La situazione del calcio italiano non è buona
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- Nome:Gianpaolo [phpBB Debug] PHP Warning: in file [ROOT]/vendor/twig/twig/lib/Twig/Extension/Core.php on line 1275: count(): Parameter must be an array or an object that implements Countable
Anche dal punto di vista della giustizia sportiva la Juventus ha ricevuto una completa assoluzione, nonostante un bizzarro iter giudiziario fatto di ripensamenti e cambiamenti di rotta. Queste le tappe:
Dopo le dichiarazioni di Zeman, Petrucci invia un fascicolo alla Commissione Scientifica Antidoping del Coni al fine di ottenere una consulenza in merito. La Commissione risponde che i farmaci erano stati comprati senza ricetta (per il processo al Torino, che vedremo, si dà un parere completamente diverso) e che i calciatori, vista la notorietà diffusa dei medicinali in uso nelle società sportive, non potevano non sapere. Tuttavia non esprime opinioni che lascino intendere possibili violazioni dell’art. 1 per slealtà sportiva o dell’art. 6 per illecito. Agricola si presenta spontaneamente davanti alla Procura Antidoping la quale lo assolve da ogni imputazione, aggiungendo un encomio per l’alto livello del suo operato in campo medico-scientifico. La vicenda sembra chiusa ma dopo la sentenza di primo grado del tribunale ordinario, lo scenario cambia.
La sentenza di Casalbore induce la Procura a cambiare orientamento, optando per il deferimento del medico sociale con richiesta di squalifica di due anni. Questa la motivazione:
in sede disciplinare si è concretizzata quella ragionevole valutazione di probabilità che la somministrazione vietata abbia davvero avuto luogo. La ragionevole valutazione di probabilità non è certezza. Ma è quanto basta a disporre il deferimento del tesserato dinanzi agli organi giudicanti e per addossare all’incolpato l’onere della piena prova liberatoria.
La Procura del Coni decide, il 27 aprile 2005, di sentire il parere del Tas (Tribunale Arbitrale Sportivo) di Losanna, in quanto super partes. L’interrogazione del Comitato Olimpico si incentra su due domande:
▪ Dal punto di vista della giustizia sportiva, è sanzionabile l’uso di sostanze farmaceutiche non proibite ma in modalità off-label (cioè per indicazioni diverse da quelle riportate nel foglietto illustrativo del medicinale?
▪ Quali sono i metodi di indagine appropriati per capire se l’uso di farmaci è corretto?
Il Tas risponde chiaramente che non è in alcun modo punibile la somministrazione di sostanze non inserite nella lista dei prodotti vietati. Poi aggiunge che, al limite, le autorità sportive possono segnalare alla WADA (World Anti Doping Agency) questi medicinali, con il fine di proporre un aggiornamento della normativa in merito. In sostanza, il Tas dà ragione alla Juventus ma l’unico non ancora convinto è nuovamente Guariniello che con ostinazione puntualizza: «Il tribunale di Losanna ha detto che non si può punire l’impiego di farmaci non espressamente proibiti, ma il processo Juventus riguardava anche prodotti vietati come l’Epo». Incredibile come Guariniello non si sia accorto che l’interrogazione del Coni richiedeva un parere sui due aspetti che abbiamo visto, e non sull’uso di Epo. L’11 novembre 2005, la Commissione Disciplinare assolve Agricola, ma la Procura Antidoping del Coni presenta ricorso, rincarando la dose e chiedendo 3 anni e due mesi di interdizione per il medico sociale bianconero. La parola finale alla vicenda giunge il 5 ottobre 2006, con la definitiva assoluzione di Agricola da parte della Caf (Commissione di Appello Federale, il secondo grado della giustizia sportiva) che dichiara “improcedibile” l’azione disciplinare nei suoi confronti:
(ANSA) - Si è conclusa la vicenda disciplinare a carico di Riccardo Agricola. Respinto il ricorso della Procura Antidoping. Il procedimento si era originato nel 1998 a seguito della denuncia di Zdenek Zeman e dei conseguenti accertamenti effettuati dalla Magistratura torinese. In sede disciplinare la Caf, presieduta dal dottor Mastandrea, ha respinto il ricorso proposto dalla Procura Antidoping del Coni accogliendo le tesi prospettate dall’avvocato Chiappero difensore di Agricola.
Dopo le dichiarazioni di Zeman, Petrucci invia un fascicolo alla Commissione Scientifica Antidoping del Coni al fine di ottenere una consulenza in merito. La Commissione risponde che i farmaci erano stati comprati senza ricetta (per il processo al Torino, che vedremo, si dà un parere completamente diverso) e che i calciatori, vista la notorietà diffusa dei medicinali in uso nelle società sportive, non potevano non sapere. Tuttavia non esprime opinioni che lascino intendere possibili violazioni dell’art. 1 per slealtà sportiva o dell’art. 6 per illecito. Agricola si presenta spontaneamente davanti alla Procura Antidoping la quale lo assolve da ogni imputazione, aggiungendo un encomio per l’alto livello del suo operato in campo medico-scientifico. La vicenda sembra chiusa ma dopo la sentenza di primo grado del tribunale ordinario, lo scenario cambia.
La sentenza di Casalbore induce la Procura a cambiare orientamento, optando per il deferimento del medico sociale con richiesta di squalifica di due anni. Questa la motivazione:
in sede disciplinare si è concretizzata quella ragionevole valutazione di probabilità che la somministrazione vietata abbia davvero avuto luogo. La ragionevole valutazione di probabilità non è certezza. Ma è quanto basta a disporre il deferimento del tesserato dinanzi agli organi giudicanti e per addossare all’incolpato l’onere della piena prova liberatoria.
La Procura del Coni decide, il 27 aprile 2005, di sentire il parere del Tas (Tribunale Arbitrale Sportivo) di Losanna, in quanto super partes. L’interrogazione del Comitato Olimpico si incentra su due domande:
▪ Dal punto di vista della giustizia sportiva, è sanzionabile l’uso di sostanze farmaceutiche non proibite ma in modalità off-label (cioè per indicazioni diverse da quelle riportate nel foglietto illustrativo del medicinale?
▪ Quali sono i metodi di indagine appropriati per capire se l’uso di farmaci è corretto?
Il Tas risponde chiaramente che non è in alcun modo punibile la somministrazione di sostanze non inserite nella lista dei prodotti vietati. Poi aggiunge che, al limite, le autorità sportive possono segnalare alla WADA (World Anti Doping Agency) questi medicinali, con il fine di proporre un aggiornamento della normativa in merito. In sostanza, il Tas dà ragione alla Juventus ma l’unico non ancora convinto è nuovamente Guariniello che con ostinazione puntualizza: «Il tribunale di Losanna ha detto che non si può punire l’impiego di farmaci non espressamente proibiti, ma il processo Juventus riguardava anche prodotti vietati come l’Epo». Incredibile come Guariniello non si sia accorto che l’interrogazione del Coni richiedeva un parere sui due aspetti che abbiamo visto, e non sull’uso di Epo. L’11 novembre 2005, la Commissione Disciplinare assolve Agricola, ma la Procura Antidoping del Coni presenta ricorso, rincarando la dose e chiedendo 3 anni e due mesi di interdizione per il medico sociale bianconero. La parola finale alla vicenda giunge il 5 ottobre 2006, con la definitiva assoluzione di Agricola da parte della Caf (Commissione di Appello Federale, il secondo grado della giustizia sportiva) che dichiara “improcedibile” l’azione disciplinare nei suoi confronti:
(ANSA) - Si è conclusa la vicenda disciplinare a carico di Riccardo Agricola. Respinto il ricorso della Procura Antidoping. Il procedimento si era originato nel 1998 a seguito della denuncia di Zdenek Zeman e dei conseguenti accertamenti effettuati dalla Magistratura torinese. In sede disciplinare la Caf, presieduta dal dottor Mastandrea, ha respinto il ricorso proposto dalla Procura Antidoping del Coni accogliendo le tesi prospettate dall’avvocato Chiappero difensore di Agricola.
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Re: La situazione del calcio italiano non è buona
Il 29 marzo 2007, dopo innumerevoli rinvii, si conclude finalmente il processo alla Juventus. Con una mossa a dir poco sconcertante il pm Guariniello, sconfitto in sede d’Appello, aveva deciso di fare ricorso in Cassazione. Raro che un pubblico ministero prosegua fino al terzo grado dopo una sentenza di piena assoluzione.
In sintesi, la Suprema Corte respinge il ricorso per quanto riguarda la somministrazione di eritropoietina: il fatto non sussisteva e continua a non sussistere. Ora ci sarebbe da zittire tutti quei giornalisti (?) che per anni si sono riempiti la bocca parlando di “Juve epo-cale” e di “epo-pea bianconera” con una sfacciataggine ed una presunzione senza confini.
Eppure qualcuno ha trovato ugualmente il modo di rialzare la testa: la sentenza della Cassazione lascia intendere che si sarebbe anche potuto discutere il ricorso in merito all’abuso di farmaci ma che sarebbe stato completamente inutile, visto il sopraggiungere della prescrizione. Questo ha dato modo ai più ciarlieri di parlare di “assoluzione per prescrizione”, nell’ennesimo slancio forcaiolo e giustizialista. Pare invece di trovarsi di fronte ad una sentenza cerchiobottista: la Juve non è colpevole ma Guariniello non ha lavorato a vuoto. I giornali invece insistono menzionando la prescrizione, ma parlando tra le righe e a denti stretti del fallimento dell’accusa di doping vero e proprio, ovvero dell’uso di Epo. Una sconfitta in piena regola, solo parzialmente mitigata dall’illusione che l’abuso di farmaci possa “in astratto” essere considerato pratica dopante. Abuso di farmaci, come si è visto, praticato da tutti, come e più della Juventus.
Strano infine che nessun organo di informazione si sia premurato di sottolineare un fondamentale particolare: la Cassazione non entra nel merito delle sentenze, «Non giudica sul fatto, ma sul diritto: ciò significa che non può occuparsi di riesaminare le prove, ad esempio, ma può solo verificare che la procedura relativa ai gradi precedenti del giudizio si sia svolta secondo le regole». Il processo, al limite, si sarebbe dovuto rifare. Quindi, dov’è la tanto millantata “assoluzione per prescrizione» (“solo la prescrizione salva la Juventus” titola il Corriere della Sera)? Semplicemente era inutile proseguire, ma questo probabilmente un concetto che non andrà mai giù a certi scrivani che hanno nella Juventus la loro ragione di vita (e di retribuzione).
La storia è finita e non rimane che citare le parole dell’avvocato Chiappero:
E’ stato un grande successo che sconfessa anni di gogna mediatica perché, con riferimento al tema principale del processo, e cioè l’accusa di somministrazione di Epo, il ricorso del procuratore generale è stato addirittura dichiarato inammissibile.
e del dottor Agricola:
Per quanto concerne l’altra parte della sentenza è finalmente terminato il doloroso iter che vedeva imputato solo me per l’utilizzo di farmaci che tutti i medici dello sport senza eccezioni hanno usato negli anni oggetto d’indagine.
Ultimo commento ad Antonio La Rosa e ad un suo articolo, apparso su Juventus1897.it il 16 giugno 2007:
Leggendo la sentenza sul processo Agricola, ho trovato a pag. 26, una perla che vi riporto:
“Le condotte incriminate dall’art. 1 (legge 401/89), sono quindi due: la prima di corruzione in ambito sportivo ...la seconda ...è costituita da una generica frode e rimane integrata dal mero compimento di <<altri atti fraudolenti>> ... in quest’ultimo caso non costituisce <<una disposizione a più norme, ma una norma a più fattispecie ... l’ipotesi ha infatti una latitudine ... assai ampia e non certo comparabile con la puntuale previsione di cui al primo comma ... la natura fraudolenta dell’atto esclude qualsivoglia violazione del principio di determinatezza e di tipicità”!
Mi scuso in anticipo con i lettori se per natura dell’argomento dovrò essere alquanto tecnico, per gli argomenti, ma ritengo fondamentale commentare questo passaggio della sentenza, autentico attentato a principi fondamentali del diritto penale.
Da studentello, il mio grande professore di diritto Penale (Enzo Musco), mi insegnò che il principio fondamentale del Diritto Penale è il cosiddetto “principio di legalità”: un reato esiste perchè esiste una previa norma di legge che lo qualifichi come tale, ma per qualificarlo come tale la norma deve essere "tassativa" ossia sufficientemente determinata nella fattispecie (ossia la descrizione del fatto-reato).
Tempo sprecato il mio, forse era meglio che mi davo ai divertimenti anziché perdere tempo nei manuali e a lezione, tanto poi arriva la Cassazione a dire l’esatto contrario, ossia che basta ipotizzare fraudolenza in qualunque comportamento fraudolento, perché proprio qualunque comportamento possa essere ritenuto reato.
E’ sufficiente solo che un Giudice si convinca che quel comportamento è fraudolento, e dunque diventa reato, anche a costo di arrivare a sentenze assurde al termine di processi assurdi, e cercherò di spiegarne le ragioni. La legge 401/89 venne emanata a seguito dello scandalo "calcioscommesse 2", e in considerazione del fatto che tutti gli imputati dello scandalo “calcioscommesse 1” (quello che portò il Milan e la Lazio in B), vennero assolti, dato che all’epoca non esisteva una legge che punisse fatti del genere.
Quindi legge che nasceva dalla necessità di reprimere quei fatti che, compiuti da tesserati, giocatori, dirigenti, estranei, etc., producevano una alterazione dei risultati sportivi, per far conseguire degli utili o garantire interessi di vario genere (che so, scommesse clandestine, promozioni o retrocessioni mirate, vittorie di partite decisive, o anche vittorie in gare senza rilievo di classifica): come dire, forma di corruzione nello sport: l’art. 1 infatti recita: “Chiunque offre o promette denaro o altra utilità o vantaggio a taluno dei partecipanti ad una competizione sportiva organizzata dalle federazioni riconosciute dal Comitato olimpico nazionale italiano (Coni), dall’Unione italiana per l’incremento delle razze equine (Unire) o da altri enti sportivi riconosciuti dallo Stato e dalle associazioni ad essi aderenti, al fine di raggiungere un risultato diverso da quello conseguente al corretto e leale svolgimento della competizione, ovvero compie altri atti fraudolenti volti al medesimo scopo, è punito con la reclusione ...”.
La questione interpretativa si pone dunque per quell’inciso "compie altri atti fraudolenti volti al medesimo scopo", che (mi scuso per chi tecnico non è) per il noto principio della "tassatività", non può che essere un atto equiparabile all’offrire o promettere denaro e/o altri vantaggi, al fine di raggiungere un risultato diverso.
In altri termini, la “ratio legis” sta nella combutta tra più soggetti per l’alterazione di un risultato sportivo, nelle forme più disparate, ma sempre a quel fine: in parole povere, un accordo tra giocatori, che so, per far segnare più gol ad uno in modo da fargli vincere la classifica cannonieri, e dunque farlo innalzare di valore, anche se non rientra nel caso della corruzione vera e propria, sarebbe comunque una frode sportiva.
E’ evidente che, posto così il problema, l’uso di farmaci (o l’abuso, o anche l’uso di sostanze dopanti, come si voglia preferire), non è in alcun modo inquadrabile nel reato di frode sportiva, dato che non c’è la "concertazione" tra soggetti per alterare il risultato, non c’è il promettere o dare denaro o altri vantaggi, non c’è insomma l’azione mirata ad alterare il risultato sportivo, per l’ovvia ragione che l’uso di quei prodotti magari aumenta il rendimento dell’atleta, ma non produce di per sè l’alterazione del risultato sportivo, che in effetti può anche non accadere.
Cosa di cui era ben convinta la Cassazione, che in una sentenza del 1996, escludeva dalla frode sportiva, l’uso di sostanze dopanti da parte dei ciclisti. Poi arrivò ... Guariniello!
La sua indagine a Torino, dopo le famigerate dichiarazioni di Zeman, partì inizialmente come ipotesi di reato relativa alla tutela della salute del lavoratore, che sarebbe stata messa a rischio dall’uso non giustificato di farmaci; poi, non essendo l’ipotesi tale da suscitare clamore mediatico, interviste, conferenze stampa e quant’altro, il nostro Guariniello, uscì il coniglio dal cilindro: l’uso di questi farmaci, anche se leciti, ma in dosi non giustificate o ritenute non giustificabili, non può che essere inquadrato nell’atto fraudolento al fine di alterare un risultato sportivo, e dunque costituisce frode sportiva.
Cosa che nella sua requisitoria ha in sostanza detto: mi ricordo a memoria che ebbe a dire una frase tipo “noi non capivamo perchè dopo nove anni la Juventus era tornata a vincere”: insomma la vittoria come frutto di uso di farmaci, ed allora mi chiedo perchè non si sia, Guariniello, insospettito di quel Milan che aveva vinto per tre anni di fila, prima della "dopata" Juventus!. Teoria rimasta isolata, tanto che la legge sul doping fu emanata nel 2000, e proprio perchè si ritenne che in effetti c’era un vuoto legislativo sul punto, che andava colmato con una legge ad hoc, molto più rigorosa, dato che la fattispecie è a dolo generico (è sufficiente solo l’assunzione di farmaci illegali per commettere reato), mentre la frode sportiva è a dolo specifico (l’atto deve essere finalizzato alla alterazione del risultato, altrimenti non è fraudolento).
Tornando alla sentenza della Cassazione, il pericolo di quel principio che ho evidenziato all’inizio, sta proprio nel fatto che, non potendosi applicare retroattivamente una legge, quella del 2000, che peraltro dichiarò illeciti certi farmaci leciti fino a quel momento, tende a fare rientrare dalla finestra ciò che dalla porta principale non può entrare, ossia il ragionamento che l’uso o abuso di farmaci possa essere finalizzato all’alterazione del risultato sportivo, e dunque rientrante nella previsione della legge 401/89.
La cosa produce una pericolosissima estensione della fattispecie, dato che se l’atto fraudolento può essere commesso non da più persone, in concertazione fra di loro, bensì da sole persone appartenenti ad una sola squadra (come nel caso che ci occupa), d’ora in avanti qualsiasi atto che abbia come esito l’alterazione del risultato sportivo, può essere ritenuto fraudolento e dunque frode sportiva.
Come dire, si sta trasformando l’art. 1, nell’inciso che ho evidenziato, in una specie di norma penale in bianco, in violazione del principio di legalità, dato che la qualificazione dell’atto come fraudolento diventa un giudizio discrezionale e non più vincolato a parametri ben precisi.
Il tutto per far dire ai media che la Juventus in fondo era colpevole ma si è salvata per prescrizione, insomma per accontentare l’antijuventinismo dilagante.
Insomma, qui non si parla più di calcio da bar sport, ma di diritti inviolabili, di principi costituzionali calpestati, di certezza del diritto mandata a quel paese: sta qui il pericolo di pronunce come quella di cui discutiamo.
In sostanza: si sono letteralmente inventati una ipotesi di reato, pur di far dire che la Juve si dopava. Chiaro?
In sintesi, la Suprema Corte respinge il ricorso per quanto riguarda la somministrazione di eritropoietina: il fatto non sussisteva e continua a non sussistere. Ora ci sarebbe da zittire tutti quei giornalisti (?) che per anni si sono riempiti la bocca parlando di “Juve epo-cale” e di “epo-pea bianconera” con una sfacciataggine ed una presunzione senza confini.
Eppure qualcuno ha trovato ugualmente il modo di rialzare la testa: la sentenza della Cassazione lascia intendere che si sarebbe anche potuto discutere il ricorso in merito all’abuso di farmaci ma che sarebbe stato completamente inutile, visto il sopraggiungere della prescrizione. Questo ha dato modo ai più ciarlieri di parlare di “assoluzione per prescrizione”, nell’ennesimo slancio forcaiolo e giustizialista. Pare invece di trovarsi di fronte ad una sentenza cerchiobottista: la Juve non è colpevole ma Guariniello non ha lavorato a vuoto. I giornali invece insistono menzionando la prescrizione, ma parlando tra le righe e a denti stretti del fallimento dell’accusa di doping vero e proprio, ovvero dell’uso di Epo. Una sconfitta in piena regola, solo parzialmente mitigata dall’illusione che l’abuso di farmaci possa “in astratto” essere considerato pratica dopante. Abuso di farmaci, come si è visto, praticato da tutti, come e più della Juventus.
Strano infine che nessun organo di informazione si sia premurato di sottolineare un fondamentale particolare: la Cassazione non entra nel merito delle sentenze, «Non giudica sul fatto, ma sul diritto: ciò significa che non può occuparsi di riesaminare le prove, ad esempio, ma può solo verificare che la procedura relativa ai gradi precedenti del giudizio si sia svolta secondo le regole». Il processo, al limite, si sarebbe dovuto rifare. Quindi, dov’è la tanto millantata “assoluzione per prescrizione» (“solo la prescrizione salva la Juventus” titola il Corriere della Sera)? Semplicemente era inutile proseguire, ma questo probabilmente un concetto che non andrà mai giù a certi scrivani che hanno nella Juventus la loro ragione di vita (e di retribuzione).
La storia è finita e non rimane che citare le parole dell’avvocato Chiappero:
E’ stato un grande successo che sconfessa anni di gogna mediatica perché, con riferimento al tema principale del processo, e cioè l’accusa di somministrazione di Epo, il ricorso del procuratore generale è stato addirittura dichiarato inammissibile.
e del dottor Agricola:
Per quanto concerne l’altra parte della sentenza è finalmente terminato il doloroso iter che vedeva imputato solo me per l’utilizzo di farmaci che tutti i medici dello sport senza eccezioni hanno usato negli anni oggetto d’indagine.
Ultimo commento ad Antonio La Rosa e ad un suo articolo, apparso su Juventus1897.it il 16 giugno 2007:
Leggendo la sentenza sul processo Agricola, ho trovato a pag. 26, una perla che vi riporto:
“Le condotte incriminate dall’art. 1 (legge 401/89), sono quindi due: la prima di corruzione in ambito sportivo ...la seconda ...è costituita da una generica frode e rimane integrata dal mero compimento di <<altri atti fraudolenti>> ... in quest’ultimo caso non costituisce <<una disposizione a più norme, ma una norma a più fattispecie ... l’ipotesi ha infatti una latitudine ... assai ampia e non certo comparabile con la puntuale previsione di cui al primo comma ... la natura fraudolenta dell’atto esclude qualsivoglia violazione del principio di determinatezza e di tipicità”!
Mi scuso in anticipo con i lettori se per natura dell’argomento dovrò essere alquanto tecnico, per gli argomenti, ma ritengo fondamentale commentare questo passaggio della sentenza, autentico attentato a principi fondamentali del diritto penale.
Da studentello, il mio grande professore di diritto Penale (Enzo Musco), mi insegnò che il principio fondamentale del Diritto Penale è il cosiddetto “principio di legalità”: un reato esiste perchè esiste una previa norma di legge che lo qualifichi come tale, ma per qualificarlo come tale la norma deve essere "tassativa" ossia sufficientemente determinata nella fattispecie (ossia la descrizione del fatto-reato).
Tempo sprecato il mio, forse era meglio che mi davo ai divertimenti anziché perdere tempo nei manuali e a lezione, tanto poi arriva la Cassazione a dire l’esatto contrario, ossia che basta ipotizzare fraudolenza in qualunque comportamento fraudolento, perché proprio qualunque comportamento possa essere ritenuto reato.
E’ sufficiente solo che un Giudice si convinca che quel comportamento è fraudolento, e dunque diventa reato, anche a costo di arrivare a sentenze assurde al termine di processi assurdi, e cercherò di spiegarne le ragioni. La legge 401/89 venne emanata a seguito dello scandalo "calcioscommesse 2", e in considerazione del fatto che tutti gli imputati dello scandalo “calcioscommesse 1” (quello che portò il Milan e la Lazio in B), vennero assolti, dato che all’epoca non esisteva una legge che punisse fatti del genere.
Quindi legge che nasceva dalla necessità di reprimere quei fatti che, compiuti da tesserati, giocatori, dirigenti, estranei, etc., producevano una alterazione dei risultati sportivi, per far conseguire degli utili o garantire interessi di vario genere (che so, scommesse clandestine, promozioni o retrocessioni mirate, vittorie di partite decisive, o anche vittorie in gare senza rilievo di classifica): come dire, forma di corruzione nello sport: l’art. 1 infatti recita: “Chiunque offre o promette denaro o altra utilità o vantaggio a taluno dei partecipanti ad una competizione sportiva organizzata dalle federazioni riconosciute dal Comitato olimpico nazionale italiano (Coni), dall’Unione italiana per l’incremento delle razze equine (Unire) o da altri enti sportivi riconosciuti dallo Stato e dalle associazioni ad essi aderenti, al fine di raggiungere un risultato diverso da quello conseguente al corretto e leale svolgimento della competizione, ovvero compie altri atti fraudolenti volti al medesimo scopo, è punito con la reclusione ...”.
La questione interpretativa si pone dunque per quell’inciso "compie altri atti fraudolenti volti al medesimo scopo", che (mi scuso per chi tecnico non è) per il noto principio della "tassatività", non può che essere un atto equiparabile all’offrire o promettere denaro e/o altri vantaggi, al fine di raggiungere un risultato diverso.
In altri termini, la “ratio legis” sta nella combutta tra più soggetti per l’alterazione di un risultato sportivo, nelle forme più disparate, ma sempre a quel fine: in parole povere, un accordo tra giocatori, che so, per far segnare più gol ad uno in modo da fargli vincere la classifica cannonieri, e dunque farlo innalzare di valore, anche se non rientra nel caso della corruzione vera e propria, sarebbe comunque una frode sportiva.
E’ evidente che, posto così il problema, l’uso di farmaci (o l’abuso, o anche l’uso di sostanze dopanti, come si voglia preferire), non è in alcun modo inquadrabile nel reato di frode sportiva, dato che non c’è la "concertazione" tra soggetti per alterare il risultato, non c’è il promettere o dare denaro o altri vantaggi, non c’è insomma l’azione mirata ad alterare il risultato sportivo, per l’ovvia ragione che l’uso di quei prodotti magari aumenta il rendimento dell’atleta, ma non produce di per sè l’alterazione del risultato sportivo, che in effetti può anche non accadere.
Cosa di cui era ben convinta la Cassazione, che in una sentenza del 1996, escludeva dalla frode sportiva, l’uso di sostanze dopanti da parte dei ciclisti. Poi arrivò ... Guariniello!
La sua indagine a Torino, dopo le famigerate dichiarazioni di Zeman, partì inizialmente come ipotesi di reato relativa alla tutela della salute del lavoratore, che sarebbe stata messa a rischio dall’uso non giustificato di farmaci; poi, non essendo l’ipotesi tale da suscitare clamore mediatico, interviste, conferenze stampa e quant’altro, il nostro Guariniello, uscì il coniglio dal cilindro: l’uso di questi farmaci, anche se leciti, ma in dosi non giustificate o ritenute non giustificabili, non può che essere inquadrato nell’atto fraudolento al fine di alterare un risultato sportivo, e dunque costituisce frode sportiva.
Cosa che nella sua requisitoria ha in sostanza detto: mi ricordo a memoria che ebbe a dire una frase tipo “noi non capivamo perchè dopo nove anni la Juventus era tornata a vincere”: insomma la vittoria come frutto di uso di farmaci, ed allora mi chiedo perchè non si sia, Guariniello, insospettito di quel Milan che aveva vinto per tre anni di fila, prima della "dopata" Juventus!. Teoria rimasta isolata, tanto che la legge sul doping fu emanata nel 2000, e proprio perchè si ritenne che in effetti c’era un vuoto legislativo sul punto, che andava colmato con una legge ad hoc, molto più rigorosa, dato che la fattispecie è a dolo generico (è sufficiente solo l’assunzione di farmaci illegali per commettere reato), mentre la frode sportiva è a dolo specifico (l’atto deve essere finalizzato alla alterazione del risultato, altrimenti non è fraudolento).
Tornando alla sentenza della Cassazione, il pericolo di quel principio che ho evidenziato all’inizio, sta proprio nel fatto che, non potendosi applicare retroattivamente una legge, quella del 2000, che peraltro dichiarò illeciti certi farmaci leciti fino a quel momento, tende a fare rientrare dalla finestra ciò che dalla porta principale non può entrare, ossia il ragionamento che l’uso o abuso di farmaci possa essere finalizzato all’alterazione del risultato sportivo, e dunque rientrante nella previsione della legge 401/89.
La cosa produce una pericolosissima estensione della fattispecie, dato che se l’atto fraudolento può essere commesso non da più persone, in concertazione fra di loro, bensì da sole persone appartenenti ad una sola squadra (come nel caso che ci occupa), d’ora in avanti qualsiasi atto che abbia come esito l’alterazione del risultato sportivo, può essere ritenuto fraudolento e dunque frode sportiva.
Come dire, si sta trasformando l’art. 1, nell’inciso che ho evidenziato, in una specie di norma penale in bianco, in violazione del principio di legalità, dato che la qualificazione dell’atto come fraudolento diventa un giudizio discrezionale e non più vincolato a parametri ben precisi.
Il tutto per far dire ai media che la Juventus in fondo era colpevole ma si è salvata per prescrizione, insomma per accontentare l’antijuventinismo dilagante.
Insomma, qui non si parla più di calcio da bar sport, ma di diritti inviolabili, di principi costituzionali calpestati, di certezza del diritto mandata a quel paese: sta qui il pericolo di pronunce come quella di cui discutiamo.
In sostanza: si sono letteralmente inventati una ipotesi di reato, pur di far dire che la Juve si dopava. Chiaro?
- ogeid36
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Re: La situazione del calcio italiano non è buona
in che senso ?Gooner ha scritto:ma non è vero!!ogeid36 ha scritto:ah,allora avevo ragione nel dire che siamo usciti puliti come un bambino .
Vi lamentate di certa stampa ed agite uguale
Noi juventini stiamo solo parlando postando e commenatando cose che sono realtà e fatti accaduti,non vedo il paragone tra noi juventini e la stampa!!!
- gianplecce
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Re: La situazione del calcio italiano non è buona
ho concluso.
leggete tutto e non mi parlate piu' di prescrizione.
leggete tutto e non mi parlate piu' di prescrizione.
- Gooner
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Re: La situazione del calcio italiano non è buona
Gian ha evidenziato, grassettato ed aumentato una parte di processo.ogeid36 ha scritto:in che senso ?Gooner ha scritto:ma non è vero!!ogeid36 ha scritto:ah,allora avevo ragione nel dire che siamo usciti puliti come un bambino .
Vi lamentate di certa stampa ed agite uguale
Noi juventini stiamo solo parlando postando e commenatando cose che sono realtà e fatti accaduti,non vedo il paragone tra noi juventini e la stampa!!!
Il 27 ottobre 2005 comincia il processo d’Appello, presieduto dal giudice Gustavo Witzel. Il 14 dicembre arrivano le sorprese: la sentenza di primo grado viene ribaltata. Agricola e la Juventus sono innocenti, completamente.
Ma questa fase è stata ribaltata, innocenti sto par di c****.
Assolti per prescrizione, punto.
Sicuro non leggo duemila articoli porcheria da j1897, me ne basta uno da Repubblica.
Mi basta l'ultima frase per capire che è una manica di c*****
Giornalismo coi fiocchi, uauInsomma, qui non si parla più di calcio da bar sport, ma di diritti inviolabili, di principi costituzionali calpestati, di certezza del diritto mandata a quel paese: sta qui il pericolo di pronunce come quella di cui discutiamo.
In sostanza: si sono letteralmente inventati una ipotesi di reato, pur di far dire che la Juve si dopava. Chiaro?
Ultima modifica di Gooner il 25.08.10 - 15:45, modificato 1 volta in totale.
La calma è la virtù dei morti.. al forte prima o poi girano e te mena.
- gianplecce
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Re: La situazione del calcio italiano non è buona
solo le ultime righe sono di j1897. prescizione un paio di palle.
primo grado: condannato agricola, assolti giraudo e la societa'.
secondo grado: tutti assolti.
terzo grado: agricola prescritto.
giustizia sportiva: tutti assolti.
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Re: La situazione del calcio italiano non è buona
leggete tutto. anche l'informazione che non vi aggrada. altrimenti fate figure di m.
- crash83
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Re: La situazione del calcio italiano non è buona
uahuahuahua, topic degenerato.
No dai, Tuttojuve in effetti è come Sportmediaset. Cambia il nome non la sostanza. Le sentenze sono lì, hanno significato, ma spesso non descrivono la realtà.
La tesi è semplice, è inutile farsi tutte queste pippe mentali. E' quasi un sillogismo; sintetizzo:
- nel calcio girano da decenni sostanze più o meno consentite che i medici iniettano nei giocatori; anche nel caso di sostanze lecite, queste a distanza di anni fanno ammalare i calciatori;
- nel calcio italiano la tendenza diventa un modo di operare, grazie ai metodi di dirigenti ed allenatori senza scrupoli, come Moggi e co.; il fenomeno aumenta quando la pratica si diffonde, in misura più o meno minore, anche ad altre squadre;
- giocatori e allenatori hanno la percezione che i binari intrapresi siano fuori controllo; Zeman denuncia, per primo, la situazione evidenziando come nella Juventus di Moggi ci fossero delle evidenze;
- un giudice della magistratura decide di vederci chiaro e inizia un processo alla Juventus, nel quale tra mancanza di prove e difficoltà nel far rendere quelle disponibili, si ha la prescrizione (cosa non nuova in Italia: prescrivono reati ben peggiori): significa assoluzione? Ovviamente no. Significa colpevolezza? Probabilmente sì, ma non punibile. Significa che la Juve era l'unica? Verosimilmente no, ma i processi li hanno fatti contro la Juve.
Conclusione: la Juventus è l'emblema di un modo di fare che negli anni 90 ha raggiunto il suo picco, visto anche che la Juventus di Lippi ha costruito le sue vittorie con una squadra tecnicamente di valore medio ma che faceva della forza fisica il suo cavallo di battaglia. La colpa, non da poco, è stata quella di peggiorare e rendere usuale una concezione filosofica (l'uso di farmaci a atleti non malati) che da anni si faceva in forma più o meno minore.
Questa è l'idea che mi sono fatto io. Vogliamo tornare in topic? La stampa milanese comanda nel calcio italiano e affossa o premia giocatori o squadre come vogliono loro. Spesso lo fa facendo disinformazione, come nel caso di Mediaset, spesso lo fa con informazione indirizzata in maniera più o meno subliminare, come nel caso della Gazzetta.
La debolezza della Juve, che la fa quasi un unicum nel sistema di potere italiano, è stata l'incapacità mediatica di tenere botta alle accuse che sono piovute da ogni parte, devastandone immagine e società. E vi dirò: meno male, da tifoso juventino e da amante della verità, altrimenti non avremmo mai saputo niente di niente!
No dai, Tuttojuve in effetti è come Sportmediaset. Cambia il nome non la sostanza. Le sentenze sono lì, hanno significato, ma spesso non descrivono la realtà.
La tesi è semplice, è inutile farsi tutte queste pippe mentali. E' quasi un sillogismo; sintetizzo:
- nel calcio girano da decenni sostanze più o meno consentite che i medici iniettano nei giocatori; anche nel caso di sostanze lecite, queste a distanza di anni fanno ammalare i calciatori;
- nel calcio italiano la tendenza diventa un modo di operare, grazie ai metodi di dirigenti ed allenatori senza scrupoli, come Moggi e co.; il fenomeno aumenta quando la pratica si diffonde, in misura più o meno minore, anche ad altre squadre;
- giocatori e allenatori hanno la percezione che i binari intrapresi siano fuori controllo; Zeman denuncia, per primo, la situazione evidenziando come nella Juventus di Moggi ci fossero delle evidenze;
- un giudice della magistratura decide di vederci chiaro e inizia un processo alla Juventus, nel quale tra mancanza di prove e difficoltà nel far rendere quelle disponibili, si ha la prescrizione (cosa non nuova in Italia: prescrivono reati ben peggiori): significa assoluzione? Ovviamente no. Significa colpevolezza? Probabilmente sì, ma non punibile. Significa che la Juve era l'unica? Verosimilmente no, ma i processi li hanno fatti contro la Juve.
Conclusione: la Juventus è l'emblema di un modo di fare che negli anni 90 ha raggiunto il suo picco, visto anche che la Juventus di Lippi ha costruito le sue vittorie con una squadra tecnicamente di valore medio ma che faceva della forza fisica il suo cavallo di battaglia. La colpa, non da poco, è stata quella di peggiorare e rendere usuale una concezione filosofica (l'uso di farmaci a atleti non malati) che da anni si faceva in forma più o meno minore.
Questa è l'idea che mi sono fatto io. Vogliamo tornare in topic? La stampa milanese comanda nel calcio italiano e affossa o premia giocatori o squadre come vogliono loro. Spesso lo fa facendo disinformazione, come nel caso di Mediaset, spesso lo fa con informazione indirizzata in maniera più o meno subliminare, come nel caso della Gazzetta.
La debolezza della Juve, che la fa quasi un unicum nel sistema di potere italiano, è stata l'incapacità mediatica di tenere botta alle accuse che sono piovute da ogni parte, devastandone immagine e società. E vi dirò: meno male, da tifoso juventino e da amante della verità, altrimenti non avremmo mai saputo niente di niente!
Ultima modifica di crash83 il 25.08.10 - 15:57, modificato 2 volte in totale.
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- Iscritto il:22.07.08 - 12:33 [phpBB Debug] PHP Warning: in file [ROOT]/vendor/twig/twig/lib/Twig/Extension/Core.php on line 1275: count(): Parameter must be an array or an object that implements Countable
Re: La situazione del calcio italiano non è buona
E faccina che si arrampica sugli specchi.gianplecce ha scritto:solo le ultime righe sono di j1897. prescizione un paio di palle.
primo grado: condannato agricola, assolti giraudo e la societa'.
secondo grado: tutti assolti.
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(per prescrizione)
Concludo laconicamente come Repubblica.
In pratica è stata ritenuta provata l'illecita somministrazione di farmaci ai calciatori della Juve, eccetto l'epo, la famigerata eritropoietina.
Quindi che mi diciate che tutte ci andavano giù pesante coi farmaci mi sta bene.
Che ci si scagli sempre contro la Juve è condivisibile anche, tutto sommato.
Che la Juve sia innocente, beh..
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Re: La situazione del calcio italiano non è buona
prefesco i virgolettati delle sentenze alle conclusioni di repubblica.
crash non fare lo scemo e leggi per bene. non c'è un c**** di tuttojuve.
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Re: La situazione del calcio italiano non è buona
Io concordo con Gooner. Ragazzi, è evidente la questione. Che poi si dica che anche le altre lo facevano è vero, lo penso anche io. Ma in quegli anni era la Juve che vinceva, era Moggi che si comportava da padrone del calcio, era la Juve che ha subito un processo e che non è stata in grado di portare prove per ottenere qualcosa in più della prescrizione. Non ci possiamo fare niente, accettiamo la realtà e ripartiamo da zero. Proviamo adesso a riabilitarci prima di tutto noi tifosi come mentalità e in seconda battuta sperare che la nostra società faccia altrettanto. La botta è stata fortissima, ma continuare a giustificare che senso ha? Il mal comune mezzo gaudio non è una forma di discolpa.
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Re: La situazione del calcio italiano non è buona
Le ho lette miliardi di volte ste cose, Gian. Ma che senso ha? Che vuoi dimostrare? CHe tesi porti avanti?gianplecce ha scritto:crash non fare lo scemo e leggi per bene. non c'è un c**** di tuttojuve.
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Re: La situazione del calcio italiano non è buona
Fermi tuttiiiii
L'eritropoietina la faccio ogni 15 giorni per l'anemia... so stradopato :Lol: :Lol: :Lol:
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Re: La situazione del calcio italiano non è buona
io invece spero che i tifosi juventini, o che si dichiarano tali, come te, siano sempre meno.
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Re: La situazione del calcio italiano non è buona
Semplicemente sono un tifoso "normale" della Juve, non un integralista. Se vince son contento, se perde mi dispiace, di certo non nego la realtà solo per compiacere una passione come fanno molti tifosi medi, acciecati e in alcuni casi anche disperati, né mi rovino la vita. Questa è la forza che mi permette di essere, o provare ad essere, imparziale. Purtroppo la normalità è una dimensione molto limitata della realtà, quindi mi vanto di essere un tifoso di calcio prima ancora che un tifoso della Juve
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