Gaudino: "Così li rimetto in sesto"
Inviato: 02.09.09 - 14:38
Gaudino: "Così li rimetto in sesto"
02.09.2009 12:20 di Manuel Magarini da tuttojuve.comFonte: TuttoSport
Sulle ali della doppia vittoria nelle prime due giornate di campionato, lo stop stagionale di questa settimana consente a Ciro Ferrara di recuperare almeno uno dei tre infortunati in casa bianconera. Hasan Salihamidzic, costretto ad abbandonare la sfida contro il Chievo per una lieve distorsione al ginocchio e alla caviglia, è ormai sulla via della guarigione: potrà aggregarsi alla squadra ed essere convocato per il match di sabato 12 settembre all’Olimpico di Roma contro la Lazio. Più lunghi i tempi per Jonathan Zebina, di nuovo afflitto da tendinite, e per Momo Sissoko, alle prese con un'infiammazione all’osso del piede operato: entrambi sono pedine fondamentali nella Juventus dei sogni di Ferrara ma restano bloccati da infortuni seri che hanno addirittura impedito loro di cominciare la stagione.
FIDUCIA E COLLABORAZIONE - E, proprio di fronte a casi come questi, diventano fondamentali le tecniche e le metodologie di recupero per evitare di allungare inutilmente i tempi o di far correre al giocatore il rischio di ricadute, un leitmotiv capitato assai spesso nella passata stagione con inevitabili malumori e ripercussioni nei rapporti tra lo staff medico e quello tecnico e nel rendimento di tutta la squadra che deve sopportare l’assenza di un giocatore. "Al di là delle varie fasi su cui si basa il recupero dei giocatori, devono sussistere tre elementi determinanti per la buona riuscita del lavoro: la fiducia dell’atleta nei confronti del gruppo (medici, fisioterapisti e preparatori) che lo segue, la massima collaborazione tra le varie componenti e la prudenza". A parlare è il professor Claudio Gaudino, ormai assurto al ruolo di “recuperatore” all’interno dello staff di Ferrara, che presta la sua opera anche all’Italia di Marcello Lippi dopo aver svolto il medesimo lavoro all’Inter. "E’ necessario che tutti remino nella stessa direzione per arrivare a un buon risultato, così come è necessario che si crei un clima quasi di complicità tra noi e il giocatore".