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da SirPsychoSexy » 17.07.14 - 10:33
Sono passato ad allenare la Primavera dell’Albinoleffe nell’estate del 2009. Ricordo ancora la chiamata del d.s. Aladino Valoti, i miei dubbi legati ad un progetto in Trentino che avevo avviato e che evidentemente necessitava della mia presenza per poter essere portato a termine, un’opportunità che difficilmente si sarebbe ripetuta una seconda volta e una passione per la panchina che superava di gran lunga quella per la scrivania che ripetutamente nel corso degli anni i vari Presidenti che hanno incrociato il mio percorso hanno provato inutilmente a propormi.
Gatti, l’allora tecnico deputato a guidare la squadra Primavera, era all’improvviso passato all’Inter. E i blu-celesti cercavano un allenatore. E così Aladino, che in quegli anni costantemente mi aveva tenuto in contatto telefonico, spesso per sapere se avevo visto giovani interessanti, se conoscevo questo o quel giocatore, decise di chiamarmi. Come lo conoscevo? Nessuna raccomandazione… Anche se vanno di moda. Non ci avevo mai giocato assieme, non ero un ex calciatore come lui… Semplicemente: avevo incontrato la sua “ultima” squadra da calciatore quando lui era ancora in campo, la Nuova Albano in serie D, e a fine partita mi aveva chiesto il numero, probabilmente ben impressionato dall’organizzazione dei miei. E da li è nato un rapporto. E quel giorno decise di chiamare proprio me.
E non era una Primavera qualunque. Era la squadra che avrebbe dovuto schierare tra le proprie fila il figlio Mattia. Un 93, in teoria ancora un Allievo, che però assieme al collega Borlini (entrambi erano in Nazionale under 16) era chiamato al doppio salto. Per me questa cosa rappresentava un onore. Sappiamo tutti quanto siano “sofisticati” i dirigenti sportivi quando incrociano il loro percorso con i figli. E Aladino aveva pensato a Marco Gaburro.
Quella fu una stagione molto gratificante per me, grande occasione di crescita professionale ma anche e soprattutto tecnica. Sia per il livello del campionato (checché se ne dica), sia per i costanti confronti eseguiti all’interno di quelle stanze, con lo stesso Aladino e con Giovanni Bonavita (attuale responsabile del S.G. della Cremonese). Tra le nostre fila giocavano molti ragazzi che sarebbero poi finiti in pianta stabile in Lega Pro. Incrociammo sui vari campi Destro, Obi, Albertazzi, Zigoni, Ganz… Solo per citarne alcuni. E con noi c’era anche il giovane Mattia.
Ancora acerbo, in pieno sviluppo fisico, leggerino per quell’esperienza, ma caparbio. Non mollava mai in allenamento, era sempre il primo, instancabile a ripetere esercitazioni tecniche. Si vedeva che aveva qualcosa in più degli altri, aveva un piede fantastico e delle movenze già feline, eleganti, vellutate. Eppure trovò poco spazio, o almeno non quanto avremmo sperato. Ebbe qualche fastidietto, a volte faticò a rendere a dovere. Fu un anno che lo forgiò più nel carattere che nell’aspetto calcistico. Questo è certo.
Poi arrivò l’estate. Io venni confermato alla guida di quella Primavera e Mattia sarebbe passato con tutti gli altri 93 provenienti dagli Allievi a far parte “di diritto ” di quella squadra. E non erano dei 93 qualsiasi. Tra di loro c’era anche Andrea Belotti, l’attuale “Gallo” centravanti del Palermo della Nazionale Under 21. E quell’estate… avvenne il miracolo.
Mattia si ripresentò a settembre e sembrava un altro. Madre natura aveva fatto in pochissimi mesi quello che anni di allenamenti e impegno non erano riusciti a modellare. Era più “pieno”, pur rimanendo un longilineo, aveva acquisito una forza esplosiva fino ad allora soltanto intuita. Era… Maturato!
E quello fu l’anno di Mattia. Da subito si capì in allenamento che era diventato forte, ma forte davvero. Nel solo girone di andata fece spesso la differenza, segnò diversi goal, anche spettacolari e fu chiamato ad allenarsi nella prima squadra di Mondonico. Era ancora inverno quando debuttò in serie B, ma il Milan si era già mosso. Accordo firmato già a gennaio, che prevedeva rimanesse “parcheggiato” a Bergamo fino a giugno per poi passare tra i rossoneri l’estate successiva.
Si trattava di un centrocampista offensivo di grandissima qualità. Una struttura importante (circa un metro e 88), una fragilità sempre meno evidente, compensata da una forza esplosiva ed una reattività nel breve assolutamente insolite con quelle leve. Il suo ruolo naturale era il trequartista, anche se si adattava bene anche a fare la punta esterna del tridente. Crescendo per me poteva diventare anche un interno di centrocampo, o addirittura un play. Insomma, poteva giocare dove voleva.
Fu una grande soddisfazione vederlo approdare a Milanello qualche mese dopo. Mi feci mandare la sua maglia ufficiale e la conservo ancora gelosamente. Sacchi ci aveva detto che era uno dei tre migliori 93 d’Italia. Lo stesso Allegri se ne innamorò al suo arrivo, portandolo in diverse amichevoli estive. Poi purtroppo qualche infortunio di troppo (tipico nei giovani che sbarcano al Milan, non dimentichiamolo) lo allontanò dallo stato di forma e dai rossoneri.
Così il sogno sembrò interrompersi e chi lo aveva visto crescere iniziò a temere che si potesse perdere come molti altri talenti. L’Albinoleffe lo riportò a casa e questa fu una grande intuizione. Ecco di nuovo aprirsi la polemica di questi giorni relativa al percorso dei talenti una volta diventati grandi. Se non ci fosse stato Aladino a Bergamo ad insistere per riaverlo li, che fine avrebbe fatto Mattia? E invece iniziò a giocare stabilmente in Lega Pro, trovò continuità e l’anno scorso fu spesso decisivo.
Sembrava aver perso un treno… In molti ancora dubitavano, o lo avevano perso di vista… In molti, ma non Sogliano. Gli addetti ai lavori, quelli attenti, sanno chi sono i più bravi. E non li perdono di vista. Mai. E così in silenzio il direttore sportivo gialloblu ha piazzato un gran colpo.
E a Mattia è arrivata l’occasione della vita, che sono certo non si farà sfuggire.
Non servono grandi proclami ora come ora. Non servono aspettative esagerate, pressioni. Tutti devono sapere che quello di Valoti è un talento puro. Un talento che ha avuto un recente percorso tortuoso e che ha bisogno di trovare la serenità necessaria per maturare.
Mandorlini ha già dimostrato di saper aspettare e far maturare i giovani. Con Mattia avrà un’altra grande missione da compiere. E vedrete che al momento giusto il “banana” come lo chiamavamo noi in Primavera vi darà grandi soddisfazioni.
Perchè il ragazzo ha colpi importanti. Questo teniamolo tutti bene a mente.
In bocca al lupo, Valo.
Gaburro