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(di Antonio Corsa)
Data di nascita: 5 agosto 1982
Nato a: San Severo (FG)
Ruolo: Mediano
Provenienza: Napoli (svincolato)
Premessa: per realizzare questa scheda mi sono affidato ad un numero limitato di partite visionate. Le immagini sono tratte dalla sfida di campionato con la Roma. Per ragioni di spazio, inoltre, non sono state inserite note biografiche approfondite, essendo peraltro comodamente reperibili nel web.
Michele Pazienza è stato probabilmente, fra tutti, il calciatore con meno “stampa” dei meravigliosi “undici” del Napoli 2010/11 di Walter Mazarri ma, per il tecnico toscano, è stato sicuramente, assieme al compagno di reparto Gargano, uno degli elementi più importanti dello “scacchiere” tattico che ha permesso di raggiungere il prestigioso traguardo del terzo posto in campionato con conseguente qualificazione certa alla Champions League. Il 343 del tecnico ex Sampdoria e Reggina non sarebbe stato possibile, infatti, senza il fondamentale lavoro di filtro in mezzo al campo dei due centrocampisti di quantità. Michele, in particolare, ha disputato, a 28 anni suonati, la sua migliore stagione in carriera guadagnandosi un contratto importante (triennale) con i bianconeri.
Per giudicare un calciatore come Pazienza è fondamentale descrivere in premessa la disposizione tattica del Napoli e specificare quelle che sono state le istruzioni del tecnico. I partenopei hanno giocato con tre difensori (di solito Campagnaro, P.Cannavaro e Aronica), due centrocampisti centrali “bassi” come i citati Gargano e Pazienza, due esterni di solito molto alti come Dossena e Maggio e, in avanti, il trio delle meraviglie formato da Lavezzi, Cavani e Hamsik. Il compito dei due centrali è stato esclusivamente difensivo (per capirci ci sono partite dove il nostro neo acquisto non ha letteralmente superato la metà campo). Tre i compiti specifici: 1 pressare di continuo, specie sul pallone (lavoro di squadra, questo, che parte dai tre davanti), 2 coprire gli esterni nelle loro continue folate offensive e 3 marcare – anche a uomo se necessario (es. Robinho contro il Milan) – il trequartista avversario, coprendo i suoi tagli dentro senza palla.
Di seguito tre diapositive esemplificative: nella prima Pazienza raddoppia su Borriello aiutando il centrale, nel caso specifico Aronica, a recuperare palla; nella seconda copre sulla destra un’azione di Vucinic e De Rossi, nata da una palla persa di Maggio, propostosi in attacco. La chiusura laterale, fondamentale, permette al Napoli di non trovarsi in inferiorità numerica; nella terza un esempio di “francobollo” sul trequartista avversario (nella foto è De Rossi che taglia dentro) che permette di coprire un pericoloso taglio dentro senza palla.
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Non credo serva in realtà aggiungere molto. Può forse aiutare un paragone con Momo Sissoko, l’altro nostro centrocampista difensivo attualmente in rosa. Pazienza ha caratteristiche differenti dal maliano: meno esplosivo atleticamente, meno alto, meno bravo nello stacco di testa, meno potente nel fare a sportellate, meno propositivo in avanti (risultati a parte, dico). Ha altre qualità: è senza dubbio molto più disciplinato tatticamente (ci torniamo dopo), più ordinato, più capace di far girare palla (certo non chiedetegli lanci di 20 metri e verticalizzazioni: le farà Pirlo) e, soprattutto, più “economico”. Il suo contratto sarà infatti, stando alle speculazioni lette sui giornali, inferiore di 2/3 volte rispetto a quello dell’ex centrocampista del Liverpool. Per valutarlo correttamente, perciò, Pazienza andrebbe rapportato (anche e soprattutto nei “costi”) proprio al maliano, di cui probabilmente prenderà il posto in rosa. Parentesi su Sissoko: prima dei ripetuti infortuni era uno “splendido anarchico” in grado di dare tanta energia in mezzo al campo. Purtoppo è riuscito a farlo solo in determinate situazioni. E’ infatti a mio avviso totalmente inadatto nel ricoprire qualsiasi ruolo che non sia il 442 facendo il centrale “alto” a pressare sul portatore di palla. Neanche il 424 va bene (Sissoko è come se viaggiasse su delle rotaie: sa fare solo su e giù, mentre lateralmente non si sposta mai, men che meno a coprire). Il meglio di se l’ha mostrato non a caso con Marchisio “a coprirlo” a destra e con Nedved a farlo a sinistra, liberato da ogni compito tattico che non fosse un semplice “aggredire il portatore di palla” modello cane che insegue un pallone (avete mai provato?). Il suo addio, se addio sarà, sarà perciò legato ai continui dubbi tattici, a quelli di natura fisica (troppi infortuni) e all’ingaggio da titolare importante (mentre ormai è stato relegato a panchinaro, da tempo). Pazienza è rispetto a lui molto più tattico (Marchisio non l’avrebbe dovuto coprire, e Nedved avrebbe avuto vita più facile), è più sano (facciamo gli scongiuri) e, come detto, guadagna meno. Risultato: come acquisto “sostitutivo” di Momo ci sta tutto.
Che sia chiaro: così come i precedenti Ziegler e Pirlo, è stato firmato tenendo moltissimo conto dell’aspetto economico: era cioè “conveniente”, tanto che lo si è preso senza ancora aver scelto un allenatore (la firma è un paio di giorni fa, ma l’accordo ovviamente è di parecchio anteriore). Non è stato un’esplicita richiesta tattica di Conte (che, a dirla tutta, non ha richiesto nessuno dei tre) per attuare un determinato modulo, perciò, ma semplicemente una scelta “aziendale” coerente con le ultime effettuate già da gennaio (es. Barzagli ad un ingaggio simile a quello di Legrottaglie ma molto più giovane, o lo stesso Luca Toni, ingaggiatoper meno di quanto prendesse Amauri). Con lui si conclude perciò, una serie di scelte basate sul rapporto qualità/prezzo attuate per abbassare i costi totali della squadra nella filosofia del “vale uguale ma costa meno”. Il suo acquisto è perciò, come i precedenti, da considerarsi “giusto” in relazione allo scopo prefissato, anche se – ovviamente – in linea generale è scontato ribadire come non si tratti di un top player (non è Mascherano, Busquets, Essien, M’Vila o Song, così ci si capisce e lo si riporta sulla Terra) e come il posto più indicato per lui, probabilmente, sarà la panchina. Vale però il Sissoko attuale e costa molto meno. Ci permetterà di liberarci di un ingaggio elevatissimo (specie in rapporto al ruolo, ormai di panchinaro quasi sempre infortunato) e di racimolare qualche milioncino da reinvestire sul mercato. Una operazione “alla Marotta” (nel senso classico), che ci sta. Ovviamente in attesa dei colpi “veri”, promessi da qualche mese a questa parte.
La contestazione che si potrebbe muovere ad DG bianconero è, semmai, di altra natura. Premessi tutti i discorsi fatti finora, non si sarebbe potuto investire su uno dei ragazzi del vivaio (Giandonato?) invece che su un 29enne che comunque ha già dato il massimo? Lo si sarebbe potuto fare tranquillamente, ovviamente (ma cosa si vuole fare? Qual è il programma?). Anche investire qualcosa di più di niente, ma per prendere un promettente 20/22enne (anche straniero) su cui costruire in futuro. E’ un acquisto che oggi risolve un problema ma non porta niente al domani. Un acquisto poco lungimirante, ma buono per le ragioni su esposte. Prima o poi, comunque, dovremo cominciare “anche” a costruire per il futuro. E non l’abbiamo fatto nè con Pirlo nè con Pazienza, al di là di tutte le buoni ragioni possibili (tra l’altro argomentate).