Ronaldo dice basta
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"Vorrei andare avanti, ma non ce la faccio". Ronaldo chiude la carriera. Il 34enne 'fenomeno', come si legge sul quotidiano 'O Estado' di San Paolo, annuncia l'addio all'attività agonistica. "Penso ad una giocata, ma non riesco ad eseguirla come vorrei", dice il centravanti del Corinthians che dovrebbe ufficializzare la decisione in una conferenza stampa in programma oggi alle 12.40 locali. "Non ce la faccio più. E' il momento" di lasciare, "ma è stato bello in maniera pazzesca".
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Re: Ronaldo dice basta
Ronaldo, il giocatore quasi perfetto
di Enzo Palladini
E adesso sì che bisogna avere paura del buio. Quello che ci sarà dopo di lui, dopo la fine di una carriera esaltante, straordinaria. Con l’addio di Ronaldo sparisce un capitolo fondamentale nella storia del calcio. E’ stato uno degli ultini superuomini che si siano visti negli stadi. Oggi rimane Ibrahimovic, ma è un’altra cosa. Lo svedese utilizza al 50% il fisico e al 50% la tecnica, Ronaldo è stato, fino a quando la forza glielo ha consentito, la massima sublimazione della scienza calcistica.
Nato per giocare a calcio, nato per partire a cento all’ora con un pallone tra i piedi e puntare dritto una porta, una meta. Un gol. Nato per far sognare la gente e per essere un esempio da imitare. O meglio un esempio impossibile da imitare. Perché nessuno come lui ha avuto la capacità di correre con il pallone più veloce di quanto fosse capace di fare in linea retta. Nessuno - se non Maradona prima lui - era in grado di dribblare tutta la squadra avversaria e poi depositare il pallone in rete.
E’ facile scadere nella retorica quando si parla di un giocatore del genere. In 99 casi su 100 i polpastrelli scappano via, tendono a esaltare personaggi che forse non lo meritano, a vendere per oro un ciondolo d’argento. In questo caso è vero il contrario. Si rischia di andare a cercare qualche difetto in un giocatore che dal punto di vista tecnico non ne ha avuti. Si può andare a trovare qualche neo nel resto della sua vita, la poca propensione al sacrificio, la facilità di innamoramento nei confronti delle donne, la gola più da gourmet che da sportivo professionista. Va bene, va bene. Ma il giocatore, quello è stato sopraffino. Ha regalato momenti di poesia, ha conteso a Pelè e Maradona lo scettro di miglior giocatore degli ultimi cinquant’anni. Ha riempito giornali, trasmissioni televisive, ha scomodato capi di stato e di governo. Si è divertito tanto e ha fatto divertire.
Il grande rimpianto è che in Italia si è visto troppo poco. Un anno splendido, il primo da interista, uno scudetto sfiorato e una Coppa Uefa stravinta. Ma poi praticametne è finita lì, causa un Mondale giocato sotto infiltrazioni e sotto stress, ma soprattutto causa infortuni devastanti. Eppure poteva ancora dare, poteva volare in giro per i campi della serie A se non avesse trovato sulla sua strada Hector Cuper. Nel 2002, dopo il famigerato 5 maggio, Moratti aveva promesso a Ronaldo il cambio di allenatore, salvo poi cambiare idea. Altri mesi a contatto con l’hombre vertical, il Fenomeno non li avrebbe potuti trascorrere. Troppo pesante l’aria da respirare, troppo forte l’incompatibilità, come prima di quella partita a Brescia in cui il tecnico argentino chiese a Ronie di fare i movimenti difensivi che faceva Kallon e si sentì rispondere: “Poi vai a dire a Kallon di segnare i gol che segno io”. Non era presunzione, ma consapevolezza nei propri mezzi. Per quello che Ronaldo ha rappresentato dal 1997 al 2002, dovrebbe essere ricordato come un’icona della storia nerazzurra, invece nel cuore della gente deve dividere uno spazio con gente che ha vinto molto meno oppure addirittura non ha vinto nulla, come Karl-Heinz Rummenigge. La colpa che gli viene imputata non è tanto l’aver giocato nel Milan, quanto averlo fatto felice di farlo.
Ha cominciato dal basso, da ragazzino povero che sognava la maglia del Flamengo e invece doveva accontentarsi di giocare nel Sao Cristovao. E’ cresciuto a vista d’occhio in Europa, prima nel Psv Eindhoven e poi nel Barcellona, dove il ragazzino con i dentoni è diventato prima ragazzone, poi uomo, E che uomo. Ha regnato sul calcio mondiale, portandosi a casa due Palloni d’oro e un Mondiale vinto da superprotagonista. Si è divertito in campo e fuori, concedendosi tutto quello che un uomo può sognare. E’ tornato in Brasile come aveva promesso quando se n’era andato tanti anni fa. E adesso ha detto basta. Non farà l’allenatore perché ha semrpe detto che non è il suo mestiere. Farà qualcosa d’altro che c’entri con il calcio, magari l’agente di giocatori. Difficile pensare che uno come lui non si renda conto di avere sotto gli occhi un potenziale fenomeno. In questo caso non c’è da avere paura del buio.
http://controcampo.sportmediaset.it/wpm ... -perfetto/
di Enzo Palladini
E adesso sì che bisogna avere paura del buio. Quello che ci sarà dopo di lui, dopo la fine di una carriera esaltante, straordinaria. Con l’addio di Ronaldo sparisce un capitolo fondamentale nella storia del calcio. E’ stato uno degli ultini superuomini che si siano visti negli stadi. Oggi rimane Ibrahimovic, ma è un’altra cosa. Lo svedese utilizza al 50% il fisico e al 50% la tecnica, Ronaldo è stato, fino a quando la forza glielo ha consentito, la massima sublimazione della scienza calcistica.
Nato per giocare a calcio, nato per partire a cento all’ora con un pallone tra i piedi e puntare dritto una porta, una meta. Un gol. Nato per far sognare la gente e per essere un esempio da imitare. O meglio un esempio impossibile da imitare. Perché nessuno come lui ha avuto la capacità di correre con il pallone più veloce di quanto fosse capace di fare in linea retta. Nessuno - se non Maradona prima lui - era in grado di dribblare tutta la squadra avversaria e poi depositare il pallone in rete.
E’ facile scadere nella retorica quando si parla di un giocatore del genere. In 99 casi su 100 i polpastrelli scappano via, tendono a esaltare personaggi che forse non lo meritano, a vendere per oro un ciondolo d’argento. In questo caso è vero il contrario. Si rischia di andare a cercare qualche difetto in un giocatore che dal punto di vista tecnico non ne ha avuti. Si può andare a trovare qualche neo nel resto della sua vita, la poca propensione al sacrificio, la facilità di innamoramento nei confronti delle donne, la gola più da gourmet che da sportivo professionista. Va bene, va bene. Ma il giocatore, quello è stato sopraffino. Ha regalato momenti di poesia, ha conteso a Pelè e Maradona lo scettro di miglior giocatore degli ultimi cinquant’anni. Ha riempito giornali, trasmissioni televisive, ha scomodato capi di stato e di governo. Si è divertito tanto e ha fatto divertire.
Il grande rimpianto è che in Italia si è visto troppo poco. Un anno splendido, il primo da interista, uno scudetto sfiorato e una Coppa Uefa stravinta. Ma poi praticametne è finita lì, causa un Mondale giocato sotto infiltrazioni e sotto stress, ma soprattutto causa infortuni devastanti. Eppure poteva ancora dare, poteva volare in giro per i campi della serie A se non avesse trovato sulla sua strada Hector Cuper. Nel 2002, dopo il famigerato 5 maggio, Moratti aveva promesso a Ronaldo il cambio di allenatore, salvo poi cambiare idea. Altri mesi a contatto con l’hombre vertical, il Fenomeno non li avrebbe potuti trascorrere. Troppo pesante l’aria da respirare, troppo forte l’incompatibilità, come prima di quella partita a Brescia in cui il tecnico argentino chiese a Ronie di fare i movimenti difensivi che faceva Kallon e si sentì rispondere: “Poi vai a dire a Kallon di segnare i gol che segno io”. Non era presunzione, ma consapevolezza nei propri mezzi. Per quello che Ronaldo ha rappresentato dal 1997 al 2002, dovrebbe essere ricordato come un’icona della storia nerazzurra, invece nel cuore della gente deve dividere uno spazio con gente che ha vinto molto meno oppure addirittura non ha vinto nulla, come Karl-Heinz Rummenigge. La colpa che gli viene imputata non è tanto l’aver giocato nel Milan, quanto averlo fatto felice di farlo.
Ha cominciato dal basso, da ragazzino povero che sognava la maglia del Flamengo e invece doveva accontentarsi di giocare nel Sao Cristovao. E’ cresciuto a vista d’occhio in Europa, prima nel Psv Eindhoven e poi nel Barcellona, dove il ragazzino con i dentoni è diventato prima ragazzone, poi uomo, E che uomo. Ha regnato sul calcio mondiale, portandosi a casa due Palloni d’oro e un Mondiale vinto da superprotagonista. Si è divertito in campo e fuori, concedendosi tutto quello che un uomo può sognare. E’ tornato in Brasile come aveva promesso quando se n’era andato tanti anni fa. E adesso ha detto basta. Non farà l’allenatore perché ha semrpe detto che non è il suo mestiere. Farà qualcosa d’altro che c’entri con il calcio, magari l’agente di giocatori. Difficile pensare che uno come lui non si renda conto di avere sotto gli occhi un potenziale fenomeno. In questo caso non c’è da avere paura del buio.
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Re: Ronaldo dice basta
Il mio idolo calcistico in assoluto...
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Re: Ronaldo dice basta
onore a Ronaldo, un giocatore che se avesse avuto meno infortuni avrebbe potuto essere davvero il migliore di sempre...
Ultima modifica di Dado82 il 14.02.11 - 16:19, modificato 1 volta in totale.
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Re: Ronaldo dice basta
Ronaldo piange durante la conferenza di addio....
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Re: Ronaldo dice basta
...e non è la prima volta...Meridiano ha scritto:Ronaldo piange durante la conferenza di addio....
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Re: Ronaldo dice basta
Scherzi a parte, è stato uno dei più grandi interpreti del calcio moderno.
All'apice della forma era un extraterrestre, fantastico giocatore.
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Re: Ronaldo dice basta
L'unico giocatore che ho invidiato all'inter pre-farsopoli,un grandissimo
Che tridente sarebbe stato zidane-ronaldo-Del piero
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Ultima modifica di ogeid36 il 14.02.11 - 17:16, modificato 1 volta in totale.
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Re: Ronaldo dice basta
Fino al primo grande infortunio, è stato il più grande centravanti di sempre.
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Re: Ronaldo dice basta
quando era in forma faceva paura....
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Re: Ronaldo dice basta
Come non quotarti!!Rossazzurro ha scritto:Fino al primo grande infortunio, è stato il più grande centravanti di sempre.
"l'eternità è il lasso di tempo che intercorre tra l'assegnazione dei minuti di recupero e il fischio finale quando la tua squadra sta vincendo 1 a 0."
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Re: Ronaldo dice basta
Credetemi, io non sono mai stato interista ma quando si infortunò in quella famosa partita di Coppa Italia contro la Lazio mi scapparono le lacrime.
Re: Ronaldo dice basta
Rossazzurro ha scritto:Credetemi, io non sono mai stato interista ma quando si infortunò in quella famosa partita di Coppa Italia contro la Lazio mi scapparono le lacrime.
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Re: Ronaldo dice basta
che quoti insensibile!!!!RUMePERA ha scritto:Rossazzurro ha scritto:Credetemi, io non sono mai stato interista ma quando si infortunò in quella famosa partita di Coppa Italia contro la Lazio mi scapparono le lacrime.
RUMePERA ha scritto:...e non è la prima volta...Meridiano ha scritto:Ronaldo piange durante la conferenza di addio....
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Re: Ronaldo dice basta
Vero la ricordo benissimoRossazzurro ha scritto:Credetemi, io non sono mai stato interista ma quando si infortunò in quella famosa partita di Coppa Italia contro la Lazio mi scapparono le lacrime.
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