Dai razzetti di cartone trattato con resina a quelli più grandi in fibra di carbonio, la varietà dei missili è elevatissima. "Dal modello base per bambini, che costa poche decine di euro, si può arrivare anche a riproduzioni in scala di famosi vettori spaziali fatte in casa. - dice Stefano Pozzato, referente dell'Acme per l'Emilia-Romagna - Per iniziare, comunque, non sono necessarie spese eccessive: con un centinaio di euro si fa un bel razzo, che poi può essere riutilizzato. L'unica parte da sostituire ogni volta è il motore".
Un motore che, in certi casi, può essere così potente da spingere il razzo a migliaia di metri di altezza. Anche se il modellino rientra a terra a velocità ridotta grazie a un paracadute, la quota massima viene fissata di volta in volta in base alle caratteristiche del luogo. "Il nostro campo è privato e lontano da zone abitate e vie aeree, ma noi ci autolimitiamo - continua Stefano Pozzato - Per i lanci più grossi andiamo in Spagna, in una zona desertica: là abbiamo raggiunto i 3mila metri di quota e puntiamo ad arrivare a 7mila".
Nato negli Stati Uniti negli anni '50, in Italia il modellismo spaziale è praticato in modo organizzato da pochi anni. Le dimensioni di alcuni razzi e soprattutto la somiglianza con armi e fuochi d'artificio possono creare ancora qualche incomprensione. "Stiamo per entrare nel Centro sportivo educativo nazionale, un ente di promozione sportiva riconosciuto dal Coni - racconta Pozzato - Per evitare fraintendimenti, abbiamo però preferito modificare il nome della nostra attività da razzimodellismo a modellismo spaziale. In realtà, i nostri modelli non sono esplosivi e non sono pilotati. Inoltre, per garantire una maggiore sicurezza, abbiamo degli esami interni per chi vuole utilizzare motori più potenti".
Anche le scuole e le università si sono accorte del modellismo spaziale. Nel 2003, uno studente dell'università "La Sapienza" di Roma si è laureato in ingegneria aerospaziale progettando e lanciando per la sua tesi, con il supporto dell'Acme, un missile sperimentale. Alcuni istituti, inoltre, hanno chiesto informazioni per organizzare visite guidate.
Aperta a tutti, la piccola Cape Canaveral bolognese attrae soprattutto i giovani e ha stabili rapporti con l'estero. "Tra di noi ci sono ingegneri, ma anche ragazzini di 13 anni - spiega Stefano Pozzato - I soci sono di tutte le età, anche se la media è intorno ai 25-30 anni. Una volta all'anno, inoltre, organizziamo un meeting internazionale al quale partecipano appassionati provenienti da Svizzera, Francia e Spagna".
Che figata!!!!! Chiappa bene mi sa... :P




