analisi tattiche interessanti
Inviato: 22.09.08 - 19:20
Ho preso questo interessante articolo da "ilromanista.it"...si riferisce alla partita contro la Reggina...penso che da oggi vedremo in campo una nuova Roma, o meglio disposta diversamente (4-1-4-1)...
PS: capirete anche leggendo solo il grassetto...
AS ROMA | oggi - ore 11:04
De Rossi s'abbassa,
tutta la Roma si rialza
DANIELE LO MONACO
Settimane di discussioni su questioni di ordine psicologico, atletico, tecnico, tattico, sondaggi tra tifosi comuni e più conosciuti, dibattiti radiofonici e televisivi, inchieste giornalistiche approfondite e insinuanti, poi sposti di cinque metri un giocatore e all’improvviso ritrovi la Roma. Se amassimo certe frettolose conclusioni, potremmo davvero sostenere e argomentare la teoria pro domo nostra per cui alla moribonda squadra giallorossa sia bastato invertire il triangolo dei centrocampisti per arrivare all’immediata guarigione dando pure sprazzi di sorprendente vitalità. Ma chi segue questa rubrica sa che per quanto in essa si trovino spesso spiegazioni logiche per capire attraverso la lente d’ingrandimento dell’analisi tattica il senso di una partita, non c’è mai stata poi la pretesa di fornire un’unica chiave di lettura a quel gaudioso mistero chiamato calcio. Però alla fine della gara anche Spalletti s’è soffermato su un aspetto che non su tutti i giornali è stato colto: «Effettivamente, spostare De Rossi quale unico filtro davanti alla difesa avanzando Brighi sulla linea di Aquilani e dei due esterni ci è servito per difenderci con più ordine senza mai lasciare quell’imbuto centrale che in queste ultime partite ci ha creato molte difficoltà». Vediamo di spiegare meglio.
Provate a disegnare in maniera simmetrica su un foglio rettangolare, il nostro immaginario campo di calcio, gli undici puntini del consueto sistema tattico della Roma, con un portiere, quattro difensori, due mediani davanti alla difesa, tre trequartisti e una punta. Vedrete che nel fondamentale presidio di fronte alla linea difensiva, i due mediani si dividono porzioni di campo uguali e, in linea teorica, gli avversari che da quella parte attaccheranno. Ma se nel dispositivo avversario è prevista la presenza di un uomo solo in quella zona, piazzato magari alle spalle del singolo o dei due attaccanti, non è facile dividersi l’onere della sua marcatura, soprattutto quando la condizione non è ancora brillantissima. E’ quello che è accaduto a Palermo, ad esempio, quando l’intelligentissimo Simplicio ha messo da solo in difficoltà Pizarro e De Rossi (poi Brighi) piazzandosi sempre alle spalle del mediano più avanzato, costringendo ad “uscire” un difensore per marcarlo e liberando così grandi varchi per Miccoli e Cavani più avanti. Anche allora la soluzione sarebbe stata quella di abbassare un mediano romanista, ma l’uscita prematura di De Rossi (perfetto per questo ruolo) ha costretto Spalletti a continuare così.
Questa soluzione ha dato maggior solidità alla Roma contro la Reggina e psicologicamente le ha consentito di acquisire serenità nell’evoluzione dell’incontro che infatti ha gestito con crescente convinzione, fino al gol, poi bissato ad inizio ripresa. E in vantaggio, e rassicurata della propria compattezza, la squadra non ha mai perso equilibrio (se non in un paio di ripartenze causate da appoggi sbagliati, e comunque subito contenute) e alla fine ha concesso appena un tiro nello specchio alla Reggina, piacevole novità rispetto ai 9 del Cluj, ai 6 del Palermo, ai 6 del Napoli, ai 10 dell’Inter. Un dato su tutti indica la ritrovata solidità: la lunghezza media sul campo stavolta è stata contenuta in 46,4 metri, misura più che accettabile ma ulteriormente migliorabile. Anche la Reggina è rimasta corta, addirittura di più (41,6), ma col baricentro tutto spostato all’indietro (48 metri rispetto ai 56 giallorossi): e quindi è rimasta lontanissima dalla porta di Doni.
Qualche indicazione, infine, sui singoli: Menez è andato bene soprattutto per gli strappi che sa dare alla manovra con le sue accelerazioni palla al piede, ma a volte questo può essere anche un difetto. Il francese ancora partecipa poco alla manovra (un paio di volte ha preferito la conclusione personale invece che servire compagni meglio piazzati) e tiene troppo la palla anche per la sua innata tendenza all’accentramento (spesso Spalletti gli ricordava di restare largo): ma migliorerà con gli allenamenti tattici specifici. E poi Taddei, che è tornato ad incidere pesantemente: Rodrigo è stato il secondo dopo De Rossi per numero di giocate utili, quello che ha subito più falli, il secondo dopo Brighi per gli assist e il terzo a recuperare palloni. Quantità nella qualità: la sua specialità.
PS: capirete anche leggendo solo il grassetto...
AS ROMA | oggi - ore 11:04
De Rossi s'abbassa,
tutta la Roma si rialza
DANIELE LO MONACO
Settimane di discussioni su questioni di ordine psicologico, atletico, tecnico, tattico, sondaggi tra tifosi comuni e più conosciuti, dibattiti radiofonici e televisivi, inchieste giornalistiche approfondite e insinuanti, poi sposti di cinque metri un giocatore e all’improvviso ritrovi la Roma. Se amassimo certe frettolose conclusioni, potremmo davvero sostenere e argomentare la teoria pro domo nostra per cui alla moribonda squadra giallorossa sia bastato invertire il triangolo dei centrocampisti per arrivare all’immediata guarigione dando pure sprazzi di sorprendente vitalità. Ma chi segue questa rubrica sa che per quanto in essa si trovino spesso spiegazioni logiche per capire attraverso la lente d’ingrandimento dell’analisi tattica il senso di una partita, non c’è mai stata poi la pretesa di fornire un’unica chiave di lettura a quel gaudioso mistero chiamato calcio. Però alla fine della gara anche Spalletti s’è soffermato su un aspetto che non su tutti i giornali è stato colto: «Effettivamente, spostare De Rossi quale unico filtro davanti alla difesa avanzando Brighi sulla linea di Aquilani e dei due esterni ci è servito per difenderci con più ordine senza mai lasciare quell’imbuto centrale che in queste ultime partite ci ha creato molte difficoltà». Vediamo di spiegare meglio.
Provate a disegnare in maniera simmetrica su un foglio rettangolare, il nostro immaginario campo di calcio, gli undici puntini del consueto sistema tattico della Roma, con un portiere, quattro difensori, due mediani davanti alla difesa, tre trequartisti e una punta. Vedrete che nel fondamentale presidio di fronte alla linea difensiva, i due mediani si dividono porzioni di campo uguali e, in linea teorica, gli avversari che da quella parte attaccheranno. Ma se nel dispositivo avversario è prevista la presenza di un uomo solo in quella zona, piazzato magari alle spalle del singolo o dei due attaccanti, non è facile dividersi l’onere della sua marcatura, soprattutto quando la condizione non è ancora brillantissima. E’ quello che è accaduto a Palermo, ad esempio, quando l’intelligentissimo Simplicio ha messo da solo in difficoltà Pizarro e De Rossi (poi Brighi) piazzandosi sempre alle spalle del mediano più avanzato, costringendo ad “uscire” un difensore per marcarlo e liberando così grandi varchi per Miccoli e Cavani più avanti. Anche allora la soluzione sarebbe stata quella di abbassare un mediano romanista, ma l’uscita prematura di De Rossi (perfetto per questo ruolo) ha costretto Spalletti a continuare così.
Questa soluzione ha dato maggior solidità alla Roma contro la Reggina e psicologicamente le ha consentito di acquisire serenità nell’evoluzione dell’incontro che infatti ha gestito con crescente convinzione, fino al gol, poi bissato ad inizio ripresa. E in vantaggio, e rassicurata della propria compattezza, la squadra non ha mai perso equilibrio (se non in un paio di ripartenze causate da appoggi sbagliati, e comunque subito contenute) e alla fine ha concesso appena un tiro nello specchio alla Reggina, piacevole novità rispetto ai 9 del Cluj, ai 6 del Palermo, ai 6 del Napoli, ai 10 dell’Inter. Un dato su tutti indica la ritrovata solidità: la lunghezza media sul campo stavolta è stata contenuta in 46,4 metri, misura più che accettabile ma ulteriormente migliorabile. Anche la Reggina è rimasta corta, addirittura di più (41,6), ma col baricentro tutto spostato all’indietro (48 metri rispetto ai 56 giallorossi): e quindi è rimasta lontanissima dalla porta di Doni.
Qualche indicazione, infine, sui singoli: Menez è andato bene soprattutto per gli strappi che sa dare alla manovra con le sue accelerazioni palla al piede, ma a volte questo può essere anche un difetto. Il francese ancora partecipa poco alla manovra (un paio di volte ha preferito la conclusione personale invece che servire compagni meglio piazzati) e tiene troppo la palla anche per la sua innata tendenza all’accentramento (spesso Spalletti gli ricordava di restare largo): ma migliorerà con gli allenamenti tattici specifici. E poi Taddei, che è tornato ad incidere pesantemente: Rodrigo è stato il secondo dopo De Rossi per numero di giocate utili, quello che ha subito più falli, il secondo dopo Brighi per gli assist e il terzo a recuperare palloni. Quantità nella qualità: la sua specialità.