Panorama - Quando Zeman disse: "A fine stagione non ci si fa male". E voltò le spalle a Lecce-Parma
14.08.2012 13:45 di Davide Terruzzi
Fonte: di Giovanni Capuano per "Panorama"
tuttojuve
A cosa si riferisce Marotta quando chiede a Zeman di spiegare il suo atteggiamento durante Lecce-Parma del maggio 2005? Non si tratta di un episodio preso a caso nella storia controversa di Calciopoli, ma della partita che rappresenta una delle architravi su cui si regge l'accusa al sistema-Moggi. E' la gara attraverso cui - secondo i magistrati di Napoli - viene portato a compimento il progetto di salvare la Fiorentina dopo che i Della Valle si sono accordati con gli uomini dell'associazione. Obiettivo raggiunto evitando che il Parma vinca a Lecce salvandosi dalla retrocessione. E' la partita che viene diretta da De Sanctis, preceduta da una telefonata con il designatore di allora Bergamo nella quale l'arbitro garantisce di aver parlato con i suoi guardalinee ("... insomma gli ho spiegato, fatto capire che, poi intanto gliela do io l’impostazione, da quello che ho sentito dalle interviste: loro giocano, il Lecce vuole giocare per vincere, il Parma pure gioca a vincere, quindi a ‘sto punto facciamo la partita, ci mettiamo in mezzo...") e che nel dopogara viene variamente definita "opera d'arte", "operazione chirurgica" o "regalo a Firenze".
Quella partita passa agli annali anche per la clamorosa protesta inscenata da Zeman, allenatore del Lecce, che si rifiuta di assistere allo spezzone finale, si alza dalla panchina e si mette dietro rivolgendo le spalle al campo. Un gesto non passato inosservato e che finì al centro dell'interrogatorio che Zeman rese davanti all'Ufficio indagini della Figc il 12 luglio 2006 e, soprattutto, della deposizione come testimone davanti al Tribunale di Napoli nel corso del processo penale chiuso con la condanna di Moggi. E' il 20 novembre 2009, il giorno che Zeman si presenta per essere sentito dal pubblico ministero davanti alla giudice Casoria e contro esaminato dai legali della difesa. Un'audizione difficile, con alcuni "non ricordo" e il pm costretto a riproporre in aula stralci del verbale dell'interrogatorio svolto a Napoli nel maggio precendente. E' il giorno in cui Zeman accusa Moggi e Giraudo di aver ostacolato la sua carriera di allenatore come vendetta per le denunce sul doping.
Ecco la trascrizione della parte in cui Zeman torna sull'episodio di Lecce-Parma senza mai denunciare apertamente l'esistenza di un qualsiasi tipo di accordo per il pareggio, ma lasciando intendere di aver intuito che qualcosa non quadrava nell'atteggiamento dei suoi giocatori. "Partite di fine stagione" la definisce accumunandola alle ultime di quella stagione giocate dal Lecce e non solo "per non farsi male". Zeman non denunciò mai nulla all'Ufficio indagini prima di essere chiamato a risponderne per lo scoppiare della vicenda Calciopoli:
PM: con riferimento a quell'ultima partita, quella del 29 maggio Lecce-Parma, risultato finale 3-3
ZEMAN: vabbè son partite di fine campionato... era una partita che per noi non aveva importanza, nel senso che eravamo salvi, anche se qualcuno dice no, però matemticamente eravamo salvi e, quindi, penso che non c'era la giusta volontà, fino a mezz'ora dalla partita abbiamo giocato, poi abbiamo smesso, cioè abbiamo, la mia squadra
PM: è vero che a un certo punto di quell'incontro si alza, si mette dietro la panchina e dà le spalle al campo di calcio?
ZEMAN: ripeto, io faccio l'allenatore, cerco di giocare sempre, poi il discorso di salvare qualcuno per condannare un altro non era nella mia mentalità e, quindi, volevo che la squadra che ha giocato bene per un'ora continuava a giocare
PM: e questa circostanza che le ho detto adesso è vera, la ricorda?
ZEMAN: sì, mi sono alzato e sono andato dietro la panchina perché non c'era niente da fare, niente da vedere
PM: cioè, mi sembra di comprendere, lei stata sostanzialmente protestando
ZEMAN: a me dispiaceva perché Lecce faceva campionato ottimo, eravao a metà campionato fra le prime dieci e potevamo arrivare anche in Coppa Uefa quell'anno, poi purtroppo non si è giocato. Lecce era abituata a salvarsi e io volevo invece qualche cosa di più
PM: dunque con quel comportamento lei stava sostanzialmente protestando nei confronti dei suoi giocatori
ZEMAN: contro la mia squadra. Sì
PM: cosa aveva detto lei prima della partita? Aveva dato disposizioni?
ZEMAN: avevo dato disposizioni della partita, che eravamo più forti, che siamo più bravi e che dovevamo vincere anche per conquistare un miglior piazzamento nella storia del Lecce. Io ci tengo a queste cose anche se mi dicono che sono perdente
PM: senta, in qualche modo, dando le ultime disposizioni, raccomandazioni ai suoi giocatori, lei aveva in quella circostanza prima che la partita iniziasse citato il nome del suo direttore sportivo Pantaleo Corvino?
ZEMAN: non me lo ricordo in questo momento, non mi ricordo in che circostanza, fatto sta che il direttore era ormai della Fiorentina quindi penso che direi bugie (ndr Corvino passo alla Fiorentina nella stagione successiva)
PM: dalle dichiarazioni che Zeman, che sono agli atti, rende in data 12 luglio 2006 all'Ufficio indagini Figc, lei, testualmente, ad una domanda che le viene rivolta risponde in questo modo: "Nel motivare la squadra nel pre-partita avevo detto ai calciatori di giocare anche per il direttore sportivo Pantaleo Corvino che si sapeva doversi trasferire alla Fiorentina nella successiva stagione calcistica 2005-2006". Ricorda meglio adesso?
ZEMAN: sì, lo stavo dicendo ma non ero sicuro e me lo sono tenuto, ma dovevo dare motivazioni in più ai giocatori e, visto che loro erano attaccati abbastanza al direttore, fategli un regalo e vincere l'ultima partita, dicevo io
PM: ha ricordo di altre circostanze riguardo a quell'incontro?
ZEMAN: vabbè, io ripeto il concetto, ho giocato un buon calcio, vincevamo anche, poi ci si è bloccati, visto che il direttore magari mi rimproverava ancora che ho sostituito Vucinic ad un quarto d'ora dalla fine. Però Vucinic nell'ultimo quarto d'ora si era messo nel cerchio di centrocampo e non giocava più, quindi per me era normale sostituirlo. Ma queste partite io penso che, specialmente quell'annata dove erano invischiate nella retrocessione 8-9 squadre, penso che tutte le partite si sono giocate in questo modo. Nel senso per non farsi male
PM: lei è rimasto sul campo nei minuti successivi al fischio finale dell'arbitro o si è allontanato o è andato via immediatamente?
ZEMAN: sono rimasto seduto, me ne sono andato quando se ne sono andati gli altri perché per me sapevo che era l'ultima partita a Lecce perché io a queste condizioni o con questa mentalità non ci rimanevo
PM: e queste circostanze sono state oggetto di discussioni tra lei e i suoi dirigenti dell'epoca?
ZEMAN: no, noi avevamo appuntamento dopo il campionato di parlare di prolungamento e penso che dopo queste partite, non solo l'ultima ma dopo le ultime due, non c'era nessuna voglia né mia né loro nel continuare.
Nel corso del controesame Zeman tornò ancora sul'argomento Lecce-Parma rispondendo ad alcune richieste di precisazione dell'avvocato De Vita il quale chiese se il tecnico si era dato una spiegazione circa l'atteggiamento della sua squadra da un certo punto in poi nel corso della gara. "Io penso che in tutte le partite si parla in campo. Io continuo a dire che il Lecce in quel momento era salvo e Parma si doveva salvare. Quindi è normale secondo me. Non ho prove, non ho niente, qualcuno di Parma ha pregato i miei giocatori di desistere" dice Zeman. E alla domanda se è una prassi che capita spesso risponde: "Questo capita spesso". La teoria del 'meglio due feriti che un morto' resa celebre sei anni più tardi da Gigi Buffon.