Eldin: dal campo di concentramento alla Liga

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Dado82
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Eldin: dal campo di concentramento alla Liga

Messaggio da Dado82 » 30.03.10 - 10:09

La storia di Eldin: quando il campo da gioco rischia di essere quello di concentramento

Oggi vorrei raccontarvi la storia, vera e documentata, di un ragazzo che indipendentemente dal percorso professionale che riuscirà a creare nel calcio, ha già conquistato qualcosa di importante: la prospettiva di una vita normale. Si chiama Eldin Hadzic, ha diciannove anni e gioca nella formazione giovanile dell'Hercules, squadra della segunda division spagnola. In prima squadra non ha ancora fatto il suo esordio ma è solo questione di tempo, e di pazienza: Eldin è giovane e molto... molto promettente. Pazienza ne ha tanta e soprattutto ha le qualità di un vero attaccante: mobilità, velocità e una non indifferente versatilità che lo porta a spaziare su tutto il fronte offensivo, proprio come quegli attaccanti che ora vanno per la maggiore in Spagna. Paragoni? Difficile dirlo... Gli osservatori lo hanno avvicinato a Villa: e se gli osservatori sono quelli del Real Madrid, tanto vale fidarsi. Perché nel futuro di Eldin potrebbe esserci proprio la camiseta merengue.
Nel passato di Eldin invece c'è la guerra, un campo di concentramento, la scomparsa improvvisa di moltissimi amici e parenti e la certezza di un futuro di grande sofferenza, o di alcun futuro affatto. Eldin è un profugo della guerra dei Balcani: un conflitto scomodo, e rapidamente accantonato. Probabilmente perché da quelle parti non c'era molto petrolio da estrarre ma solo problemi etnici vecchi di secoli da risolvere. Pochi soldi da fare e troppi da spendere: se la sbrigassero loro la guerra civile devono essersi detti ai piani alti. Tant'è che oggi quel conflitto, che ha lasciato segni indelebili e solchi profondi, sembra lontanissimo, e secondo alcuni è stato semplicemente 'esagerato' dai media: secondo fonti meno ufficiali e non governative, si tratta invece di un conflitto che ha provocato un milione e duecentomila morti.
Eldin sa pochissimo di quel periodo, e quasi tutti i suoi ricordi riaffiorano nei racconti dei suoi genitori: lui è un simbolo di quel conflitto. E' nato in Bosnia, in un campo di concentramento. Suo padre era già stato condannato ai lavori forzati, l'anticamera della morte: "I miei genitori hanno cercato di farmi crescere nel modo migliore e più sereno possibile dice il ragazzo - e hanno scelto di raccontarmi poco di quel periodo così drammatico. Io stesso non ho ricordi, solo poche immagini confuse che forse mi sono state evocate dai racconti di chi ha visto: tuttavia so che ad esempio i miei zii, tutti i fratelli di mio padre, sono stati uccisi".
Una sorte purtroppo molto comune: e dev'essere stato proprio il pensiero di quel bimbo da preservare a far decidere ai genitori di Eldin di correre un rischio. "Se proprio dobbiamo rischiare la vita facciamolo per salvare quella di nostro figlio" si dice il padre di Eldin un giorno progettando l'evasione.
Il progetto di fuga dal campo di concentramento è improvvisato e molto avventuroso: ma tanto vale provarci. Una maglia della rete allentata, un momento di distrazione delle guardie e il padre di Eldin, con la madre al fianco e il bimbo in braccio scappa a gambe levate dalla prigionia evitando la rincorsa dei soldati, le pallottole e nascondendosi per giorni dove capitava: in un bosco, in una grotta, in una cascina abbandonata. Poi, come centinaia di altri profughi, raggiunge la costa e riesce a trovare un passaggio a bordo di una nave che accettava il carico di profughi disperati: un lungo viaggio fino in Spagna, dove la sua domanda di asilo politico viene accolta.
Qui inizia un'altra vita: gli Hadzic si trasferiscono prima a Elche, poi a Catral dove il primo lavoro stabile porta un tocco di normalità in un'esistenza fino a quel momento quasi disperata. Il secondo tocco di normalità è Eldin: che cresce, gioca, sorride e sembra avere un dono davvero particolare con la palla tra i piedi.
A 13 anni il ragazzo entra nello Sporting Saladar: Eldin alla prima amichevole, proprio contro l'Hercules, dà spettacolo. E la squadra blanquiazul di Alicante se lo prende subito. In tutto da allora a oggi Eldin ha segnato più di centoventi gol con la formazione giovanile dell'Hercules: venti gol a stagione solo nei campionati ufficiali, tanto abbastanza da essere legato alla prima squadra e preservato in attesa di un esordio che sembra essere imminente. Il ragazzo per lo meno ci spera: "Spero di avere presto questa occasione e se dovesse succedere proprio adesso, magari con la promozione in prima divisione (l'Hercules al momento è secondo a tre punti dalla Real Sociedad e con quattro punti di vantaggio da difendere sul quarto posto n.d.r.) sarebbe un sogno. Mi immagino tutti i giorni come potrebbe essere entrare in campo con la maglia dell'Hércules nella massima categoria e ora non mi sembra più una missione così impossibile".
Non è escluso che in Liga con l'Hercules Eldin non ci arrivi neanche: il Barcellona ha subito chiesto il prezzo del ragazzo, e il Real ha immediatamente rilanciato. L'Hercules è stato praticamente quasi costretto a metterlo sotto contratto professionistico, un po' anche per tutelarlo: al punto che la clausola rescissoria è sorprendentemente bassa (cinque milioni di euro), considerando che il ragazzo oggi potrebbe già valere molto di più. Ma all'Hercules, pur senza rinunciare a un buon affare, non sono disposti a giocare sulla sorte di un niño che per loro rappresenta una storia splendida, da difendere.
"Eldin si merita tutta la fortuna del mondo" dice il presidente del club Valentin Botella Ros, commentando il contratto appena siglato che lega il club e il ragazzo fino al 2013.
"Non so se la merito io - dice Eldin, che non ha rinunciato alla sua cittadinanza bosniaca - di sicuro la meritano i miei genitori".
Il papà ora è disoccupato, la mamma lavora part time come operaia in una fabbrica di scarpe: ma gli hanno la vita due volte. La prima dentro un campo di concentramento; la seconda facendolo scappare.

http://it.eurosport.yahoo.com/stefano-b ... cle/19765/
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