Catanzaro Calcio
Inviato: 04.08.10 - 20:05
Da Tuttomercatoweb:
C'era una volta il vecchio Catanzaro. Quello degli anni d'oro della serie A, in cui apparivano gente come Improta, Palanca o Bivi e tecnici del calibro di Burghich e Mazzone. Ma anche quello, per restare a tempi più recenti, di Piero Braglia, che guadagnava la B tra un numero di Toledo ed un colpo ad effetto di Corona. Poi il declino, fino al fallimento dell'U.S. nel 2006 del duo Parente-Poggi e la creazione dell'F.C. di Salvatore Coppola e Giancarlo Pittelli. Doveva essere l'inizio della rinascita. Era, latente più che mai, la prosecuzione di un'età crepuscolare senza fine. Il nuovo club ha cominciato, infatti, a condensare quasi subito debiti ingenti e stati confusionali. Dopo quattro anni non è cambiato pressochè nulla, con continui ed improduttivi avvicendamenti al vertice. L'eredità di tanta improvvisazione è sotto gli occhi di tutti: la società è gravata da debiti che, forse, superano il milione di euro. Qualsiasi intervento, più che taumaturgico, dovrebbe avere del miracoloso per risultare salvifico. Partiamo dall'ultimo passaggio, quello che ha fatto infuriare i tifosi: il titolare della Gicos, l'imprenditore reggino Giuseppe Cosentino, ha rinunciato ad acquisire la maggioranza del pacchetto azionario del club, controllato al 46% da Tribuna Gianna ed al 54% dai vecchi soci (Aiello-Soluri-Bove-Catalano). In realtà, l'irritazione del popolo giallorosso è mirata non certo verso Cosentino, piuttosto nei confronti della politica locale giudicata incapace di radunare forze imprenditoriali in grado di ridare un nuovo impulso alla società. Una rimostranza non infondata, anche perchè in questi giorni ci si continua a porsi una domanda: come mai si è preferito finanziare pubblicamente un soggetto al collasso, in una città già dilaniata da problemi seri, piuttosto che favorire la ricerca di uomini di buona volontà e facoltosi? Giusto, anche se andrebbe osservato, realisticamente, che oggi come oggi non è conveniente per nessuno farsi consegnare le chiavi di un club così indebitato. E appare quasi beffardo l'invito del trio Soluro-Bove-Aiello a rilevare le loro quote in quanto messe a disposizione "gratuitamente". Insomma, la salvezza del Catanzaro richiede, allo stato attuale, uno sforzo imponente, e non sostenibile. Forse la soluzione, seppur difficile, sta all'interno. Non a caso è stato richiamato l'ex ds Pasquale Gigliotti, attualmente responsabile in pectore dell'area tecnica e membro del CdA. E' nota a tutti l'abilità dell'avvocato calabrese nel saper gestire, da un punto di vista contabile, ogni situazione di emergenza. Peraltro Gigliotti, come dimostrato lo scorso anno a Pavia, dove era consulente di mercato del ds Moreno Zocchi, ha un occhio particolarmente acuto nel valutare le capacità di giovani prospettici e nel portare avanti una linea verde intelligente e redditizia. Ma il compito che lo attende è assai scivoloso: c'è l'urgenza di rimediare ad una gestione tecnica, quella dello scorso anno, dispendiosa ed irresponsabile. Alcuni giocatori godono di un ingaggio oneroso e fuori portata per la condizione attuale dei giallorossi, come ad esempio Ciano, Di Maio o Bruno, solo per citarne alcuni. Un controsenso in una piazza dove i tifosi, con una colletta, hanno pagato parte degli stipendi dei calciatori. A qualcuno sarà proposto un accordo, che si parli di rescissione o di una riduzione dell'ingaggio. Intanto, la gara di Coppa Italia a Sorrento è alle porte, e non sarà affatto semplice da affrontare anche per la forza indiscussa dei rossoneri. Il momento attuale non consente neanche la scelta di un nuovo allenatore, con Franco Cittadino che continuerà a guidare la pattuglia giallorossa, mentre Antonio Soda e Carlo Caramelli, in ritiro a San Quirico D'Orcia, si sono appena congedati. Entrambi avevano offerto la loro opera a titolo gratuito e come atto d'amore per una tifoseria che li ha sempre idolatrati. Resta, forse, una riflessione triste e magari impopolare (ma non ci giureremmo data l'intelligenza del popolo delle Aquile): chissà che non sia auspicabile un nuovo fallimento per sperare in una risurrezione. Un fatto è certo: di questo passo, fra un anno la spina si sarà già staccata automaticamente.


C'era una volta il vecchio Catanzaro. Quello degli anni d'oro della serie A, in cui apparivano gente come Improta, Palanca o Bivi e tecnici del calibro di Burghich e Mazzone. Ma anche quello, per restare a tempi più recenti, di Piero Braglia, che guadagnava la B tra un numero di Toledo ed un colpo ad effetto di Corona. Poi il declino, fino al fallimento dell'U.S. nel 2006 del duo Parente-Poggi e la creazione dell'F.C. di Salvatore Coppola e Giancarlo Pittelli. Doveva essere l'inizio della rinascita. Era, latente più che mai, la prosecuzione di un'età crepuscolare senza fine. Il nuovo club ha cominciato, infatti, a condensare quasi subito debiti ingenti e stati confusionali. Dopo quattro anni non è cambiato pressochè nulla, con continui ed improduttivi avvicendamenti al vertice. L'eredità di tanta improvvisazione è sotto gli occhi di tutti: la società è gravata da debiti che, forse, superano il milione di euro. Qualsiasi intervento, più che taumaturgico, dovrebbe avere del miracoloso per risultare salvifico. Partiamo dall'ultimo passaggio, quello che ha fatto infuriare i tifosi: il titolare della Gicos, l'imprenditore reggino Giuseppe Cosentino, ha rinunciato ad acquisire la maggioranza del pacchetto azionario del club, controllato al 46% da Tribuna Gianna ed al 54% dai vecchi soci (Aiello-Soluri-Bove-Catalano). In realtà, l'irritazione del popolo giallorosso è mirata non certo verso Cosentino, piuttosto nei confronti della politica locale giudicata incapace di radunare forze imprenditoriali in grado di ridare un nuovo impulso alla società. Una rimostranza non infondata, anche perchè in questi giorni ci si continua a porsi una domanda: come mai si è preferito finanziare pubblicamente un soggetto al collasso, in una città già dilaniata da problemi seri, piuttosto che favorire la ricerca di uomini di buona volontà e facoltosi? Giusto, anche se andrebbe osservato, realisticamente, che oggi come oggi non è conveniente per nessuno farsi consegnare le chiavi di un club così indebitato. E appare quasi beffardo l'invito del trio Soluro-Bove-Aiello a rilevare le loro quote in quanto messe a disposizione "gratuitamente". Insomma, la salvezza del Catanzaro richiede, allo stato attuale, uno sforzo imponente, e non sostenibile. Forse la soluzione, seppur difficile, sta all'interno. Non a caso è stato richiamato l'ex ds Pasquale Gigliotti, attualmente responsabile in pectore dell'area tecnica e membro del CdA. E' nota a tutti l'abilità dell'avvocato calabrese nel saper gestire, da un punto di vista contabile, ogni situazione di emergenza. Peraltro Gigliotti, come dimostrato lo scorso anno a Pavia, dove era consulente di mercato del ds Moreno Zocchi, ha un occhio particolarmente acuto nel valutare le capacità di giovani prospettici e nel portare avanti una linea verde intelligente e redditizia. Ma il compito che lo attende è assai scivoloso: c'è l'urgenza di rimediare ad una gestione tecnica, quella dello scorso anno, dispendiosa ed irresponsabile. Alcuni giocatori godono di un ingaggio oneroso e fuori portata per la condizione attuale dei giallorossi, come ad esempio Ciano, Di Maio o Bruno, solo per citarne alcuni. Un controsenso in una piazza dove i tifosi, con una colletta, hanno pagato parte degli stipendi dei calciatori. A qualcuno sarà proposto un accordo, che si parli di rescissione o di una riduzione dell'ingaggio. Intanto, la gara di Coppa Italia a Sorrento è alle porte, e non sarà affatto semplice da affrontare anche per la forza indiscussa dei rossoneri. Il momento attuale non consente neanche la scelta di un nuovo allenatore, con Franco Cittadino che continuerà a guidare la pattuglia giallorossa, mentre Antonio Soda e Carlo Caramelli, in ritiro a San Quirico D'Orcia, si sono appena congedati. Entrambi avevano offerto la loro opera a titolo gratuito e come atto d'amore per una tifoseria che li ha sempre idolatrati. Resta, forse, una riflessione triste e magari impopolare (ma non ci giureremmo data l'intelligenza del popolo delle Aquile): chissà che non sia auspicabile un nuovo fallimento per sperare in una risurrezione. Un fatto è certo: di questo passo, fra un anno la spina si sarà già staccata automaticamente.