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Tralasciando le note biografiche di Antonio Conte, ampiamente conosciute da noi juventini e altrettanto ampiamente reperibili in rete, l’articolo verterà sulla descrizione dell’impianto tattico delle squadre dell’allenatore salentino, così come messo in mostra nella sua carriera.
Come largamente conosciuto, il modulo statico prediletto da Antonio Conte è il 4-4-2 o, come più comunemente viene indicato, il 4-2-4, a sottolineare l’interpretazione particolarmente offensiva data al ruolo dai due esterni d’attacco. Per chi ha maggiore dimestichezza con il calcio della nostra serie A e meno con quello di serie B, l’interpretazione del 4-2-4 di Conte è piuttosto simile al 4-4-2/4-2-4 di Ventura a Bari. Si dice che lo stesso Conte abbia inserito Ventura tra le proprie fonti di ispirazione. Di certo Ventura, subentrato a Conte a Bari, ha seguito il solco tattico tracciato dall’ex capitano della Juventus nell’anno della promozione dei pugliesi in serie A.
La fase di possesso palla delle squadra di Conte è piuttosto peculiare. L’azione parte sempre dalle retrovie con i difensori. Solamente in caso di assoluta necessità il portiere rinvia lungo, preferendo invece la giocata verso uno dei difensori. Per visualizzare questo concetto e mostrare quanto ricercato sia l’appoggio verso uno dei difensori, anche a costo di correre qualche rischio, nella diapositiva che segue si vede il portiere del Siena, Coppola, servire dalla rimessa dal fondo un difensore centrale (Terzi) posto spalle alla porta, al limite dell’area e con due avversari vicini. Chiaramente una giocata non priva di rischi. Contemporaneamente Ficagna si apre, anche in presenza di pressione degli avversari, per ricevere il pallone. Per inciso, tutte le immagini dell’articolo sono riferite all’ultima partita giocata dal Siena, in trasferta ad Ascoli, in cui la squadra di Conte ha indossato la maglia gialla.
I difensori, con pazienza, fanno circolare il pallone tra loro, coinvolgendo, se necessario, anche il portiere nello scorrimento del pallone. Tale circolazione della palla avviene anche in zone di campo piuttosto arretrate, invitando in tal modo la squadra avversaria a portare pressione al fine di ampliare la porzione di campo utile alle giocate e costringere la squadra avversaria ad allungare la zona di campo entro cui difendere. La circolazione palla tra i difensori prevede che i due terzini rimangano sulla linea laterale, alzandosi, eventualmente, per fare spazio ai due centrali che si allargano per meglio giocare il pallone tra di loro e ampliare gli angoli utili alle giocate in profondità. Non è prevista l’integrazione nella linea degli interni di centrocampo che, se chiamati in causa direttamente dai difensori, il più delle volte svolgono un semplice ruolo di appoggio e aggiramento del pressing, ritornando la palla verso la linea dei difensori a uno-due tocchi. Nessun particolare movimento finalizzato alla ricezione liberi da pressione è previsto per i due interni, che si muovono con estrema semplicità per fornire un elementare appoggio al possessore di palla. Il vero innesco della manovra offensiva non è infatti appannaggio dei due interni, ma, nella maggior parte dei casi, di una giocata verticale e diretta sulla direttrice difensore-esterno/punta. La circolazione palla tra i difensori, paziente e finalizzata a trovare lo spazio utile per la giocata e a fare muovere lo schieramento difensivo avversario, si risolve infatti con una giocata verticale verso uno dei 4 giocatori offensivi effettuata dal terzino o dal centrale. Entrano qui in causa i movimenti coordinati e sincronici dei quattro giocatori d’attacco che, ad inizio azione, giocano praticamente sulla stessa linea con i due esterni praticamente sulla linea laterale ad ampliare in larghezza la zona di campo utile al possesso palla. Il ruolo e i movimenti dei due esterni è assolutamente fondamentale. Quasi sempre gli esterni offensivi giocano con i “piedi invertiti” (un mancino a destra e un destro a sinistra). In genere giocatori con meno corsa e meno profondità, ma più tecnici e con capacità di dribbling e assist giocano in fascia col piede invertito; giocatori con maggiori capacità di giocare la profondità giocano invece dal lato del piede forte. Varie e tutte codificate le soluzioni possibili per l’innesco della manovra offensiva. Vediamone a titolo non esaustivo alcune. Una soluzione privilegiata prevede la ricezione interna di uno dei due esterni che taglia dentro il campo. In tale maniera l’esterno a secondo dell’angolo di ricezione, può trovarsi a giocare tra le linee di difesa e centrocampo avversari, con i due interni che fungono un po’ da “specchietto per le allodole”, attirando la pressione dei centrocampisti avversari, non al fine di ricevere il pallone, ma per liberare spazio per la ricezione degli esterni. Rendiamo visivamente quanto descritto con le diapositive.
Nella diapositiva che segue il difensore centrale di destra Ficagna serve in verticale l’esterno destro, il mancino Brienza, che viene dentro il campo.
Un’altra ricezione possibile ha origine dal terzino secondo i movimenti previsti dallo schema che segue.
Alla ricezione interna dell’esterno seguono generalmente un set di movimenti predefiniti degli altri giocatori d’attacco. Una soluzione largamente praticata vede la punta più vicina venire incontro, la punta lontana attaccare la profondità alle spalle della prima punta e l’esterno dal lato opposto rimanere largo pronto a ricevere. Nell’azione che mostriamo di seguito Brienza riceve tra le linee, Calaiò, la punta più vicina, si muove incontro e Caputo, la punta più lontana, attacca la profondità, con Reginaldo, l’esterno dal lato debole, che rimane largo. In questa specifica situazione Brienza serve Calaiò che allarga su Reginaldo.
La caratteristica del gioco di Conte è che, a seguito della circolazione palla tra i difensori, come detto estremamente paziente, dopo l’innesco verticale della manovra offensiva, l’azione viene condotta con massima velocità e con combinazioni rapidissime, preferibilmente a uno-due tocchi. I movimenti senza la palla sono portati in maniera netta. Ciò chiaramente richiede tempi di gioco e tracce portate in maniera assolutamente precisa e sincrona.
Un esempio di quanto detto è mostrato nella serie di diapositive che segue, con Brienza che riceve dentro, innescato stavolta dal centrale del lato opposto. Brienza di prima gioca ancora sul movimento incontro della punta più vicina Calaiò, che alla cieca gioca, ancora di prima e in mezza rovesciata, per il movimento profondo alle sue spalle di Caputo.
Nelle diapositive appena mostrate si nota come l’azione origini da posizione arretrata, in quanto, come detto, la squadra di Conte accetta (ben volentieri) di effettuare la circolazione della palla in zone di campo prossime alla propria area di rigore, cercando in tale maniera di aprirsi il campo.
La giocata di innesco può essere costituita in una giocata diretta verso la punta più vicina al pallone che viene incontro. Anche in questo caso la giocata può provenire dal centrale o dal terzino. Le giocate provenienti dal centrale, a causa dell’angolo di ricezione della punta (generalmente piuttosto piatto e spalle alla porta) generano di solito tracce interne dell’esterno atte a far ricevere lo stesso esterno il passaggio di sponda della punta. Il taglio alle spalle della punta più lontana e la posizione larga dell’esterno dal lato debole forniscono le soluzioni privilegiate per l’esterno che si trova a ricevere dentro il campo.
La ricezione della punta dal terzino, che può avvenire con angoli migliori e capaci di permettere alla punta una giocata maggiormente complessa del semplice scarico dietro, può innescare invece un movimento in profondità dell’esterno che può essere servito direttamente dalla punta (come nelle diapositiva che seguono) o dall’interno che riceve lo scarico della punta.
Gli esterni possono anche ricevere aperti, generalmente, ma non solo, dal terzino. In questo caso la giocata privilegiata, sempre rapidissima e sempre con movimenti netti e precisi, prevede un passaggio interno verso la punta che viene incontro, per ribaltare velocemente il lato dell’azione. Vediamo un paio di esempi. Nel primo esempio il terzino sinistro Rossi serve in verticale Reginaldo che riceve sulla linea laterale. Reginaldo di prima gioca dentro verso Calaiò che può appoggiare dietro, servendo un centrocampista fronte alla porte e ribaltando il gioco.
Nel secondo esempio, che mette in evidenza il movimento sincrono delle punte, Reginaldo, apertissimo, è servito direttamente dal centrale Terzi. L’esterno gioca di prima sul movimento incontro di Caputo che finta lasciando il pallone a Calaiò che lo scarica di prima sullo stesso Caputo che può allargare sull’esterno del lato opposto Brienza.
In questa carrellata come detto non esaustiva delle soluzione offensive delle squadre di Conte, si nota, come già detto, come l’azione parta sempre dai difensori, spesso da posizione campo piuttosto bassa. E’ inoltre evidente come gli interni vengano by-passati nelle fasi decisive della manovra e di come, in tutte le diapositive, rimangano sempre dietro la linea del pallone, in appoggio ai quattro giocatori d’attacco. La loro partecipazione alla fase offensiva si limita alla facilitazione delle circolazione palla tra i difensori e, in un secondo tempo a fornire appoggio ai quattro d’attacco, che, in ogni caso preferenzialmente combinano tra loro. Solo di rado si vede un passaggio di innesco della manovra offensiva da parte di uno dei due interni, sempre di prima e sempre con giocate codificate e automatiche. Un esempio è mostrato nelle figure che seguono in cui l’interno Marrone riceve dal centrale Terzi e di prima gioca in verticale per la punta Caputo che viene incontro.
Per completare la descrizione della fase offensiva manca sottolineare l’interpretazione data al ruolo dai due terzini di fascia. I terzini sono, come ampiamente visto, parte attiva nella circolazione della palla ad inizio azione e nelle fasi di accelerazione e verticalizzazione della manovra. Giocano prevalentemente in appoggio e non si sovrappongono con continuità sugli esterni. Quando lo fanno generalmente sfruttano lo spazio creato dal taglio dentro dell’esterno del lato.
In fase di non possesso palla le squadre di Conte effettuano di norma una pressione piuttosto alta con gli interni, gli esterni d’attacco e le punte.
La linea difensiva sale assieme al resto della squadra, ma, sulla giocata verticale degli avversari, la copertura del difensore che aggredisce il pallone o il portatore di palla è sempre piuttosto pronunciata.
La linea in genere quindi non cerca di mettere in fuorigioco gli avversari, ma di tenere la squadra compatta, pronta ad arretrare e guadagnare tempo quando la palla sorpassa la linea dei centrocampisti. L’atteggiamento degli esterni, in pressione alta, comporta che deputati al raddoppio in fascia a supporto dei terzini siano i due interni. Nella diapositiva che segue si vede come a raddoppiare sull’esterno sia l’interno Carobbio, con Reginaldo in posizione più avanzata.
Al centro dell’area vediamo come la squadra di Conte, sui cross, prenda “a uomo” gli avversari. Per completare la descrizione del comportamento della difesa su palla laterale, ampiamente dibattuto nella stagione della Juventus, vediamo nelle due diapositive che seguono i principi delle squadre del tecnico salentino: l’interno (Marrone) raddoppia in fascia, i difensori centrali rimangono dentro l’area dove prendono “a uomo” gli avversari, l’interno dal lato opposto (Carobbio) può integrare la linea difensiva e l’esterno del lato debole (Reginaldo) non fa il “quinto” di difesa (ciò perché i centrali rimangono dentro e perché, marcando a uomo, non è assolutamente necessario coprire sempre ed integralmente lo spazio), ma rimane fuori dall’area.
Ovviamente uno schieramento che prevede gli esterni così alti in fase di attacco e che assegna loro movimenti di pressione alta in fase di non possesso palla è particolarmente predisposto per le transizioni offensive, godendo di parecchi punti di appoggio sopra la linea del pallone. L’efficacia delle transizione difensive è invece assegnata alla posizione in fase di possesso palla degli interni e dei terzini, che, come ampiamente detto, giocano prevalentemente in posizione di appoggio dei quattro giocatori offensivi.
Sintetizzando, il calcio di Antonio Conte è definibile come un calcio estremamente organizzato, con principi piuttosto chiari e movimenti e linee di passaggio codificate e automatizzate. Caratteristica principale della fase di possesso palla è il gioco a uno-due tocchi, che prevede insistita circolazione di palla tra i difensori, anche in zona di campo piuttosto bassa e accettando rischi pur di non “buttare via” il pallone. La circolazione di palla è propedeutica alla creazione di spazi e invita gli avversari alla pressione per “aprire il campo” alla manovra offensiva. Il passaggio di innesco della fase di attacco è quasi sempre opera di un difensore che serve in verticale uno dei quattro giocatori offensivi. Innescati, i quattro giocano con estrema velocità, con particolare ricchezza di movimenti, netti, precisi, sincroni nello spazio e nel tempo. Le giocate tra i quattro rappresentano la soluzione privilegiata per la ricerca del gol. Fasi di paziente circolazione del pallone seguite da improvvise accelerazioni con combinazioni frenetiche tra i quattro d’attacco, possibili grazie a un assoluta precisione dei tempi e degli spazi dei movimenti.
Prevenendo le prevedibili domande sull’adattabilità dei calciatori attualmente in rosa e di quelli accostati alla Juve in questo inizio di mercato è forse utile tratteggiare le caratteristiche ideali dei giocatori nell’interpretazione del 4-2-4 di Antonio Conte. L’assegnazione ai difensori di lunghe fasi di circolazione palla e del passaggio di innesco delle fasi di attacco comporta le necessità di giocatori di difesa in possesso di buona tecnica e tempi di gioco del pallone. Bonucci, in quest’ottica, esploso non a caso nel Bari di Ventura, è difensore prezioso per questo sistema. Molto meno Chiellini. Ziegler, che si da molto vicino alla Juve, possiede un sinistro sufficientemente educato per giocare bene il 4-2-4 di Conte.
In mezzo al campo, gli interni del 4-2-4 di Conte hanno poche responsabilità in fase di costruzione della manovra, mentre, in fase di non possesso palla coprono ampie porzioni di campo in orizzontale. Felipe Melo ha caratteristiche adattabili a quelle richieste; Marchisio, ottimo in un centrocampo a tre, può adattarsi in virtù della sua versatilità, sacrificando però le sue caratteristiche di inserimento in zona avanzata. Un po’ troppo “mobile” appare invece Sissoko. Pirlo, dato per vicinissimo alla Juventus, appare un lusso non necessario in un sistema che esclude gli interni dalle fasi “calde” delle fasi di attacco, che richiede ampie porzioni di campo da coprire e giocate a uno-due tocchi per rispettare i tempi dei movimenti dei quattro d’attacco. L’”amore” di Pirlo per il pallone paradossalmente potrebbe portare completamente fuori giri i movimenti dei quartetto offensivo.
Tra gli esterni, Krasic potrebbe interpretare il ruolo giocando a destra sul suo piede forte. Pepe potrebbe far parte della batteria di esterni. In ogni caso ci sarebbe necessità di altri due giocatori esterni (di cui almeno uno, se non entrambi, mancini) capaci di giocare dentro il campo e quindi dotati di tecnica, dribbling e capacità di assist.
Nel reparto avanzato, ottimo Quagliarella e bene anche Matri. Appaiono del tutto superflui Iaquinta, Amauri e Toni, troppo lenti, non particolarmente dotati sul piano dei tempi di gioco e poco in grado di giocare combinazioni rapide coi compagni. Considerando Del Piero, serve almeno un’altra punta. E, se dovessi scegliere, i soldi, in un sistema del genere, li investirei pesantemente per una punta (benone, per caratteristiche di rapidità, tecnica e senso del gol Aguero) e per un esterno di assoluta qualità.
Le considerazioni sui giocatori attuali e futuribili della Juventus chiaramente si basano sul 4-2-4 messo in mostra sino a questo punto della carriera da Antonio Conte. Ma gli allenatori cambiano. Chi ci dice che il nostro ex-capitano riproponga alla Juventus il suo 4-2-4?