I Bidoni del calcio italiano
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Secondo me più che scarso è stato sfortunato, mi è sembrato un onesto difensore, niente di eccezionale.
"l'eternità è il lasso di tempo che intercorre tra l'assegnazione dei minuti di recupero e il fischio finale quando la tua squadra sta vincendo 1 a 0."
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Re: I Bidoni del calcio italiano
il capitano del portogallo non puo' essere considerato un bidone. semplicemente alla juve è stato sempre rotto.
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Re: I Bidoni del calcio italiano
si ma 10 milioni è stato non pagato,anzi strapagato.eagles ha scritto:Secondo me più che scarso è stato sfortunato, mi è sembrato un onesto difensore, niente di eccezionale.
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Re: I Bidoni del calcio italiano
Vampeta mio!!! :Lol: :Lol:
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Re: I Bidoni del calcio italiano
si, può che un bidone diciamo che è stato un pacco.gianplecce ha scritto:il capitano del portogallo non puo' essere considerato un bidone. semplicemente alla juve è stato sempre rotto.
Un saluto a tutti.
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Re: I Bidoni del calcio italiano
ragazzi non mi stuzzicate, ho una certa età e, se scavo nel "cascione", riempiamo il topic più delle scommesse di mogol
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Re: I Bidoni del calcio italiano
ti ricorda qualcosa???rossoblu ha scritto:ragazzi non mi stuzzicate, ho una certa età e, se scavo nel "cascione", riempiamo il topic più delle scommesse di mogol
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Re: I Bidoni del calcio italiano
Mascarinho ha scritto:
?
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Re: I Bidoni del calcio italiano
Eh, vallo a dire a chi gli ha fatto la visita medica.. mi chiedo come sia possibile che non si siano accorti che aveva il ginocchio ricostruito con il Patafix, non era scarso, ma effettivamente rendersi utile senza un paio di legamenti è un po' dura :juggle:ogeid36 ha scritto:si ma 10 milioni è stato non pagato,anzi strapagato.eagles ha scritto:Secondo me più che scarso è stato sfortunato, mi è sembrato un onesto difensore, niente di eccezionale.
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Re: I Bidoni del calcio italiano
19angelo85 ha scritto:Vampeta mio!!! :Lol: :Lol:
Per la giuoia di mascarinho e angelo ecco a voi....Mascarinho ha scritto:
Marcos André Batista Santos "Vampeta"
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Luogo di Nascita:
Nazarè Das Farinhas (Brasile)
Data di Nascita:
13/03/1974
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Interno Destro
Squadra:
Inter
Marcos Andrè Batista Santos, in arte Vampeta (derivante dalla fusione delle parole “vampiro” e capeta, che significa “diavolo”), non è una semplice meteora, ma qualcosa di più. Possiamo considerarlo uno dei desaparecidos per eccellenza. All’età di 20 anni viene notato dal PSV Eindhoven: si fa le ossa nella Serie B olandese, poi per una stagione torna in Patria, al Fluminense, per poi riapparire nuovamente alla casa madre, in quel PSV in cui gioca un certo Ronaldo, dove Vampeta resta due anni vincendo Scudetto e Supercoppa. Sembra finita qui la sua parentesi europea: nel 1998 torna in Brasile, al Corinthians, dove vince in tre anni un Campionato ed un Mondiale per Club. Nel frattempo, il nuovo allenatore della Nazionale verdeoro Luxemburgo decide di farne l’erede di Dunga. Gli effetti sono positivi: Vampeta dispensa giocate di ottimo livello, con prestazioni ottimali sul piano qualitativo e quantitativo. Si mettono quindi sulle sue tracce diverse squadre italiane, ed alla fine prevale l’Inter, che lo ingaggia per la “modica” cifra di 15 milioni di Dollari (oltre 30 miliardi di Lire). La squadra del Patron Moratti è appena stata eliminata dalla Champions League e sta cercando di riprendersi: Ronaldo (che già si trovava a Milano) si è ricordato dei bei tempi del PSV e ha avuto la brillante idea di chiamare l’amico Vampeta. Fu così che il centrocampista firmò un quadriennale: «Vampeta di entusiasmo» è il simpatico titolo che gli dedica la “Gazzetta dello Sport” il giorno della presentazione, il 5 Settembre 2000. L’esordio è positivo: va in gol (anche se con l’evidente complicità di Peruzzi) all’esordio in Supercoppa Italiana contro la Lazio, dove l’Inter verrà sconfitta 4-3. Il brasiliano viene subito caricato di responsabilità da parte di tifosi e giornalisti, poiché vedono in lui l’uomo destinato a mettere ordine in una squadra confusa: niente di più sbagliato. In seguito alle dimissioni di Lippi arriva sulla panchina nerazzurra Tardelli che, da questo momento, non gli farà più vedere il terreno di gioco per un paio di mesi. A Novembre, dopo tanta tribuna, il centrocampista sbotta: «Nella mia carriera non ho mai vissuto momenti come questo. Sono stato eletto miglior giocatore del Brasile, sono titolare nella mia Nazionale, ma non gioco. Se non c’è spazio per me, preferisco andarmene». La squadra intanto sprofonda: i tifosi si chiedono se quello sbarcato a Milano non sia una controfigura del centrocampista ammirato con la maglia del Brasile. Il 29 Novembre 2000 gioca la sua ultima partita nerazzurra, in un disastroso 6-1 subito dal Parma in Coppa Italia. E così la dirigenza lo spedisce via in tutta fretta: a Gennaio i nerazzurri lo cedono in prestito al Paris Saint Germain, che in cambio offre ai nerazzurri Stephane Dalmat, che proprio fenomeno non è. Ormai lontano dall’Italia, criticò Moratti di non capire di calcio, e in seguito rilasciò dichiarazioni contro la città di Milano e la stessa Parigi. Come se ciò non bastasse, la madre dei suoi figli lo denunciò per averla malmenata. Ormai con la carriera in picchiata verso il basso, andò a giocare in Kuwait per poi ritornare nel Brasiliense e nel Goias, squadre minori brasiliani, dove sarà ricordato per aver detto che la squadra del Goias era piena di omosessuali. Nei primi mesi del 2003 si infortunò molto gravemente ai legamenti del ginocchio sinistro, ma non si fece prendere dallo sconforto, dicendo: «Farò miracoli per tornare a giocare il più presto possibile». Purché non in Italia.
N.B:Si è ritirato nel 2008
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Re: I Bidoni del calcio italiano
Vampeta detto " il gay del calcio"FuarceUdin ha scritto:19angelo85 ha scritto:Vampeta mio!!! :Lol: :Lol:Per la giuoia di mascarinho e angelo ecco a voi....Mascarinho ha scritto:
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Re: I Bidoni del calcio italiano
FuarceUdin ha scritto:dove sarà ricordato per aver detto che la squadra del Goias era piena di omosessuali
tarantocalcio ha scritto:Vampeta detto " il gay del calcio"
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Re: I Bidoni del calcio italiano
Gaizka MendietaLuccorbatfox ha scritto:In questo topic non può mancare "Il bidone dei bidoni" :
89 miliardi di lire
:fight: :fight: :fight: :fight:
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“Lazio, sarai il mio Real”. E’ un pomeriggio del luglio 2001 quando uno dei migliori centrocampisti in circolazione approda sulla sponda biancoceleste della Capitale.
Clima torrido, promesse roventi : ”Voglio la Champions League persa con il Valencia”. Tutti pazzi per Gaizka Mendieta, geometra basco che ha incantato la Spagna nelle ultime stagioni. Snobba l’offerta del Real Madrid e accetta la corte di Cragnotti. Una sviolinata fatale per il futuro della società laziale. 89 miliardi sborsati, tra i trasferimenti più costosi registrati fino ad allora. Una voragine nel bilancio biancoceleste, solo una delle tante follie del patron della Cirio. Tra l’altro senza alcun tornaconto. Mendieta avrebbe dovuto rimpiazzare la bionda chioma di Pavel Nedved, finito alla Juve. E infatti il casco dorato non faceva una “piega”. Ma quella sbiadita “Furia rossa” non era altro che la versione pirata dell’esplosiva Furia ceca. Un flop di platino, forse il peggiore affare internazionale di una squadra italiana per il rapporto qualità-prezzo. Inoltre lo stesso calciatore spagnolo avvia a Roma una parabola discendente da cui non saprà più riprendersi. Intanto, paradossalmente, mentre la Lazio balbetta, il Valencia si aggiudica la Liga e proprio il Real vince la Champions. Il destino è una scala, di cui ogni gradino rappresenta tutti i bivi che dobbiamo affrontare. Nel bene e nel male determinano la nostra vita. Forse, col senno di poi, questa strana coincidenza avrà strappato almeno un sorriso allo sfortunato Gaizka.
- Classe 1974, Mendieta è nato a Bilbao. Le sue origini calcistiche risalgono al 1991 con la maglia del Castellon. Nel ’92 l’esordio in Liga con il Valencia: solo due presenze in quella stagione, ma le premesse di una carriera luminosa c’erano tutte. Tecnica sopraffina e ottima visione di gioco le sue armi migliori, specialista anche nei calci piazzati. Curioso pensare che da giovane il fantasista basco ricopriva il ruolo di difensore centrale. E’ Claudio Ranieri ad accorgersi delle sue doti da regista e rifinitore, innescandone un’evoluzione immediata e inarrestabile. Negli anni di fine millennio è tra i calciatori più forti del panorama europeo, autentico trascinatore del suo Valencia (69 gol in 7 stagioni). Nel ’99 vince la Coppa del Re con i “pipistrelli”, interrompendo un digiuno di trofei per i bianconeri lungo ben 19 anni. Subito dopo intasca anche la Supercoppa spagnola. Sulla panchina arriva Cuper e per due stagioni consecutive la sua squadra agguanta la finale di Champions League, con esiti tristemente simili: sconfitta prima dal Real (3-0) e poi dal Bayern Monaco (ai rigori). Nel frattempo Mendieta diviene un pilastro anche nella fila della Nazionale spagnola, l’Europeo del 2000 nei Paesi Bassi sancisce la sua definitiva consacrazione anche a livello internazionale.
- Un buon ruolino di marcia, ma i successi latitano. Nell’estate del 2001 la sua esperienza valenciana sembra giunta al capolinea. Gaizka è poco entusiasta del comportamento di una parte della tifoseria e chiede di essere ceduto. Diversi club europei vogliono accaparrarsi il suo cartellino, tra cui Inter e Lazio. Quest’ultima mostra una maggiore caparbietà. Gli addii di Veron e Nedved hanno sollevato malumori tra i supporters biancocelesti e urgeva un colpo ad effetto. Con la collaborazione del ds Governato, il presidente convince gli spagnoli pattuendo una somma sensazionale: 89 miliardi di lire. Uno sforzo immane per restare competitivi. Per il giocatore contratto quinquennale da 8 miliardi a stagione, un’occasione da non perdere. Il patron Cragnotti, definito l’acquisto, si esalta: “Con Mendieta abbiamo costruito un centrocampo di ferro (presi anche Fiore, Liverani e Giannichedda). Gli obiettivi prefissati sono Champions League e campionato. L’organico a disposizione di Zoff può centrarli entrambi”. La piazza ritrova il sorriso, tutti ai piedi del profeta basco. “Non farà rimpiangere Nedved”, sentenzia Claudio Lopez, attaccante argentino della Lazio ed ex compagno di Gaizka al Valencia. Ed è in questo momento che l’odore fetido del vero bidone investe la Capitale. Colleziona 26 presenze senza mettere a segno alcuna rete, finendo spesso anzitempo negli spogliatoi a causa di prestazioni indecorose. Da centrale o sul centro-sinistra del 3-5-2 di Zoff non incide quasi mai, suscitando l’ira dei tifosi e l’ilarità dei cugini giallorossi. “In Italia devi essere forte soprattutto di testa” – afferma il nazionale spagnolo – “E’ un campionato stressante. Nessuno è disposto ad aspettarti, anche se vieni da una realtà diversa. Se cedi alle prime difficoltà, è la fine”. Ma Mendieta ha personalità da vendere e non vuole mollare. Solo per poco. A gennaio già supplica Cragnotti di accettare l’offerta dell’Athletic Bilbao, altrimenti i mondiali in Corea rischia di vederli seduto in poltrona. Ha impiegato quattro mesi a chinare la testa, non male. La Lazio non ritiene accettabili le avances della società basca e Mendieta è costretto ad ingoiare bocconi amari fino a giugno. Una delusione cocente, proprio all’apice della sua carriera. Con Zoff è lite continua, si parla anche di spintoni dopo l’ennesima panchina nella trasferta di Verona.
- Nell’estate successiva l’ombra opaca dell’ex capitano del Valencia non trova nessun acquirente, complice il suo elevato ingaggio. La situazione è aggravata da una clausola presente nell’accordo tra la società spagnola e la Lazio: se Mendieta fosse stato ceduto al Real Madrid, la dirigenza capitolina sarebbe incorsa in un’onerosa penale. Alla fine è il Barcellona a farsi avanti, proponendo una comproprietà. La stagione blaugrana non decreta il riscatto tanto atteso del centrocampista e, nonostante i suoi 13 gol, non arriva la sospirata conferma. Intanto Gaizka è protagonista della diatriba tra Valencia e Lazio relativa al mancato rispetto dell’accordo economico sul suo trasferimento: serviranno le cessioni di Fiore e Corradi ai “pipistrelli” spagnoli per ristabilire la pace. Negli anni seguenti Mendieta gioca in Premier con la maglia del Middlesbrough, esperienza mediocre durata tre stagioni, conclusa prima della fine del contratto perché il tecnico Southgate lo estromette dalla rosa. Il suo caschetto d’oro era affondato nel Tevere e da allora non è più tornato in superficie. Nel 2007 il suo ritiro dall’attività agonistica.
- Gaizka Mendieta è il classico incompiuto, una sorta di genio incompreso. Ma anche l’etichetta di sfigato è adatta al suo cammino da professionista. Lascia il Valencia nell’anno in cui gli spagnoli vincono il campionato dopo 31 anni, dopo aver divorato con lui due finali di Champions. Nello stesso anno il Real Madrid, che tanto l’aveva corteggiato, alza la Coppa dalle grandi orecchie. E poi la Lazio, con le spese folli per il suo acquisto e le beghe ad esso correlate che di certo hanno contribuito a spedirla sull’orlo del baratro. Insomma una forma particolarmente contagiosa di fallimento, un potere devastante capace di permeare tutti gli stemmi che incontra. Altro che Re Mida.
To be continued..
Ultima modifica di FuarceUdin il 26.06.10 - 10:56, modificato 1 volta in totale.