Meridiano ha scritto:Aspetto il commento di Alexito90
![lol :lol:](./images/smilies/21.gif)
Giuro che leggo solo ora, sei un mago
'mazza quanto scrivete!
Di solito sono io che mi dilungo qui dentro ma a quanto vedo sono stato ampiamente superato
Comunque, a parte il discorso sulle reti subite che mi sembra lapalissiano (e non solo a livello italiano, anche se da noi è maggiormente evidente), secondo me è anche sbagliato ridurre il tutto ad una mera questione statistica.
E' improbabile, e questo lo dicono gli almanacchi, che una squadra in serie A vinca qualcosa con un +35/40 di differenza reti ma con tante reti subite, ovvero che una squadra segni e subisca tanto allo stesso tempo e poi vada a vincere il titolo.
Tutto questo per un semplice motivo, e qui mi accodo all'ottima disamina di crash: la A è un campionato duro, arcigno, dalle ferree regole tattiche, dove si pedala tanto e bisogna curare ogni dettaglio anche a scapito della qualità del gioco. Per quanto si possa avere una fase offensiva stellare non si può prescindere dall'equilibrio di squadra, è un discorso più generale per cui le squadre vincenti sono squadre storicamente armoniche, tutti attaccano e tutti difendono e non si creano evidenti squilibri di trazione se non in sporadiche occasioni. Dimentichiamo il Barcellona perchè è un caso più unico che raro, è forse l'unico esempio degli ultimi 30-40 anni di storia calcistica in cui una squadra protagonista a livello nazionale ed europeo è palesemente improntata all'attacco per via di una superiorità nel possesso palla che impedisce materialmente all'avversario di rendersi pericoloso. E quindi non prendiamoci in giro: non si può sempre vincere 4-0, ma neanche sempre 5-4 (è evidente in questi casi che si tratta di match pirotecnici assolutamente da tripla, e non ti può andar sempre bene, prima o poi perdi 4-5 e la cosa si ripeterebbe anche). Bisogna saper raccogliere quegli otto/nove 1-0/2-1 stagionali in partitacce in cui la squadra non gira, le partite che davvero decidono i campionati.
Detto ciò, sicuramente Zeman non aveva a disposizione una rosa perfetta nè perfettamente idonea al suo modo di intendere il calcio. Ma il punto è che i migliori allenatori si fanno plasmare dai loro uomini e plasmano a loro volte le squadre, è un processo bilaterale, e quando il giochino si inceppa la colpa è sempre da dividere equamente. Dunque giocatori inadatti alla causa, ma un allenatore che per l'ennesima volta dimostra di non sapersi smarcare troppo dalle sue rigidità.
Per gli appassionati della racchetta, penso che Zeman sia un po' il Dolgopolov del calcio: chi ha mai visto giocare il tennista ucraino sa che è meravigliosamente bello da vedere, fa cose fantascientifiche ma difensivamente è solido ed efficiente come un fossato alto 3 centimetri. Dolgopolov sa benissimo che senza l'acquisizione di un vero equilibrio nel gioco da fondo campo non riuscirà mai a lottare per nulla di importante, ma il suo modo di intendere il tennis è quello. Allo stesso modo Zeman credo sappia che la strada da lui intrapresa non potrà mai condurlo ad essere un allenatore vincente, di questo devono convincersi soltanto coloro che con un pizzico di nostalgia sperano che prima o poi la favola del bello e spregiudicato gioco zemaniano si tramuti in trofei e coppe come piovesse. Ma non accadrà.