Pensieri e parole sull'Hellas
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Marquinho in totica fantacalcio come lo vedete? sono orientato su romulo seconda scelta Farnerud però mi stuzzica marquinho ha il vizio del gol no?
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BUFFON STORARI VIVIANO
MANOLAS HERTAUX RUGANI MUNOZ DE VRIJ NAGATOMO ACERBI ZAPPACOSTA
SHAQUIRI BRIENZA EKDAL CANDREVA SORIANO EL KADDOURI FARNERUD MPOKU
DESTRO DI NATALE DYBALA SAU NIANG ZAZA
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Pensieri e parole sull'Hellas
così su due piedi non saprei dove collocare Marquinho anche perchè non è ufficiale
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La retroguardia gialloblù è la quinta più battuta in questo campionato, ottimo attacco gia salva secondo me, ma con una pecca che prende troppi gol
IL TRAPIANTO E' VITA!
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Pulvirenti & Pitino fuori dal Calcio Catania
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#visite mediche: Marquinho e Pillud
VERONA - Marquinho e Ivan Pillud hanno sostenuto questa mattina le visite mediche. Dopo quasi 4 ore i due nuovi gialloblù sono risultati "idonei", come ha rilevato lo staff medico. Marquinho è a disposizione per la partita contro il Sassuolo, mentre Pillud è in attesa di completare la documentazione con il transfert internazionale.
Ufficio Stampa
VERONA - Marquinho e Ivan Pillud hanno sostenuto questa mattina le visite mediche. Dopo quasi 4 ore i due nuovi gialloblù sono risultati "idonei", come ha rilevato lo staff medico. Marquinho è a disposizione per la partita contro il Sassuolo, mentre Pillud è in attesa di completare la documentazione con il transfert internazionale.
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VERSO L’INFINITO E OLTRE
Se avete bambini saprete sicuramente chi ha detto questa frase. Se non li avete ma siete fans della Pixar non avrete difficoltà a collegarla a quel pupazzetto vestito da astronauta del film che ha ha cambiato la storia del cinema d’animazione: Toy Story. Buzz Lightyear rappresenta gli ottimisti di tutto il mondo. Lui crede davvero di essere un’astronauta, é convinto di volare e di essere nello spazio. E per lui é normale andare verso l’infinito. E anche oltre. Non é nemmeno sfiorato dall’idea di non farcela. Ma il bello é che alla fine, nonostante lo scetticismo che lo avvolge, ce la fa veramente. Ditemi ora se Buzz non assomiglia a questo Verona sempre più lanciato “verso l’infinito e oltre”. Una squadra di “astronauti” che non ha la minima intenzione di fermarsi, nonostante un po’ tutti noi, ogni tanto, le ricordiamo di essere solo un pupazzetto, pardon, una giovane matricola del campionato. Fedele alle sue convinzioni questo Verona continua andare oltre e oltre e oltre, superando anche le difficoltà che la vita (sportiva) come il copione del film della Pixar, gli pone davanti. Ma nulla pare fermare questo formidabile team. Né l’appagamento, né il mercato, né il pessimismo che a volte ne corrode un po’ il sorriso, per quell’incapacità che hanno taluni tifosi di godersi il momento senza farsi prendere dallo sconforto. Ma Buzz, cioé il Verona, nemmeno per un attimo ha pensato di mollare. Certo: non puoi vincere sempre. Ma ci puoi/devi provare. Come ha fatto il Verona con Napoli, Milan e Roma. Parafrasando: verso la salvezza. E oltre.
Gianluca Vighini
Se avete bambini saprete sicuramente chi ha detto questa frase. Se non li avete ma siete fans della Pixar non avrete difficoltà a collegarla a quel pupazzetto vestito da astronauta del film che ha ha cambiato la storia del cinema d’animazione: Toy Story. Buzz Lightyear rappresenta gli ottimisti di tutto il mondo. Lui crede davvero di essere un’astronauta, é convinto di volare e di essere nello spazio. E per lui é normale andare verso l’infinito. E anche oltre. Non é nemmeno sfiorato dall’idea di non farcela. Ma il bello é che alla fine, nonostante lo scetticismo che lo avvolge, ce la fa veramente. Ditemi ora se Buzz non assomiglia a questo Verona sempre più lanciato “verso l’infinito e oltre”. Una squadra di “astronauti” che non ha la minima intenzione di fermarsi, nonostante un po’ tutti noi, ogni tanto, le ricordiamo di essere solo un pupazzetto, pardon, una giovane matricola del campionato. Fedele alle sue convinzioni questo Verona continua andare oltre e oltre e oltre, superando anche le difficoltà che la vita (sportiva) come il copione del film della Pixar, gli pone davanti. Ma nulla pare fermare questo formidabile team. Né l’appagamento, né il mercato, né il pessimismo che a volte ne corrode un po’ il sorriso, per quell’incapacità che hanno taluni tifosi di godersi il momento senza farsi prendere dallo sconforto. Ma Buzz, cioé il Verona, nemmeno per un attimo ha pensato di mollare. Certo: non puoi vincere sempre. Ma ci puoi/devi provare. Come ha fatto il Verona con Napoli, Milan e Roma. Parafrasando: verso la salvezza. E oltre.
Gianluca Vighini
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LA DOMENICA (QUASI) PERFETTA
Mandorlini ha fatto ancora una volta centro. Ha rispolverato Jankovic, ha promosso titolare Marques, ha dato fiducia a Cirigliano e soprattutto ha ritrovato la vittoria con il suo Verona, autentica rivelazione di questa serie A. Sarebbe stata la domenica perfetta senza quel gol preso ad un minuto dalla fine. Su una punizione dalla trequarti, con tutta la difesa piazzata, non dovresti essere infilato. Invece Floro Flores è riuscito a colpire e a trafiggere Rafael. Un piccolo neo in una partita importantissima, decisa da un buon inizio di secondo tempo, dopo un primo giocato con il freno a mano tirato da entrambe le parti.
Mi è piaciuto Mandorlini nell’analisi del match. Ha ammesso che la partenza del suo Verona non è stata buona, come non è stato buono un po’ tutto il primo tempo. I gialloblù si sono adeguati al ritmo (blando) del Sassuolo, dando vita ad una partita noiosa senza acuti. L’approccio del secondo tempo invece è stato diverso, più deciso, più offensivo, più determinato (dopo una strigliata del tecnico alla squadra). E quando osi, spesso vieni premiato. Va letta in questa direzione l’autorete di Manfredini che ha spianato la strada al Verona. Il Sassuolo non ha reagito, ha rischiato di affondare, ha subito il secondo gol, trovando il colpo di coda solo nel finale su calcio piazzato. Troppo poco per una squadra con l’acqua alla gola che deve lottare per salvarsi.
In attesa del recupero di Roma-Parma, l’Hellas si è ripreso il quinto posto, staccando il Torino e scavalcando l’Inter. Un campionato strepitoso per una neopromossa che ora può affrontare la Juve senza troppe ansie (fosse arrivata la quarta sconfitta consecutiva sarebbe stato tutto diverso).
Chiudo tornando sull’argomento dell’ultimo post: Cirigliano. Il ragazzo è stato difeso da Mandorlini, ma forse ora capiamo meglio perché contro la Roma non l’abbiamo visto in campo. Ciri deve crescere, deve prendere confidenza con il nostro calcio e lo deve fare senza troppa fretta, altrimenti rischia di essere bruciato. Contro il Sassuolo non mi ha entusiasmato, mi aspettavo qualcosa in più. Come mi aspettato qualcosa in più da Romulo. E se il Verona vince anche nella giornata in cui il centrocampo balbetta più del previsto, il segnale è positivo.
Non ho commentato le operazioni di mercato portate a termine da Sogliano nell’ultimo giorno. Non conosco Pillud e nemmeno Rabusic. Sulla carta sono acquisti che ci stanno, ma conviene sempre aspettare il campo prima di dare giudizi. Su Marquinho invece posso sbilanciarmi e dire che l’acquisto è di qualità, anche se faccio fatica a pensare ad un centrocampo con Romulo, Cirigliano e Marquinho, giocatori dotati di buona tecnica, ma troppo minuti per il calcio che ama Mandorlini. Spero che Emil firmi il rinnovo. Sarebbe un peccato perdere l’islandese ora che è tornato su buonissimi livelli. Per lui la Cina può attendere.
Luca Fioravanti
Mandorlini ha fatto ancora una volta centro. Ha rispolverato Jankovic, ha promosso titolare Marques, ha dato fiducia a Cirigliano e soprattutto ha ritrovato la vittoria con il suo Verona, autentica rivelazione di questa serie A. Sarebbe stata la domenica perfetta senza quel gol preso ad un minuto dalla fine. Su una punizione dalla trequarti, con tutta la difesa piazzata, non dovresti essere infilato. Invece Floro Flores è riuscito a colpire e a trafiggere Rafael. Un piccolo neo in una partita importantissima, decisa da un buon inizio di secondo tempo, dopo un primo giocato con il freno a mano tirato da entrambe le parti.
Mi è piaciuto Mandorlini nell’analisi del match. Ha ammesso che la partenza del suo Verona non è stata buona, come non è stato buono un po’ tutto il primo tempo. I gialloblù si sono adeguati al ritmo (blando) del Sassuolo, dando vita ad una partita noiosa senza acuti. L’approccio del secondo tempo invece è stato diverso, più deciso, più offensivo, più determinato (dopo una strigliata del tecnico alla squadra). E quando osi, spesso vieni premiato. Va letta in questa direzione l’autorete di Manfredini che ha spianato la strada al Verona. Il Sassuolo non ha reagito, ha rischiato di affondare, ha subito il secondo gol, trovando il colpo di coda solo nel finale su calcio piazzato. Troppo poco per una squadra con l’acqua alla gola che deve lottare per salvarsi.
In attesa del recupero di Roma-Parma, l’Hellas si è ripreso il quinto posto, staccando il Torino e scavalcando l’Inter. Un campionato strepitoso per una neopromossa che ora può affrontare la Juve senza troppe ansie (fosse arrivata la quarta sconfitta consecutiva sarebbe stato tutto diverso).
Chiudo tornando sull’argomento dell’ultimo post: Cirigliano. Il ragazzo è stato difeso da Mandorlini, ma forse ora capiamo meglio perché contro la Roma non l’abbiamo visto in campo. Ciri deve crescere, deve prendere confidenza con il nostro calcio e lo deve fare senza troppa fretta, altrimenti rischia di essere bruciato. Contro il Sassuolo non mi ha entusiasmato, mi aspettavo qualcosa in più. Come mi aspettato qualcosa in più da Romulo. E se il Verona vince anche nella giornata in cui il centrocampo balbetta più del previsto, il segnale è positivo.
Non ho commentato le operazioni di mercato portate a termine da Sogliano nell’ultimo giorno. Non conosco Pillud e nemmeno Rabusic. Sulla carta sono acquisti che ci stanno, ma conviene sempre aspettare il campo prima di dare giudizi. Su Marquinho invece posso sbilanciarmi e dire che l’acquisto è di qualità, anche se faccio fatica a pensare ad un centrocampo con Romulo, Cirigliano e Marquinho, giocatori dotati di buona tecnica, ma troppo minuti per il calcio che ama Mandorlini. Spero che Emil firmi il rinnovo. Sarebbe un peccato perdere l’islandese ora che è tornato su buonissimi livelli. Per lui la Cina può attendere.
Luca Fioravanti
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Pensieri e parole sull'Hellas
IL FUTURO DI SOGLIANO E MANDORLINI. I TEMPI SONO MATURI.
Ero un po’ preoccupato, lo ammetto. Checché ne dica l’amico Gaburro, questa era tutt’altro che una partita anonima (per lui senza Malesani lo sarebbe stata). Malesani, Inzaghi o Di Francesco poco conta: oggi i punti valevano comunque doppio.
Troppe le sfaccettature di questa trasferta all’ex Giglio: la classifica ferma da un po’; Torino, Parma e Milan in rimonta; la percezione di un sogno svanito con la cessione di Jorginho; l’arida prospettiva – corroborata dalle stesse parole di Mandorlini in una recente conferenza stampa (“forse abbiamo perso un po’ l’entusiasmo”) - di una seconda parte di stagione sparagnina e mesta. La vittoria di oggi invece spazza via i cattivi pensieri, rimette il Verona al quinto posto, chiude definitivamente il discorso salvezza, ma soprattutto – per come è maturata - riconsegna a critica e tifosi la sensazione di una squadra che forse non farà i punti dell’andata, ma che certo può chiudere con brillantezza questa bellissima stagione e porre le basi per la prossima.
Che in soldoni significa fare chiarezza innanzitutto sul futuro di Sogliano e cominciare a discutere il rinnovo di Mandorlini. Premesso che l’architrave di tutto è Setti (che non mi è simpatico e che spesso mi son divertito a prendere in giro, ma averlo un presidente così!), chi segue le cose dell’Hellas da vicino sa bene il potere accentratore che ha avuto Sogliano in questo anno e mezzo (e non solo sul mercato, ma anche nel supporto quotidiano al mister). Voglio dire, non stiamo parlando (con tutto il rispetto) del magazziniere, ma del ds, dunque rompere le palle al riguardo e avere delle risposte d’ora in poi non sarà solo un diritto, ma anche un dovere.
La questione Mandorlini invece corre parallela. La trattativa non sarà semplice e nemmeno immediata. Il coltello dalla parte del manico ce l’ha il presidente, che al momento ha anche maggiore potere negoziale. Ad oggi infatti Mandorlini non ha altre offerte di pari o superiore livello. Come sempre accade in simili casi saranno due i punti di discussione: da un lato soldi e durata del contratto (Mandorlini vorrebbe strappare almeno un biennale a cifre maggiori delle attuali), dall’altro l’ambito tecnico (non è un mistero che il tecnico ravennate vorrebbe incidere di più nelle scelte di mercato). Setti parte da princìpi diversi su cui non transige (progetto sui giovani e allenatore che non fa il mercato), mentre c’è spazio di trattativa su durata del contratto e ingaggio. Un accordo si può trovare.
Francesco Barana
Ero un po’ preoccupato, lo ammetto. Checché ne dica l’amico Gaburro, questa era tutt’altro che una partita anonima (per lui senza Malesani lo sarebbe stata). Malesani, Inzaghi o Di Francesco poco conta: oggi i punti valevano comunque doppio.
Troppe le sfaccettature di questa trasferta all’ex Giglio: la classifica ferma da un po’; Torino, Parma e Milan in rimonta; la percezione di un sogno svanito con la cessione di Jorginho; l’arida prospettiva – corroborata dalle stesse parole di Mandorlini in una recente conferenza stampa (“forse abbiamo perso un po’ l’entusiasmo”) - di una seconda parte di stagione sparagnina e mesta. La vittoria di oggi invece spazza via i cattivi pensieri, rimette il Verona al quinto posto, chiude definitivamente il discorso salvezza, ma soprattutto – per come è maturata - riconsegna a critica e tifosi la sensazione di una squadra che forse non farà i punti dell’andata, ma che certo può chiudere con brillantezza questa bellissima stagione e porre le basi per la prossima.
Che in soldoni significa fare chiarezza innanzitutto sul futuro di Sogliano e cominciare a discutere il rinnovo di Mandorlini. Premesso che l’architrave di tutto è Setti (che non mi è simpatico e che spesso mi son divertito a prendere in giro, ma averlo un presidente così!), chi segue le cose dell’Hellas da vicino sa bene il potere accentratore che ha avuto Sogliano in questo anno e mezzo (e non solo sul mercato, ma anche nel supporto quotidiano al mister). Voglio dire, non stiamo parlando (con tutto il rispetto) del magazziniere, ma del ds, dunque rompere le palle al riguardo e avere delle risposte d’ora in poi non sarà solo un diritto, ma anche un dovere.
La questione Mandorlini invece corre parallela. La trattativa non sarà semplice e nemmeno immediata. Il coltello dalla parte del manico ce l’ha il presidente, che al momento ha anche maggiore potere negoziale. Ad oggi infatti Mandorlini non ha altre offerte di pari o superiore livello. Come sempre accade in simili casi saranno due i punti di discussione: da un lato soldi e durata del contratto (Mandorlini vorrebbe strappare almeno un biennale a cifre maggiori delle attuali), dall’altro l’ambito tecnico (non è un mistero che il tecnico ravennate vorrebbe incidere di più nelle scelte di mercato). Setti parte da princìpi diversi su cui non transige (progetto sui giovani e allenatore che non fa il mercato), mentre c’è spazio di trattativa su durata del contratto e ingaggio. Un accordo si può trovare.
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Pensieri e parole sull'Hellas
PROGRAMMAZIONE CONTRO IMPROVVISAZIONE: GIUSTO CHE A VINCERE SIA STATO IL VERONA.
E’ andata come era giusto che andasse.
Il Verona ha giocato una gara attenta, forse contratta inizialmente (ma ci sta), ha spinto quando doveva farlo, ha colpito e ha chiuso la gara. Una vittoria importantissima, non tanto e solo per la classifica (chiuso il discorso salvezza e consolidato il quinto posto), ma perchè sancisce l’uscita da un blocco di partite che non aveva portato alcun punto in saccoccia.
Scacciata quindi ogni ipotesi di crisi vera! Questa volta, come successo dopo Firenze, la squadra ha saputo rispondere presente in una gara delicata, di quelle “da non sbagliare”.
Perchè dico che era giusto andasse così?
Non certo per un discorso campanilistico o retorico.
A Reggio Emilia è andato in scena il confronto tra il lavoro e il non lavoro, la squadra e la non squadra, la programmazione azzeccata e il tentativo estremo di rimediare a una gaffe colossale. E quindi era giusto che ad avere la meglio fosse la squadra che meglio incarnava queste virtù.
Sono soddisfatto di come l’Hellas ha affrontato l’impegno. Chi pensa fosse facile si sbaglia. Ho visto un Sassuolo soprattutto concentrato sulla fase difensiva (nel primo tempo), attento alle uscite, non bassissimo, aggressivo il giusto. Il Verona non era fuori gara, semplicemente non trovava il colpo, la giocata per scardinare la difesa avversaria. Ho visto un Cannavaro inspiegabilmente fatto fuori dal Napoli, a mio avviso ancora in grado di giocare su livelli importanti, guidare la difesa con autorità, seppur i meccanismi non potessero essere rodati (vedi goal di Toni). Ho visto una differenza netta nell’interpretazione e gestione della fase di possesso palla. E’ li che si vede maggiormente il lavoro. E’ li che Malesani non poteva intervenire in tre giorni. E’ li che la storia di questo campionato è uscita fuori prepotentemente. E non parlo di chissà quali schemi offensivi dell’Hellas. Ci mancherebbe. Parlo della lucidità nel giro palla, della consapevolezza di cosa si vuole fare e come farlo, della velocità di trasmissione, della convinzione negli inserimenti. Poi, certo, si sbatteva contro un muro, ma tutto questo era evidente. Ho visto un Hellas tornare in campo con il piglio giusto a inizio ripresa. Più determinato, ma anche in grado di sfruttare il lavoro ai fianchi del primo tempo. Facile per il Sassuolo restare attaccato alla partita nei primi 45′, meno semplice resistere per novanta. Anche perchè la questione condizione non sembra essere un aspetto marginale per lo staff tecnico emiliano. Mettere assieme tutti quei giocatori nuovi non è soltanto un grattacapo tattico (se la vedrà il Male). Alcuni (vedi Floccari) sono sembrati in condizioni pietose. Ho visto un Verona chiudersi fin troppo dopo il goal trovato (deviazione infelice, ma Toni in area fa sempre paura e “provoca” anche queste apprensioni negli avversari), ma non rischiare mai. Un Sassuolo che proprio dopo lo svantaggio ha mostrato le sue pecche maggiori, incapace di avvolgere l’avversario (Zigler improponibile), mai in grado di accompagnare la manovra, sterile davanti. Il Verona da squadra sicura di sè ha atteso, non si è scoperta ed è ripartita in contropiede come le riesce meglio. Toni ha colpito di prepotenza e risultato è stato messo al sicuro. Irrilevante il goal subito nel finale, in tutti i sensi.
Le considerazioni che nascono spontanee sono le seguenti:
1) la manovra del Verona, che può piacere o meno, ha però acquisito con il passare dei mesi un livello di codificazione e di intensità in grado di identificare la squadra. E’ l’obiettivo di ogni allenatore e Mandorlini l’ha centrato “strada facendo”, raccogliendo punti anche all’andata ma vedendo ora come ora, a Febbraio, una creatura definita, che da questo punto di vista può solo crescere. Il confronto con un Sassuolo messo insieme in fretta e furia è stato quasi imbarazzante.
2) il lavoro estivo di Sogliano, che era stato comunque compreso dai tifosi, assume ancor più connotazione dopo la finestra invernale e il confronto con la “regina del mercato”. Aver sbagliato poco o nulla d’estate, essere riusciti addirittura a vendere Jorginho, aver allestito una rosa competitiva che con il lavoro del mister si è poi strada facendo amalgamata, ha reso quasi ininfluente la cosiddetta “riparazione invernale”. Lo stesso non si può dire del Sassuolo, che ha letteralmente smembrato la squadra che aveva dominato per gran parte la serie B, rivoluzionandola a fine agosto e poi rigirandola ancora come un calzino a gennaio. Risultato? Si riparte da zero ogni volta e questo può dare forse i frutti con le dirette concorrenti per la salvezza (nessuna naviga in acque migliori, con il Catania che ha licenziato Maran, cioè il tecnico che lo aveva consolidato, per poi richiamarlo di fretta, il Livorno che ha silurato Nicola senza nemmeno sapere chi prendere, e alla fine si è rifugiato in Di Carlo, il Bologna che ha dato il ben servito a Pioli senza vedere miglioramenti sensibili e il Chievo che ha tagliato Sannino, affidandosi all’ex Corini, che dopo la sbornia del derby ha dovuto confrontarsi con la dura realtà). La squadra di Malesani potrà dire la sua contro le altre quattro pretendenti alla salvezza. Faticherà invece con tutte le altre, almeno fino a quando il lavoro di campo (ammesso che gliene venga dato il tempo) non potrà emergere (e lui per me è l’allenatore più preparato e che maggiormente può incidere di quelli che appartengono a quel lotto di squadre – dopodichè occhio a Maran, che ha buone possibilità di dire la sua fino in fondo).
3) a questo punto gli innesti dei vari Marquinho, Rabusic e Pillud assumo importanza soprattutto in chiave futura. La squadra era sufficientemente competitiva per chiudere in bellezza questa stagione, anche senza Jorginho. Quello che preme è capire come si strutturerà in vista del campionato prossimo. Al di la di un obiettivo Europa League che può esserci ma non deve dare alla testa, la vera sfida sarà sfruttare questa fase di campionato per gettare le basi della salvezza 2014-2015. Per fare questo, però, serve chiarezza tecico-societaria. E mentre la seconda è in cassaforte, credo che capire cosa farà Sogliano a questo punto diventi vitale. Il Sassuolo è li a dimostrare cosa può succedere avendo i soldi (e tanti) ma barcollando con qualche incertezza manageriale in più… E l’Hellas, che forse di danari ne ha meno, non può di certo permettersi questo tipo di situazioni.
Da riflettere, quindi, ce n’è… Anche dopo una vittoria in trasferta come quella con il Sassuolo.
Certo, Squinzi, Bonato e il Male forse avranno qualche grattacapo in più. Ma c’est la vie… Come si suol dire…
Giusto così.
Marco Gaburro
E’ andata come era giusto che andasse.
Il Verona ha giocato una gara attenta, forse contratta inizialmente (ma ci sta), ha spinto quando doveva farlo, ha colpito e ha chiuso la gara. Una vittoria importantissima, non tanto e solo per la classifica (chiuso il discorso salvezza e consolidato il quinto posto), ma perchè sancisce l’uscita da un blocco di partite che non aveva portato alcun punto in saccoccia.
Scacciata quindi ogni ipotesi di crisi vera! Questa volta, come successo dopo Firenze, la squadra ha saputo rispondere presente in una gara delicata, di quelle “da non sbagliare”.
Perchè dico che era giusto andasse così?
Non certo per un discorso campanilistico o retorico.
A Reggio Emilia è andato in scena il confronto tra il lavoro e il non lavoro, la squadra e la non squadra, la programmazione azzeccata e il tentativo estremo di rimediare a una gaffe colossale. E quindi era giusto che ad avere la meglio fosse la squadra che meglio incarnava queste virtù.
Sono soddisfatto di come l’Hellas ha affrontato l’impegno. Chi pensa fosse facile si sbaglia. Ho visto un Sassuolo soprattutto concentrato sulla fase difensiva (nel primo tempo), attento alle uscite, non bassissimo, aggressivo il giusto. Il Verona non era fuori gara, semplicemente non trovava il colpo, la giocata per scardinare la difesa avversaria. Ho visto un Cannavaro inspiegabilmente fatto fuori dal Napoli, a mio avviso ancora in grado di giocare su livelli importanti, guidare la difesa con autorità, seppur i meccanismi non potessero essere rodati (vedi goal di Toni). Ho visto una differenza netta nell’interpretazione e gestione della fase di possesso palla. E’ li che si vede maggiormente il lavoro. E’ li che Malesani non poteva intervenire in tre giorni. E’ li che la storia di questo campionato è uscita fuori prepotentemente. E non parlo di chissà quali schemi offensivi dell’Hellas. Ci mancherebbe. Parlo della lucidità nel giro palla, della consapevolezza di cosa si vuole fare e come farlo, della velocità di trasmissione, della convinzione negli inserimenti. Poi, certo, si sbatteva contro un muro, ma tutto questo era evidente. Ho visto un Hellas tornare in campo con il piglio giusto a inizio ripresa. Più determinato, ma anche in grado di sfruttare il lavoro ai fianchi del primo tempo. Facile per il Sassuolo restare attaccato alla partita nei primi 45′, meno semplice resistere per novanta. Anche perchè la questione condizione non sembra essere un aspetto marginale per lo staff tecnico emiliano. Mettere assieme tutti quei giocatori nuovi non è soltanto un grattacapo tattico (se la vedrà il Male). Alcuni (vedi Floccari) sono sembrati in condizioni pietose. Ho visto un Verona chiudersi fin troppo dopo il goal trovato (deviazione infelice, ma Toni in area fa sempre paura e “provoca” anche queste apprensioni negli avversari), ma non rischiare mai. Un Sassuolo che proprio dopo lo svantaggio ha mostrato le sue pecche maggiori, incapace di avvolgere l’avversario (Zigler improponibile), mai in grado di accompagnare la manovra, sterile davanti. Il Verona da squadra sicura di sè ha atteso, non si è scoperta ed è ripartita in contropiede come le riesce meglio. Toni ha colpito di prepotenza e risultato è stato messo al sicuro. Irrilevante il goal subito nel finale, in tutti i sensi.
Le considerazioni che nascono spontanee sono le seguenti:
1) la manovra del Verona, che può piacere o meno, ha però acquisito con il passare dei mesi un livello di codificazione e di intensità in grado di identificare la squadra. E’ l’obiettivo di ogni allenatore e Mandorlini l’ha centrato “strada facendo”, raccogliendo punti anche all’andata ma vedendo ora come ora, a Febbraio, una creatura definita, che da questo punto di vista può solo crescere. Il confronto con un Sassuolo messo insieme in fretta e furia è stato quasi imbarazzante.
2) il lavoro estivo di Sogliano, che era stato comunque compreso dai tifosi, assume ancor più connotazione dopo la finestra invernale e il confronto con la “regina del mercato”. Aver sbagliato poco o nulla d’estate, essere riusciti addirittura a vendere Jorginho, aver allestito una rosa competitiva che con il lavoro del mister si è poi strada facendo amalgamata, ha reso quasi ininfluente la cosiddetta “riparazione invernale”. Lo stesso non si può dire del Sassuolo, che ha letteralmente smembrato la squadra che aveva dominato per gran parte la serie B, rivoluzionandola a fine agosto e poi rigirandola ancora come un calzino a gennaio. Risultato? Si riparte da zero ogni volta e questo può dare forse i frutti con le dirette concorrenti per la salvezza (nessuna naviga in acque migliori, con il Catania che ha licenziato Maran, cioè il tecnico che lo aveva consolidato, per poi richiamarlo di fretta, il Livorno che ha silurato Nicola senza nemmeno sapere chi prendere, e alla fine si è rifugiato in Di Carlo, il Bologna che ha dato il ben servito a Pioli senza vedere miglioramenti sensibili e il Chievo che ha tagliato Sannino, affidandosi all’ex Corini, che dopo la sbornia del derby ha dovuto confrontarsi con la dura realtà). La squadra di Malesani potrà dire la sua contro le altre quattro pretendenti alla salvezza. Faticherà invece con tutte le altre, almeno fino a quando il lavoro di campo (ammesso che gliene venga dato il tempo) non potrà emergere (e lui per me è l’allenatore più preparato e che maggiormente può incidere di quelli che appartengono a quel lotto di squadre – dopodichè occhio a Maran, che ha buone possibilità di dire la sua fino in fondo).
3) a questo punto gli innesti dei vari Marquinho, Rabusic e Pillud assumo importanza soprattutto in chiave futura. La squadra era sufficientemente competitiva per chiudere in bellezza questa stagione, anche senza Jorginho. Quello che preme è capire come si strutturerà in vista del campionato prossimo. Al di la di un obiettivo Europa League che può esserci ma non deve dare alla testa, la vera sfida sarà sfruttare questa fase di campionato per gettare le basi della salvezza 2014-2015. Per fare questo, però, serve chiarezza tecico-societaria. E mentre la seconda è in cassaforte, credo che capire cosa farà Sogliano a questo punto diventi vitale. Il Sassuolo è li a dimostrare cosa può succedere avendo i soldi (e tanti) ma barcollando con qualche incertezza manageriale in più… E l’Hellas, che forse di danari ne ha meno, non può di certo permettersi questo tipo di situazioni.
Da riflettere, quindi, ce n’è… Anche dopo una vittoria in trasferta come quella con il Sassuolo.
Certo, Squinzi, Bonato e il Male forse avranno qualche grattacapo in più. Ma c’est la vie… Come si suol dire…
Giusto così.
Marco Gaburro
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Pensieri e parole sull'Hellas
IL PAGELLONE DI SASSUOLO-VERONA
Straordinario, immenso. Voto 8 a Luca TONI, che onora la fascia di capitano con una prestazione da fenomeno: dal gol con lo “scavino”, alle sportellate con Cannavaro, al duello tutto fisico con Mendes, al lavoro per la squadra in fase difensiva. Un campione con la C maiuscola che va in doppia cifra al minuto 86 dopo aver speso una cifra a livello fisico, con un allungo degno del Toni campione del mondo. Esempio.
Voto 7+ a Juan ITURBE, fuoriclasse anche nel sapersi sacrificare. Sue un paio di accellerazioni nella ripresa che hanno spaccato la partita (in una super chiusura di Cannavaro). Ma sempre suo anche un lavoro preziosissimo e attentissimo in fase di copertura. Magari a volte è un po’ troppo basso, come nel primo tempo col Sassuolo, ma sono rari i fuoriclasse che sanno unire grandi giocate a grande sacrificio.
Voto 5,5 a CIRIGLIANO, ma non pensate sia una bocciatura. Qualche errore di troppo in appoggi anche semplici e una confidenza col campo che, ed è fisiologico, ancora non c’è. Più timido che con personalità, ma già fa intravedere una verticalità importante e in una gara “so and so”, così così, tutto sommato recupera e fa partire l’azione dell’1-0 Verona. Gli serve tempo e fiducia e il Verona a 35 punti in classifica può tranquillamente aspettarlo. Giudicabile solo tra 7/8 partite.
Non è un errore di battitura ma stavolta è 5,5 anche a ROMULO, mai così opaco, mai così poco concreto, mai così a tratti fuori dal gioco. Forse è quello che risente della partenza di Jorginho, o forse, più semplicemente, ha solo bisogno di rifiatare dopo un girone di andata in cui ha corso tantissimo e giocato benissimo.
Voto 7 a Vangelis MORAS, padrone dell’area di rigore, un’unica incertezza in uno scontro/rimpallo fortuito con Donadel, e voto 4 a chi ancora continua a dire che al Verona serviva un difensore. Sia lui che RAFAEL MARQUES (voto 6,5) sono stati quasi perfetti. Forse il brasiliano poteva fare qualcosa in più sul gol di Floro Flores che segna nella sua zona di copertura, ma Floccari e Berardi hanno avuto due mezze occasioni e sono andati zero volte in profondità. Peccato, sinora, averlo visto poco.
Voto 7- a Michelangelo ALBERTAZZI che non è più una sorpresa, non è più un ricambio ma è assolutamente una certezza. Non giocava da mesi ma è rientrato con la personalità del giocatore importante. Qualche piccolo errore di precisione, ma la fascia sinistra del Verona del futuro ha già trovato il suo padrone.
Voto 6+ a Fabrizio CACCIATORE più vicino a quello scintillante di inizio stagione piuttosto che al giocatore in difficoltà di due mesi fa. Unico cruccio, poteva segnare su un pallone al bacio di Jankovic e si è fatto bruciare da Ziegler.
Voto 6,5 a Emil HALLFREDSSON, che ancora una volta si conferma padrone del centrocampo. L’islandese, però, non può continuare l’assurdo tiramolla sul suo rinnovo contrattuale. La società è stata fin troppo paziente e le voci arrivate dalla Cina non depongono a favore suo e di chi lo consiglia. Questo Halfredsson può essere utile e importante anche nel Verona del futuro. Ma serve chiarezza. E una scelta definitiva.
Voto 6,5 anche a Bosko JANKOVIC, più in partita a livello offensivo di Iturbe e anche lui super disponibile nel lavoro di copertura. Sbaglia il match point al 10′ del s.t colpendo male solo soletto nell’area di rigore del Sassuolo ma poi al 35′ è li a salvare un gol con una diagonale lunga in area su Rosi. Con la continuità potrebbe aumentare anche la qualità delle sue prestazioni, ma la concorrenza è tanta. Sin troppa.
Voto 6+ a RAFAEL a cui non tirano quasi mai in porta, voto 6+ anche a Donadel, che ci mette personalità e la giusta dose di aggressività nella mezzora davanti alla difesa. Voto 6,5 a GOMEZ, per l’assist di testa nell’azione del 2-0. Senza voto MARQUINHO, entrato a partita in archivio ed è un peccato perchè la voglia e la curiosità di vedere il suo talento era tanta. Rimandata, probabilmente, alla sfida con la Juventus
Voto 6,5 ad Andrea MANDORLINI che a Sassuolo (e a inizio febbraio) ipoteca la pratica salvezza sfoggiando la solita, impeccabile, organizzazione di gioco che fa la differenza contro una squadra tutta nuova alla ricerca di punti fermi ed equilibri. Giocare sull’entusiasmo non è nel suo credo, e forse per questo concede solo pochi minuti al talento brasiliano di Marquinho, ma il suo Verona è un giocattolino quasi perfetto che funziona anche dopo aver tolto l’ingranaggio Jorginho.
Voto 5+ a GERVASONI che non vede un calcio d’angolo clamoroso per il Sassuolo e un paio di falli su Iturbe che gridano vendetta. E su Toni, contrasto con Mendes, c’era rigore, non fallo contro.
Stefano Rasulo
Straordinario, immenso. Voto 8 a Luca TONI, che onora la fascia di capitano con una prestazione da fenomeno: dal gol con lo “scavino”, alle sportellate con Cannavaro, al duello tutto fisico con Mendes, al lavoro per la squadra in fase difensiva. Un campione con la C maiuscola che va in doppia cifra al minuto 86 dopo aver speso una cifra a livello fisico, con un allungo degno del Toni campione del mondo. Esempio.
Voto 7+ a Juan ITURBE, fuoriclasse anche nel sapersi sacrificare. Sue un paio di accellerazioni nella ripresa che hanno spaccato la partita (in una super chiusura di Cannavaro). Ma sempre suo anche un lavoro preziosissimo e attentissimo in fase di copertura. Magari a volte è un po’ troppo basso, come nel primo tempo col Sassuolo, ma sono rari i fuoriclasse che sanno unire grandi giocate a grande sacrificio.
Voto 5,5 a CIRIGLIANO, ma non pensate sia una bocciatura. Qualche errore di troppo in appoggi anche semplici e una confidenza col campo che, ed è fisiologico, ancora non c’è. Più timido che con personalità, ma già fa intravedere una verticalità importante e in una gara “so and so”, così così, tutto sommato recupera e fa partire l’azione dell’1-0 Verona. Gli serve tempo e fiducia e il Verona a 35 punti in classifica può tranquillamente aspettarlo. Giudicabile solo tra 7/8 partite.
Non è un errore di battitura ma stavolta è 5,5 anche a ROMULO, mai così opaco, mai così poco concreto, mai così a tratti fuori dal gioco. Forse è quello che risente della partenza di Jorginho, o forse, più semplicemente, ha solo bisogno di rifiatare dopo un girone di andata in cui ha corso tantissimo e giocato benissimo.
Voto 7 a Vangelis MORAS, padrone dell’area di rigore, un’unica incertezza in uno scontro/rimpallo fortuito con Donadel, e voto 4 a chi ancora continua a dire che al Verona serviva un difensore. Sia lui che RAFAEL MARQUES (voto 6,5) sono stati quasi perfetti. Forse il brasiliano poteva fare qualcosa in più sul gol di Floro Flores che segna nella sua zona di copertura, ma Floccari e Berardi hanno avuto due mezze occasioni e sono andati zero volte in profondità. Peccato, sinora, averlo visto poco.
Voto 7- a Michelangelo ALBERTAZZI che non è più una sorpresa, non è più un ricambio ma è assolutamente una certezza. Non giocava da mesi ma è rientrato con la personalità del giocatore importante. Qualche piccolo errore di precisione, ma la fascia sinistra del Verona del futuro ha già trovato il suo padrone.
Voto 6+ a Fabrizio CACCIATORE più vicino a quello scintillante di inizio stagione piuttosto che al giocatore in difficoltà di due mesi fa. Unico cruccio, poteva segnare su un pallone al bacio di Jankovic e si è fatto bruciare da Ziegler.
Voto 6,5 a Emil HALLFREDSSON, che ancora una volta si conferma padrone del centrocampo. L’islandese, però, non può continuare l’assurdo tiramolla sul suo rinnovo contrattuale. La società è stata fin troppo paziente e le voci arrivate dalla Cina non depongono a favore suo e di chi lo consiglia. Questo Halfredsson può essere utile e importante anche nel Verona del futuro. Ma serve chiarezza. E una scelta definitiva.
Voto 6,5 anche a Bosko JANKOVIC, più in partita a livello offensivo di Iturbe e anche lui super disponibile nel lavoro di copertura. Sbaglia il match point al 10′ del s.t colpendo male solo soletto nell’area di rigore del Sassuolo ma poi al 35′ è li a salvare un gol con una diagonale lunga in area su Rosi. Con la continuità potrebbe aumentare anche la qualità delle sue prestazioni, ma la concorrenza è tanta. Sin troppa.
Voto 6+ a RAFAEL a cui non tirano quasi mai in porta, voto 6+ anche a Donadel, che ci mette personalità e la giusta dose di aggressività nella mezzora davanti alla difesa. Voto 6,5 a GOMEZ, per l’assist di testa nell’azione del 2-0. Senza voto MARQUINHO, entrato a partita in archivio ed è un peccato perchè la voglia e la curiosità di vedere il suo talento era tanta. Rimandata, probabilmente, alla sfida con la Juventus
Voto 6,5 ad Andrea MANDORLINI che a Sassuolo (e a inizio febbraio) ipoteca la pratica salvezza sfoggiando la solita, impeccabile, organizzazione di gioco che fa la differenza contro una squadra tutta nuova alla ricerca di punti fermi ed equilibri. Giocare sull’entusiasmo non è nel suo credo, e forse per questo concede solo pochi minuti al talento brasiliano di Marquinho, ma il suo Verona è un giocattolino quasi perfetto che funziona anche dopo aver tolto l’ingranaggio Jorginho.
Voto 5+ a GERVASONI che non vede un calcio d’angolo clamoroso per il Sassuolo e un paio di falli su Iturbe che gridano vendetta. E su Toni, contrasto con Mendes, c’era rigore, non fallo contro.
Stefano Rasulo
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Pensieri e parole sull'Hellas
VIAGGIO NEL MIRACOLO HELLAS VERONA
Il quinto posto solitario in classifica, la facilità apparente con cui si è battuto il Sassuolo, la salvezza praticamente acquisita hanno messo nuovamente il Verona sotto la luce dei riflettori. Il Verona di Mandorlini è senza ombra di dubbio, la grande rivelazione del campionato di serie A. Ecco come è stato possibile questo miracolo.
GRANDE SOCIETA'. Dietro un grande uomo c'è sempre una grande donna. Questa constatazione nel caso del Verona può essere cambiata così: dietro una grande squadra c'è sempre una grande società. Idee chiare, poche parole, molti fatti. Setti ha costruito un ingranaggio perfetto. Tra i giocatori la società è percepita come orgogliosa, seria, ambiziosa. Gli stipendi arrivano puntuali, le scadenze sono rispettate. Questo produce un effetto benefico che viene a riflettersi annche all'esterno. Per i giocatori, di qualsiasi levatura è semplice scegliere Verona (vi ricordate quando ci dicevano che nessuno voleva venire qui?). I procuratori, pardon gli agenti non hanno steccati: sono rispettati e portano rispetto. Gli arbitri, tranne poche eccezioni, non hanno creato problemi. C'è ancora qualche sacca di resistenza "ideologica" e "politica" da superare. Sacche di "resistenza" all'interno del Palazzo, in cui alcuni ottusi burocrati (leggi "verbalizzanti") si ostinano (con la menzogna) a voler attaccare un'etichetta alla squadra e quindi alla tifoseria e per proprietà transitiva alla città. Se in passato però non c'era stata nessuna contestazione nè sollevazione, stavolta la reazione è stata netta, decisa, pignola e puntuale. E, state certi, prima di scrivere ancora falsità, da adesso in poi, ci si penserà su molto bene.
GRANDE ALLENATORE. Come più volte detto, Verona si sta godendo il miglior Mandorlini di sempre. Maturo, consapevole, intelligente. Il mister evita tranelli e trappole mediatiche, si dedica al campo, ha feeling con la società. Un feeling dialettico, sia chiaro. Si discute e anche tanto. Ma sempre per il bene del Verona, non per "sabotare" le idee altrui. Questo ha portato ad una crescita generale molto importante. Mandorlini è a capo di uno staff importante, composto da vice, preparatori, fisioterapisti, motivatori. Un salto di qualità nel lavoro quotidiano che anche Mandorlini ha affrontato con entusiasmo, sempre ispirato dal suo intuito e dalle sue esperienze. La squadra è pragmatica, senza fronzoli, ha un'idea chiara di gioco, non è mai uscita umiliata una volta dal campo, anche quando ha perso. Ultimamente ha aggiunto consapevolezza e la capacità di essere cinica. Aspetta e sa quando colpire.
UNA GRANDE SQUADRA. Li guardate negli occhi e come capita ancora oggi con gli "eroi" dello scudetto, capisci che qui prima di tutto ci sono uomini e poi giocatori. Un gruppo eccezionale, la cui alchimia dipende sì dai risultati che a sua volta dipendono dai due fattori sopra citati, ma che ha messo del suo per creare questo circolo virtuoso. Si potrebbe fare una lunga lista: da Rafael a Maietta, da Moras a Toni, ma persino da Albertazzi a Cirigliano questi ragazzi sono brave persone e professionisti serissimi. Ognuno con una propria motivazione personale. Toni che sta vivendo una seconda giovinezza, Maietta che vuole dimostrare che in passato si erano sbagliati su di lui, Rafael che era in campo a Busto e ora è protagonista ovunque: c'è una spinta data dalle motivazioni che poi confluisce in quella generale della squadra. Ed è uno dei segreti di questo miracolo.
CLASSE E UMILTA'. Si può parlare all'infinito delle doti morali di una squadra, ma è pur vero che senza classe, senza qualità nel calcio non si va da nessuna parte. E allora diciamolo senza paura: il Verona è forte, ma proprio forte sotto questo punto di vista. Per carità: non tanto come Juve, Roma, Napoli e forse Fiorentina. Ma in questo campionato ci sta alla grande. Ci sono poche squadre che hanno una rosa di qualità come quella dell'Hellas. Toni, al di là di ogni altra considerazione, è veramente un furiclasse. Romulo un eccezionale motorino. Iturbe una potenza della natura. Sono tre esempi che potrebbero essere estesi. Marques era la quarta scelta fino a una domenica fa. A Sassuolo ha giocato alla grande. Donadel entra e fa la differenza. E' arrivato Marquinho che dal punto di vista della classe è come l'oro che cola. E poi Hallfredsson, ultima versione, che non ha eguali. A questo dote se ne deve associare un' altra, molto importante: l'umiltà. Le scalate di Iturbe, la fase difensiva di Gomez, il pressing di Toni: senza tutto questo il Verona non sarebbe al quinto posto.
GIANLUCA VIGHINI
Il quinto posto solitario in classifica, la facilità apparente con cui si è battuto il Sassuolo, la salvezza praticamente acquisita hanno messo nuovamente il Verona sotto la luce dei riflettori. Il Verona di Mandorlini è senza ombra di dubbio, la grande rivelazione del campionato di serie A. Ecco come è stato possibile questo miracolo.
GRANDE SOCIETA'. Dietro un grande uomo c'è sempre una grande donna. Questa constatazione nel caso del Verona può essere cambiata così: dietro una grande squadra c'è sempre una grande società. Idee chiare, poche parole, molti fatti. Setti ha costruito un ingranaggio perfetto. Tra i giocatori la società è percepita come orgogliosa, seria, ambiziosa. Gli stipendi arrivano puntuali, le scadenze sono rispettate. Questo produce un effetto benefico che viene a riflettersi annche all'esterno. Per i giocatori, di qualsiasi levatura è semplice scegliere Verona (vi ricordate quando ci dicevano che nessuno voleva venire qui?). I procuratori, pardon gli agenti non hanno steccati: sono rispettati e portano rispetto. Gli arbitri, tranne poche eccezioni, non hanno creato problemi. C'è ancora qualche sacca di resistenza "ideologica" e "politica" da superare. Sacche di "resistenza" all'interno del Palazzo, in cui alcuni ottusi burocrati (leggi "verbalizzanti") si ostinano (con la menzogna) a voler attaccare un'etichetta alla squadra e quindi alla tifoseria e per proprietà transitiva alla città. Se in passato però non c'era stata nessuna contestazione nè sollevazione, stavolta la reazione è stata netta, decisa, pignola e puntuale. E, state certi, prima di scrivere ancora falsità, da adesso in poi, ci si penserà su molto bene.
GRANDE ALLENATORE. Come più volte detto, Verona si sta godendo il miglior Mandorlini di sempre. Maturo, consapevole, intelligente. Il mister evita tranelli e trappole mediatiche, si dedica al campo, ha feeling con la società. Un feeling dialettico, sia chiaro. Si discute e anche tanto. Ma sempre per il bene del Verona, non per "sabotare" le idee altrui. Questo ha portato ad una crescita generale molto importante. Mandorlini è a capo di uno staff importante, composto da vice, preparatori, fisioterapisti, motivatori. Un salto di qualità nel lavoro quotidiano che anche Mandorlini ha affrontato con entusiasmo, sempre ispirato dal suo intuito e dalle sue esperienze. La squadra è pragmatica, senza fronzoli, ha un'idea chiara di gioco, non è mai uscita umiliata una volta dal campo, anche quando ha perso. Ultimamente ha aggiunto consapevolezza e la capacità di essere cinica. Aspetta e sa quando colpire.
UNA GRANDE SQUADRA. Li guardate negli occhi e come capita ancora oggi con gli "eroi" dello scudetto, capisci che qui prima di tutto ci sono uomini e poi giocatori. Un gruppo eccezionale, la cui alchimia dipende sì dai risultati che a sua volta dipendono dai due fattori sopra citati, ma che ha messo del suo per creare questo circolo virtuoso. Si potrebbe fare una lunga lista: da Rafael a Maietta, da Moras a Toni, ma persino da Albertazzi a Cirigliano questi ragazzi sono brave persone e professionisti serissimi. Ognuno con una propria motivazione personale. Toni che sta vivendo una seconda giovinezza, Maietta che vuole dimostrare che in passato si erano sbagliati su di lui, Rafael che era in campo a Busto e ora è protagonista ovunque: c'è una spinta data dalle motivazioni che poi confluisce in quella generale della squadra. Ed è uno dei segreti di questo miracolo.
CLASSE E UMILTA'. Si può parlare all'infinito delle doti morali di una squadra, ma è pur vero che senza classe, senza qualità nel calcio non si va da nessuna parte. E allora diciamolo senza paura: il Verona è forte, ma proprio forte sotto questo punto di vista. Per carità: non tanto come Juve, Roma, Napoli e forse Fiorentina. Ma in questo campionato ci sta alla grande. Ci sono poche squadre che hanno una rosa di qualità come quella dell'Hellas. Toni, al di là di ogni altra considerazione, è veramente un furiclasse. Romulo un eccezionale motorino. Iturbe una potenza della natura. Sono tre esempi che potrebbero essere estesi. Marques era la quarta scelta fino a una domenica fa. A Sassuolo ha giocato alla grande. Donadel entra e fa la differenza. E' arrivato Marquinho che dal punto di vista della classe è come l'oro che cola. E poi Hallfredsson, ultima versione, che non ha eguali. A questo dote se ne deve associare un' altra, molto importante: l'umiltà. Le scalate di Iturbe, la fase difensiva di Gomez, il pressing di Toni: senza tutto questo il Verona non sarebbe al quinto posto.
GIANLUCA VIGHINI
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Pensieri e parole sull'Hellas
I TIFOSI FACCIANO I TIFOSI…
I tifosi facciano i tifosi. E’ stata la frase più gettonata della scorsa settimana. S’è detto nel caso dello scambio Vucinic-Guarin, s’è ripetuto per il caso del derby spostato d’orario a Genova. Ho ascoltato il direttore di Sky Caressa in una vera e propria invettiva contro gli ultras. Il succo del discorso: il calcio è un prodotto commerciale. Si mette alle 12.30 per renderlo più appetibile per alcuni “mercati” (la Cina suppongo). E’ il modo per permettere alle società di vivere e ai tifosi di sognare. Quindi, la conclusione non esplicitamente detta. Ma che cavolo volete? Non una parola sulla passione della gente. E nemmeno una sugli stadi vuoti.
Cosa sono i tifosi? Se fossero solo “clienti” di uno spettacolo tipo cinema o circo, ci sarebbe da chiedersi chi glielo fa fare. Lo spettacolo è pessimo. Anzi, fa schifo. Non solo: è gravato di sospetti di combine, di campionati falsati, di arbitri venduti e comprati. Nonostante tutto ciò (e non mi pare che lo scenario sia responsabilità dei tifosi) c’è chi sfrutta questa passione. Perché è la passione la molla principale. Un aspetto irrazionale, che a volte ci fa chiudere gli occhi anche davanti a schifezze di ogni tipo.
Il Verona in questo senso è un grande esempio. L’Hellas è tornato in serie A ma solo grazie alla “spinta” della propria gente. Senza i tifosi il Verona non esisterebbe più. Prima di tutto non hanno mai abbandonato la squadra. Nemmeno in Lega Pro. Rappresentando, davvero, l’ultimo baluardo. Hanno costruito un Piave e respinto gli assalti di chi voleva solo speculare sul Verona. Poi hanno “vigilato”. E impedito che avvenisse lo scempio della fusione. Hanno fatto i tifosi? Io dico di sì. In quella battaglia ognuno di noi ha fatto la propria parte. Cercando anche di non far scemare l’interesse attorno al Verona, allestendo convegni che parlassero della Grande Storia del Verona, trasmettendo questa grande passione alle nuove generazioni. Si noti, che pur in assenza di successi e vittorie, oggi incredibilmente ci sono tantissimi bambini e giovani che seguono l’Hellas. Direte: ma senza Martinelli e oggi Setti non si sarebbe arrivati in serie A. Certo: ma perché Martinelli e a maggior ragione Setti hanno preso il Verona? Forse perché migliaia di persone vanno allo stadio, comprano fanzine, acquistano magliette, si fanno gli abbonamenti e non ultimo, si abbonano a Sky? Mi piace affermare che Setti ha capito che le azioni del Verona erano come quelle della Apple scese a un dollaro. Un affarone, insomma. Lui l’ha capito, a Verona nessuno. Anzi, la maggior parte riteneva l’Hellas una palla al piede. Questo gli andrà riconosciuto in eterno e sarà alla base di ogni mia valutazione nei suoi confronti.
Credo che Caressa dovrebbe iniziare a parlare delle malversazioni del mondo pallonaro. Di alcuni faccendieri che occupano questo mondo. Dei giocatori che vendono le partite. Dei giornalisti corrotti che prendevano ordini da Moggi e ancora oggi sono lì che scrivono su importanti giornali. E magari potrebbe anche chiedersi come mai negli anni ’80, senza la pay-tv, il marketing, la Cina e sorreggendosi solo con la schedina del Totocalcio e gli introiti al botteghino, gli stadi erano sempre pieni. E magari anche spiegare che in Inghilterra, faro del movimento in questi giorni, pur con storture che non mi piacciono, trasmettono il calcio in diretta con il contagocce.
Infine una parola sui tifosi: ecco, devono fare i tifosi: sorreggere sempre la propria squadra, senza pretendere rendite di “posizione” personali, o anche semplicemente creare un business parallelo come avviene molto spesso e per fortuna mai a Verona.
Gianluca Vighini
I tifosi facciano i tifosi. E’ stata la frase più gettonata della scorsa settimana. S’è detto nel caso dello scambio Vucinic-Guarin, s’è ripetuto per il caso del derby spostato d’orario a Genova. Ho ascoltato il direttore di Sky Caressa in una vera e propria invettiva contro gli ultras. Il succo del discorso: il calcio è un prodotto commerciale. Si mette alle 12.30 per renderlo più appetibile per alcuni “mercati” (la Cina suppongo). E’ il modo per permettere alle società di vivere e ai tifosi di sognare. Quindi, la conclusione non esplicitamente detta. Ma che cavolo volete? Non una parola sulla passione della gente. E nemmeno una sugli stadi vuoti.
Cosa sono i tifosi? Se fossero solo “clienti” di uno spettacolo tipo cinema o circo, ci sarebbe da chiedersi chi glielo fa fare. Lo spettacolo è pessimo. Anzi, fa schifo. Non solo: è gravato di sospetti di combine, di campionati falsati, di arbitri venduti e comprati. Nonostante tutto ciò (e non mi pare che lo scenario sia responsabilità dei tifosi) c’è chi sfrutta questa passione. Perché è la passione la molla principale. Un aspetto irrazionale, che a volte ci fa chiudere gli occhi anche davanti a schifezze di ogni tipo.
Il Verona in questo senso è un grande esempio. L’Hellas è tornato in serie A ma solo grazie alla “spinta” della propria gente. Senza i tifosi il Verona non esisterebbe più. Prima di tutto non hanno mai abbandonato la squadra. Nemmeno in Lega Pro. Rappresentando, davvero, l’ultimo baluardo. Hanno costruito un Piave e respinto gli assalti di chi voleva solo speculare sul Verona. Poi hanno “vigilato”. E impedito che avvenisse lo scempio della fusione. Hanno fatto i tifosi? Io dico di sì. In quella battaglia ognuno di noi ha fatto la propria parte. Cercando anche di non far scemare l’interesse attorno al Verona, allestendo convegni che parlassero della Grande Storia del Verona, trasmettendo questa grande passione alle nuove generazioni. Si noti, che pur in assenza di successi e vittorie, oggi incredibilmente ci sono tantissimi bambini e giovani che seguono l’Hellas. Direte: ma senza Martinelli e oggi Setti non si sarebbe arrivati in serie A. Certo: ma perché Martinelli e a maggior ragione Setti hanno preso il Verona? Forse perché migliaia di persone vanno allo stadio, comprano fanzine, acquistano magliette, si fanno gli abbonamenti e non ultimo, si abbonano a Sky? Mi piace affermare che Setti ha capito che le azioni del Verona erano come quelle della Apple scese a un dollaro. Un affarone, insomma. Lui l’ha capito, a Verona nessuno. Anzi, la maggior parte riteneva l’Hellas una palla al piede. Questo gli andrà riconosciuto in eterno e sarà alla base di ogni mia valutazione nei suoi confronti.
Credo che Caressa dovrebbe iniziare a parlare delle malversazioni del mondo pallonaro. Di alcuni faccendieri che occupano questo mondo. Dei giocatori che vendono le partite. Dei giornalisti corrotti che prendevano ordini da Moggi e ancora oggi sono lì che scrivono su importanti giornali. E magari potrebbe anche chiedersi come mai negli anni ’80, senza la pay-tv, il marketing, la Cina e sorreggendosi solo con la schedina del Totocalcio e gli introiti al botteghino, gli stadi erano sempre pieni. E magari anche spiegare che in Inghilterra, faro del movimento in questi giorni, pur con storture che non mi piacciono, trasmettono il calcio in diretta con il contagocce.
Infine una parola sui tifosi: ecco, devono fare i tifosi: sorreggere sempre la propria squadra, senza pretendere rendite di “posizione” personali, o anche semplicemente creare un business parallelo come avviene molto spesso e per fortuna mai a Verona.
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Pensieri e parole sull'Hellas
Bentegodi: record stagionale di pubblico con la Juve
VERONA - Record di pubblico stagionale registrato in occasione di Hellas Verona-Juventus, per un totale di 25.140 spettatori. I paganti sono stati 9.011 (per un incasso di 241.494,00 euro), mentre la quota abbonati è di 16.129 (incasso pari a 213.975,49 euro).
L'incasso totale è pari a 455.469,49 euro.
Ufficio Stampa
VERONA - Record di pubblico stagionale registrato in occasione di Hellas Verona-Juventus, per un totale di 25.140 spettatori. I paganti sono stati 9.011 (per un incasso di 241.494,00 euro), mentre la quota abbonati è di 16.129 (incasso pari a 213.975,49 euro).
L'incasso totale è pari a 455.469,49 euro.
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Pensieri e parole sull'Hellas
Pagelle: Toni superstar, Gomez decisivo
Rafael 6 Sicuro e determinato. Il veterano di questa squadra è sempre una sicurezza.
Cacciatore 6 Compensa alcuni errori commessi nella prima frazione con una prova più che positiva nella ripresa.
Moras 6,5 Esperienza e carattere a disposizione di questo grande Verona. Avanti in più occasioni per sostenere l'arrembaggio finale, poi riuscito.
Marques 6,5 Non fa rimpiangere l'infortunato Maietta. Guida sicura per la difesa scaligera. Sportell con Tevez e Llorente senza paura. Altra prova positiva.
Albertazzi 6 Non si fa intimorire dalle folte offensive di Lichtsteiner. Validissima alternativa per la fascia sinistra della difesa.
Romulo 6,5 Tanta corsa, cuore immenso e grande tecnica. Per questo giocatore pioveranno richieste al termine della stagione.
Donadel 6,5 Esce dal campo fra gli applausi. Non risparmia entrate e recuperi. Prova apprezzata anche da Mandorlini, costretto a sostituirlo a causa dei crampi.
Hallfredsson 6,5 Altra prova di grande spessore per il vichingo in odore di rinnovo. Combattente nato.
Iturbe 6 Positivo per tutta la durata del match.
Toni 7,5 Il solito guerriero che Verona ha imparato ad amare. Solo un miracolo di Buffon gli nega la gioia della doppietta personale. Da solo tiene in ansia l'intera retroguardia bianconera.
Jankovic 5 Unica nota stonata di giornata. Fatica ad entrare in partita commettendo parecchi errori. Disattento ed impreciso.
Martinho 6 Sostituisce Jankovic e regala maggiore vivacità al gioco sviluppato sulla sinistra. Voglioso di riconquistare un posto da titolare.
Cirigliano 6 Poco appariscente, ma allo stesso tempo ben impostato. Cerca di bloccare Pirlo e far ripartire la manovra. Ci sarà tempo per valutare meglio questo prospetto davvero interessante.
Gomez 7 Entra nel finale e nel recupero, con una splendida incursione aerea, completa la rimonta scaligera. Il giusto premio per un giocatore dal comportamento esemplare e dedito alla causa gialloblù. L'abbraccio con Mandorlini nel finale è l'emblema della splendida giornata del Bentegodi.
Mandorlini 8 Questo carattere e questa organizzazione tattica sono per gran parte merito del condottiero ravennate, fedelmente in gialloblù dagli ormai lontani ricordi della Lega Pro. La sua strigliata nella pausa porta gli effetti sperati. Oltre a ciò azzecca i cambi che nel finale regalano a tutta Verona una grande soddisfazione.
tuttohellasverona.it
Rafael 6 Sicuro e determinato. Il veterano di questa squadra è sempre una sicurezza.
Cacciatore 6 Compensa alcuni errori commessi nella prima frazione con una prova più che positiva nella ripresa.
Moras 6,5 Esperienza e carattere a disposizione di questo grande Verona. Avanti in più occasioni per sostenere l'arrembaggio finale, poi riuscito.
Marques 6,5 Non fa rimpiangere l'infortunato Maietta. Guida sicura per la difesa scaligera. Sportell con Tevez e Llorente senza paura. Altra prova positiva.
Albertazzi 6 Non si fa intimorire dalle folte offensive di Lichtsteiner. Validissima alternativa per la fascia sinistra della difesa.
Romulo 6,5 Tanta corsa, cuore immenso e grande tecnica. Per questo giocatore pioveranno richieste al termine della stagione.
Donadel 6,5 Esce dal campo fra gli applausi. Non risparmia entrate e recuperi. Prova apprezzata anche da Mandorlini, costretto a sostituirlo a causa dei crampi.
Hallfredsson 6,5 Altra prova di grande spessore per il vichingo in odore di rinnovo. Combattente nato.
Iturbe 6 Positivo per tutta la durata del match.
Toni 7,5 Il solito guerriero che Verona ha imparato ad amare. Solo un miracolo di Buffon gli nega la gioia della doppietta personale. Da solo tiene in ansia l'intera retroguardia bianconera.
Jankovic 5 Unica nota stonata di giornata. Fatica ad entrare in partita commettendo parecchi errori. Disattento ed impreciso.
Martinho 6 Sostituisce Jankovic e regala maggiore vivacità al gioco sviluppato sulla sinistra. Voglioso di riconquistare un posto da titolare.
Cirigliano 6 Poco appariscente, ma allo stesso tempo ben impostato. Cerca di bloccare Pirlo e far ripartire la manovra. Ci sarà tempo per valutare meglio questo prospetto davvero interessante.
Gomez 7 Entra nel finale e nel recupero, con una splendida incursione aerea, completa la rimonta scaligera. Il giusto premio per un giocatore dal comportamento esemplare e dedito alla causa gialloblù. L'abbraccio con Mandorlini nel finale è l'emblema della splendida giornata del Bentegodi.
Mandorlini 8 Questo carattere e questa organizzazione tattica sono per gran parte merito del condottiero ravennate, fedelmente in gialloblù dagli ormai lontani ricordi della Lega Pro. La sua strigliata nella pausa porta gli effetti sperati. Oltre a ciò azzecca i cambi che nel finale regalano a tutta Verona una grande soddisfazione.
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Pensieri e parole sull'Hellas
ABBIAMO SPETTINATO CONTE!
“Toh anche Conte si spettina. Non disperiamo, allora tutto è possibile”, avevo scritto su Facebook a fine primo tempo sullo 0-2.
Sì, tutto è possibile, anche che quella faccia di cera da “ne giovane ne vecchio” di Pirlo (vecchio da giovane, giovane da vecchio, un po’ come il mitico Raimondo Vianello) venga scongelata da una (cattiva) emozione.
La zuccata di Gomez, Buffon che smadonna, Mandorlini che esulta come un bimbo (magistrale nella preparazione della partita - Jankovic a parte - bellissimo in quella corsa liberatoria). I capelli (capelli?) di Conte ”morti” due volte, con Cesare Ragazzi che si sfrega le mani al pensiero, chissà, di un altro fatturone. La mia esultanza ”moderata” che scatena qualche tensione (eufemismo) al Collins di Bruxelles, solo contro tutti in un calcio club juventino. Pure “lord” Albertazzi si scompone. Toni sorride al cielo e sente la giustizia in terra. Il trasognato Cirigliano (bravo a procurarsi la punizione decisiva) giunge finalmente a noi e capisce cosa significa giocare nel Verona.
E Gomez? Incompreso e mal sopportato da tutti ai tempi di Remondina, si regala il suo attimo più bello. E i canti “britannici” della Sud, e un pari che così com’è maturato vale più di cento vittorie (perché, potete raccontarmela, ma nello sport non si vive di solo pane e di punti in classifica, sennò Gilles Villeneuve non sarebbe mai esistito e Pantani varrebbe un Bjarne Riis qualsiasi).
Amici del blog, capitemi, è arduo scrivere un “pezzo” dopo un’impresa del genere. Si rischia facilmente di cadere nella retorica del fu Candido Cannavò e Dio me ne salvi (con tutto il rispetto). Conosco i miei limiti e… scusate ma non sarò impeccabile. Scrivo di getto e per non annoiare la chiudo così: ognuno custodisca gelosamente i suoi stati d’animo nel proprio intimo, cogli amici, la ragazza, un pezzo rock, del buon vino. Io posso dire solo GRAZIE a chi veste gialloblù. Siamo veronesi e la bellezza sta nell’esserlo.
Francesco Barana
“Toh anche Conte si spettina. Non disperiamo, allora tutto è possibile”, avevo scritto su Facebook a fine primo tempo sullo 0-2.
Sì, tutto è possibile, anche che quella faccia di cera da “ne giovane ne vecchio” di Pirlo (vecchio da giovane, giovane da vecchio, un po’ come il mitico Raimondo Vianello) venga scongelata da una (cattiva) emozione.
La zuccata di Gomez, Buffon che smadonna, Mandorlini che esulta come un bimbo (magistrale nella preparazione della partita - Jankovic a parte - bellissimo in quella corsa liberatoria). I capelli (capelli?) di Conte ”morti” due volte, con Cesare Ragazzi che si sfrega le mani al pensiero, chissà, di un altro fatturone. La mia esultanza ”moderata” che scatena qualche tensione (eufemismo) al Collins di Bruxelles, solo contro tutti in un calcio club juventino. Pure “lord” Albertazzi si scompone. Toni sorride al cielo e sente la giustizia in terra. Il trasognato Cirigliano (bravo a procurarsi la punizione decisiva) giunge finalmente a noi e capisce cosa significa giocare nel Verona.
E Gomez? Incompreso e mal sopportato da tutti ai tempi di Remondina, si regala il suo attimo più bello. E i canti “britannici” della Sud, e un pari che così com’è maturato vale più di cento vittorie (perché, potete raccontarmela, ma nello sport non si vive di solo pane e di punti in classifica, sennò Gilles Villeneuve non sarebbe mai esistito e Pantani varrebbe un Bjarne Riis qualsiasi).
Amici del blog, capitemi, è arduo scrivere un “pezzo” dopo un’impresa del genere. Si rischia facilmente di cadere nella retorica del fu Candido Cannavò e Dio me ne salvi (con tutto il rispetto). Conosco i miei limiti e… scusate ma non sarò impeccabile. Scrivo di getto e per non annoiare la chiudo così: ognuno custodisca gelosamente i suoi stati d’animo nel proprio intimo, cogli amici, la ragazza, un pezzo rock, del buon vino. Io posso dire solo GRAZIE a chi veste gialloblù. Siamo veronesi e la bellezza sta nell’esserlo.
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Pensieri e parole sull'Hellas
EMOZIONI UNICHE E UN PIZZICO D’INVIDIA
Rimontare due gol alla Juve, a questa Juve, acciuffando il pareggio in pieno recupero è una libidine difficile da spiegare. Emozioni uniche per chi era allo stadio, emozioni incredibili anche per noi che abbiamo seguito il match dallo studio di Telenuovo. Il pizzico d’invidia è proprio per chi ha gioito al Bentegodi (Vigo ti sono fischiate le orecchie?). Anche se non c’ero, mi sono immaginato l’atmosfera, la rabbia per i rigori non dati, la frustrazione nel vedere la Juve protetta come al solito, anche se non ne aveva certo bisogno, e poi quel guizzo di Gomez che ha fatto esplodere di gioia il popolo gialloblù. Fantastico.
Mi sembrava giusto partire proprio dal lato emozionale del match. Il calcio è prima di tutto passione, gioia e dolore, vittoria e sconfitta. Il pareggio? Il Verona non sa cos’è (almeno al Bentegodi). Quello di oggi con la Juve è un pari solo per la classifica, ma vale davvero come una vittoria prestigiosa.
Adesso possiamo analizzare la partita, dalla formazione scelta da Mandorlini, alle difficoltà del primo tempo, dall’atteggiamento un po’ troppo rinunciatario dei gialloblù all’inizio, allo strapotere bianconero della prima frazione. Troppo forte la Juve o l’Hellas avrebbe potuto fare qualcosa in più nel primo tempo? Io sono convinto che i gialloblù non abbiano giocato al massimo delle loro possibilità. Certo, la Juve non è il Sassuolo, ma il Verona avrebbe potuto rischiare qualcosa in più, mettendoci un po’ più di coraggio, soprattutto dopo essersi trovato in svantaggio. Paradossalmente, aver lasciato ancora campo ai bianconeri ha agevolato la rimonta del Verona. Dopo il 2-0, la Juve ha pensato di avere i tre punti già in tasca. Dopo l’intervallo è tornata in campo con supponenza, convinta di poter gestire il doppio vantaggio.
L’Hellas al contrario ha giocato più libero, più deciso e con più coraggio. Ha accorciato e ha messo alle corde la squadra di Conte che mi è sembrata anche poco brillante sul piano fisico.
Lascio appositamente per ultimo l’argomento “decisioni arbitrali”. Non mi è piaciuta la gestione del match del signor Doveri. Pogba andava ammonito già nel primo tempo, il rigore di Lichtsteiner era netto e ci poteva stare anche quello sul tocco di mano di Vidal. I fuorigioco? Il primo assistente è stato coerente, non avendo alzato la bandierina sul gol di Tevez e nemmeno su quello di Toni. Avrebbe potuto fare danni maggiori. Ma Doveri aveva il DOVERE di fischiare il rigore nel finale. Per fortuna Gomez con il suo bellissimo gol di testa ha cacciato in secondo il problema arbitro. Un problema di vecchia data quando gioca la Juve.
Luca Fioravanti
Rimontare due gol alla Juve, a questa Juve, acciuffando il pareggio in pieno recupero è una libidine difficile da spiegare. Emozioni uniche per chi era allo stadio, emozioni incredibili anche per noi che abbiamo seguito il match dallo studio di Telenuovo. Il pizzico d’invidia è proprio per chi ha gioito al Bentegodi (Vigo ti sono fischiate le orecchie?). Anche se non c’ero, mi sono immaginato l’atmosfera, la rabbia per i rigori non dati, la frustrazione nel vedere la Juve protetta come al solito, anche se non ne aveva certo bisogno, e poi quel guizzo di Gomez che ha fatto esplodere di gioia il popolo gialloblù. Fantastico.
Mi sembrava giusto partire proprio dal lato emozionale del match. Il calcio è prima di tutto passione, gioia e dolore, vittoria e sconfitta. Il pareggio? Il Verona non sa cos’è (almeno al Bentegodi). Quello di oggi con la Juve è un pari solo per la classifica, ma vale davvero come una vittoria prestigiosa.
Adesso possiamo analizzare la partita, dalla formazione scelta da Mandorlini, alle difficoltà del primo tempo, dall’atteggiamento un po’ troppo rinunciatario dei gialloblù all’inizio, allo strapotere bianconero della prima frazione. Troppo forte la Juve o l’Hellas avrebbe potuto fare qualcosa in più nel primo tempo? Io sono convinto che i gialloblù non abbiano giocato al massimo delle loro possibilità. Certo, la Juve non è il Sassuolo, ma il Verona avrebbe potuto rischiare qualcosa in più, mettendoci un po’ più di coraggio, soprattutto dopo essersi trovato in svantaggio. Paradossalmente, aver lasciato ancora campo ai bianconeri ha agevolato la rimonta del Verona. Dopo il 2-0, la Juve ha pensato di avere i tre punti già in tasca. Dopo l’intervallo è tornata in campo con supponenza, convinta di poter gestire il doppio vantaggio.
L’Hellas al contrario ha giocato più libero, più deciso e con più coraggio. Ha accorciato e ha messo alle corde la squadra di Conte che mi è sembrata anche poco brillante sul piano fisico.
Lascio appositamente per ultimo l’argomento “decisioni arbitrali”. Non mi è piaciuta la gestione del match del signor Doveri. Pogba andava ammonito già nel primo tempo, il rigore di Lichtsteiner era netto e ci poteva stare anche quello sul tocco di mano di Vidal. I fuorigioco? Il primo assistente è stato coerente, non avendo alzato la bandierina sul gol di Tevez e nemmeno su quello di Toni. Avrebbe potuto fare danni maggiori. Ma Doveri aveva il DOVERE di fischiare il rigore nel finale. Per fortuna Gomez con il suo bellissimo gol di testa ha cacciato in secondo il problema arbitro. Un problema di vecchia data quando gioca la Juve.
Luca Fioravanti