VERSO SORRENTO TARANTO
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Bella partita e grande prova di maturità della squadra che non soffre per nulla in uno dei campi più difficili anzi sfiora svariate volte il vantaggio e sciupa anche un calcio di rigore...peccato per l'errore dal dischetto ma sono veramente felice della prestazione e del punto preso con stra-merito a Sorrento.
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Re: VERSO SORRENTO TARANTO
Usa la Forza, Taranto. Segui l'istinto
di UT (the original)
Il Taranto non ha paura. Gioca da grande squadra. Scende in campo da capolista in pectore, ma resta umile e concentrato. Incute finanche timore agli avversari, sia che affondi o che ripieghi, aderendo alla partita e a ogni terreno di gioco.
Questo Taranto esprime in pieno il vero concetto di forza, quella interiore di un gruppo, volitivo e tenace, capace di dominare, di soffrire, di attendere e di affondare fino alla fine. Studia l'avversario, legge la partita, attua le contromisure e non si snatura mai, resta compatto, si piega, ma non si spezza. Concetto di forza che, partita dopo partita, si amplia e si arricchisce sempre di più, soprattutto in sicurezza e coscienza dei propri mezzi, il cui unico limite, ieri, è stato quello di non riuscire a prendersi tutto. Ecco...manca ancora l'istinto dell'assassino, la capacità di chiudere i conti.
Quando il Taranto avrà aggiunto quell'ultimo tassello sarà una vera squadra da primato, una spanna superiore a tutti.
Ma il campionato è in corsa ed è vietato gongolarsi, la concentrazione deve restare alta, mai sottovalutare il prossimo avversario.
di UT (the original)
Il Taranto non ha paura. Gioca da grande squadra. Scende in campo da capolista in pectore, ma resta umile e concentrato. Incute finanche timore agli avversari, sia che affondi o che ripieghi, aderendo alla partita e a ogni terreno di gioco.
Questo Taranto esprime in pieno il vero concetto di forza, quella interiore di un gruppo, volitivo e tenace, capace di dominare, di soffrire, di attendere e di affondare fino alla fine. Studia l'avversario, legge la partita, attua le contromisure e non si snatura mai, resta compatto, si piega, ma non si spezza. Concetto di forza che, partita dopo partita, si amplia e si arricchisce sempre di più, soprattutto in sicurezza e coscienza dei propri mezzi, il cui unico limite, ieri, è stato quello di non riuscire a prendersi tutto. Ecco...manca ancora l'istinto dell'assassino, la capacità di chiudere i conti.
Quando il Taranto avrà aggiunto quell'ultimo tassello sarà una vera squadra da primato, una spanna superiore a tutti.
Ma il campionato è in corsa ed è vietato gongolarsi, la concentrazione deve restare alta, mai sottovalutare il prossimo avversario.
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Re: VERSO SORRENTO TARANTO
Nove mesi senza sconfitte. Il Taranto non crolla mai
Ha detto Cristian Sosa, dopo la partita di Sorrento: «Il messaggio di questa partita è che battere il Taranto sarà un'impresa per chiunque». Non una frase ad effetto, ma un'analisi completa in pochissime parole. Una lettura non solo dell'ultima gara, ma che regge anche se fatta allargando il raggio temporale. Restando agganciati al campionato (senza cioè tenere in considerazione la semifinale di andata dei playoff) il Taranto di Dionigi non conosce sconfitta da diciannove partite: le ultime quindici dello scorso campionato, le prime quattro di questo. E' necessario tornare fino al 9 gennaio, a Taranto-Atletico Roma 0-1 (ancora loro) per trovare un risultato negativo: quasi nove mesi (compresa la pausa estiva) senza commentare un "rovescio", una gara sfumata, una partita chiusa con zero punti da aggiungere alla classifica. Tutte che muovono la classifica, consentono piccole o grandi scalate, alimentano sogni. E' qui la vera forza del Taranto: essere una formazione numeri alla mano imbattibile (ché diciannove partite non sono mica poche) permette di superare anche i momenti più complicati. Male che vada, è un pareggio: vuol dire che l'umore rimane intatto, che si può preparare più facilmente la vittoria successiva. Può sembrare strano analizzare un dato che attraversa due campionati diversi: ma il Taranto è praticamente lo stesso (finora hanno giocato in più solo Di Bari e Sciaudone, che proprio "nuovi" non sono) e soprattutto c'è altro che benedice la bontà del calcio di Dionigi. Parliamo della solidità della squadra, chiunque giochi di qualunque campionato si parli. Il tecnico che dice di essersi innamorato della fase difensiva dopo aver fatto l'attaccante per una vita, evidentemente non forza le parole. Intanto il Taranto di questa stagione ha subito un solo gol, peraltro "fatto in proprio" da un malinteso da Antonazzo e Bremec. Non c'è, cioè, nessun avversario che abbia segnato ai rossoblù. E poi è nata una squadra che in trasferta non disfà più quello che crea in casa. Anzi: anche qui i numeri reggono più di ogni altro ragionamento. Il Taranto in trasferta non perde dal 12 dicembre del 2010 (2-0 a Viareggio) e non subisce gol da 620 minuti. L'ultimo lo ha segnato Cipriani della Cavese il 13 febbraio, al 30' del primo tempo della partita finita 1-1. Nel frattempo in difesa sono cambiati speso uomini, ma la linea è rimasta sempre coraggiosamente a tre, votata ora all'uno contro uno, ora alle "scalate" degli esterni. E il Taranto che non subisce (anche l'anno scorso ha chiuso con la migliore difesa) è una squadra difficile da battere. Sarà un'impresa per chiunque: ha ragione Sosa. di Fulvio Paglialunga
I presunti rincalzi diventano titolari. Dionigi riesce a pescare bene
Guai a parlare di seconde linee. Sarebbe un azzardo filosofico e un'errata dichiarazione concettuale. Ma appare curioso come, in poche settimane, le gerarchie possano cambiare, a dispetto delle tabelle e delle valutazioni estive. Il Taranto, lo dice il campionato, non è fatto di insostituibili. Solo la forma del momento può dettare le condizioni. Dionigi, quindi, non sceglie in modo preconcetto. D'altronde è una sua filosofia garantire pari importanza e concedere medesime opportunità. Si parte allo stesso livello. Diventa cardine anche chi doveva, teoricamente, restare ai margini o affannarsi per trovare posto. Rizzi, Giorgino, Sciaudone, Di Bari, Rantier, Russo. Elementi presi di volta in volta ad esempio, che salgono nell'ipotetico borsino e che diventano utili allo scopa. Se il Taranto è a ridosso del primato, se permane una sottile alea di imbattibilità, il merito è anche di quei rincalzi. Di nome, ma non di fatto. Che non abbassano il livello e che invece garantiscono identica sostanza. E' il miracolo calcistico di Dionigi, tecnico vivamente democratico. Il tecnico sceglie per convinzione o per necessità. Punta su un giocatore in base allo spartito che propone la partita. Oppure ha il sostituto adatto per far fronte a guai fisici dell'ultimo momento. Curioso, ad esempio, il caso di Federico Rizzi. Sull'orlo della cessione, inserito ufficialmente nella lista degli elementi da porre sul mercato. Ebbene, una volta partita la stagione, Dionigi ha saputo già offrire due platee all'esterno lombardo. Due gare in trasferta e come d'incanto Rizzi ha risposto con prove giudiziose e senza sbavature. Prendiamo Giorgino e Sciaudone: sono stati apprezzati la doppia capacità di andare a pressare alto e far ripartire l'azione con criterio. Eppure in un'ipotetica classifica di gradimento sembravano destinati alle posizione di retrovia. Sulla carta doveva essere il Taranto di Vicedomini e Di Deo. L'infortunio doppio ha ovviamente spianato e agevolato il compito. I risultati, peraltro, sono stati più che positivi. E adesso il rimescolamento dei ruoli è totale. Giorgino è l'unico rossoblù, insieme a Bremec, sempre presente. Del suo dinamismo e senso tattico il Taranto non sembra poterne fare a meno. Sciaudone, invece, ha assorbito in poco tempo le nuove nozioni. Lui, nato trequartista e con un'anima offensiva, si è ormai calato nel ruolo di centrocampista completo. Vicedomini e Di Deo (ma aggiungiamoci anche Pensalfini) dovranno guadagnarsi il posto, perchè si parte tutti alla pari. Più che mai adesso. Sorrento è stato il rilancio di Vito Di Bari. Manca Coly, un altro presunto pilastro? Poco male. Dionigi conferisce il ruolo di leader arretrato all'ex Andria, ricavandone una prestazione inappuntabile. Di Bari centrale, dopo che a Lumezzane aveva operato sul centrosinistra. Tanto per restare nel campo della duttilità. In attacco si potrebbe proseguire con la compatibilità di due mancini come Rantier e Chiaretti che fino a poco tempo fa si consideravano uno l'alternativa all'altro. Da due gare impreziosiscono il tridente offensivo. Un Taranto multiforme. Come un cubo magico che riflette una faccia diversa. Per ora, sempre ottimale. Il campo e i risultati parlano chiaro. di Luigi Carrieri
Il valore aggiunto di Dionigi
Non capita nulla per caso nel calcio. Non si ottengono strisce di risultati né si blinda la porta e nemmeno si sta (virtualmente) in testa alla classifica, seppure dopo quattro giornate. Se, poi, tutto questo accade ruotando gli uomini senza soluzione di continuità, cambiando sette (a Lumezzane), sei (contro il Pavia) o cinque (domenica) titolari è chiaro che si è in presenza di una squadra solida mentalmente e tatticamente. Che ha, cioè, gente in grado di sostenere il turnover senza crolli d'umore quando non si gioca, senza eccessi quando è il proprio momento e, soprattutto, senza che mai ci sia un buco nei movimenti di squadra, che salti una diagonale, che venga meno il pressing, che si scivoli nella marcature, che la fase offensiva perda qualche riferimento. Nemmeno questo accade per caso: serve un allenatore che abbia carisma e che riesca a farsi seguire dai suoi in modo quasi cieco. Quindi, Dionigi. E' arrivato il momento di dire - rischiando: a sole quattro giornate dal via... - che il tecnico è un giocatore in più, un punto di forza. Per quello che ha creato intorno alla squadra e dentro lo spogliatoio, per la sincerità con cui gestisce i rapporti e per la ricchezza che, così, ha trasferito ai giocatori. Ora Dionigi può permettersi di scegliere gli uomini che più si adattano alla partita, plasmare la formazione trovando quella - sulla carta - meglio aderisce alle caratteristiche dell'avversario, prendendo dalla rosa ciò che serve per vincere, assicurandosi anche di non poter perdere. E' l'effetto di un'estate passata ad allenare tutti, anche gli esuberi, con la stessa dedizione, quel garbo raro da trovare che ha formato il gruppo. Così Dionigi ha reso il Taranto una squadra in grado di valere, nel complesso, più della somma dei singoli. Dando all'insieme una solidità psicologica e tecnica che permette di lanciare uno sguardo ottimista al campionato che verrà. Perché l'analisi ha il dovere di andare oltre il risultato (ma lo 0-0 di Sorrento vale, comunque) se si ragiona su una stagione intera e non si fermano i pensieri alla singola partita. Cioè: il Taranto, domenica, avrebbe potuto pure perdere e il giudizio non sarebbe cambiato. Perché si sta allenando a vincere. di Fulvio Paglialunga
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Re: VERSO SORRENTO TARANTO
POSSIAMO TEMERE SOLO NOI STESSI
di UT (the original)
Fatta una lettura dei quotidiani, bisogna ammettere che questo Taranto sta offrendo diversi spunti di analisi interessanti.
Quelli sui numeri poi, fanno ancor più "paura"...perchè sono più oggettivi, in quanto decretati dal campo, unico vero giudice.
In questi giorni, gara dopo gara, un pò tutti ci stiamo giustamente sperticando in elogi e buon auspici su questo Taranto.
Nell'intero ambiente sta diventando difficile, se non impossibile, mantenere un certo profilo di sobrietà, anche perchè siamo tutti tifosi...e quello che stiamo vedendo in campo ci piace, ci convince e ci dà fiducia.
Insomma, quello che ci pervade è uno strano realismo roseo, strano perchè a queste latitudini è al quanto raro vedere un "realismo" più vicino all'ottimismo che al pessimismo, soprattutto se appare così fondato, veritiero, ben riposto e confermato di volta in volta.
Di questo Taranto conosciamo già tutto o quasi, non c'è nulla da scoprire, è già tutto chiaro, non ci malesseri oscuri che avviluppano lo spogliatoio, non ci sono matasse oscure di gioco e di tattica da dipanare.
Si osserva, invece, un indefinito potenziale margine di crescita e di maturazione di cui il gruppo è fecondo...anche nelle sue individualità quando messe al servizio della squadra sotto diversi punti di vista, da quello quantitativo a quello qualitativo, da quello dell'utilità a quello della affidabilità.
Tuttavia, nel mio profondo...residua la percezione di un pericolo supposto, una recondita paura che l'intero ambiente non sappia gestire l'onda lunga dell'entusiasmo o che peggio ancora non trovi l'equilibrio e la saggezza nel gestire al meglio un passo falso o di un periodo negativo, che non si sappia somatizzare al meglio qualche delusione, che si sia tentati di buttare all'aria tutto per degli episodi, che il carico delle aspettative diventi eccessivamente oneroso e deflagri sulla squadra.
Noi, non siamo abituati da tempo a certi tipi di campionati e c'è molta voglia di vincere sempre e comunque, come quando molti rifiutano categoricamente di dover ritentare la lotteria dei play off...perchè "ama vence e avast".
Ribadisco, noi possiamo temere solo noi stessi, sia la squadra in campo e la tifoseria sugli "spalti", siano essi quelli effettivi o quelli virtuali.
Prepariamoci sin da ora ad affrontare i momenti meno belli, se supereremo anche quell'esame...non ci ferma più nessuno.
di UT (the original)
Fatta una lettura dei quotidiani, bisogna ammettere che questo Taranto sta offrendo diversi spunti di analisi interessanti.
Quelli sui numeri poi, fanno ancor più "paura"...perchè sono più oggettivi, in quanto decretati dal campo, unico vero giudice.
In questi giorni, gara dopo gara, un pò tutti ci stiamo giustamente sperticando in elogi e buon auspici su questo Taranto.
Nell'intero ambiente sta diventando difficile, se non impossibile, mantenere un certo profilo di sobrietà, anche perchè siamo tutti tifosi...e quello che stiamo vedendo in campo ci piace, ci convince e ci dà fiducia.
Insomma, quello che ci pervade è uno strano realismo roseo, strano perchè a queste latitudini è al quanto raro vedere un "realismo" più vicino all'ottimismo che al pessimismo, soprattutto se appare così fondato, veritiero, ben riposto e confermato di volta in volta.
Di questo Taranto conosciamo già tutto o quasi, non c'è nulla da scoprire, è già tutto chiaro, non ci malesseri oscuri che avviluppano lo spogliatoio, non ci sono matasse oscure di gioco e di tattica da dipanare.
Si osserva, invece, un indefinito potenziale margine di crescita e di maturazione di cui il gruppo è fecondo...anche nelle sue individualità quando messe al servizio della squadra sotto diversi punti di vista, da quello quantitativo a quello qualitativo, da quello dell'utilità a quello della affidabilità.
Tuttavia, nel mio profondo...residua la percezione di un pericolo supposto, una recondita paura che l'intero ambiente non sappia gestire l'onda lunga dell'entusiasmo o che peggio ancora non trovi l'equilibrio e la saggezza nel gestire al meglio un passo falso o di un periodo negativo, che non si sappia somatizzare al meglio qualche delusione, che si sia tentati di buttare all'aria tutto per degli episodi, che il carico delle aspettative diventi eccessivamente oneroso e deflagri sulla squadra.
Noi, non siamo abituati da tempo a certi tipi di campionati e c'è molta voglia di vincere sempre e comunque, come quando molti rifiutano categoricamente di dover ritentare la lotteria dei play off...perchè "ama vence e avast".
Ribadisco, noi possiamo temere solo noi stessi, sia la squadra in campo e la tifoseria sugli "spalti", siano essi quelli effettivi o quelli virtuali.
Prepariamoci sin da ora ad affrontare i momenti meno belli, se supereremo anche quell'esame...non ci ferma più nessuno.