delle questioni private non me ne frega nulla... Vende la mamma, è mafioso ecc ecc. Ci sono milioni di calciatori che fuori dal campo, hanno atteggiamenti non morali ma non spetta a me giudicarli anche perchè dietro della vita di sta gente qui noi non sappiano assolutamente nulla. Io ad esempio conosco la realtà in cui è vissuto Cassano e devo dire che non mi sarei mai mai mai aspettato un così netto miglioramento da parte sua buttargli m**** addosso perchè in campo faceva il pazzo non mi sembra il massimo. E' giusto STRAcondannare le cassanate ma quando poi leggo certe cose che vanno oltre le cassanate mi chiedo: "Cosa vogliamo da uno che ha passato 20 anni della sua vita in quel contesto e in quegli ambienti?" Con questo sia chiaro che non lo sto giustificanto nel modo più assoluto però prima di sparare a zero su calciatore, che prima di tutto è un uomo, dovremmo conoscere tante ma tante cose che noi non immaginiamo neanche lontanamente.