Pensieri e Parole sugli aquilotti 2013/2014

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Messaggio da adrian28scbr » 04.11.13 - 12:31

rionePrati ha scritto:
adrian28scbr ha scritto:Che ce frega dei record, a me piace il violino :toot:
Cerci di cambiare discorso!? :pop1:
:ahah: :ahah: :ahah: :ahah:
Bella questa :mrgreen:

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Messaggio da RUMePERA » 04.11.13 - 12:32

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Messaggio da kolao95 » 04.11.13 - 14:05

:lol: entrambi

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Messaggio da Meridiano » 08.11.13 - 06:38

Intervistato da Mediaset, il presidente della Lazio, Claudio Lotito, ha commentato la vittoria contro l'Apollon: "Mi auguro che la squadra riacquisisca la coscienza dei suoi mezzi e nelle ultime due gare del girone esprima al 100% le sue potenzialità. Abbiamo avuto diverse occasioni da gol che abbiamo sprecato, poi c'è stata una mancanza di lucidità che non ci ha permesso di essere uniti. C'è bisogno di riacquisire coscienza nei nostri mezzi e un sano cinismo. Ci siamo complicati la vita, alcune situazioni hanno evidenziato un calo di concentrazione".

Da cosa dipendono questi risultati?
"Questo lo valuteremo, bisognerà esaminare questo calo di concentrazione. Nessuno mette in dubbio le qualità tecniche dei calciatori, ma questi cali incidono sul morale della squadra".

Stasera non è particolarmente contento...
"Da una parte sono contento per i tre punti, dall'altra non posso gioire per una prestazione del genere. Non è funzionale per una squadra che vuole raggiungere certi livelli".

Dal punto di vista difensivo questa squadra subisce parecchio.
"Dobbiamo valutare quale sarà lo schema migliore per far riacquisire alla squadra la solidità dello scorso anno. Questa squadra è stata falcidiata da infortuni, Konko è rientrato oggi dopo due mesi di assenza. Ci sono anche alcuni fattori esterni che hanno inciso sulle nostre prestazioni. A pieno organico Petkovic potrà testate questa squadra al massimo delle sue potenzialità".

Ha colpe l'allenatore?
"La società non ha mai messo in discussione l'allenatore. I risultati si raggiungono con lo spirito di gruppo e dobbiamo verificare tutta una serie di fattori per far giocare tutti al meglio".
Ultima modifica di Meridiano il 08.11.13 - 06:38, modificato 1 volta in totale.
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Messaggio da rionePrati » 20.11.13 - 02:00

Il presidente che vorrei...
di Paolo Scafati

Il Presidente che vorrei non urla, non inveisce, non offende, non da lezioni. Il Presidente che vorrei non occupa tutti gli spazi audio-video in cui riesce ad infiltrarsi per proclamare il suo “verbo”, predicando una morale obsoleta e “ad personam”, ostentamdo una lazialità più che sospetta o evocando maghi e stregoni.

Il presidente che vorrei non sale sul palco per arringare le folle solo quando “fa bottino” e non scompare dalla scena quando le cose non vanno. Il presidente che vorrei non scarica le colpe dei fallimenti su chi deve fare comunque buon viso a cattivo gioco e non infanga il nome di persone perbene solo perché non condividono il suo “modus operandi”.

Il presidente che vorrei non allontana tutti i laziali come i “mercanti dal tempio” e non si tira indietro davanti a domande scomode spesso offendendo il professionista che ha davanti. Il presidente che vorrei non si crede il migliore imprenditore sulla faccia della terra e non si erige a “cavaliere senza macchia”, ma cerca di imparare dagli errori, dopo averli ammessi.

Il presidente che vorrei non rifiuta ogni suggerimento, non assume “ad interim” tutte le cariche all’interno dell’organigramma societario, non si sente il padrone assoluto di una società di calcio con 114 anni di storia solo perché ne possiede la maggior parte delle azioni fino alla “vitae necisque potestas”, quel potere di vita e di morte che il capo famiglia nell’antica Roma aveva su tutto il “clan”.

Il presidente che vorrei non disprezza quello che non può avere, ma valorizza quello che ha; non fa la voce grossa con i più deboli per poi diventare agnellino davanti ai veri potenti diventandone “tirapiedi”, nella migliore delle ipotesi.

Il presidente che vorrei non si circonda di vassalli, valvassori e valvassini, per poterli muovere a suo piacimento, evitando di doversi confrontare con professionisti competenti in grado di prendere decisioni e di avere la libertà intellettuale di poter andare altrove a svolgere il loro mestiere. Il presidente che vorrei non sminuisce i meriti altrui riconducendo a sé ogni situazione positiva: “l’ho scelto io, l’ho voluto io, l’ho scoperto io...”. Il presidente che vorrei non addita come “banditi” o “ricattatori” tutti quelli non sottostanno alle sue regole di contrattazione e non si fa attendere per ore agli appuntamenti liquidando chi se ne va con un “peggio per lui” o commenti ancor più coloriti e offensivi.

Il Presidente che vorrei non appare ad ogni evento più o meno mondano cittadino per poi dimenticarsi di presenziare ai funerali chi ha fatto la storia della squadra più antica della capitale, inviando in sua vece il cortigiano di turno. Il Presidente che vorrei non deve andare tutte le domeniche allo stadio solo per sfidare minoranze più o meno sparute e non deve battibeccare con i tifosi protetto da cordoni di body guard, talvolta invitando le forze dell’ordine a prendere gli estremi dei documenti di chi osa contestarlo minacciando ridicole denunce.

Il Presidente che vorrei non ha solo il ghigno di chi, come il marchese del Grillo, sembra dirti “perché io so io, e voi nun siete un cazz….”, ma ogni tanto un sorriso te lo fa anche a fondo perduto, senza chiedere niente in cambio, facendo trasparire umanità ed emozioni, vere.

Il Presidente che vorrei non butta via i soldi, soprattutto se non sono i suoi, ma investe quello che può con intelligenza, come un buon padre di famiglia. Il presidente che vorrei se può non fa la spesa solo al discount, ma risparmia da una parte per poter avere risorse per altro e non stordisce il tifoso con cantilene di realismo, ma lascia aperta una finestra sulla fantasia. E non alimentandola con promesse impossibili da mantenere, ma con la speranza che domani, chissà. Perché la passione del tifoso, soprattutto quello laziale, va alimentata, non soffocata o repressa.

Vorrei un Presidente che davanti alla possibilità di realizzare uno stadio valuti in modo serio se, prima di avventurarsi in progetti più commerciali che sportivi su terreni paludosi, non si possa rendere il Flaminio quella casa che i laziali da sempre sognano, con tanto di museo e sede della polisportiva.

Vorrei un Presidente che quando deve scegliere un allenatore non pensi soltanto a chi può meglio sottostare in silenzio davanti alle sue mancate campagne acquisti o rinnovi di contratto, ma che scelga soprattutto una figura che abbia personalità, capacità e magari anche un pizzico di lazialità. Insomma, che non pensi a De Biasi ma a Simeone, per esempio.

Vorrei un Presidente che si faccia sentire nel “palazzo” quando ce n’è bisogno, e non che bussi sempre ad ogni porta per meri interessi propri. Sogno qualcuno che deleghi a personaggi dalla personalità e dal carisma unanimemente riconosciuti, in grado di far valere le proprie ragioni senza per forza di cose dover innalzare barricate.

Il Presidente che vorrei dovrebbe poter comparire sui tabelloni dello stadio senza raccogliere bordate di fischi, senza dover chiedere gentilmente ai tifosi di poter fare il giro di campo per esibire un trofeo, senza dover scappare alla “chetichella” e protetto dalla scorta dopo ogni sconfitta. Il Presidente che vorrei non sfoggia frasi ad effetto ma partecipa al dolore dei tifosi, non offende ma commemora, non dimentica ma ricorda, non promette ma realizza.

Il Presidente che vorrei non mi fa vergognare ogni volta che appare in TV, ma rappresenta con i comportamenti quello stile che da sempre il laziale si vanta di avere. Il presidente che vorrei non si rende protagonista di esilaranti siparietti, non offre il fianco all’avversario di sempre partecipando a fiction o filmetti di dubbia ironia, finendo col diventare il Presidente del Borgorosso F.C. in chiave moderna. Venedizioni e malocchi compresi…

Il Presidente che vorrei cerca di trattenere o attirare ex che sanno di Lazio e di calcio più di lui, ovvero di pallone, per dare al laziale dei riferimenti; perché chi la Lazio ce l’ha dentro, deve stare dentro la Lazio.

Basta pensare che questo è l’approccio con cui un personaggio come Thohir, che viene dall’altro capo del mondo geograficamente e culturalmente, si sta calando nella realtà interista, non tagliando il filo con il passato e la storia, meditando di richiamare ex di carisma e dicendo: “L’Inter non è mai, ma della gente che la ama”.

Il Presidente che vorrei mi permetterebbe di ridare alla mia Lazio il titolo di “cosa più importante tra le meno importanti”, mentre ora la annovero semplicemente tra le meno importanti. Il presidente che vorrei mi aiuterebbe a trasmettere a mio figlio quella passione che purtroppo è in stand-by e che aspetta solo una scintilla per riattivarsi e un capo normale, non uno sceicco.

Ma il Presidente che vorrei in questo momento non c’è, perché per me esiste soltanto un azionista di maggioranza autoritario, presuntuoso, incompetente, spocchioso, antipatico e forse anche romanista. E so bene che quello attuale non lascerà mai di sua spontanea volontà, neanche davanti a eventuali offerte faraoniche. Quindi, personalmente le mie uniche speranze le ripongo nella Divina Provvidenza.

Perché on me la sento neppure di esortarlo e ho smesso da tempo di illudermi; perché ho imparato che le dittature si abbattono soltanto con le rivoluzioni di piazza e/o con l’aiuto di alleati potenti. E a lume di naso il popolo laziale non mi pare ancora pronto ad imbracciare le armi come una voltané vedo all’orizzonte soggetti pronti ad appoggiarci.

Ma come recita uno spot pubblicitario: “Immagina, puoi”. E allora, chiudo gli occhi e sogno…

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Messaggio da rionePrati » 21.11.13 - 09:06

L'appello di Buccioni: "La Lazio ha bisogno del suo museo"
Fonte: Lalaziosiamonoi.it

In una lettera pubblicata nell'edizione odierna de Il Tempo, Antonio Buccioni, presidente della Polispartiva Lazio, si augura che la più antica e gloriosa società capitolina possa avere prima o poi il suo museo.

"Applaudo l’iniziativa della Roma che avrà a Testaccio una mostra che sarà visitabile per alcuni mesi ma rilevo, con rammarico, che tutti i passi compiuti ripetutamente negli anni per dotare la Società Sportiva Lazio di una location dove ospitare un museo che ricordi la propria storia, sono al momento stati vanificati dai fatti. La Roma nasce nel 1927 come sodalizio calcistico. La Lazio invece nasce ventisette anni prima, ha una vocazione sportiva di cui la sezione calcistica costituisce ad oggi il momento più amato ma non quello originario e più glorioso. Questo comporta un’enormità di testimonianze, di documenti, di cimeli, di trofei e di ricordi più vasta di quella che può avere la Roma. Tanto materiale che non aspetta altro se non diventare di pubblico dominio e godimento. Al momento però non c’è nessuna prospettiva, ho ricevuto solo tante promesse. Per la ricerca di un luogo dove costruire un museo della Lazio, ci siamo sempre concentrati su caserme dismesse nella zona del Flaminio dove la società è nata o nel quadrilatero dell’antica Piazza d’Armi. Ora abbiamo nuovi interlocutori pubblici, tra cui il sindaco Marino, il presidente della Regione Zingaretti e il ministro della difesa Mauro: mi auguro che questo impegno morale venga portato avanti dalle istituzioni, per non privare la città di una testimonianza storica così importante".

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Messaggio da rionePrati » 22.11.13 - 19:52

La Nord si mobilita per la Sardegna, da domani al via la raccolta di beni di prima necessità
Pubblicato il 21 novembre alle ore 23:12
Fonte: Antoniomaria Pietoso - Lalaziosiamonoi.it

Il ciclone Cleopatra ha lasciato dietro di sè ben 16 morti e migliaia di sfollati oltre ovviamente ai danni incalcolabili per tutta la Sardegna. La Curva Nord, sempre sensibile a questi avvenimenti, non è rimasta a guardare e da domani inizieranno una raccolta di beni di prima necessità per le popolazioni sarde che si impegneranno a portare direttamente di persona ad Olbia. I punti dove potranno essere lasciati i beni sono: il pub Excalibur sito in piazza vescovio, il Bar Scuti di via Renato Fucini 77 e La Taverna der Sercio di via Nocera Umbra 200.

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Messaggio da rionePrati » 26.11.13 - 11:26

Alessandro Cochi rilancia la questione stadi: "Quando vince e quando perde la Storia..."
Fonte: Niccolò Gaetani-Lalaziosiamonoi.it

Alessandro Cochi, membro dell'assemblea capitolina ed ex delegato alle politiche sportive del comune di Roma, ha scritto una lettera in cui rilancia l'idea che porta avanti da anni: restituire alle due società romane i loro vecchi impianti, lo Stadio Flaminio alla Lazio e il Campo Testaccio alla Roma. Oltre alla annosa questione stadi, viene ribadita - seguendo quanto dichiarato più volte da Antonio Buccioni - anche la necessità di creare un museo biancoceleste dedicato alle oltre 50 sezioni della polisportiva. Di seguito la lettera in versione integrale:

Qualche tempo fa, da Delegato alle Politiche Sportive di Roma Capitale, portai avanti una battaglia giocata su due fronti. Due binari paralleli che confluivano, però. La battaglia era quella di "restituire" Campo Testaccio alla Roma e lo Stadio Flaminio alla Lazio: unica vincitrice, sarebbe stata la Storia.
Si, perché a Campo Testaccio è nata la leggenda della Roma. E allo Stadio Flaminio, poi "Nazionale", c'era la casa della Lazio, proprio accanto ad un'altra storica casa con le tribune di legno dipinte di bianco e celeste, la "Rondinella". In un calcio da signori, d'altri tempi, la Lazio "prestò" il suo campo da gioco alla Roma e proprio al Flaminio i giallorossi vinsero il loro primo Scudetto.
Di questo progetto, lato Roma, ne parlai con l'attuale Direttore Generale, Mauro Baldissoni: «Operazione molto interessante», questo fu l'esito di una riunione. Oggi, come la gente ha potuto acquisire a mezzo stampa, il progetto potrebbe andare avanti. Un progetto che, ovviamente, sento anche un po' mio e che spero vada in porto quanto prima. A Testaccio potrebbe essere protagonista una costola del settore giovanile, potrebbe nascere un museo della prima Roma, ci potrebbe essere un punto di aggregazione dal forte valore culturale e sociale. Adesso non sarebbe davvero una cattiva idea intitolarlo al “fornaretto” di Frascati Amedeo Amadei grande protagonista per diversi anni in quel campo.
Il Comune con il Sindaco e l’ assessore Pancalli in testa non si limitino a facili proclami. Convochino subito il Concessionario Pup al tavolo tecnico non ancora costituito insieme all’ Assessore alla Mobilità, Ufficio Pup, Avvocatura comunale, Sovraintendenze, concessionario sportivo e l’A.S. Roma
Lo stesso passaggio feci con il Presidente Lotito per la Lazio: gli proposi l’idea del possibile uso in concessione dello Stadio Flaminio con lo scopo, giovanili e museo a parte, di farne un centro polisportivo. Non tutti sanno che, all'interno dell'impianto ci sono palestre, uffici, c'è una piscina. Tutto, con al di sotto resti antico romani di grandissimo valore. Occasione ghiotta per una società che annovera cinquanta sezioni e che rappresenta un gigante dello sport romano. In questo caso Lotito dichiarò non funzionale e antieconomico il progetto.
Non tutte le battaglie si vincono. A vincere o perdere, a volte, è proprio la Storia.
La causa del Flaminio potrebbe essere sposata oggi dalla Federazione Italiana Giuoco Calcio per creare una Coverciano romana proprio nel campo che vide protagonisti gli azzurri vincitori a Roma dei Mondiali del 1934.
Fa bene il Presidente della Polisportiva Antonio Buccioni a chiedere attenzione per lo spazio museale biancoceleste dedicato alle oltre 50 sezioni e alla sua storia ultracentenaria
Tutto questo mentre l’annosa “legge sugli stadi” tarda ad arrivare…

ALESSANDRO COCHI

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Messaggio da rionePrati » 02.12.13 - 14:50

STAZIONE TERMINI...
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Messaggio da Shailok » 02.12.13 - 16:32

rionePrati ha scritto:STAZIONE TERMINI...
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:ahah: l hai scritta tu?? domani che vado all uny passo da li e la vado a leggere :mrgreen:
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Messaggio da rionePrati » 04.12.13 - 02:27

Cragnotti: "Noi eravamo troppo avanti, la banca ha ucciso il progetto"
di Stefano Greco

"Noi eravamo troppo avanti. Il calcio italiano manca di mentalità imprenditoriale. Lo staff dirigenziale della banca non era all’altezza per poter sostenere progetti di ampia visione. Ed è il problema che affligge ancora oggi tutto il sistema industriale italiano".

Banche e plusvalenze, Scudetti e stadi. È un Sergio Cragnotti a tutto campo quello intervistato da Stefano Greco per la seconda puntata di “48 minuti” il programma di Sport Uno (visibile al canale 60 del digitale terrestre, 5060 decoder SKY HD e al 44 di Tivusat) – in onda oggi alle ore 16 e in replica alle 21 - che ogni settimana ospita un grande personaggio dello sport per un’intervista a 360°.

Formatosi nel gruppo Ferruzzi, negli anni ’90 dà vita ad un grande gruppo alimentare che ruota intorno alla Cirio, che però terminerà in un crack per il quale Cragnotti è stato condannato in primo grado a 9 anni di reclusione. Sale alla ribalta dei media nel 1992, quando acquista la SS Lazio portandola a diventare la prima società calcistica quotata in Borsa nel 1998, e a vincere 7 trofei in due anni, compreso lo Scudetto del 2000. Nel 2002 inizia la crisi del suo gruppo che lo porta a cedere tutto alle banche.

E proprio da una banca, Capitalia (fusasi nel 2007 con Unicredit), parte l’attacco di Cragnotti. “La Banca di Roma negli anni novanta governava il territorio romano. La Lazio rappresentava un buon investimento, e poi era un affare di cuore. Ma non credo che sia stato il presidente Geronzi a decidere di far mancare il sostegno alla mia idea industriale e calcistica, ma da chi faceva parte della sua equipe. Lo staff dirigenziale della banca non era all’altezza per poter sostenere progetti di ampia visione. Ed è il problema che affligge ancora oggi tutto il sistema industriale italiano”.

La stessa accusa Cragnotti la indirizza alla FIGC e al calcio italiano. “Il calcio italiano manca di mentalità imprenditoriale. Ma non mi sono mai pentito di essere entrato nel mondo del calcio. Mi è mancata solo la Champions League, alla quale volevo arrivare attraverso un progetto industriale che la Federcalcio rifiutò, ma che poi in seguito hanno copiato tutti. Noi eravamo troppo avanti. La quotazione era il mezzo per portare la Lazio nel mercato globale tramite le vittorie e la Lazio all’epoca era la squadra più forte del mondo, come ha raccontato anche Sir Alex Ferguson, che raccontato avere tra i grandi rimpianti della sua vita l’aver perso la finale di Supercoppa a Montecarlo contro di noi. E la maglia della Lazio si vendeva come prima maglia nei negozi ufficiali del Manchester United”.

Temi di questi giorni: gli stadi di proprietà e gli investimenti stranieri. “In quel momento c’era veramente la volontà di costruire lo stadio. Avevamo individuato l’area (la Bufalotta), poi per i soliti problemi burocratici il progetto venne meno. Oggi, come è successo con l’Inter e come succederà con altri, i capitali stranieri arriveranno nel calcio italiano se saprà dare delle assicurazioni agli investitori. Il sistema è globale, il calcio non può essere più un qualcosa di provinciale, che si limita ad una stracittadina, legando le soddisfazioni ad una vittoria nel derby ”.

L’alleanza con Franco Sensi. “Franco Sensi riconobbe che sostenere idee comuni avrebbe dato forza alla Roma come alla Lazio. Volevamo far diventare Roma anche la Capitale del calcio italiano. E per qualche anno ci siamo riusciti. Con la nostra presenza al vertice avevamo eliminato le squadre del Nord. Ma il grande progetto industriale si è interrotto bruscamente con l’uscita di scena del sottoscritto e a causa della malattia di Franco. E con Calciopoli qualcosa si è scoperto su come era governato allora il calcio italiano e si è capito perché abbiamo vinto così poco”.

Per vincere gli investimenti furono enormi. “Si è investito tanto, ma la logica era che si comprava un grande campione e si cedevano un paio di buoni giocatori che avevamo valorizzato per finanziare l’operazione. Le cosiddette plusvalenze. Signori all’inizio, per dare alla gente un idolo in cui identificarsi, Mancini era un grande campione e anche un uomo di personalità e di grande intelligenza – con cui alla fine il rapporto si rovinò per ragioni personali - poi Veron, Boksic, un mio pupillo, e Nedved, che fu una scoperta di Zeman”.

Chiosa finale sul suo successore la Lazio, Claudio Lotito e un’ultima stoccata a Capitalia. “Il debito della Lazio non l’ho creato io. Ha preso tutto in mano in mano la banca, compresa la gestione della squadra di calcio. Evidentemente qualcosa non ha funzionato. Lotito ha fatto quello che si prevedeva e che poteva fare. Ha tirato fuori da una crisi profonda la società e gli ha dato una stabilità, ma per ottenere i grandi risultati servono grandi investimenti, quindi credo che il presidente dovrà fare uno sforzo, oppure chiedere aiuto all’azionariato”.

La programmazione: “48 minuti” va in onda con due puntate ogni settimana. La prima ogni lunedì alle 18 e in replica il sabato alle 21, la seconda alle 16 e alle 21 la domenica.
:claphands:

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Messaggio da Shailok » 04.12.13 - 10:10

Da sta intervista sembra che Cragnotti sia pulitissimo e non abbia commesso alcun intrallazzo peccato però che la magistratura (per ora solo in I* grado,mancano gli altri due) non sia dello stesso avviso e l abbia condannato a NOVE anni di reclusione e qualche anno pure ai suoi figli... :segreto:
Ultima modifica di Shailok il 04.12.13 - 10:11, modificato 1 volta in totale.
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Messaggio da Shailok » 04.12.13 - 10:13

La parte dell intervista che condivido di più è: " E con Calciopoli qualcosa si è scoperto su come era governato allora il calcio italiano e si è capito perché abbiamo vinto così poco”. :up:
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Messaggio da RUMePERA » 04.12.13 - 10:19

Shailok ha scritto:La parte dell intervista che condivido di più è: " E con Calciopoli qualcosa si è scoperto su come era governato allora il calcio italiano e si è capito perché abbiamo vinto così poco”. :up:
...e come no, infatti lo scudetto che hanno vinto è stato quanto di più lineare si sia visto in quegli anni, peraltro in piena Calciopoli.

Una persona ragionevole come può pensare che con una cupola mafiosa quale quella istituita da Moggi e scagnozzi sia potuto succedere ciò che è avvenuto a Perugia?

In pratica c'è un deus ex machina che manovra tutto il calcio e poi la sua squadra perde lo scudetto all'ultima giornata in una situazione che non è border-line, ma chiaramente assurda, perché su quel campo non si poteva giocare.

Una persona ragionevole come può pensare contemporaneamente che ci fosse la Cupola e che quella partita rientrasse nella gestione mafiosa del calcio?

A chiusura doverosa, vorrei mettere in chiaro che non sto discutendo riguardo il merito della Lazio nel vincere quel campionato (che la Juve giustamente perse per aver dilapidato un vantaggio considerevole) perché quella squadra era favolosa.

Il mio unico appunto è proprio questo: se c'è la mafia, come si fa ad assegnare uno scudetto in sfregio alle più elementari regole?
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Pensieri e Parole sugli aquilotti 2013/2014

Messaggio da Shailok » 04.12.13 - 10:49

RUMePERA ha scritto:
Shailok ha scritto:La parte dell intervista che condivido di più è: " E con Calciopoli qualcosa si è scoperto su come era governato allora il calcio italiano e si è capito perché abbiamo vinto così poco”. :up:
...e come no, infatti lo scudetto che hanno vinto è stato quanto di più lineare si sia visto in quegli anni, peraltro in piena Calciopoli.

Una persona ragionevole come può pensare che con una cupola mafiosa quale quella istituita da Moggi e scagnozzi sia potuto succedere ciò che è avvenuto a Perugia?

In pratica c'è un deus ex machina che manovra tutto il calcio e poi la sua squadra perde lo scudetto all'ultima giornata in una situazione che non è border-line, ma chiaramente assurda, perché su quel campo non si poteva giocare.

Una persona ragionevole come può pensare contemporaneamente che ci fosse la Cupola e che quella partita rientrasse nella gestione mafiosa del calcio?

A chiusura doverosa, vorrei mettere in chiaro che non sto discutendo riguardo il merito della Lazio nel vincere quel campionato (che la Juve giustamente perse per aver dilapidato un vantaggio considerevole) perché quella squadra era favolosa.

Il mio unico appunto è proprio questo: se c'è la mafia, come si fa ad assegnare uno scudetto in sfregio alle più elementari regole?
La Lazio vinse perché aveva uno squadrone,perché voi forti delle vostre convinzioni di essere i più forti pensavate che comunque l avreste vinto facilmente lo scudo e per ultimo perché avvolte si abbatte la scure della giustizia divina in quel caso sotto forma di diluvio! :mrgreen:
S.S. Lazio 1900 "quelli che hanno portato il calcioSCOMMESSE a Roma"...

S.S. Lazio 1900 la società calcistica italiana più implicata negli scandali del calcioscommese...ancora parlano di moralità e etica sportiva...

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