Terremoto in Abruzzo:294 morti, 100 mila sfollati
Riguardo alla 'querelle' (se scrive così?) su Roma, sinceramente penso che tarantocalcio si riferisse alla notizia ansa che ho postato e non a quello che scrivevamo io e crash.
D'altra parte, l'interpretazione a mio avviso è molto più immediata e semplice di quanto possa apparire: la notizia è stata postata praticamente in tempo reale, quindi chi l'ha scritta ha sentito la scossa di persona e molto presumibilmente era a Roma. Dicendo che è stata avvertita anche a Roma, dando per scontato che la scossa partisse da L'Aquila, ha dato semplicemente un'informazione in più.
Se fosse stato a Taranto avrebbe scritto che la scossa è stata avvertita anche a Taranto, tutto qui.
Non credo si volesse fare del campanilismo.
D'altra parte, l'interpretazione a mio avviso è molto più immediata e semplice di quanto possa apparire: la notizia è stata postata praticamente in tempo reale, quindi chi l'ha scritta ha sentito la scossa di persona e molto presumibilmente era a Roma. Dicendo che è stata avvertita anche a Roma, dando per scontato che la scossa partisse da L'Aquila, ha dato semplicemente un'informazione in più.
Se fosse stato a Taranto avrebbe scritto che la scossa è stata avvertita anche a Taranto, tutto qui.
Non credo si volesse fare del campanilismo.
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Re: Terremoto in Abruzzo:289 morti, 100 mila sfollati
si esatto mi riferivo alla notizia ansa e in generale ai media nn a voi ;-) cmq volemoSe bene
cmq alexito era dialetto jesino :linguaccia:
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Ultima modifica di tarantocalcio il 10.04.09 - 18:52, modificato 1 volta in totale.
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Re: Terremoto in Abruzzo:289 morti, 100 mila sfollati
Se vuoi ottenere il tuo scopo cambia quella "c" in "s", altrimenti peggiori soltanto le cose...tarantocalcio ha scritto:si esatto mi riferivo alla notizia ansa e in generale ai media nn a voi ;-) cmq volemoce bene
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Re: Terremoto in Abruzzo:290 morti, 100 mila sfollati
Il cinque per mille all'Abruzzo
Attivate le procedure per introdurre il terremoto nell'elenco delle causali di destinazione
ROMA - Il governo ha deciso di aprire un altro canale per sostenere le popolazioni che hanno subito danni durante il terremoto in Abruzzo. Il 5 per mille all'interno della dichiarazione dei redditi potrà infatti essere destinato anche ai terremotati d'Abruzzo. «Il Ministro dell'Economia e Finanze Giulio Tremonti - si legge in una nota di via XX Settembre - ha attivato presso il ministero le procedure per introdurre il terremoto dell'Abruzzo nell'elenco delle causali di destinazione per il 5 per mille».
Destinare il 5 per mille della propria Irpef ai terremotati dell'Abruzzo sarà molto semplice. Con tutta probabilità basterà indicare nella dichiarazione dei redditi un codice numerico. La soluzione tecnica alla quale starebbero lavorando i tecnici di via XX Settembre è quella di attribuire per le destinazioni a favore dei terremotati un numero d'ufficio di 11 caratteri che sarà reso noto nei prossimi giorni. Si tratta di una soluzione facilmente attuabile senza dover modificare i modelli di dichiarazione. Viene infatti semplicemente prevista una ulteriore destinazione per la quale si potrá optare utilizzando l'attuale modulistica. La scelta di destinare il 5 per mille della propria Irpef può essere fatta apponendo la firma in un apposito spazio del modello di dichiarazione denominato «Scelta per la destinazione del cinque per mille dell'Irpef». Oltre alla firma per la scelta occorre indicare il codice fiscale del beneficiario che nal caso dei terremotati sarà con tutta probabilità attribuito d'ufficio. La scelta può essere fatta anche da chi non presenta il modello Unico o il 730 utilizzando l'apposita scheda allegata al Cud.
BERSANI: «MEGLIO LA SOLIDARIETA' DELL'UNA TANTUM» - Intanto fa discutere la proposta di Amato di introdurre una tassa a favore dei terremotati. Favorevole senza riserve il ministro dell' Istruzione, Mariastella Gelmini: «Penso che possa essere una buona proposta». Per il presidente del Senato Renato Schifani «Questa è una scelta del governo e non del Parlamento. Certamente il Parlamento farà la propria parte e sarà velocissimo quando saranno inoltrati alle Camere i provvedimenti per uscire dall'emergenza». Parzialmente diversa l'opinione di Pierluigi Bersani, del Pd: «Gli italiani sarebbero d'accordo con un'imposta una tantum ma bisogna guardare ai prossimi mesi. Per ora bastano un po' di soldi in spesa corrente e investimento, siamo pronti a fare nostre proposte per come trovarli».
Attivate le procedure per introdurre il terremoto nell'elenco delle causali di destinazione
ROMA - Il governo ha deciso di aprire un altro canale per sostenere le popolazioni che hanno subito danni durante il terremoto in Abruzzo. Il 5 per mille all'interno della dichiarazione dei redditi potrà infatti essere destinato anche ai terremotati d'Abruzzo. «Il Ministro dell'Economia e Finanze Giulio Tremonti - si legge in una nota di via XX Settembre - ha attivato presso il ministero le procedure per introdurre il terremoto dell'Abruzzo nell'elenco delle causali di destinazione per il 5 per mille».
Destinare il 5 per mille della propria Irpef ai terremotati dell'Abruzzo sarà molto semplice. Con tutta probabilità basterà indicare nella dichiarazione dei redditi un codice numerico. La soluzione tecnica alla quale starebbero lavorando i tecnici di via XX Settembre è quella di attribuire per le destinazioni a favore dei terremotati un numero d'ufficio di 11 caratteri che sarà reso noto nei prossimi giorni. Si tratta di una soluzione facilmente attuabile senza dover modificare i modelli di dichiarazione. Viene infatti semplicemente prevista una ulteriore destinazione per la quale si potrá optare utilizzando l'attuale modulistica. La scelta di destinare il 5 per mille della propria Irpef può essere fatta apponendo la firma in un apposito spazio del modello di dichiarazione denominato «Scelta per la destinazione del cinque per mille dell'Irpef». Oltre alla firma per la scelta occorre indicare il codice fiscale del beneficiario che nal caso dei terremotati sarà con tutta probabilità attribuito d'ufficio. La scelta può essere fatta anche da chi non presenta il modello Unico o il 730 utilizzando l'apposita scheda allegata al Cud.
BERSANI: «MEGLIO LA SOLIDARIETA' DELL'UNA TANTUM» - Intanto fa discutere la proposta di Amato di introdurre una tassa a favore dei terremotati. Favorevole senza riserve il ministro dell' Istruzione, Mariastella Gelmini: «Penso che possa essere una buona proposta». Per il presidente del Senato Renato Schifani «Questa è una scelta del governo e non del Parlamento. Certamente il Parlamento farà la propria parte e sarà velocissimo quando saranno inoltrati alle Camere i provvedimenti per uscire dall'emergenza». Parzialmente diversa l'opinione di Pierluigi Bersani, del Pd: «Gli italiani sarebbero d'accordo con un'imposta una tantum ma bisogna guardare ai prossimi mesi. Per ora bastano un po' di soldi in spesa corrente e investimento, siamo pronti a fare nostre proposte per come trovarli».
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Re: Terremoto in Abruzzo:293 morti, 100 mila sfollati
è morta in ospedale una persona quindi le vittime salgono a 294 e si è detto che non mancano più persone all'appello quindi sospesi gli scavi.
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Re: Terremoto in Abruzzo:294 morti, 100 mila sfollati
Pasqua tra gli sfollati e le macerie
Berlusconi: «Presto fuori dalle tende»
Non si scava più: i morti salgono a 294. Il premier: «Mai come ora orgoglioso di essere italiano. Faremo qui il primo consiglio dei ministri sul terremoto»
L'AQUILA - Dopo una notte tranquilla, per quanto può esserla per i terremotati dell'Abruzzo, gli sfollati vivono il giorno di Pasqua nelle tendopoli o negli alberghi sul litorale Adriatico nei quali sono alloggiati. Ma la terra continua a tremare: secondo la Protezione civile si è registrata una scossa alle 5.29 del mattino, di magnitudo 3.1 sulla scala Richter. Poi un altro evento sismico alle 11.48, con magnitudo 3.2: le località prossime all'epicentro sono L'Aquila, Pizzoli e Collimento.
STOP ALLE RICERCHE - Intanto le ruspe hanno iniziato a portare via le macerie e i detriti dalla zone terremotate, mentre andranno avanti le rilevazioni dei tecnici sui danni e l'agibilità degli edifici. Sabato, infatti, sono terminati gli scavi per cercare eventuali corpi: non ci sono ulteriori dispersi, hanno fatto sapere i soccorritori. Il bilancio delle vittime è però salito a 294 morti, dopo che nell'ospedale di Teramo è deceduto per le ferite riportate nel sisma Tommaso Iovinitti. Aveva 59 anni.
BERLUSCONI - Nelle zone colpite dal sisma è tornato anche Silvio Berlusconi: il premier ha partecipato alla messa celebrata presso la scuola della Guardia di Finanza a Coppito. «Li tireremo fuori dalle tende» ha dichiarato il presidente del Consiglio. «Mai come in questi giorni, in questi 15 anni - ha proseguito - mi sono sentito orgoglioso di essere italiano». E dall'altare allestito nel cortile, il vescovo dell'Aquila, monsignor Giuseppe Molinari, si è rivolto direttamente a lui: «Noi sappiamo che lei manterrà le promesse. Mi auguro che si ricordi questo amore e che non ci siano polemiche sterili». Più tardi lo stesso capo del governo ha assicurato: ««Non vogliamo ricadere negli errori dei precedenti casi. Adesso, finita l'emergenza, toglieremo le persone dalle tende e dovremo assicurare loro condizioni di vivibilità. E poi ripartiremo con la ricostruzione, affidando i cantieri alle singole province». Il premier ha poi fatto il punto della situazione in conferenza stampa: «La decrescita delle scosse fa ben sperare - ha detto - dal 6 aprile abbiamo registrato un numero rilevante di scosse che però negli ultimi giorni è diminuito e, pur se le previsioni sono impossibili da fare su base scientifica, anche gli esperti dicono che questa diminuzione fa ben sperare». Secondo Berlusconi, «forse siamo già fuori dall'emergenza». «Al momento sono state allestite 106 tendopoli - ha proseguito. - In queste ci sono tutti i servizi garantiti: riscaldamento, pasti caldi, assistenza sanitaria, televisioni. Certo, se si spigola su alcuni centri più piccoli è possibile trovarne qualcuno in cui tutte le opere non sono ancora lì, ma sono in corso accelerato di completamento. Soltanto tra due mesi avremo tutti i certificati di abitabilità: potremo però sapere quanto sono le persone che possono rientrare nelle proprie case e quante quelle che hanno bisogno di un'altra abitazione». «A questo punto, la prima missione del governo - ha concluso - è la ricostruzione. Il primo Cdm sul decreto Abruzzo lo faremo qui».
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Non si scava più: i morti salgono a 294. Il premier: «Mai come ora orgoglioso di essere italiano. Faremo qui il primo consiglio dei ministri sul terremoto»
L'AQUILA - Dopo una notte tranquilla, per quanto può esserla per i terremotati dell'Abruzzo, gli sfollati vivono il giorno di Pasqua nelle tendopoli o negli alberghi sul litorale Adriatico nei quali sono alloggiati. Ma la terra continua a tremare: secondo la Protezione civile si è registrata una scossa alle 5.29 del mattino, di magnitudo 3.1 sulla scala Richter. Poi un altro evento sismico alle 11.48, con magnitudo 3.2: le località prossime all'epicentro sono L'Aquila, Pizzoli e Collimento.
STOP ALLE RICERCHE - Intanto le ruspe hanno iniziato a portare via le macerie e i detriti dalla zone terremotate, mentre andranno avanti le rilevazioni dei tecnici sui danni e l'agibilità degli edifici. Sabato, infatti, sono terminati gli scavi per cercare eventuali corpi: non ci sono ulteriori dispersi, hanno fatto sapere i soccorritori. Il bilancio delle vittime è però salito a 294 morti, dopo che nell'ospedale di Teramo è deceduto per le ferite riportate nel sisma Tommaso Iovinitti. Aveva 59 anni.
BERLUSCONI - Nelle zone colpite dal sisma è tornato anche Silvio Berlusconi: il premier ha partecipato alla messa celebrata presso la scuola della Guardia di Finanza a Coppito. «Li tireremo fuori dalle tende» ha dichiarato il presidente del Consiglio. «Mai come in questi giorni, in questi 15 anni - ha proseguito - mi sono sentito orgoglioso di essere italiano». E dall'altare allestito nel cortile, il vescovo dell'Aquila, monsignor Giuseppe Molinari, si è rivolto direttamente a lui: «Noi sappiamo che lei manterrà le promesse. Mi auguro che si ricordi questo amore e che non ci siano polemiche sterili». Più tardi lo stesso capo del governo ha assicurato: ««Non vogliamo ricadere negli errori dei precedenti casi. Adesso, finita l'emergenza, toglieremo le persone dalle tende e dovremo assicurare loro condizioni di vivibilità. E poi ripartiremo con la ricostruzione, affidando i cantieri alle singole province». Il premier ha poi fatto il punto della situazione in conferenza stampa: «La decrescita delle scosse fa ben sperare - ha detto - dal 6 aprile abbiamo registrato un numero rilevante di scosse che però negli ultimi giorni è diminuito e, pur se le previsioni sono impossibili da fare su base scientifica, anche gli esperti dicono che questa diminuzione fa ben sperare». Secondo Berlusconi, «forse siamo già fuori dall'emergenza». «Al momento sono state allestite 106 tendopoli - ha proseguito. - In queste ci sono tutti i servizi garantiti: riscaldamento, pasti caldi, assistenza sanitaria, televisioni. Certo, se si spigola su alcuni centri più piccoli è possibile trovarne qualcuno in cui tutte le opere non sono ancora lì, ma sono in corso accelerato di completamento. Soltanto tra due mesi avremo tutti i certificati di abitabilità: potremo però sapere quanto sono le persone che possono rientrare nelle proprie case e quante quelle che hanno bisogno di un'altra abitazione». «A questo punto, la prima missione del governo - ha concluso - è la ricostruzione. Il primo Cdm sul decreto Abruzzo lo faremo qui».
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Re: Terremoto in Abruzzo:281 morti, 100 mila sfollati
Eh vabbeh...quando fa comodo guardiamo sempre al resto del mondo, quando non ci fa comodo il resto del mondo diventa negativo...se le cose stanno così allora evito anche di perdere tempo, perchè quello è in questo caso, una perdita di tempo...facinoroso ha scritto:io non sono ingegnere,ma ho un cervello x ragionare da solo....e secondo me tra una possiblita' e' che venga boicottato dagli scienziati di turno (invidia? interessi di tutti?) e si fa di tutto x inculcare una mentalita' da "sistema".Spesso i geni vengono fatti passare x pazzi....
Equamente disallineato, e assolutamente relativo.
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Re: Terremoto in Abruzzo:294 morti, 100 mila sfollati
Per le cose importanti invece: segnalo che sabato ho fatto un salto all'ufficio della protezione civile del mio paese per vedere se c'erano alcune cose (generi alimentari o vestiti) di cui avevano bisogno...mi hanno dato un volantino con una lista di cose e qualche indicazione (ad esempio pasta tutta dello stesso tipo, e cose così), e mi hanno detto assolutamente di non mandare nulla senza indicazioni da loro o dalla croce rossa, perchè hanno una marea di roba che non serve ora e manca altra roba che serve adesso...lo dicono anche alla radio, in tv , e sui giornali, ma visto quanto si sono raccomandati mi sembra giusto ribadirlo
Equamente disallineato, e assolutamente relativo.
Re: Terremoto in Abruzzo:294 morti, 100 mila sfollati
Altra scossetta 5 minuti fa.
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Re: Terremoto in Abruzzo:294 morti, 100 mila sfollati
L'Aquila, nuova forte scossa in serata
Verifiche: 30% degli edifici è inagibile
La terra trema ancora: magnitudo 4.9. L'evento sismico avvertito anche in Umbria, Marche e Lazio
L'AQUILA - Una nuova forte scossa di terremoto (magnitudo 4.9 sulla scala Richter) è stata avvertita all'Aquila e in Abruzzo alle 23,14 di lunedì. Le località più vicine all'epicentro sono Capitignano, Campotosto, Pizzoli e Barrete. La scossa è stata avvertita distintamente anche in Umbria, Marche e Lazio (fino a Roma). Nelle ore precedenti la terra era tornata a tremare dopo un periodo di relativa calma: una scossa di magnitudo 3.8 era stata registrata alle 21.09 con epicentro tra L'Aquila, Lucoli e Scoppito; una seconda di magnitudo 3,5 si era invece verificata otto minuti più tardi. Un nuovo evento sismico era stato registrato alle 22.08 con magnitudo 3. Il presidente dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), Enzo Boschi, ha riferito che sono state registrate nella zona diecimila scosse in una settimana, di cui un migliaio avvertite.
CONTROLLI - Proseguono senza sosta i rilievi agli edifici colpiti dal sisma in Abruzzo. I tecnici anche nel giorno di Pasquetta hanno lavorato per verificare i danni e controllare l'agibilità sismica di strutture pubbliche e case private nel capoluogo e nei paesi limitrofi colpiti dal terremoto, per poter far rientrare il prima possibile alcuni sfollati nelle loro case, ma anche nelle imprese per avviare al più presto le attività produttive.
30% EDIFICI INAGIBILI - Si lavora per arrivare a determinare, dove possibile, la dichiarazione di agibilità sismica la quale - spiega la Protezione civile - è condizione necessaria per consentire ai cittadini di rientrare nelle proprie case. Le notizie però non sono incoraggianti. Il 30% degli edifici finora sottoposti a verifica da parte dei tecnici dei vigili del fuoco e della protezione civile sarebbe risultato inagibile, praticamente irrecuperabile. Sono finora poco più di un migliaio le verifiche già effettuate, e il 50% degli edifici è risultato agibile, e questo viene definito dalla Protezione Civile un «dato molto confortante». Il restante 20% è fatto di edifici o abitazioni recuperabili «con provvedimento», cioè con piccoli interventi, e anche questo è un dato ritenuto altrettanto confortante anche se va interpretato. Si tratta però solo di un migliaio di verifiche, manca l'esame nei centri storici. Le verifiche infatti hanno riguardato finora le aree perifiche o semiperiferiche de L'Aquila e degli altri centri abitati interessati dal terremoto. Si ha la convinzione che il quadro cambierà radicalmente nel momento in cui si entrerà nei centri storici, dove i danni provocati dal sisma sono stati sicuramente più devastanti e tali da rendere pressoché irrecuperabili abitazioni ed edifici, e la percentuale quindi dovrebbe variare. La priorità nelle verifiche ha riguardato finora case e scuole, perché si vuole in primo luogo riportare la gente nella propria abitazione e gli studenti in classe, laddove sarà possibile da subito. Verifiche anche negli edifici cosiddetti strategici, legati cioè alle attività istituzionali. Per quanto riguarda i centri storici sarà un'operazione lunga l'accertamento dei danni e quindi si procederà a perimetrare quelle aree dove c'è difatto certezza di danno notevole ed irrecuperabile.
IN ARRIVO I TECNICI UE - Otre ai tecnici italiani già sul posto e a quelli in arrivo dalla prossima settimana giungeranno in Abruzzo 8 esperti messi a disposizione dall'Unione europea per prendere parte alle operazioni. Germania, Grecia, Olanda, Polonia, Slovenia, Svezia, Spagna, Portogallo, Francia e Austria, aggiunge la Protezione civile, hanno già fornito un elenco di nominativi di professionisti che presto potranno contribuire alle verifiche.
Verifiche: 30% degli edifici è inagibile
La terra trema ancora: magnitudo 4.9. L'evento sismico avvertito anche in Umbria, Marche e Lazio
L'AQUILA - Una nuova forte scossa di terremoto (magnitudo 4.9 sulla scala Richter) è stata avvertita all'Aquila e in Abruzzo alle 23,14 di lunedì. Le località più vicine all'epicentro sono Capitignano, Campotosto, Pizzoli e Barrete. La scossa è stata avvertita distintamente anche in Umbria, Marche e Lazio (fino a Roma). Nelle ore precedenti la terra era tornata a tremare dopo un periodo di relativa calma: una scossa di magnitudo 3.8 era stata registrata alle 21.09 con epicentro tra L'Aquila, Lucoli e Scoppito; una seconda di magnitudo 3,5 si era invece verificata otto minuti più tardi. Un nuovo evento sismico era stato registrato alle 22.08 con magnitudo 3. Il presidente dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), Enzo Boschi, ha riferito che sono state registrate nella zona diecimila scosse in una settimana, di cui un migliaio avvertite.
CONTROLLI - Proseguono senza sosta i rilievi agli edifici colpiti dal sisma in Abruzzo. I tecnici anche nel giorno di Pasquetta hanno lavorato per verificare i danni e controllare l'agibilità sismica di strutture pubbliche e case private nel capoluogo e nei paesi limitrofi colpiti dal terremoto, per poter far rientrare il prima possibile alcuni sfollati nelle loro case, ma anche nelle imprese per avviare al più presto le attività produttive.
30% EDIFICI INAGIBILI - Si lavora per arrivare a determinare, dove possibile, la dichiarazione di agibilità sismica la quale - spiega la Protezione civile - è condizione necessaria per consentire ai cittadini di rientrare nelle proprie case. Le notizie però non sono incoraggianti. Il 30% degli edifici finora sottoposti a verifica da parte dei tecnici dei vigili del fuoco e della protezione civile sarebbe risultato inagibile, praticamente irrecuperabile. Sono finora poco più di un migliaio le verifiche già effettuate, e il 50% degli edifici è risultato agibile, e questo viene definito dalla Protezione Civile un «dato molto confortante». Il restante 20% è fatto di edifici o abitazioni recuperabili «con provvedimento», cioè con piccoli interventi, e anche questo è un dato ritenuto altrettanto confortante anche se va interpretato. Si tratta però solo di un migliaio di verifiche, manca l'esame nei centri storici. Le verifiche infatti hanno riguardato finora le aree perifiche o semiperiferiche de L'Aquila e degli altri centri abitati interessati dal terremoto. Si ha la convinzione che il quadro cambierà radicalmente nel momento in cui si entrerà nei centri storici, dove i danni provocati dal sisma sono stati sicuramente più devastanti e tali da rendere pressoché irrecuperabili abitazioni ed edifici, e la percentuale quindi dovrebbe variare. La priorità nelle verifiche ha riguardato finora case e scuole, perché si vuole in primo luogo riportare la gente nella propria abitazione e gli studenti in classe, laddove sarà possibile da subito. Verifiche anche negli edifici cosiddetti strategici, legati cioè alle attività istituzionali. Per quanto riguarda i centri storici sarà un'operazione lunga l'accertamento dei danni e quindi si procederà a perimetrare quelle aree dove c'è difatto certezza di danno notevole ed irrecuperabile.
IN ARRIVO I TECNICI UE - Otre ai tecnici italiani già sul posto e a quelli in arrivo dalla prossima settimana giungeranno in Abruzzo 8 esperti messi a disposizione dall'Unione europea per prendere parte alle operazioni. Germania, Grecia, Olanda, Polonia, Slovenia, Svezia, Spagna, Portogallo, Francia e Austria, aggiunge la Protezione civile, hanno già fornito un elenco di nominativi di professionisti che presto potranno contribuire alle verifiche.
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Re: Terremoto in Abruzzo:294 morti, 100 mila sfollati
Maroni a Ballaro' :
«12 miliardi per ricostruire»
All'Abruzzo il 5 per mille, Onlus in rivolta
«Dodici miliardi di euro: questa è la cifra che dovremmo trovare per ricostruire l'Abruzzo, come fu per il terremoto dell'Umbria e delle Marche». Lo ha detto il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, intervenuto a «Ballaro». Il ministro ha fatto il punto sulla situazione degli aiuti: nell'Abruzzo squassato dal terremoto «si è conclusa la prima fase dell'emergenza e quasi 58.000 sfollati sono stati assistiti e sistemati: di cui 33.900 nelle 5.000 tende allestite dalla protezione civile. Ora si apre la seconda fase, più difficile: la ricognizione degli immobili». Maroni ha ricordando il «modello Friuli»: «Questo modello è l'obiettivo cui dobbiamo puntare», ha sottolineato Maroni, «in Friuli sono stati ricostruite case e campanili: capisco il forte senso d'identità della popolazione dell'Aquila che chiede di tornare nelle proprie case. E questo deve essere l'obiettivo»
MUTUI - Ma è stata la giornata di importanti decisioni sul fronte economico, come lo stop al pagamento delle rate dei mutui e del credito al consumo. Nessuna commissione su bonifici, pagamenti e operazioni Bancomat. Sono le decisioni adottate dalla commissione regionale dell'Abi Abruzzo e dagli istituti di credito presenti sul territorio a favore delle popolazioni colpite dal terremoto. Il pagamento dei mutui sarà sospeso per tutto il 2009. Le banche, inoltre, non applicheranno nessuna commissione sui bonifici fatti in tutta Italia a titolo di donazione.
CINQUE PER MILLE - Intanto, fa discutere l'ipotesi lanciata dal ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, di destinare il 5 per mille alle popolazioni abruzzesi colpite dal terremoto: l'idea non piace alle associazioni del volontariato. Marco Granelli, presidente del Csvnet (Coordinamento dei centri di servizio per il volontariato) spiega che un provvedimento del genere rappresenta «una guerra tra poveri» e penalizzerebbe le organizzazioni non profit che, tra l'altro, stanno partecipando ai soccorsi nelle zone colpite dal sisma. «Lo Stato ha fissato un tetto al cinque per mille di 380 milioni di euro - afferma. - Se questo tetto si conferma, vuol dire che Tremonti non allarga gli interventi ma toglie i soldi ad attività di assistenza svolte dal non profit. Si tratta di fabbisogni che comunque continuano a essere presenti, mi riferisco ai disabili, ai tossicodipendenti, all'assistenza domiciliare per gli anziani e così via». Diverso sarebbe, a suo avviso, se invece il ministro intendesse ampliare il tetto e di conseguenza gli interventi. «Ci teniamo agli abruzzesi, al dramma che li ha colpiti, e lo dimostra la nostra partecipazione nei soccorsi - tiene a dire Granelli - ma se vogliamo fare di più per loro, vanno destinate risorse aggiuntive, non pescare nel fondo già destinato per altre emergenze sociali. Su questo - conclude - ossia sull' ampliamento degli interventi, c'è la nostra totale disponibilità a ragionare».
ARCI - Anche l'Arci afferma che «l'idea del ministro Tremonti di dare la possibilità, nella prossima dichiarazione dei redditi, di destinare il 5 per mille agli aiuti alle popolazioni colpite dal terremoto, è inutile e dannosa». Lo dichiara in una nota il presidente nazionale Paolo Beni. «Per fare chiarezza sulla proposta - sottolinea - va innanzitutto detto che il 5 per mille non è una tassa aggiuntiva di scopo. Quei fondi sono già destinati al mondo dell’associazionismo, del volontariato e della ricerca scientifica. Quindi non si tratterebbe di risorse nuove, ma del semplice spostamento di soldi già previsti per iniziative sociali».
«12 miliardi per ricostruire»
All'Abruzzo il 5 per mille, Onlus in rivolta
«Dodici miliardi di euro: questa è la cifra che dovremmo trovare per ricostruire l'Abruzzo, come fu per il terremoto dell'Umbria e delle Marche». Lo ha detto il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, intervenuto a «Ballaro». Il ministro ha fatto il punto sulla situazione degli aiuti: nell'Abruzzo squassato dal terremoto «si è conclusa la prima fase dell'emergenza e quasi 58.000 sfollati sono stati assistiti e sistemati: di cui 33.900 nelle 5.000 tende allestite dalla protezione civile. Ora si apre la seconda fase, più difficile: la ricognizione degli immobili». Maroni ha ricordando il «modello Friuli»: «Questo modello è l'obiettivo cui dobbiamo puntare», ha sottolineato Maroni, «in Friuli sono stati ricostruite case e campanili: capisco il forte senso d'identità della popolazione dell'Aquila che chiede di tornare nelle proprie case. E questo deve essere l'obiettivo»
MUTUI - Ma è stata la giornata di importanti decisioni sul fronte economico, come lo stop al pagamento delle rate dei mutui e del credito al consumo. Nessuna commissione su bonifici, pagamenti e operazioni Bancomat. Sono le decisioni adottate dalla commissione regionale dell'Abi Abruzzo e dagli istituti di credito presenti sul territorio a favore delle popolazioni colpite dal terremoto. Il pagamento dei mutui sarà sospeso per tutto il 2009. Le banche, inoltre, non applicheranno nessuna commissione sui bonifici fatti in tutta Italia a titolo di donazione.
CINQUE PER MILLE - Intanto, fa discutere l'ipotesi lanciata dal ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, di destinare il 5 per mille alle popolazioni abruzzesi colpite dal terremoto: l'idea non piace alle associazioni del volontariato. Marco Granelli, presidente del Csvnet (Coordinamento dei centri di servizio per il volontariato) spiega che un provvedimento del genere rappresenta «una guerra tra poveri» e penalizzerebbe le organizzazioni non profit che, tra l'altro, stanno partecipando ai soccorsi nelle zone colpite dal sisma. «Lo Stato ha fissato un tetto al cinque per mille di 380 milioni di euro - afferma. - Se questo tetto si conferma, vuol dire che Tremonti non allarga gli interventi ma toglie i soldi ad attività di assistenza svolte dal non profit. Si tratta di fabbisogni che comunque continuano a essere presenti, mi riferisco ai disabili, ai tossicodipendenti, all'assistenza domiciliare per gli anziani e così via». Diverso sarebbe, a suo avviso, se invece il ministro intendesse ampliare il tetto e di conseguenza gli interventi. «Ci teniamo agli abruzzesi, al dramma che li ha colpiti, e lo dimostra la nostra partecipazione nei soccorsi - tiene a dire Granelli - ma se vogliamo fare di più per loro, vanno destinate risorse aggiuntive, non pescare nel fondo già destinato per altre emergenze sociali. Su questo - conclude - ossia sull' ampliamento degli interventi, c'è la nostra totale disponibilità a ragionare».
ARCI - Anche l'Arci afferma che «l'idea del ministro Tremonti di dare la possibilità, nella prossima dichiarazione dei redditi, di destinare il 5 per mille agli aiuti alle popolazioni colpite dal terremoto, è inutile e dannosa». Lo dichiara in una nota il presidente nazionale Paolo Beni. «Per fare chiarezza sulla proposta - sottolinea - va innanzitutto detto che il 5 per mille non è una tassa aggiuntiva di scopo. Quei fondi sono già destinati al mondo dell’associazionismo, del volontariato e della ricerca scientifica. Quindi non si tratterebbe di risorse nuove, ma del semplice spostamento di soldi già previsti per iniziative sociali».
Ultima modifica di Meridiano il 15.04.09 - 05:58, modificato 1 volta in totale.
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Re: Terremoto in Abruzzo:294 morti, 100 mila sfollati
Si studia tassa aggiuntiva per i redditi
più alti a favore dei terremotati
Nel decreto legge pro Abruzzo si pensa a un prelievo aggiuntivo per chi guadagna più di 130-140 mila euro
MILANO - Il governo potrebbe accogliere una proposta dell'opposizione per reperire soldi a favore delle popolazioni colpite dal sisma in Abruzzo. Spunta infatti anche l'idea di un contributo dai contribuenti super-ricchi per raccogliere i fondi necessari alla ricostruzione post-terremoto.
DECRETO LEGGE - Secondo quanto si apprende, tra le valutazioni tecniche avviate in vista della messa a punto del decreto legge con gli interventi per la raccolta delle risorse, si starebbe prendendo in considerazione (anche se Palazzo Chigi nega sia stata presa alcuna decisione su una tassa sui ricchi) anche la possibile introduzione di un prelievo aggiuntivo - un «contributo obbligatorio» - per i contribuenti ad alto reddito. In particolare, la maggiorazione potrebbe scattare per chi supera la soglia dei 130.000-140.000 euro di reddito annuo. Non è chiaro ancora se si tratterà di un addizionale Irpef e se il provvedimento sarà permanente o prenderà la forma di un una-tantum. Tra le altre ipotesi allo studio, c'è anche un'addizionale sui giochi come Lotto e Superenalotto.
UN NUOVO 5 PER MILLE - Ma per reperire fondi per i terremotati sono allo studio anche altre misure. I tecnici dei diversi ministeri sono infatti al lavoro per la messa a punto di un provvedimento complessivo che però , al momento, non sarebbe ancora nella fase conclusiva. Si punterebbe tuttavia a fare prima possibile e non si esclude ancora che, se si dovesse riuscire a mettere a punto l'intero pacchetto, una decisione possa già arrivare dal prossimo Consiglio dei ministri. Tra le ipotesi sul tappeto per il reperimento delle risorse rimane anche il possibile utilizzo di un «nuovo 5 per mille» sempre in favore delle popolazioni colpite. Nel provvedimento potrebbe cioè trovare spazio la filosofia illustrata dal ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, durante una intervista al Tg5. Tremonti ha spiegato la sua idea di un 5 per mille «per destinare un pezzo della propria imposta ad una causa che sembra buona» ma senza togliere risorse al volontariato. «Non si toglie nulla al volontariato - ha spiegato oggi Tremonti - sennò il 5 per mille non l'avrei pensato tanti anni fa. Si dà in più, una causale in più e soldi in più. Non soldi in meno al volontariato, ma soldi in più per il terremoto». Potrebbe in pratica arrivare un ulteriore 5 per mille che, senza togliere nulla alle organizzazioni no-profit, consenta di destinare una ulteriore quota della propria imposta alla ricostruzione in Abruzzo.
più alti a favore dei terremotati
Nel decreto legge pro Abruzzo si pensa a un prelievo aggiuntivo per chi guadagna più di 130-140 mila euro
MILANO - Il governo potrebbe accogliere una proposta dell'opposizione per reperire soldi a favore delle popolazioni colpite dal sisma in Abruzzo. Spunta infatti anche l'idea di un contributo dai contribuenti super-ricchi per raccogliere i fondi necessari alla ricostruzione post-terremoto.
DECRETO LEGGE - Secondo quanto si apprende, tra le valutazioni tecniche avviate in vista della messa a punto del decreto legge con gli interventi per la raccolta delle risorse, si starebbe prendendo in considerazione (anche se Palazzo Chigi nega sia stata presa alcuna decisione su una tassa sui ricchi) anche la possibile introduzione di un prelievo aggiuntivo - un «contributo obbligatorio» - per i contribuenti ad alto reddito. In particolare, la maggiorazione potrebbe scattare per chi supera la soglia dei 130.000-140.000 euro di reddito annuo. Non è chiaro ancora se si tratterà di un addizionale Irpef e se il provvedimento sarà permanente o prenderà la forma di un una-tantum. Tra le altre ipotesi allo studio, c'è anche un'addizionale sui giochi come Lotto e Superenalotto.
UN NUOVO 5 PER MILLE - Ma per reperire fondi per i terremotati sono allo studio anche altre misure. I tecnici dei diversi ministeri sono infatti al lavoro per la messa a punto di un provvedimento complessivo che però , al momento, non sarebbe ancora nella fase conclusiva. Si punterebbe tuttavia a fare prima possibile e non si esclude ancora che, se si dovesse riuscire a mettere a punto l'intero pacchetto, una decisione possa già arrivare dal prossimo Consiglio dei ministri. Tra le ipotesi sul tappeto per il reperimento delle risorse rimane anche il possibile utilizzo di un «nuovo 5 per mille» sempre in favore delle popolazioni colpite. Nel provvedimento potrebbe cioè trovare spazio la filosofia illustrata dal ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, durante una intervista al Tg5. Tremonti ha spiegato la sua idea di un 5 per mille «per destinare un pezzo della propria imposta ad una causa che sembra buona» ma senza togliere risorse al volontariato. «Non si toglie nulla al volontariato - ha spiegato oggi Tremonti - sennò il 5 per mille non l'avrei pensato tanti anni fa. Si dà in più, una causale in più e soldi in più. Non soldi in meno al volontariato, ma soldi in più per il terremoto». Potrebbe in pratica arrivare un ulteriore 5 per mille che, senza togliere nulla alle organizzazioni no-profit, consenta di destinare una ulteriore quota della propria imposta alla ricostruzione in Abruzzo.
Ultima modifica di Meridiano il 16.04.09 - 05:57, modificato 1 volta in totale.
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Re: Terremoto in Abruzzo:294 morti, 100 mila sfollati
incollo un interessante punto di vista da facebook di un cittadino di marsala.
"MA IO PER IL TERREMOTO NON DO NEMMENO UN EURO..."
di Giacomo di Girolamo
Scusate, ma io non darò neanche un centesimo di euro a favore di chi raccoglie fondi per le popolazioni terremotate in Abruzzo. So che la mia suona come una bestemmia. E che di solito si sbandiera il contrario, senza il pudore che la carità richiede. Ma io ho deciso. Non telefonerò a nessun numero che mi sottrarrà due euro dal mio conto telefonico, non manderò nessun sms al costo di un euro. Non partiranno bonifici, né versamenti alle poste. Non ho posti letto da offrire, case al mare da destinare a famigliole bisognose, né vecchi vestiti, peraltro ormai passati di moda.
Ho resistito agli appelli dei vip, ai minuti di silenzio dei calciatori, alle testimonianze dei politici, al pianto in diretta del premier. Non mi hanno impressionato i palinsesti travolti, le dirette no – stop, le scritte in sovrimpressione durante gli show della sera. Non do un euro. E credo che questo sia il più grande gesto di civiltà, che in questo momento, da italiano, io possa fare.
Non do un euro perché è la beneficienza che rovina questo Paese, lo stereotipo dell’italiano generoso, del popolo pasticcione che ne combina di cotte e di crude, e poi però sa farsi perdonare tutto con questi slanci nei momenti delle tragedie. Ecco, io sono stanco di questa Italia. Non voglio che si perdoni più nulla. La generosità, purtroppo, la beneficienza, fa da pretesto. Siamo ancora lì, fermi sull’orlo del pozzo di Alfredino, a vedere come va a finire, stringendoci l’uno con l’altro. Soffriamo (e offriamo) una compassione autentica. Ma non ci siamo mossi di un centimetro.
Eppure penso che le tragedie, tutte, possono essere prevenute. I pozzi coperti. Le responsabilità accertate. I danni riparati in poco tempo. Non do una lira, perché pago già le tasse. E sono tante. E in queste tasse ci sono già dentro i soldi per la ricostruzione, per gli aiuti, per la protezione civile. Che vengono sempre spesi per fare altro. E quindi ogni volta la Protezione Civile chiede soldi agli italiani. E io dico no. Si rivolgano invece ai tanti eccellenti evasori che attraversano l’economia del nostro Paese.
E nelle mie tasse c’è previsto anche il pagamento di tribunali che dovrebbero accertare chi specula sulla sicurezza degli edifici, e dovrebbero farlo prima che succedano le catastrofi. Con le mie tasse pago anche una classe politica, tutta, ad ogni livello, che non riesce a fare nulla, ma proprio nulla, che non sia passerella.
C’è andato pure il presidente della Regione Siciliana, Lombardo, a visitare i posti terremotati. In un viaggio pagato – come tutti gli altri – da noi contribuenti. Ma a fare cosa? Ce n’era proprio bisogno?
Avrei potuto anche uscirlo, un euro, forse due. Poi Berlusconi ha parlato di “new town” e io ho pensato a Milano 2 , al lago dei cigni, e al neologismo: “new town”. Dove l’ha preso? Dove l’ha letto? Da quanto tempo l’aveva in mente?
Il tempo del dolore non può essere scandito dal silenzio, ma tutto deve essere masticato, riprodotto, ad uso e consumo degli spettatori. Ecco come nasce “new town”. E’ un brand. Come la gomma del ponte.
Avrei potuto scucirlo qualche centesimo. Poi ho visto addirittura Schifani, nei posti del terremoto. Il Presidente del Senato dice che “in questo momento serve l’unità di tutta la politica”. Evviva. Ma io non sto con voi, perché io non sono come voi, io lavoro, non campo di politica, alle spalle della comunità. E poi mentre voi, voi tutti, avete responsabilità su quello che è successo, perché governate con diverse forme - da generazioni - gli italiani e il suolo che calpestano, io non ho colpa di nulla. Anzi, io sono per la giustizia. Voi siete per una solidarietà che copra le amnesie di una giustizia che non c’è.
Io non lo do, l’euro. Perché mi sono ricordato che mia madre, che ha servito lo Stato 40 anni, prende di pensione in un anno quasi quanto Schifani guadagna in un mese. E allora perché io devo uscire questo euro? Per compensare cosa? A proposito. Quando ci fu il Belice i miei lo sentirono eccome quel terremoto. E diedero un po’ dei loro risparmi alle popolazioni terremotate.
Poi ci fu l’Irpinia. E anche lì i miei fecero il bravo e simbolico versamento su conto corrente postale. Per la ricostruzione. E sappiamo tutti come è andata. Dopo l’Irpinia ci fu l’Umbria, e San Giuliano, e di fronte lo strazio della scuola caduta sui bambini non puoi restare indifferente.
Ma ora basta. A che servono gli aiuti se poi si continua a fare sempre come prima?
Hanno scoperto, dei bravi giornalisti (ecco come spendere bene un euro: comprando un giornale scritto da bravi giornalisti) che una delle scuole crollate a L’Aquila in realtà era un albergo, che un tratto di penna di un funzionario compiacente aveva trasformato in edificio scolastico, nonostante non ci fossero assolutamente i minimi requisiti di sicurezza per farlo.
Ecco, nella nostra città, Marsala, c’è una scuola, la più popolosa, l’Istituto Tecnico Commerciale, che da 30 anni sta in un edificio che è un albergo trasformato in scuola. Nessun criterio di sicurezza rispettato, un edificio di cartapesta, 600 alunni. La Provincia ha speso quasi 7 milioni di euro d’affitto fino ad ora, per quella scuola, dove – per dirne una – nella palestra lo scorso Ottobre è caduto con lo scirocco (lo scirocco!! Non il terremoto! Lo scirocco! C’è una scala Mercalli per lo scirocco? O ce la dobbiamo inventare?) il controsoffitto in amianto.
Ecco, in quei milioni di euro c’è, annegato, con gli altri, anche l’euro della mia vergogna per una classe politica che non sa decidere nulla, se non come arricchirsi senza ritegno e fare arricchire per tornaconto.
Stavo per digitarlo, l’sms della coscienza a posto, poi al Tg1 hanno sottolineato gli eccezionali ascolti del giorno prima durante la diretta sul terremoto. E siccome quel servizio pubblico lo pago io, con il canone, ho capito che già era qualcosa se non chiedevo il rimborso del canone per quella bestialità che avevano detto.
Io non do una lira per i paesi terremotati. E non ne voglio se qualcosa succede a me. Voglio solo uno Stato efficiente, dove non comandino i furbi. E siccome so già che così non sarà, penso anche che il terremoto è il gratta e vinci di chi fa politica. Ora tutti hanno l’alibi per non parlare d’altro, ora nessuno potrà criticare il governo o la maggioranza (tutta, anche quella che sta all’opposizione) perché c’è il terremoto. Come l’11 Settembre, il terremoto e l’Abruzzo saranno il paravento per giustificare tutto.
Ci sono migliaia di sprechi di risorse in questo paese, ogni giorno. Se solo volesse davvero, lo Stato saprebbe come risparmiare per aiutare gli sfollati: congelando gli stipendi dei politici per un anno, o quelli dei super manager, accorpando le prossime elezioni europee al referendum. Sono le prime cose che mi vengono in mente. E ogni nuova cosa che penso mi monta sempre più rabbia.
Io non do una lira. E do il più grande aiuto possibile. La mia rabbia, il mio sdegno. Perché rivendico in questi giorni difficili il mio diritto di italiano di avere una casa sicura. E mi nasce un rabbia dentro che diventa pianto, quando sento dire “in Giappone non sarebbe successo”, come se i giapponesi hanno scoperto una cosa nuova, come se il know – how del Sol Levante fosse solo un’ esclusiva loro. Ogni studente di ingegneria fresco di laurea sa come si fanno le costruzioni. Glielo fanno dimenticare all’atto pratico.
E io piango di rabbia perché a morire sono sempre i poveracci, e nel frastuono della televisione non c’è neanche un poeta grande come Pasolini a dirci come stanno le cose, a raccogliere il dolore degli ultimi. Li hanno uccisi tutti, i poeti, in questo paese, o li hanno fatti morire di noia.
Ma io, qui, oggi, mi sento italiano, povero tra i poveri, e rivendico il diritto di dire quello che penso.
Come la natura quando muove la terra, d’altronde.
Giacomo Di Girolamo
"MA IO PER IL TERREMOTO NON DO NEMMENO UN EURO..."
di Giacomo di Girolamo
Scusate, ma io non darò neanche un centesimo di euro a favore di chi raccoglie fondi per le popolazioni terremotate in Abruzzo. So che la mia suona come una bestemmia. E che di solito si sbandiera il contrario, senza il pudore che la carità richiede. Ma io ho deciso. Non telefonerò a nessun numero che mi sottrarrà due euro dal mio conto telefonico, non manderò nessun sms al costo di un euro. Non partiranno bonifici, né versamenti alle poste. Non ho posti letto da offrire, case al mare da destinare a famigliole bisognose, né vecchi vestiti, peraltro ormai passati di moda.
Ho resistito agli appelli dei vip, ai minuti di silenzio dei calciatori, alle testimonianze dei politici, al pianto in diretta del premier. Non mi hanno impressionato i palinsesti travolti, le dirette no – stop, le scritte in sovrimpressione durante gli show della sera. Non do un euro. E credo che questo sia il più grande gesto di civiltà, che in questo momento, da italiano, io possa fare.
Non do un euro perché è la beneficienza che rovina questo Paese, lo stereotipo dell’italiano generoso, del popolo pasticcione che ne combina di cotte e di crude, e poi però sa farsi perdonare tutto con questi slanci nei momenti delle tragedie. Ecco, io sono stanco di questa Italia. Non voglio che si perdoni più nulla. La generosità, purtroppo, la beneficienza, fa da pretesto. Siamo ancora lì, fermi sull’orlo del pozzo di Alfredino, a vedere come va a finire, stringendoci l’uno con l’altro. Soffriamo (e offriamo) una compassione autentica. Ma non ci siamo mossi di un centimetro.
Eppure penso che le tragedie, tutte, possono essere prevenute. I pozzi coperti. Le responsabilità accertate. I danni riparati in poco tempo. Non do una lira, perché pago già le tasse. E sono tante. E in queste tasse ci sono già dentro i soldi per la ricostruzione, per gli aiuti, per la protezione civile. Che vengono sempre spesi per fare altro. E quindi ogni volta la Protezione Civile chiede soldi agli italiani. E io dico no. Si rivolgano invece ai tanti eccellenti evasori che attraversano l’economia del nostro Paese.
E nelle mie tasse c’è previsto anche il pagamento di tribunali che dovrebbero accertare chi specula sulla sicurezza degli edifici, e dovrebbero farlo prima che succedano le catastrofi. Con le mie tasse pago anche una classe politica, tutta, ad ogni livello, che non riesce a fare nulla, ma proprio nulla, che non sia passerella.
C’è andato pure il presidente della Regione Siciliana, Lombardo, a visitare i posti terremotati. In un viaggio pagato – come tutti gli altri – da noi contribuenti. Ma a fare cosa? Ce n’era proprio bisogno?
Avrei potuto anche uscirlo, un euro, forse due. Poi Berlusconi ha parlato di “new town” e io ho pensato a Milano 2 , al lago dei cigni, e al neologismo: “new town”. Dove l’ha preso? Dove l’ha letto? Da quanto tempo l’aveva in mente?
Il tempo del dolore non può essere scandito dal silenzio, ma tutto deve essere masticato, riprodotto, ad uso e consumo degli spettatori. Ecco come nasce “new town”. E’ un brand. Come la gomma del ponte.
Avrei potuto scucirlo qualche centesimo. Poi ho visto addirittura Schifani, nei posti del terremoto. Il Presidente del Senato dice che “in questo momento serve l’unità di tutta la politica”. Evviva. Ma io non sto con voi, perché io non sono come voi, io lavoro, non campo di politica, alle spalle della comunità. E poi mentre voi, voi tutti, avete responsabilità su quello che è successo, perché governate con diverse forme - da generazioni - gli italiani e il suolo che calpestano, io non ho colpa di nulla. Anzi, io sono per la giustizia. Voi siete per una solidarietà che copra le amnesie di una giustizia che non c’è.
Io non lo do, l’euro. Perché mi sono ricordato che mia madre, che ha servito lo Stato 40 anni, prende di pensione in un anno quasi quanto Schifani guadagna in un mese. E allora perché io devo uscire questo euro? Per compensare cosa? A proposito. Quando ci fu il Belice i miei lo sentirono eccome quel terremoto. E diedero un po’ dei loro risparmi alle popolazioni terremotate.
Poi ci fu l’Irpinia. E anche lì i miei fecero il bravo e simbolico versamento su conto corrente postale. Per la ricostruzione. E sappiamo tutti come è andata. Dopo l’Irpinia ci fu l’Umbria, e San Giuliano, e di fronte lo strazio della scuola caduta sui bambini non puoi restare indifferente.
Ma ora basta. A che servono gli aiuti se poi si continua a fare sempre come prima?
Hanno scoperto, dei bravi giornalisti (ecco come spendere bene un euro: comprando un giornale scritto da bravi giornalisti) che una delle scuole crollate a L’Aquila in realtà era un albergo, che un tratto di penna di un funzionario compiacente aveva trasformato in edificio scolastico, nonostante non ci fossero assolutamente i minimi requisiti di sicurezza per farlo.
Ecco, nella nostra città, Marsala, c’è una scuola, la più popolosa, l’Istituto Tecnico Commerciale, che da 30 anni sta in un edificio che è un albergo trasformato in scuola. Nessun criterio di sicurezza rispettato, un edificio di cartapesta, 600 alunni. La Provincia ha speso quasi 7 milioni di euro d’affitto fino ad ora, per quella scuola, dove – per dirne una – nella palestra lo scorso Ottobre è caduto con lo scirocco (lo scirocco!! Non il terremoto! Lo scirocco! C’è una scala Mercalli per lo scirocco? O ce la dobbiamo inventare?) il controsoffitto in amianto.
Ecco, in quei milioni di euro c’è, annegato, con gli altri, anche l’euro della mia vergogna per una classe politica che non sa decidere nulla, se non come arricchirsi senza ritegno e fare arricchire per tornaconto.
Stavo per digitarlo, l’sms della coscienza a posto, poi al Tg1 hanno sottolineato gli eccezionali ascolti del giorno prima durante la diretta sul terremoto. E siccome quel servizio pubblico lo pago io, con il canone, ho capito che già era qualcosa se non chiedevo il rimborso del canone per quella bestialità che avevano detto.
Io non do una lira per i paesi terremotati. E non ne voglio se qualcosa succede a me. Voglio solo uno Stato efficiente, dove non comandino i furbi. E siccome so già che così non sarà, penso anche che il terremoto è il gratta e vinci di chi fa politica. Ora tutti hanno l’alibi per non parlare d’altro, ora nessuno potrà criticare il governo o la maggioranza (tutta, anche quella che sta all’opposizione) perché c’è il terremoto. Come l’11 Settembre, il terremoto e l’Abruzzo saranno il paravento per giustificare tutto.
Ci sono migliaia di sprechi di risorse in questo paese, ogni giorno. Se solo volesse davvero, lo Stato saprebbe come risparmiare per aiutare gli sfollati: congelando gli stipendi dei politici per un anno, o quelli dei super manager, accorpando le prossime elezioni europee al referendum. Sono le prime cose che mi vengono in mente. E ogni nuova cosa che penso mi monta sempre più rabbia.
Io non do una lira. E do il più grande aiuto possibile. La mia rabbia, il mio sdegno. Perché rivendico in questi giorni difficili il mio diritto di italiano di avere una casa sicura. E mi nasce un rabbia dentro che diventa pianto, quando sento dire “in Giappone non sarebbe successo”, come se i giapponesi hanno scoperto una cosa nuova, come se il know – how del Sol Levante fosse solo un’ esclusiva loro. Ogni studente di ingegneria fresco di laurea sa come si fanno le costruzioni. Glielo fanno dimenticare all’atto pratico.
E io piango di rabbia perché a morire sono sempre i poveracci, e nel frastuono della televisione non c’è neanche un poeta grande come Pasolini a dirci come stanno le cose, a raccogliere il dolore degli ultimi. Li hanno uccisi tutti, i poeti, in questo paese, o li hanno fatti morire di noia.
Ma io, qui, oggi, mi sento italiano, povero tra i poveri, e rivendico il diritto di dire quello che penso.
Come la natura quando muove la terra, d’altronde.
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Re: Terremoto in Abruzzo:294 morti, 100 mila sfollati
Dal mio punto di vista, solo applausi per questo intervento. Chapeau..facinoroso ha scritto:incollo un interessante punto di vista da facebook di un cittadino di marsala.
"MA IO PER IL TERREMOTO NON DO NEMMENO UN EURO..."
di Giacomo di Girolamo
Scusate, ma io non darò neanche un centesimo di euro a favore di chi raccoglie fondi per le popolazioni terremotate in Abruzzo. So che la mia suona come una bestemmia. E che di solito si sbandiera il contrario, senza il pudore che la carità richiede. Ma io ho deciso. Non telefonerò a nessun numero che mi sottrarrà due euro dal mio conto telefonico, non manderò nessun sms al costo di un euro. Non partiranno bonifici, né versamenti alle poste. Non ho posti letto da offrire, case al mare da destinare a famigliole bisognose, né vecchi vestiti, peraltro ormai passati di moda.
Ho resistito agli appelli dei vip, ai minuti di silenzio dei calciatori, alle testimonianze dei politici, al pianto in diretta del premier. Non mi hanno impressionato i palinsesti travolti, le dirette no – stop, le scritte in sovrimpressione durante gli show della sera. Non do un euro. E credo che questo sia il più grande gesto di civiltà, che in questo momento, da italiano, io possa fare.
Non do un euro perché è la beneficienza che rovina questo Paese, lo stereotipo dell’italiano generoso, del popolo pasticcione che ne combina di cotte e di crude, e poi però sa farsi perdonare tutto con questi slanci nei momenti delle tragedie. Ecco, io sono stanco di questa Italia. Non voglio che si perdoni più nulla. La generosità, purtroppo, la beneficienza, fa da pretesto. Siamo ancora lì, fermi sull’orlo del pozzo di Alfredino, a vedere come va a finire, stringendoci l’uno con l’altro. Soffriamo (e offriamo) una compassione autentica. Ma non ci siamo mossi di un centimetro.
Eppure penso che le tragedie, tutte, possono essere prevenute. I pozzi coperti. Le responsabilità accertate. I danni riparati in poco tempo. Non do una lira, perché pago già le tasse. E sono tante. E in queste tasse ci sono già dentro i soldi per la ricostruzione, per gli aiuti, per la protezione civile. Che vengono sempre spesi per fare altro. E quindi ogni volta la Protezione Civile chiede soldi agli italiani. E io dico no. Si rivolgano invece ai tanti eccellenti evasori che attraversano l’economia del nostro Paese.
E nelle mie tasse c’è previsto anche il pagamento di tribunali che dovrebbero accertare chi specula sulla sicurezza degli edifici, e dovrebbero farlo prima che succedano le catastrofi. Con le mie tasse pago anche una classe politica, tutta, ad ogni livello, che non riesce a fare nulla, ma proprio nulla, che non sia passerella.
C’è andato pure il presidente della Regione Siciliana, Lombardo, a visitare i posti terremotati. In un viaggio pagato – come tutti gli altri – da noi contribuenti. Ma a fare cosa? Ce n’era proprio bisogno?
Avrei potuto anche uscirlo, un euro, forse due. Poi Berlusconi ha parlato di “new town” e io ho pensato a Milano 2 , al lago dei cigni, e al neologismo: “new town”. Dove l’ha preso? Dove l’ha letto? Da quanto tempo l’aveva in mente?
Il tempo del dolore non può essere scandito dal silenzio, ma tutto deve essere masticato, riprodotto, ad uso e consumo degli spettatori. Ecco come nasce “new town”. E’ un brand. Come la gomma del ponte.
Avrei potuto scucirlo qualche centesimo. Poi ho visto addirittura Schifani, nei posti del terremoto. Il Presidente del Senato dice che “in questo momento serve l’unità di tutta la politica”. Evviva. Ma io non sto con voi, perché io non sono come voi, io lavoro, non campo di politica, alle spalle della comunità. E poi mentre voi, voi tutti, avete responsabilità su quello che è successo, perché governate con diverse forme - da generazioni - gli italiani e il suolo che calpestano, io non ho colpa di nulla. Anzi, io sono per la giustizia. Voi siete per una solidarietà che copra le amnesie di una giustizia che non c’è.
Io non lo do, l’euro. Perché mi sono ricordato che mia madre, che ha servito lo Stato 40 anni, prende di pensione in un anno quasi quanto Schifani guadagna in un mese. E allora perché io devo uscire questo euro? Per compensare cosa? A proposito. Quando ci fu il Belice i miei lo sentirono eccome quel terremoto. E diedero un po’ dei loro risparmi alle popolazioni terremotate.
Poi ci fu l’Irpinia. E anche lì i miei fecero il bravo e simbolico versamento su conto corrente postale. Per la ricostruzione. E sappiamo tutti come è andata. Dopo l’Irpinia ci fu l’Umbria, e San Giuliano, e di fronte lo strazio della scuola caduta sui bambini non puoi restare indifferente.
Ma ora basta. A che servono gli aiuti se poi si continua a fare sempre come prima?
Hanno scoperto, dei bravi giornalisti (ecco come spendere bene un euro: comprando un giornale scritto da bravi giornalisti) che una delle scuole crollate a L’Aquila in realtà era un albergo, che un tratto di penna di un funzionario compiacente aveva trasformato in edificio scolastico, nonostante non ci fossero assolutamente i minimi requisiti di sicurezza per farlo.
Ecco, nella nostra città, Marsala, c’è una scuola, la più popolosa, l’Istituto Tecnico Commerciale, che da 30 anni sta in un edificio che è un albergo trasformato in scuola. Nessun criterio di sicurezza rispettato, un edificio di cartapesta, 600 alunni. La Provincia ha speso quasi 7 milioni di euro d’affitto fino ad ora, per quella scuola, dove – per dirne una – nella palestra lo scorso Ottobre è caduto con lo scirocco (lo scirocco!! Non il terremoto! Lo scirocco! C’è una scala Mercalli per lo scirocco? O ce la dobbiamo inventare?) il controsoffitto in amianto.
Ecco, in quei milioni di euro c’è, annegato, con gli altri, anche l’euro della mia vergogna per una classe politica che non sa decidere nulla, se non come arricchirsi senza ritegno e fare arricchire per tornaconto.
Stavo per digitarlo, l’sms della coscienza a posto, poi al Tg1 hanno sottolineato gli eccezionali ascolti del giorno prima durante la diretta sul terremoto. E siccome quel servizio pubblico lo pago io, con il canone, ho capito che già era qualcosa se non chiedevo il rimborso del canone per quella bestialità che avevano detto.
Io non do una lira per i paesi terremotati. E non ne voglio se qualcosa succede a me. Voglio solo uno Stato efficiente, dove non comandino i furbi. E siccome so già che così non sarà, penso anche che il terremoto è il gratta e vinci di chi fa politica. Ora tutti hanno l’alibi per non parlare d’altro, ora nessuno potrà criticare il governo o la maggioranza (tutta, anche quella che sta all’opposizione) perché c’è il terremoto. Come l’11 Settembre, il terremoto e l’Abruzzo saranno il paravento per giustificare tutto.
Ci sono migliaia di sprechi di risorse in questo paese, ogni giorno. Se solo volesse davvero, lo Stato saprebbe come risparmiare per aiutare gli sfollati: congelando gli stipendi dei politici per un anno, o quelli dei super manager, accorpando le prossime elezioni europee al referendum. Sono le prime cose che mi vengono in mente. E ogni nuova cosa che penso mi monta sempre più rabbia.
Io non do una lira. E do il più grande aiuto possibile. La mia rabbia, il mio sdegno. Perché rivendico in questi giorni difficili il mio diritto di italiano di avere una casa sicura. E mi nasce un rabbia dentro che diventa pianto, quando sento dire “in Giappone non sarebbe successo”, come se i giapponesi hanno scoperto una cosa nuova, come se il know – how del Sol Levante fosse solo un’ esclusiva loro. Ogni studente di ingegneria fresco di laurea sa come si fanno le costruzioni. Glielo fanno dimenticare all’atto pratico.
E io piango di rabbia perché a morire sono sempre i poveracci, e nel frastuono della televisione non c’è neanche un poeta grande come Pasolini a dirci come stanno le cose, a raccogliere il dolore degli ultimi. Li hanno uccisi tutti, i poeti, in questo paese, o li hanno fatti morire di noia.
Ma io, qui, oggi, mi sento italiano, povero tra i poveri, e rivendico il diritto di dire quello che penso.
Come la natura quando muove la terra, d’altronde.
Giacomo Di Girolamo
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Re: Terremoto in Abruzzo:294 morti, 100 mila sfollati
Niente miracoli a San Giuliano
di Gianluca Di Feo
La promessa di Berlusconi: in 24 mesi una città satellite a L'Aquila. Stessa promessa nel 2002 dopo il sisma in Molise. E non la mantenne
New L'Aquila: una città tutta nuova in 24 mesi, al massimo in 28. La promessa di Silvio Berlusconi nel giorno del dramma abruzzese ha il fascino degli effetti speciali. Il presidente del Consiglio la chiama «new town», termine britannico per indicare gli insediamenti satellite, ma che in italiano ha un grande modello concreto: Milano 2, la prima creatura del Cavaliere, l'inizio della sua epopea. Le frasi pronunciate dal premier a L'Aquila hanno però qualcosa di déjà vu: «Entro due anni gli abitanti riavranno le case». Ricordate? Era lo choc di San Giuliano, il paesino del Molise dove il 31 ottobre 2002 il terremoto si era accanito contro la scuola uccidendo 27 bambini e la loro insegnante. Tre giorni dopo la strage, il premier convocò una conferenza stampa (video): «Mi sono intrattenuto con degli amici architetti per mettere a punto un'ipotesi di progetto per la costruzione di una nuova San Giuliano».
Anche allora il disegno era quello della new town, la città satellite: «Un quartiere pieno di verde con la separazione completa delle automobili dai percorsi per i pedoni e per le biciclette. Un progetto che potrebbe portare in 24 mesi a consegnare agli abitanti di San Giuliano dei nuovi appartamenti funzionali, innovativi, costruiti secondo le nuove tecniche della domotica».
Non sembrava un'impresa difficile: nel paese colpito gli abitanti erano soltanto 1.163 e gli edifici poche centinaia. «Vorrei in questa occasione dare risposte con dei tempi assolutamente contenuti e certi», ribadì il premier. E tutto il governo mostrava ottimismo, come sottolineò il ministro dell'Interno Giuseppe Pisanu davanti al Parlamento: «Il presidente del Consiglio ha assicurato che entro 24 mesi il comune verrà riconsegnato alla completa e normale fruibilità degli abitanti».
Ma sette anni dopo, la ricostruzione di San Giuliano è ancora lontana dalla fine. E di domotica, ossia di edifici 'intelligenti' ad altissima tecnologia, non se n'è vista proprio. Persino per completare la nuova scuola - questo sì un istituto d'avanguardia, definito 'il più antisismico d'Italia' - di anni ce ne sono voluti quasi sei. Berlusconi ha fatto in tempo a finire il governo, lasciare la poltrona a Romano Prodi e tornare a Palazzo Chigi: è stato lui a presenziarne l'inaugurazione nello scorso settembre. Come è lontano quell'autunno del 2002 quando il premier volò a San Giuliano con il suo architetto di fiducia, quel Giancarlo Ragazzi che è stato uno dei progettisti di Milano 2 nel lontano 1970 e che dieci anni dopo aveva replicato l'opera con Milano 3 di Basiglio, altra new town del Biscione alla periferia del capoluogo lombardo. A dimostrazione del ruolo di progettista di corte, due anni fa Adriano Galliani spiegò a 'L'espresso' di avere nel cassetto un piano di Ragazzi per rifare anche lo stadio di San Siro. L'incarico al 'triplicatore di Milano' fu poi formalizzato dal sindaco molisano nel maggio 2003 assieme all'arrivo delle prime sovvenzioni statali: sei mesi erano già stati bruciati per definire la forma giuridica degli interventi.
A quella data, molte cose erano risorte grazie alla sottoscrizione popolare Un aiuto subito lanciata dal 'Corriere della sera' e Tg5: un complesso scolastico prefabbricato e 150 chalet del 'villaggio provvisorio'. Tutto realizzato in legno e considerato molto funzionale dagli abitanti. Le prime vere case sono state consegnate cinque anni dopo la scossa, quando 500 persone vivevano ancora nel villaggio provvisorio mentre un altro centinaio si era trasferito nei comuni vicini, meno danneggiati. Adesso si marcia verso il settimo anniversario e molte delle palazzine sono ancora un cantiere, con gli enti locali sul piede di guerra per ottenere altri contributi destinati alla 'ricostruzione pesante' del centro storico. Di soldi in realtà ne sono stati spesi tanti. Il Comune ha preventivato un costo di circa 250 milioni di euro. Nei primi cinque anni poco meno di 100 milioni sono andati per rifare le opere pubbliche e le infrastrutture, altri 70 per le case private. Il resto è oggetto del contendere tra sindaci, regioni e governo Berlusconi che nell'ultima Finanziaria ha decurtato le disponibilità. Ma sono in molti a parlare di sprechi nell'uso delle risorse. La Corte dei conti, per esempio, due anni fa ha aperto una istruttoria sulla Regione Molise che aveva ottenuto stanziamenti pari a 700 milioni.
Finora ne sono stati erogati ben 550, spesso investiti in modo discutibile: reti wifi anche per chi vive nei prefabbricati, finanziamenti per il turismo, la sponsorizzazione di un reality show estivo di Mediaset e delle selezioni di Miss Italia. È importante ricordare le dimensioni della tragedia. A San Giuliano nel 2002 ci furono 30 morti, in tutta l'area colpita tra Puglia e Molise i feriti furono 200, gli sfollati 3 mila in provincia di Campobasso e un migliaio in quella di Foggia. Un bilancio drammatico, ma assolutamente non paragonabile con la devastazione dell'Abruzzo dove i morti sono più di 200 e gli sfollati decine e decine di migliaia. Quanti fondi saranno necessari adesso? Il ministro Altero Matteoli ha detto: «A una prima stima, soltanto per l'edilizia e per le abitazioni private i soldi da stanziare si aggirano intorno a un miliardo e 300 milioni di euro, escludendo quello che servirà all'industria». Ma se San Giuliano con i suoi mille abitanti ha preventivato un costo di 250 milioni, come si può pensare di ricostruire tutto il centro storico dell'Aquila con la somma ipotizzata dal ministro? E ancora, la questione dei tempi. Ha dichiarato sempre Matteoli: «Le case che si dovranno abbattere si possono ricostruire in 24 mesi snellendo tutte le procedure. Con i provvedimenti che siamo intenzionati a prendere si potrà fare in due anni». Sicuri? La lezione di San Giuliano è stata inutile? Prima di promettere, forse sarebbe meglio aspettare e capire. Per non illudere chi ha già sofferto tanto.
(07 aprile 2009)
http://espresso.repubblica.it/
di Gianluca Di Feo
La promessa di Berlusconi: in 24 mesi una città satellite a L'Aquila. Stessa promessa nel 2002 dopo il sisma in Molise. E non la mantenne
New L'Aquila: una città tutta nuova in 24 mesi, al massimo in 28. La promessa di Silvio Berlusconi nel giorno del dramma abruzzese ha il fascino degli effetti speciali. Il presidente del Consiglio la chiama «new town», termine britannico per indicare gli insediamenti satellite, ma che in italiano ha un grande modello concreto: Milano 2, la prima creatura del Cavaliere, l'inizio della sua epopea. Le frasi pronunciate dal premier a L'Aquila hanno però qualcosa di déjà vu: «Entro due anni gli abitanti riavranno le case». Ricordate? Era lo choc di San Giuliano, il paesino del Molise dove il 31 ottobre 2002 il terremoto si era accanito contro la scuola uccidendo 27 bambini e la loro insegnante. Tre giorni dopo la strage, il premier convocò una conferenza stampa (video): «Mi sono intrattenuto con degli amici architetti per mettere a punto un'ipotesi di progetto per la costruzione di una nuova San Giuliano».
Anche allora il disegno era quello della new town, la città satellite: «Un quartiere pieno di verde con la separazione completa delle automobili dai percorsi per i pedoni e per le biciclette. Un progetto che potrebbe portare in 24 mesi a consegnare agli abitanti di San Giuliano dei nuovi appartamenti funzionali, innovativi, costruiti secondo le nuove tecniche della domotica».
Non sembrava un'impresa difficile: nel paese colpito gli abitanti erano soltanto 1.163 e gli edifici poche centinaia. «Vorrei in questa occasione dare risposte con dei tempi assolutamente contenuti e certi», ribadì il premier. E tutto il governo mostrava ottimismo, come sottolineò il ministro dell'Interno Giuseppe Pisanu davanti al Parlamento: «Il presidente del Consiglio ha assicurato che entro 24 mesi il comune verrà riconsegnato alla completa e normale fruibilità degli abitanti».
Ma sette anni dopo, la ricostruzione di San Giuliano è ancora lontana dalla fine. E di domotica, ossia di edifici 'intelligenti' ad altissima tecnologia, non se n'è vista proprio. Persino per completare la nuova scuola - questo sì un istituto d'avanguardia, definito 'il più antisismico d'Italia' - di anni ce ne sono voluti quasi sei. Berlusconi ha fatto in tempo a finire il governo, lasciare la poltrona a Romano Prodi e tornare a Palazzo Chigi: è stato lui a presenziarne l'inaugurazione nello scorso settembre. Come è lontano quell'autunno del 2002 quando il premier volò a San Giuliano con il suo architetto di fiducia, quel Giancarlo Ragazzi che è stato uno dei progettisti di Milano 2 nel lontano 1970 e che dieci anni dopo aveva replicato l'opera con Milano 3 di Basiglio, altra new town del Biscione alla periferia del capoluogo lombardo. A dimostrazione del ruolo di progettista di corte, due anni fa Adriano Galliani spiegò a 'L'espresso' di avere nel cassetto un piano di Ragazzi per rifare anche lo stadio di San Siro. L'incarico al 'triplicatore di Milano' fu poi formalizzato dal sindaco molisano nel maggio 2003 assieme all'arrivo delle prime sovvenzioni statali: sei mesi erano già stati bruciati per definire la forma giuridica degli interventi.
A quella data, molte cose erano risorte grazie alla sottoscrizione popolare Un aiuto subito lanciata dal 'Corriere della sera' e Tg5: un complesso scolastico prefabbricato e 150 chalet del 'villaggio provvisorio'. Tutto realizzato in legno e considerato molto funzionale dagli abitanti. Le prime vere case sono state consegnate cinque anni dopo la scossa, quando 500 persone vivevano ancora nel villaggio provvisorio mentre un altro centinaio si era trasferito nei comuni vicini, meno danneggiati. Adesso si marcia verso il settimo anniversario e molte delle palazzine sono ancora un cantiere, con gli enti locali sul piede di guerra per ottenere altri contributi destinati alla 'ricostruzione pesante' del centro storico. Di soldi in realtà ne sono stati spesi tanti. Il Comune ha preventivato un costo di circa 250 milioni di euro. Nei primi cinque anni poco meno di 100 milioni sono andati per rifare le opere pubbliche e le infrastrutture, altri 70 per le case private. Il resto è oggetto del contendere tra sindaci, regioni e governo Berlusconi che nell'ultima Finanziaria ha decurtato le disponibilità. Ma sono in molti a parlare di sprechi nell'uso delle risorse. La Corte dei conti, per esempio, due anni fa ha aperto una istruttoria sulla Regione Molise che aveva ottenuto stanziamenti pari a 700 milioni.
Finora ne sono stati erogati ben 550, spesso investiti in modo discutibile: reti wifi anche per chi vive nei prefabbricati, finanziamenti per il turismo, la sponsorizzazione di un reality show estivo di Mediaset e delle selezioni di Miss Italia. È importante ricordare le dimensioni della tragedia. A San Giuliano nel 2002 ci furono 30 morti, in tutta l'area colpita tra Puglia e Molise i feriti furono 200, gli sfollati 3 mila in provincia di Campobasso e un migliaio in quella di Foggia. Un bilancio drammatico, ma assolutamente non paragonabile con la devastazione dell'Abruzzo dove i morti sono più di 200 e gli sfollati decine e decine di migliaia. Quanti fondi saranno necessari adesso? Il ministro Altero Matteoli ha detto: «A una prima stima, soltanto per l'edilizia e per le abitazioni private i soldi da stanziare si aggirano intorno a un miliardo e 300 milioni di euro, escludendo quello che servirà all'industria». Ma se San Giuliano con i suoi mille abitanti ha preventivato un costo di 250 milioni, come si può pensare di ricostruire tutto il centro storico dell'Aquila con la somma ipotizzata dal ministro? E ancora, la questione dei tempi. Ha dichiarato sempre Matteoli: «Le case che si dovranno abbattere si possono ricostruire in 24 mesi snellendo tutte le procedure. Con i provvedimenti che siamo intenzionati a prendere si potrà fare in due anni». Sicuri? La lezione di San Giuliano è stata inutile? Prima di promettere, forse sarebbe meglio aspettare e capire. Per non illudere chi ha già sofferto tanto.
(07 aprile 2009)
http://espresso.repubblica.it/
Chi è causa del suo mal, pianga se stesso