La rivincita del portoghese che aveva denunciato l'incontro del Dg juventino con Paparesta.
«Spero che ora mi ridiano almeno i soldi della multa». Il terremoto intercettazioni era ancora alle prime scosse e Luis Figo dettò parole che sono rimaste, nella loro ironia lucida e feroce, una reazione fra le più efficaci di quelle che si sono mescolate nei giorni scorsi. Dopo Inter-Juve, 12 febbraio, Figo disse di aver visto Luciano Moggi entrare nello spogliatoio dell'arbitro: il portoghese fu crocifisso, deferito e poi multato. Non ha dovuto aspettare neanche tre mesi sulla riva del fiume, per veder passare cadaveri.
Figo, cos'era quella frase? Una rivincita sottile?
«Era una questione d'onore, almeno quella. Quando i fatti dimostrano che avevi ragione e però ormai non si può più fare nulla, una battuta scherzosa è l'unica cosa che ti è concessa, ma può essere tagliente più di tante parole».
Le è capitato, anche solo per un momento, di dubitare dell'Inter?
«No, e non lo dico perché adesso è facile dirlo. Anzi: per me è stato bello accorgermi una volta di più che quel giorno, quando incontrai Moratti a Forte dei Marmi e scelsi l'Inter, il mio istinto non aveva sbagliato. Accorgermi di aver potuto vedere da vicino, subito, quello che oggi stanno vedendo tutti: che signore è Moratti, e nel calcio di oggi — io posso dirlo per esperienza personale — è molto difficile trovarne. Che società è l'Inter: pulita, un esempio di un calcio senza manipolazioni. Dal primo giorno che è scoppiata questa bufera, sono stato sicuro di una cosa: che l'Inter non c'entrasse nulla».
Sono più di due settimane che non si parla altro che di calcio manipolato: un calciatore come vive un momento così?
«Le dico come l'ho vissuto io: un po' con orgoglio e un po' con rabbia. L'orgoglio di stare nell'Inter, che non è più solo un grande club, ma un grande club fuori da questo casino; di appartenere a una famiglia che dopo aver subìto per tanti anni si sta prendendo delle rivincite, perlomeno morali. E poi rabbia, la rabbia di chi sta scoprendo un calcio che ha giocato con i sentimenti della gente: non si gioca con i sentimenti».
Pensa che l'Inter sia stata danneggiata anche nel campionato appena terminato, l'unico da lei vissuto da protagonista?
«Posso dire che ad un certo punto della stagione si sono verificati degli errori arbitrali a nostro svantaggio o a vantaggio altrui, che hanno pregiudicato il nostro campionato. Poi, quando i punti di svantaggio diventano dieci o undici, non se ne parla più, si dimentica. Però intanto quelle cose sono successe e hanno avuto il loro peso. Me l'avevano detto subito: "Luis, ricordati: se l'Inter deve perdere, perde; se la Juve deve perdere, vince o male che le vada pareggia"».
Nel prossimo campionato per l'Inter diventerà un po' più facile vincere?
«Vincere è sempre difficile. Ma sicuramente è un po' più facile se succede finalmente di potersela giocare tutti alla pari».
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