Pensieri e parole sull'Hellas
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L’URLO
Ho il telefono in mano e dico qualcosa allo studio. Vedo Gomez volare come se fosse un angelo in cielo. Sento alle mie spalle un urlo di diecimila persone, un’onda d’urto che mi butta in campo. É gol. Vedo Mandorlini ballare. Sono in piedi. Vorrei buttarmi di sotto, se fosse possibile. Abbraccio tutti. Urlo mille volte finché la voce regge: giustizia é fatta, giustizia é fatta… Lo sapevo, oggi lo sapevo che non si perdeva. Giustizia é fatta perché quando giochi così il calcio non ti tradisce. Lo senti nell’aria. Doveri o non Doveri. Piú forti di tutto, di tutti, degli extraterrestri e degli eredi di Gianni e Umberto Agnelli. La gioia mi travolge e mi pare di tornare bimbo quando intorno a me tifavano tutti Juventus e io godevo quelle (poche) volte in cui la Juve perdeva. Il cerchio si chiude o quasi. Quante ne abbiamo viste di queste rimonte negli anni di Mandorlini. Il mister che annusa l’aria e sceglie il suo Vendicatore. Fu Pichlmann una volta, poi ciccio Lepiller e oggi Juanito, il fido scudiero, mai sufficientemente apprezzato, forse perché poco ruffiano e leccaculo, ma uomo vero, su cui Mandorlini appoggia le sue certezze. Andrea e i suoi ragazzi da leggenda. Squadra di pietra, guidati da Luca il capitano che non si sa bene dove trovi quella voglia, quell’energia, quella corsa, quella voglia di lottare. Quello di oggi é il suo 120esimo gol in A, ma é come se fosse il primo. Il Verona non muore mai e il raggio di sole che entra nello stadio salendo dalla vetta del Baldo é come se volesse festeggiare con noi. Giustizia é fatta, Doveri deve suo malgrado fischiare la fine. Guardo il cielo, la Curva, le bandiere. É finitaaaaa… Studio… Mi sentite ancora?
Gianluca Vighini
Ho il telefono in mano e dico qualcosa allo studio. Vedo Gomez volare come se fosse un angelo in cielo. Sento alle mie spalle un urlo di diecimila persone, un’onda d’urto che mi butta in campo. É gol. Vedo Mandorlini ballare. Sono in piedi. Vorrei buttarmi di sotto, se fosse possibile. Abbraccio tutti. Urlo mille volte finché la voce regge: giustizia é fatta, giustizia é fatta… Lo sapevo, oggi lo sapevo che non si perdeva. Giustizia é fatta perché quando giochi così il calcio non ti tradisce. Lo senti nell’aria. Doveri o non Doveri. Piú forti di tutto, di tutti, degli extraterrestri e degli eredi di Gianni e Umberto Agnelli. La gioia mi travolge e mi pare di tornare bimbo quando intorno a me tifavano tutti Juventus e io godevo quelle (poche) volte in cui la Juve perdeva. Il cerchio si chiude o quasi. Quante ne abbiamo viste di queste rimonte negli anni di Mandorlini. Il mister che annusa l’aria e sceglie il suo Vendicatore. Fu Pichlmann una volta, poi ciccio Lepiller e oggi Juanito, il fido scudiero, mai sufficientemente apprezzato, forse perché poco ruffiano e leccaculo, ma uomo vero, su cui Mandorlini appoggia le sue certezze. Andrea e i suoi ragazzi da leggenda. Squadra di pietra, guidati da Luca il capitano che non si sa bene dove trovi quella voglia, quell’energia, quella corsa, quella voglia di lottare. Quello di oggi é il suo 120esimo gol in A, ma é come se fosse il primo. Il Verona non muore mai e il raggio di sole che entra nello stadio salendo dalla vetta del Baldo é come se volesse festeggiare con noi. Giustizia é fatta, Doveri deve suo malgrado fischiare la fine. Guardo il cielo, la Curva, le bandiere. É finitaaaaa… Studio… Mi sentite ancora?
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Pensieri e parole sull'Hellas
IL PAGELLONE DI VERONA-JUVENTUS
Basta una giocata per regalare un sogno. Per questo Juanito GOMEZ è da 10. Voto inusuale per questo pagellone, ma spiega l’impresa compiuta da un VERONA (voto 8 di squadra) che ha rimontato due gol a una Juventus che vista nel primo tempo pareva di un altro pianeta, una squadra di marziani a cui era veramente difficile contrapporsi. Per di più protetta da un arbitraggio imbarazzante di Doveri a cui per decenza non assegno voto. Gli episodi “discutibili” sono tanti: quelli evidenti (come il fuorigioco di Tevez sul 2-0 o il braccio di Lichsteiner al 90′) sono talmente evidenti che anche inutile commentarli. Su altri si può discutere, ma dove Doveri ha davvero protetto la Juve e sui falli girati, sulle ripartenze negate, sui dieci falli di Pogba a centrocampo senza nemmeno l’ombra di un cartellino giallo. Per questo Juanito è da 10, perchè quello è il gol dell’orgogliosamente soli contro tutti. Di una squadra che sotto 2-0, non appena la Juventus è tornata sulla terra, ha iniziato a farsi sotto e per larghi tratti ha giocato quasi alla pari contro la miglior squadra d’Italia. E il palo di Osvaldo fa il paro con la parata pazzesca di Buffon su Toni.
Partita spezzata in due, con una Juve troppo superiore nel primo tempo per giudicare un Verona in difficoltà in ogni reparto e incapace di proporsi. Ripresa completamente diversa. TONI è ancora una volta da 8. Ha fatto a sportellate contro i tre dietro della Juve, predicando nel deserto anche in quella prima frazione dov’era isolatissimo. Una partita di grande sacrificio coronata da un bellissimo gol, l’undicesimo. Tenerlo in considerazione per il Mondiale sta diventando un obbligo per Prandelli.
ITURBE (voto 7-) è stato uno dei pochi a reggere fisicamente anche nel primo tempo. Qualcuno ironicamente potrà dire che è il terzino più forte del campionato. E a volte è vero è basso, troppo basso. Però è un ragazzo eccezionale, che corre e si sbatte come pochi talentuosi come lui fanno o sanno fare. C’è sempre, sradica palloni, riparte. JANKOVIC (voto 6+) si è meritato la fiducia di Mandorlini; anche lui è venuto fuori nella ripresa con un paio di sferzate importanti. Non è uno che porta via l’occhio ma ha tanta sostanza e rispetta appieno gli ordini di scuderia. MARTINHO (voto 6+) doveva portare corsa e velocitù e ha avuto un paio di accellerazioni importanti; prima o poi esploderà.
Centrocampo che ha ribaltato nella ripresa una partita di indicibile sofferenze. A parte HALLFREDSSON (voto 7+), straordinario anche questa volta, l’unico a livello fisico a reggere contro i marziani anche nel primo tempo, DONADEL (voto 6) e ROMULO (voto 6,5) per 45′ hanno fatto fatica a veder palla. Il primo non riuscendo nemmeno ad assicurare quello schermo necessario per chi gioca davanti alla difesa, il secondo ancora una volta sotto tono. Differente la ripresa, con Donadel cresciuto e più preciso in appoggio e uscito solo per i crampi e Romulo decisivo nei due gol ma anche molto più in partita. CIRIGLIANO (voto 6) ha dato un po’ di geometrie nel momento in cui il Verona ha messo apprensione alla Juventus.
Dietro RAFAEL (voto 6) ha dovuto fare una paratona subito all’inizio per impedire che finisse in porta un colpo di testa deviato dalla pelata di Hallfredsson. Forse poteva fare qualcosa in più sul primo gol di Tevez, nella respinta sul tiro di Asamoah, ma complessivamente non ha dovuto fare il superlavoro della gara d’andata. CACCIATORE (voto 6-) è stato attento dietro e niente di più. ALBERTAZZI (voto 6,5) ha confermato invece ancora una volta di essere un giocatore già pronto, su cui si può contare. Spreca pochi palloni, attento nella fase difensiva, non ha paura di attaccare. E le sue partite migliori, fateci caso, sono state proprio contro gli avversari più pericolosi. Conferme anche dai due centrali (voto 6,5 sia per MORAS, sia per RAFAEL MARQUES). Il greco da quando manca Maietta è tornato il leader della difesa. Ha retto bene, anche a livello fisico, sia con Tevez che contro Osvaldo. E sul gol del 2-0 prova a mettere fuori gioco Tevez che nonostante Marques leggermente più basso è effettivamente oltre la linea dei nostri difensori.
Il brasiliano, invece, si è visto poco nel corso della stagione, ma quando è stato chiamato in causa ha sempre fatto più che bene. Bravo ad anticipare Llorente a cui ha concesso meno del fisiologico.
Infine MANDORLINI (voto 7) che azzecca la scelta Gomez e regala l’impresa che mancava contro una grande con un secondo tempo a viso aperto.
Stefano Rasulo
Basta una giocata per regalare un sogno. Per questo Juanito GOMEZ è da 10. Voto inusuale per questo pagellone, ma spiega l’impresa compiuta da un VERONA (voto 8 di squadra) che ha rimontato due gol a una Juventus che vista nel primo tempo pareva di un altro pianeta, una squadra di marziani a cui era veramente difficile contrapporsi. Per di più protetta da un arbitraggio imbarazzante di Doveri a cui per decenza non assegno voto. Gli episodi “discutibili” sono tanti: quelli evidenti (come il fuorigioco di Tevez sul 2-0 o il braccio di Lichsteiner al 90′) sono talmente evidenti che anche inutile commentarli. Su altri si può discutere, ma dove Doveri ha davvero protetto la Juve e sui falli girati, sulle ripartenze negate, sui dieci falli di Pogba a centrocampo senza nemmeno l’ombra di un cartellino giallo. Per questo Juanito è da 10, perchè quello è il gol dell’orgogliosamente soli contro tutti. Di una squadra che sotto 2-0, non appena la Juventus è tornata sulla terra, ha iniziato a farsi sotto e per larghi tratti ha giocato quasi alla pari contro la miglior squadra d’Italia. E il palo di Osvaldo fa il paro con la parata pazzesca di Buffon su Toni.
Partita spezzata in due, con una Juve troppo superiore nel primo tempo per giudicare un Verona in difficoltà in ogni reparto e incapace di proporsi. Ripresa completamente diversa. TONI è ancora una volta da 8. Ha fatto a sportellate contro i tre dietro della Juve, predicando nel deserto anche in quella prima frazione dov’era isolatissimo. Una partita di grande sacrificio coronata da un bellissimo gol, l’undicesimo. Tenerlo in considerazione per il Mondiale sta diventando un obbligo per Prandelli.
ITURBE (voto 7-) è stato uno dei pochi a reggere fisicamente anche nel primo tempo. Qualcuno ironicamente potrà dire che è il terzino più forte del campionato. E a volte è vero è basso, troppo basso. Però è un ragazzo eccezionale, che corre e si sbatte come pochi talentuosi come lui fanno o sanno fare. C’è sempre, sradica palloni, riparte. JANKOVIC (voto 6+) si è meritato la fiducia di Mandorlini; anche lui è venuto fuori nella ripresa con un paio di sferzate importanti. Non è uno che porta via l’occhio ma ha tanta sostanza e rispetta appieno gli ordini di scuderia. MARTINHO (voto 6+) doveva portare corsa e velocitù e ha avuto un paio di accellerazioni importanti; prima o poi esploderà.
Centrocampo che ha ribaltato nella ripresa una partita di indicibile sofferenze. A parte HALLFREDSSON (voto 7+), straordinario anche questa volta, l’unico a livello fisico a reggere contro i marziani anche nel primo tempo, DONADEL (voto 6) e ROMULO (voto 6,5) per 45′ hanno fatto fatica a veder palla. Il primo non riuscendo nemmeno ad assicurare quello schermo necessario per chi gioca davanti alla difesa, il secondo ancora una volta sotto tono. Differente la ripresa, con Donadel cresciuto e più preciso in appoggio e uscito solo per i crampi e Romulo decisivo nei due gol ma anche molto più in partita. CIRIGLIANO (voto 6) ha dato un po’ di geometrie nel momento in cui il Verona ha messo apprensione alla Juventus.
Dietro RAFAEL (voto 6) ha dovuto fare una paratona subito all’inizio per impedire che finisse in porta un colpo di testa deviato dalla pelata di Hallfredsson. Forse poteva fare qualcosa in più sul primo gol di Tevez, nella respinta sul tiro di Asamoah, ma complessivamente non ha dovuto fare il superlavoro della gara d’andata. CACCIATORE (voto 6-) è stato attento dietro e niente di più. ALBERTAZZI (voto 6,5) ha confermato invece ancora una volta di essere un giocatore già pronto, su cui si può contare. Spreca pochi palloni, attento nella fase difensiva, non ha paura di attaccare. E le sue partite migliori, fateci caso, sono state proprio contro gli avversari più pericolosi. Conferme anche dai due centrali (voto 6,5 sia per MORAS, sia per RAFAEL MARQUES). Il greco da quando manca Maietta è tornato il leader della difesa. Ha retto bene, anche a livello fisico, sia con Tevez che contro Osvaldo. E sul gol del 2-0 prova a mettere fuori gioco Tevez che nonostante Marques leggermente più basso è effettivamente oltre la linea dei nostri difensori.
Il brasiliano, invece, si è visto poco nel corso della stagione, ma quando è stato chiamato in causa ha sempre fatto più che bene. Bravo ad anticipare Llorente a cui ha concesso meno del fisiologico.
Infine MANDORLINI (voto 7) che azzecca la scelta Gomez e regala l’impresa che mancava contro una grande con un secondo tempo a viso aperto.
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Pensieri e parole sull'Hellas
la Primavera dell'Hellas sta ottenendo ottimi risultati al torneo di Viareggio,ha eliminato la Juventus negli ottavi e ora nei quarti c'è il Palermo.
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Gardini: "A giugno riscattiamo Iturbe"
Ecco le dichiarazioni del direttore generale Giovanni Gardini, intervenuto ospite alla trasmissione radiofonica "Tutti convocati" su Radio24: "Le parole per Toni non sono sufficienti, la vetrina per lui è strameritata. Toni al Mondiale? Credo che Luca ogni volta che fa qualcosa lo fa perché ci crede. E il suo arrivo a Verona è perché ha intravisto qualcosa di diverso e di particolare, qualcosa di nuovo, dopo le insistenze di Sogliano e Mandorlini che lo hanno voluto fortemente. Iturbe? Il prezzo lo fa chi compra e non chi vende, in questo caso. Noi abbiamo il diritto di riscatto che eserciteremo a giugno. E poi vediamo cosa succede. Abbiamo presentato, grazie all'intuizione del direttore sportivo, uno dei talenti più importanti del campionato. E non dimentichiamoci che abbiamo tenuto fino a gennaio Jorginho (un '91), abbiamo Albertazzi ('91), Cirigliano ('92) e lo stesso Iturbe ('93). Tutti giovani che grazie al lavoro dell'allenatore ci hanno permesso di presentare qualcosa di un certo spessore e di un certo valore patrimoniale. L'affare Jorginho? E' affare se lo fanno tutte e due. Mi spiace che poche squadre italiane abbiano creduto poco nelle capacità del calciatore. Il fatto di aver giocato a Verona lo ha sottostimato, perché troppo spesso si guarda all'estero. E la storia di Jorginho, per come arrivato e per come si è comportato, vale la storia di Toni. Ultimo anno insieme a Sogliano? Credo che a Verona sia iniziato un certo tipo di rapporto con il presidente Setti tutti e 3 insieme. Penso che il rapporto non sia al capolinea per nessuno dei tre. Noi ci teniamo stretti questi 36 punti, frutto del lavoro di uno staff di prim'ordine fatto dal presidente all'ultimo dei collaboratori. Sogliano rimane? Non so cosa faccio io domani mattina, ma credo ci siano i presupposti per rimanere e proseguire questo tipo di rapporto con risultati fuori dal comune".
Ufficio Stampa
Ecco le dichiarazioni del direttore generale Giovanni Gardini, intervenuto ospite alla trasmissione radiofonica "Tutti convocati" su Radio24: "Le parole per Toni non sono sufficienti, la vetrina per lui è strameritata. Toni al Mondiale? Credo che Luca ogni volta che fa qualcosa lo fa perché ci crede. E il suo arrivo a Verona è perché ha intravisto qualcosa di diverso e di particolare, qualcosa di nuovo, dopo le insistenze di Sogliano e Mandorlini che lo hanno voluto fortemente. Iturbe? Il prezzo lo fa chi compra e non chi vende, in questo caso. Noi abbiamo il diritto di riscatto che eserciteremo a giugno. E poi vediamo cosa succede. Abbiamo presentato, grazie all'intuizione del direttore sportivo, uno dei talenti più importanti del campionato. E non dimentichiamoci che abbiamo tenuto fino a gennaio Jorginho (un '91), abbiamo Albertazzi ('91), Cirigliano ('92) e lo stesso Iturbe ('93). Tutti giovani che grazie al lavoro dell'allenatore ci hanno permesso di presentare qualcosa di un certo spessore e di un certo valore patrimoniale. L'affare Jorginho? E' affare se lo fanno tutte e due. Mi spiace che poche squadre italiane abbiano creduto poco nelle capacità del calciatore. Il fatto di aver giocato a Verona lo ha sottostimato, perché troppo spesso si guarda all'estero. E la storia di Jorginho, per come arrivato e per come si è comportato, vale la storia di Toni. Ultimo anno insieme a Sogliano? Credo che a Verona sia iniziato un certo tipo di rapporto con il presidente Setti tutti e 3 insieme. Penso che il rapporto non sia al capolinea per nessuno dei tre. Noi ci teniamo stretti questi 36 punti, frutto del lavoro di uno staff di prim'ordine fatto dal presidente all'ultimo dei collaboratori. Sogliano rimane? Non so cosa faccio io domani mattina, ma credo ci siano i presupposti per rimanere e proseguire questo tipo di rapporto con risultati fuori dal comune".
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Sogliano: "Episodi ingiusti, serve attenzione!"
Ecco le dichiarazioni del direttore sportivo gialloblù, rilasciate al termine della sconfitta per 1-3 con il Torino: "La partita? Nel primo tempo è stata equilibrata, le due squadre si temevano e non volevano scoprirsi. L'episodio del pareggio? Sicuramente è stato decisivo, non mi lamento spesso ma oggi voglio testimoniarlo. Ha cambiato la partita e noi non siamo stati bravi a riprenderci, a differenza della sfida giocata contro la Juventus. In questo momento ci gira un po' male, ma purtroppo fa parte del calcio. Se il Torino non avesse pareggiato? La partita poteva cambiare lo stesso, ma l'episodio è stato negativo e dispiace perdere così".
Ufficio Stampa
Ecco le dichiarazioni del direttore sportivo gialloblù, rilasciate al termine della sconfitta per 1-3 con il Torino: "La partita? Nel primo tempo è stata equilibrata, le due squadre si temevano e non volevano scoprirsi. L'episodio del pareggio? Sicuramente è stato decisivo, non mi lamento spesso ma oggi voglio testimoniarlo. Ha cambiato la partita e noi non siamo stati bravi a riprenderci, a differenza della sfida giocata contro la Juventus. In questo momento ci gira un po' male, ma purtroppo fa parte del calcio. Se il Torino non avesse pareggiato? La partita poteva cambiare lo stesso, ma l'episodio è stato negativo e dispiace perdere così".
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Pensieri e parole sull'Hellas
PICCOLE CONSIDERAZIONI. E NON CRITICHE. CHE A 36 PUNTI NON AVREBBERO SENSO…
Abbiamo perso e perso male. Credo che questa sconfitta abbia tanti padri. 1) Il pareggio con la Juventus ha creato euforia e un po’ di rilassamento inconscio. 2) Il gol nel primo tempo ci ha fatto credere di poter andare in controllo di una gara che invece era ancora lunga e difficile. 3) Qualche scelta del mister (non parlo di quelle iniziali che sono a suo gusto, nel senso che bisogna rispettarle, avendo lui in mano il polso della situazione, ma quelle a gara in corso) non al top.
Non è una tragedia, però bisogna anche capire perché questa squadra gioca sempre un tempo sì e uno no. Perché ha preso 40 gol. E perché ha perso di conseguenza in casa con il Torino. Non si dica adesso: beh, a 36 punti… Sì, per carità è verissimo: ma cosa vogliamo fare? Dire che abbiamo 36 punti e andare tutti già in ferie o vogliamo arrivare bene alla fine di questo campionato? Allora mi pare giusto anche fare qualche appunto ad una squadra che resta meravigliosa e che sta onorando alla grande questo campionato.
Questo Verona ha sempre dimostrato che quando l’attenzione è stata al massimo se l’è giocata e alla grande con tutti. Qualche volta si illude di poter inserire il pilota automatico e di poter vincere la gara senza sforzo. A quel punto le cose non vanno più per il verso giusto. Per fortuna è successo poche volte quest’anno e la maggior parte delle gare l’abbiamo giocato con la massima concentrazione.
Mandorlini non può passare dall’essere un eroe perché inserisce Gomez e pesca il jolly contro la Juve ad essere un còglione otto giorni più tardi. I suoi fili conduttori, lo sappiamo si chiamano gerarchia, solidità, spogliatoio. E’ restio a cambiare e nel dubbio non cambia. La sua filosofia è risultato spesso vincente, qualche volta deleteria, Ieri, per come sono andate le cose siamo nel secondo caso. Donadel non aveva più birra, Hallfredsson era stanco il centrocampo non reggeva più davanti alla freschezza del Torino che martellava a destra e a sinistra e pure al centro. Marquinho poteva essere una soluzione prima del quarto d’ora finale. E forse anche Cirigliano. Qui va speso un discorso a parte: è lui o non l’erede di Jorginho? Può anche essere che non lo sia. Ma ancora non lo sappiamo. Non possiamo giudicarlo per quegli spezzoni di gara dopo due mesi di sosta per l’infortunio allo zigomo. Può essere che non sia pronto. Mi piacerebbe poterlo dire dopo cinque, sei gare in cui lo si valuta per benino. Come farà la società a spendere due milioni e mezzo di euro a fine stagione se non si riesce a valutarlo? Faccio fatica anche a capire perché non ha giocato Albertazzi. Lui ha fatto due gare ineccepibili e rappresenta il nostro futuro. Così come Sala che quando è entrato ha dato subito l’impressione di tanta consistenza.
Sono riflessioni pacate, ci tengo a dirlo, non critiche. che a 36 punti non avrebbero proprio senso. Abbiamo perso con il Torino, vuol dire che faremo un partitone a Livorno. Conoscendo Mandorlini, lo sapete anche voi…
Gianluca Vighini
Abbiamo perso e perso male. Credo che questa sconfitta abbia tanti padri. 1) Il pareggio con la Juventus ha creato euforia e un po’ di rilassamento inconscio. 2) Il gol nel primo tempo ci ha fatto credere di poter andare in controllo di una gara che invece era ancora lunga e difficile. 3) Qualche scelta del mister (non parlo di quelle iniziali che sono a suo gusto, nel senso che bisogna rispettarle, avendo lui in mano il polso della situazione, ma quelle a gara in corso) non al top.
Non è una tragedia, però bisogna anche capire perché questa squadra gioca sempre un tempo sì e uno no. Perché ha preso 40 gol. E perché ha perso di conseguenza in casa con il Torino. Non si dica adesso: beh, a 36 punti… Sì, per carità è verissimo: ma cosa vogliamo fare? Dire che abbiamo 36 punti e andare tutti già in ferie o vogliamo arrivare bene alla fine di questo campionato? Allora mi pare giusto anche fare qualche appunto ad una squadra che resta meravigliosa e che sta onorando alla grande questo campionato.
Questo Verona ha sempre dimostrato che quando l’attenzione è stata al massimo se l’è giocata e alla grande con tutti. Qualche volta si illude di poter inserire il pilota automatico e di poter vincere la gara senza sforzo. A quel punto le cose non vanno più per il verso giusto. Per fortuna è successo poche volte quest’anno e la maggior parte delle gare l’abbiamo giocato con la massima concentrazione.
Mandorlini non può passare dall’essere un eroe perché inserisce Gomez e pesca il jolly contro la Juve ad essere un còglione otto giorni più tardi. I suoi fili conduttori, lo sappiamo si chiamano gerarchia, solidità, spogliatoio. E’ restio a cambiare e nel dubbio non cambia. La sua filosofia è risultato spesso vincente, qualche volta deleteria, Ieri, per come sono andate le cose siamo nel secondo caso. Donadel non aveva più birra, Hallfredsson era stanco il centrocampo non reggeva più davanti alla freschezza del Torino che martellava a destra e a sinistra e pure al centro. Marquinho poteva essere una soluzione prima del quarto d’ora finale. E forse anche Cirigliano. Qui va speso un discorso a parte: è lui o non l’erede di Jorginho? Può anche essere che non lo sia. Ma ancora non lo sappiamo. Non possiamo giudicarlo per quegli spezzoni di gara dopo due mesi di sosta per l’infortunio allo zigomo. Può essere che non sia pronto. Mi piacerebbe poterlo dire dopo cinque, sei gare in cui lo si valuta per benino. Come farà la società a spendere due milioni e mezzo di euro a fine stagione se non si riesce a valutarlo? Faccio fatica anche a capire perché non ha giocato Albertazzi. Lui ha fatto due gare ineccepibili e rappresenta il nostro futuro. Così come Sala che quando è entrato ha dato subito l’impressione di tanta consistenza.
Sono riflessioni pacate, ci tengo a dirlo, non critiche. che a 36 punti non avrebbero proprio senso. Abbiamo perso con il Torino, vuol dire che faremo un partitone a Livorno. Conoscendo Mandorlini, lo sapete anche voi…
Gianluca Vighini
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Pensieri e parole sull'Hellas
SE ITURBE E GOMEZ NON FACESSERO I TERZINI…
Me lo chiedevo ieri, dopo la terza sventola presa dal Torino. Mandorlini costringe tutti i suoi esterni d’attacco a trasformarsi in difensori aggiunti quando attaccano gli avversari. Questione di equilibrio. Eppure il risultato in termini di gol presi non è esaltante. Insomma, se Iturbe e Gomez non facessero anche i terzini, cosa accadrebbe? Valanghe di gol subiti? E valanghe di gol realizzati in pieno stile Zeman? In realtà le cifre di questo Verona sono davvero strane. Nonostante il sacrificio richiesto agli attaccanti esterni, la squadra ha segnato tante reti (40 per la precisione). Nello stesso tempo tante ne ha subite (sempre 40). Il Torino di Ventura, che passa come squadra sempre pronta ad attaccare e poco propensa ad amministrare il risultato, ha segnato un solo gol in meno dell’Hellas (39) e ne ha subiti 31 (9 in meno dei gialloblù).
Qualcosa non torna, soprattutto se consideriamo che Rafael è il portiere che in serie A ha effettuato il maggior numero di parate. Non ho una risposta precisa per spiegare i troppi gol presi. Il Verona subisce troppo da palle inattive (difetto riconosciuto da Mandorlini e questo può essere un motivo). Inoltre i difensori commettono troppi errori individuali. Penso alle amnesie di Gonzalez e alle ultime “distrazioni” di Cacciatore. E se anche Rafael qualche volta non risulta impeccabile, ecco che il numero di reti incassate aumenta.
Capitolo attacco. Il Verona segna tanto ed è un buon segnale. Ma ci riesce soprattutto per la bravura dei singoli, non perché è una squadra spregiudicata o sbilanciata in avanti. Le cifre anche qui non mentono. Per numero totale di tiri verso la porta avversaria, l’Hellas è terzultimo in questa classifica. Al penultimo posto c’è il Chievo, mentre il Genoa è la squadra che tira con meno frequenza verso la porta avversaria. Se tiri poco in porta e segni tanto, vuol dire che hai giocatori bravi a sfruttare le occasioni. E in effetti è proprio così. Toni sta facendo un campionato eccezionale. 12 gol e tanti assist. Se manca lui o se è in giornata no, tutto diventa molto più difficile. E’ brutto dirlo, ma mi sembra un Verona sempre più Toni dipendente.
Chiudo con il dato più importante. 36 punti dopo 24 giornate, sesto posto insieme a Parma e Torino. Questa è la classifica che conta. Giusto analizzare, cercare di capire, magari anche criticare, ma non dobbiamo dimenticare quanto di buono ha fatto Mandorlini e il suo Verona. Per una neopromossa che mancava da tanto tempo in serie A, essere a più 17 punti dalla zona retrocessione è un qualcosa di eccezionale!
Luca Fioravanti
Me lo chiedevo ieri, dopo la terza sventola presa dal Torino. Mandorlini costringe tutti i suoi esterni d’attacco a trasformarsi in difensori aggiunti quando attaccano gli avversari. Questione di equilibrio. Eppure il risultato in termini di gol presi non è esaltante. Insomma, se Iturbe e Gomez non facessero anche i terzini, cosa accadrebbe? Valanghe di gol subiti? E valanghe di gol realizzati in pieno stile Zeman? In realtà le cifre di questo Verona sono davvero strane. Nonostante il sacrificio richiesto agli attaccanti esterni, la squadra ha segnato tante reti (40 per la precisione). Nello stesso tempo tante ne ha subite (sempre 40). Il Torino di Ventura, che passa come squadra sempre pronta ad attaccare e poco propensa ad amministrare il risultato, ha segnato un solo gol in meno dell’Hellas (39) e ne ha subiti 31 (9 in meno dei gialloblù).
Qualcosa non torna, soprattutto se consideriamo che Rafael è il portiere che in serie A ha effettuato il maggior numero di parate. Non ho una risposta precisa per spiegare i troppi gol presi. Il Verona subisce troppo da palle inattive (difetto riconosciuto da Mandorlini e questo può essere un motivo). Inoltre i difensori commettono troppi errori individuali. Penso alle amnesie di Gonzalez e alle ultime “distrazioni” di Cacciatore. E se anche Rafael qualche volta non risulta impeccabile, ecco che il numero di reti incassate aumenta.
Capitolo attacco. Il Verona segna tanto ed è un buon segnale. Ma ci riesce soprattutto per la bravura dei singoli, non perché è una squadra spregiudicata o sbilanciata in avanti. Le cifre anche qui non mentono. Per numero totale di tiri verso la porta avversaria, l’Hellas è terzultimo in questa classifica. Al penultimo posto c’è il Chievo, mentre il Genoa è la squadra che tira con meno frequenza verso la porta avversaria. Se tiri poco in porta e segni tanto, vuol dire che hai giocatori bravi a sfruttare le occasioni. E in effetti è proprio così. Toni sta facendo un campionato eccezionale. 12 gol e tanti assist. Se manca lui o se è in giornata no, tutto diventa molto più difficile. E’ brutto dirlo, ma mi sembra un Verona sempre più Toni dipendente.
Chiudo con il dato più importante. 36 punti dopo 24 giornate, sesto posto insieme a Parma e Torino. Questa è la classifica che conta. Giusto analizzare, cercare di capire, magari anche criticare, ma non dobbiamo dimenticare quanto di buono ha fatto Mandorlini e il suo Verona. Per una neopromossa che mancava da tanto tempo in serie A, essere a più 17 punti dalla zona retrocessione è un qualcosa di eccezionale!
Luca Fioravanti
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Pensieri e parole sull'Hellas
IL PAGELLONE DI VERONA-TORINO
Premessa: il Torino non ha rubato niente e la bilancia pende più verso i meriti dei granata, che come ha detto Ventura se la sono giocata con grande personalità, piuttosto che verso i demeriti del Verona. Ma il gol di Immobile, che fa girare la partita, era in fuorigioco. Un fuorigioco non difficile da vedere. E fa il paio con quello di Tevez della settimana scorsa. Ha fatto bene la società con il direttore sportivo Sogliano a farlo notare.
MANDORLINI (voto 5) perde nelle scelte. Poco comprensibile l’ennesima panchina di Cirigliano (dopo che società e allenatore avevano detto che era il sostituto di Jorginho), ancora meno l’esclusione di Albertazzi, che stava facendo benissimo. E che vista la carta d’identità, è un giocatore su cui puntare per in futuro. Marquinho non si è ancora visto, ed è un colpo di mercato. Sala è alla terza o quarta presenza, ed è entrato con gamba e voglia. Il gioco è questo e va accettato: si è bravi quando si pesca Gomez dalla panchina contro la Juve, altrettanto lo si è meno quando si punta sull’esperienza piuttosto che sulla freschezza o sulla voglia di mettersi in mostra e si prendono tre gol in 10′ (anche se il primo in fuorigioco) senza reagire come ha preso il Verona del secondo tempo. E con il primo cambio e il passaggio al 4-2-4 la squadra ha anche perso i consueti equilibri.Una serata storta, certo, ma sulla quale c’è anche da rifletterci un pochino sopra.
Giudizi su cui influiscono pesantemente risultato e il crollo del secondo tempo. RAFAEL (voto 5,5) ha dovuto uscire un paio di volte alla disperata ma sul terzo gol poteva fare molto di più. CACCIATORE (voto 5) ha inciso poco, quasi niente. Come AGOSTINI (voto 5) che ha sofferto le volate di Cerci. Qualcosa meglio i due centrali che hanno lavorato molto bene specie nel primo tempo sui tagli alle spalle di Immobile, spesso in fuorigioco, per poi andare in difficoltà nella ripresa quando tutta la squadra è andata in confusione. MORAS (voto 5,5) ha anche sfiorato il gol nel primo tempo con un colpo di testa da azione d’angolo e MARQUES (voto 6-) e tra i meno negativi della giornata. Visto e rivisto in queste ultime settimane non si capiscelo scarso utilizzo nel girone d’andata.
Centrocampo sparito nella ripresa. DONADEL (voto 5) non c’era sul terzo gol di El Kaddouri, non ha schermato la difesa e non ha fatto girar la squadra. Nel primo tempo era stato attento e pulito negli appoggi, intelligente in alcune letture difensive ma niente di straordinario. ROMULO (voto 5,5) è sembrato accettare malvolentieri l’abbassamento sulla linea difensiva. Nel primo tempo era stato uno dei primi a portare il pressing, ma tanto fumo e poco arrosto. HALLFREDSSON (voto 6) è l’unico che è durato più degli altri. Bravo nei primi 45′ a portare il raddoppio, ad accorciare sul portatore di palla e provare a ripartire. Ha rischiato qualcosa da ammonito, salterà Livorno ed è un peccato visto la condizione. MARQUINHO (senza voto) non è giudicabile. E’ andato via da Roma perchè con Garcia giocava poco, a Verona sta giocando ancora meno. E’ entrato a partita conclusa, ha provato un tiro ma va rivisto in situazioni diverse. MARTINHO (voto 5,5) ancora una volta è entrato e non ha fatto la differenza. Sarà il salto di categoria, sarà l’utilizzo a singhiozzo, ma del giocatore che abbiamo ammirato e apprezzato la stagione scorsa si sono perse (purtroppo) le tracce.
Davanti TONI (voto 6) va salvato per il gol, il 12° di un campionato infinito. Ha lottato e fatto a sportellate con la difesa avversaria, spesso sovrastato da Glik, che lo ha curato quasi a uomo, neutralizzandolo senza usare il gioco sporco. Ha avuto un paio di palloni per riaprire la partita ma non era serata. ITURBE (voto 5+) quando accellera fa male, ma ha avuto giornate molto migliori e a GOMEZ (voto 5+) stavolta non è riuscito il colpo ad effetto che ci ha mandato in tilt con la Juve. Si è procurato il rigore, ha provato di testa nel secondo tempo nel cuore dell’area granata, ma non è una stata una partita da ricordare. Palma del migliore a Jacopo SALA (voto 6+) che è entrato benissimo in partita: ha concluso in porta, ha messo un paio di palloni interessanti in area. Non male in un quarto d’ora scarso di partita.
Voto 5 anche alla terna arbitrale. Che nel primo tempo ha sbagliato poco. Ma il gol di Immobile grida veramente vendetta.
Stefano Rasulo
Premessa: il Torino non ha rubato niente e la bilancia pende più verso i meriti dei granata, che come ha detto Ventura se la sono giocata con grande personalità, piuttosto che verso i demeriti del Verona. Ma il gol di Immobile, che fa girare la partita, era in fuorigioco. Un fuorigioco non difficile da vedere. E fa il paio con quello di Tevez della settimana scorsa. Ha fatto bene la società con il direttore sportivo Sogliano a farlo notare.
MANDORLINI (voto 5) perde nelle scelte. Poco comprensibile l’ennesima panchina di Cirigliano (dopo che società e allenatore avevano detto che era il sostituto di Jorginho), ancora meno l’esclusione di Albertazzi, che stava facendo benissimo. E che vista la carta d’identità, è un giocatore su cui puntare per in futuro. Marquinho non si è ancora visto, ed è un colpo di mercato. Sala è alla terza o quarta presenza, ed è entrato con gamba e voglia. Il gioco è questo e va accettato: si è bravi quando si pesca Gomez dalla panchina contro la Juve, altrettanto lo si è meno quando si punta sull’esperienza piuttosto che sulla freschezza o sulla voglia di mettersi in mostra e si prendono tre gol in 10′ (anche se il primo in fuorigioco) senza reagire come ha preso il Verona del secondo tempo. E con il primo cambio e il passaggio al 4-2-4 la squadra ha anche perso i consueti equilibri.Una serata storta, certo, ma sulla quale c’è anche da rifletterci un pochino sopra.
Giudizi su cui influiscono pesantemente risultato e il crollo del secondo tempo. RAFAEL (voto 5,5) ha dovuto uscire un paio di volte alla disperata ma sul terzo gol poteva fare molto di più. CACCIATORE (voto 5) ha inciso poco, quasi niente. Come AGOSTINI (voto 5) che ha sofferto le volate di Cerci. Qualcosa meglio i due centrali che hanno lavorato molto bene specie nel primo tempo sui tagli alle spalle di Immobile, spesso in fuorigioco, per poi andare in difficoltà nella ripresa quando tutta la squadra è andata in confusione. MORAS (voto 5,5) ha anche sfiorato il gol nel primo tempo con un colpo di testa da azione d’angolo e MARQUES (voto 6-) e tra i meno negativi della giornata. Visto e rivisto in queste ultime settimane non si capiscelo scarso utilizzo nel girone d’andata.
Centrocampo sparito nella ripresa. DONADEL (voto 5) non c’era sul terzo gol di El Kaddouri, non ha schermato la difesa e non ha fatto girar la squadra. Nel primo tempo era stato attento e pulito negli appoggi, intelligente in alcune letture difensive ma niente di straordinario. ROMULO (voto 5,5) è sembrato accettare malvolentieri l’abbassamento sulla linea difensiva. Nel primo tempo era stato uno dei primi a portare il pressing, ma tanto fumo e poco arrosto. HALLFREDSSON (voto 6) è l’unico che è durato più degli altri. Bravo nei primi 45′ a portare il raddoppio, ad accorciare sul portatore di palla e provare a ripartire. Ha rischiato qualcosa da ammonito, salterà Livorno ed è un peccato visto la condizione. MARQUINHO (senza voto) non è giudicabile. E’ andato via da Roma perchè con Garcia giocava poco, a Verona sta giocando ancora meno. E’ entrato a partita conclusa, ha provato un tiro ma va rivisto in situazioni diverse. MARTINHO (voto 5,5) ancora una volta è entrato e non ha fatto la differenza. Sarà il salto di categoria, sarà l’utilizzo a singhiozzo, ma del giocatore che abbiamo ammirato e apprezzato la stagione scorsa si sono perse (purtroppo) le tracce.
Davanti TONI (voto 6) va salvato per il gol, il 12° di un campionato infinito. Ha lottato e fatto a sportellate con la difesa avversaria, spesso sovrastato da Glik, che lo ha curato quasi a uomo, neutralizzandolo senza usare il gioco sporco. Ha avuto un paio di palloni per riaprire la partita ma non era serata. ITURBE (voto 5+) quando accellera fa male, ma ha avuto giornate molto migliori e a GOMEZ (voto 5+) stavolta non è riuscito il colpo ad effetto che ci ha mandato in tilt con la Juve. Si è procurato il rigore, ha provato di testa nel secondo tempo nel cuore dell’area granata, ma non è una stata una partita da ricordare. Palma del migliore a Jacopo SALA (voto 6+) che è entrato benissimo in partita: ha concluso in porta, ha messo un paio di palloni interessanti in area. Non male in un quarto d’ora scarso di partita.
Voto 5 anche alla terna arbitrale. Che nel primo tempo ha sbagliato poco. Ma il gol di Immobile grida veramente vendetta.
Stefano Rasulo
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Pensieri e parole sull'Hellas
Setti: "E' la vittoria dei tifosi (in maschera)"
Il presidente gialloblù, Maurizio Setti, dopo aver assistito con i tifosi per gran parte del primo tempo alla sfida Livorno-Hellas Verona, e dopo aver festeggiato la vittoria negli spogliatoi con la dirigenza, l'allenatore e la squadra, ha voluto commentare così il successo per 3-2 contro il Livorno: "E' stata la vittoria dei nostri tifosi. Ancora una volta grandissimi nell'ironia e nel modo di far sentire la loro passione a tutto il mondo Hellas. Mi sono divertito a stare insieme a loro, mi hanno fatto vivere un tempo ricco di emozione e cori. E mi è piaciuto cantare, perché sono talmente travolgenti che non potevo non farlo. Verona non ha più bisogno di esami di maturità per la sua tifoseria, se qualcuno non l'ha capito voglio ricordare che non esistono tifosi come i nostri che idealizzano trovate geniali per andare in maschera allo stadio. Ora vi lascio, perché i miei tifosi mi hanno regalato una maschera...e vado a travestirmi da alieno!"
Ufficio Stampa
Il presidente gialloblù, Maurizio Setti, dopo aver assistito con i tifosi per gran parte del primo tempo alla sfida Livorno-Hellas Verona, e dopo aver festeggiato la vittoria negli spogliatoi con la dirigenza, l'allenatore e la squadra, ha voluto commentare così il successo per 3-2 contro il Livorno: "E' stata la vittoria dei nostri tifosi. Ancora una volta grandissimi nell'ironia e nel modo di far sentire la loro passione a tutto il mondo Hellas. Mi sono divertito a stare insieme a loro, mi hanno fatto vivere un tempo ricco di emozione e cori. E mi è piaciuto cantare, perché sono talmente travolgenti che non potevo non farlo. Verona non ha più bisogno di esami di maturità per la sua tifoseria, se qualcuno non l'ha capito voglio ricordare che non esistono tifosi come i nostri che idealizzano trovate geniali per andare in maschera allo stadio. Ora vi lascio, perché i miei tifosi mi hanno regalato una maschera...e vado a travestirmi da alieno!"
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Pensieri e parole sull'Hellas
Verona doppia faccia. Lavorare sul calo di concentrazione perchè l'Europa non è più un'utopia
Robert Louis Stevenson l'ha scritto tanti anni fa ma “Lo strano caso del Dr. Jekyll e di Mr. Hyde” è l'attualità di questo Verona. Una squadra dalle due facce che nel giro di un tempo cambia completamente carattere e personalità. C'è il Verona Dr. Jekyll, quello preciso e cinico che stordisce l'avversario, e c'è il Verona Mr. Hyde, squadra un po' pazzerella e deconcentrata che commette imperdonabili errori difensivi. Si è visto con la Juve, un primo tempo da Mr. Hyde, ed una ripresa incredibile da Dr. Jekyll, e si è visto al contrario con Torino e Livorno, bene la prima frazione e debacle generale nella ripresa. Contro il Livorno alla fine è andata bene, la squadra di Di Carlo ha fatto tremare le gambe a Mandorlini ma non è riuscita a completare la rimonta. Certo è che la formazione gialloblù deve assolutamente cambiare registro e trovare quella continuità, di cui è capace, per tutti i 90 minuti di gara.
A quota 39 ora è possibile sognare. A 13 giornate dalla fine l'Europa non è più un'utopia. Il Verona ha un calendario favorevole e le possibilità di continuare a stupire. Lavorare su questi problemi deve essere il primo obiettivo di Mandorlini. Un lavoro che deve essere fatto più sul piano psicologico che fisico. Un lavoro che deve essere fatto al più presto, per rispedire una volta per tutte Mr. Hyde nel dimenticatoio e far risplendere lo splendido Dr. Jekyll che tutti fin qui hanno ammirato.
tuttohellasverona.it
Robert Louis Stevenson l'ha scritto tanti anni fa ma “Lo strano caso del Dr. Jekyll e di Mr. Hyde” è l'attualità di questo Verona. Una squadra dalle due facce che nel giro di un tempo cambia completamente carattere e personalità. C'è il Verona Dr. Jekyll, quello preciso e cinico che stordisce l'avversario, e c'è il Verona Mr. Hyde, squadra un po' pazzerella e deconcentrata che commette imperdonabili errori difensivi. Si è visto con la Juve, un primo tempo da Mr. Hyde, ed una ripresa incredibile da Dr. Jekyll, e si è visto al contrario con Torino e Livorno, bene la prima frazione e debacle generale nella ripresa. Contro il Livorno alla fine è andata bene, la squadra di Di Carlo ha fatto tremare le gambe a Mandorlini ma non è riuscita a completare la rimonta. Certo è che la formazione gialloblù deve assolutamente cambiare registro e trovare quella continuità, di cui è capace, per tutti i 90 minuti di gara.
A quota 39 ora è possibile sognare. A 13 giornate dalla fine l'Europa non è più un'utopia. Il Verona ha un calendario favorevole e le possibilità di continuare a stupire. Lavorare su questi problemi deve essere il primo obiettivo di Mandorlini. Un lavoro che deve essere fatto più sul piano psicologico che fisico. Un lavoro che deve essere fatto al più presto, per rispedire una volta per tutte Mr. Hyde nel dimenticatoio e far risplendere lo splendido Dr. Jekyll che tutti fin qui hanno ammirato.
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Pensieri e parole sull'Hellas
E ADESSO?
Trentanove punti, un’altra impresa. Quota 40, forse esagerata dato questo campionato, ma statisticamente la QUOTA salvezza per eccellenza, è ad un passo. Il Verona di Malesani retrocesse a 39, ma quel campionato aveva una storia diversa rispetto a questa. E scusatemi: ma anche questo Verona mi pare una squadra e una società ben diversa da quella. Lo spessore morale di questa truppa, il valore di Mandorlini, la bravura di Sogliano, la serietà e la passione di Setti, non sono minimamente paragonabili con quel Verona.
Trentanove punti a fine febbraio sono un’enormità. Parlare di MIRACOLO mi pare il minimo. Anche per segnare l’eccezionalità di questo campionato, semmai domani o il prossimo anno dovessimo tornare nella normalità di una lotta per la salvezza che per tutta una serie di motivi resta sempre il nostro primario obiettivo. Ora a 39 c’è però di che divertirsi. Qualche settimana fa, scrivevo, come mia personale opinione, che l’Europa League al primo anno potrebbe creare problemi nella prossima stagione. Squadre più attrezzate del Verona ci hanno sbattuto il muso. Con questo, lo dico e lo ripeto: fermarsi adesso sarebbe una FOLLIA.
E non credo che Mandorlini o la società abbiano voglia di farlo. Qualcuno ha equivocato le parole di Setti espresse dopo la cessione di Jorginho. Credo che il presidente dicesse che il Verona non deve snaturare il suo modo di essere e di condurre la società (quindi anche con cessioni dolorose ma necessarie), ma certamente non ha mai detto di non volere inseguire l’EUROPA LEAGUE.
Anzi: Setti è un ambizioso che anche con i suoi collaboratori ama alzare continuamente l’asticella. Dà autonomia e pretende risultati. Ricorderete che l’anno scorso disse che il Verona poteva avere una decina di punti in più avesse ingranato prima. Qualcuno lo sbeffeggiò ma in molti furono d’accordo con lui.
Mandorlini non è da meno. Ha motivazioni personali altissime per un calcio italiano che fino ad oggi lo aveva poco considerato. Come detto più volte, Andrea sta vivendo a Verona la sua completa maturazione. Resta una parte del suo carattere e del suo modo di vivere il calcio che gli fa dare il meglio di sé quando deve dimostrare qualcosa o è sotto pressione. Certo la flessibità non è la sua dote migliore. Ma non è detto che nel calcio sia una dote. A volte è anche indice di idee poco chiare e di gran confusione. Mandorlini vuole entrare nella STORIA dell’Hellas e niente come un piazzamento europeo lo piazzerebbe tra i GRANDISSIMI (tra i grandi dopo quello che ha fatto c’è già).
Credo che ora il mister abbia anche un altro obiettivo parallelo alla vittoria: ed è quello di lanciare e far vedere i migliori giovani di questa rosa. Qualcosa si sta già muovendo pur con le cautele che un allenatore come lui usa in queste circostanze. Albertazzi ormai è un titolare quasi fisso, s’inizia a vedere Sala (che bravo anche a Livorno…), forse arriverà anche il momento di Cirigliano.
Diciamoci la verità: se a questo punto Mandorlini non lo ha ancora inserito è perché probabilmente non lo vede pronto. Soprattutto dal punto di vista fisico. Cirigliano ha pagato gli “STOP AND GO” di questa stagione e c’è un “rischio” anche pesante di poterlo bruciare. Avvisaglie in effetti ce ne sono state visto che le prove di “Ciri” non sono state esaltanti. E’ chiaro che può e deve fare di più. Credo che ci dobbiamo fidare di Mandorlini: Cirigliano entrerà non appena avrà la gamba per farlo.
Gianluca Vighini
Trentanove punti, un’altra impresa. Quota 40, forse esagerata dato questo campionato, ma statisticamente la QUOTA salvezza per eccellenza, è ad un passo. Il Verona di Malesani retrocesse a 39, ma quel campionato aveva una storia diversa rispetto a questa. E scusatemi: ma anche questo Verona mi pare una squadra e una società ben diversa da quella. Lo spessore morale di questa truppa, il valore di Mandorlini, la bravura di Sogliano, la serietà e la passione di Setti, non sono minimamente paragonabili con quel Verona.
Trentanove punti a fine febbraio sono un’enormità. Parlare di MIRACOLO mi pare il minimo. Anche per segnare l’eccezionalità di questo campionato, semmai domani o il prossimo anno dovessimo tornare nella normalità di una lotta per la salvezza che per tutta una serie di motivi resta sempre il nostro primario obiettivo. Ora a 39 c’è però di che divertirsi. Qualche settimana fa, scrivevo, come mia personale opinione, che l’Europa League al primo anno potrebbe creare problemi nella prossima stagione. Squadre più attrezzate del Verona ci hanno sbattuto il muso. Con questo, lo dico e lo ripeto: fermarsi adesso sarebbe una FOLLIA.
E non credo che Mandorlini o la società abbiano voglia di farlo. Qualcuno ha equivocato le parole di Setti espresse dopo la cessione di Jorginho. Credo che il presidente dicesse che il Verona non deve snaturare il suo modo di essere e di condurre la società (quindi anche con cessioni dolorose ma necessarie), ma certamente non ha mai detto di non volere inseguire l’EUROPA LEAGUE.
Anzi: Setti è un ambizioso che anche con i suoi collaboratori ama alzare continuamente l’asticella. Dà autonomia e pretende risultati. Ricorderete che l’anno scorso disse che il Verona poteva avere una decina di punti in più avesse ingranato prima. Qualcuno lo sbeffeggiò ma in molti furono d’accordo con lui.
Mandorlini non è da meno. Ha motivazioni personali altissime per un calcio italiano che fino ad oggi lo aveva poco considerato. Come detto più volte, Andrea sta vivendo a Verona la sua completa maturazione. Resta una parte del suo carattere e del suo modo di vivere il calcio che gli fa dare il meglio di sé quando deve dimostrare qualcosa o è sotto pressione. Certo la flessibità non è la sua dote migliore. Ma non è detto che nel calcio sia una dote. A volte è anche indice di idee poco chiare e di gran confusione. Mandorlini vuole entrare nella STORIA dell’Hellas e niente come un piazzamento europeo lo piazzerebbe tra i GRANDISSIMI (tra i grandi dopo quello che ha fatto c’è già).
Credo che ora il mister abbia anche un altro obiettivo parallelo alla vittoria: ed è quello di lanciare e far vedere i migliori giovani di questa rosa. Qualcosa si sta già muovendo pur con le cautele che un allenatore come lui usa in queste circostanze. Albertazzi ormai è un titolare quasi fisso, s’inizia a vedere Sala (che bravo anche a Livorno…), forse arriverà anche il momento di Cirigliano.
Diciamoci la verità: se a questo punto Mandorlini non lo ha ancora inserito è perché probabilmente non lo vede pronto. Soprattutto dal punto di vista fisico. Cirigliano ha pagato gli “STOP AND GO” di questa stagione e c’è un “rischio” anche pesante di poterlo bruciare. Avvisaglie in effetti ce ne sono state visto che le prove di “Ciri” non sono state esaltanti. E’ chiaro che può e deve fare di più. Credo che ci dobbiamo fidare di Mandorlini: Cirigliano entrerà non appena avrà la gamba per farlo.
Gianluca Vighini
- SirPsychoSexy
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Pensieri e parole sull'Hellas
MANDORLINI E PRANDELLI, BAGNOLI E IL TRAP…”E LA MARISA E L’ANTONELLA”
Manifesta superiorità, e il “pezzo” si potrebbe chiudere qui. Di un altro pianeta il Verona, rispetto al Livorno. Il calcio – non sempre, ma spesso – è nudo e crudo e non servono troppe iperboli per raccontarlo.
E’ la semplice verità, per citare il più bel romanzo di Baldacci. Col Torino, una pari livello, hai sbagliato partita e hai perso (sì ok il fuorigioco di Immobile, ma nel secondo tempo non siamo scesi in campo); cogli scombiccherati amaranto del Di Carlo vestito “da jogging al parco Sempione”, è bastato essere il Verona per chiudere in fretta la pratica.
E’ una questione di qualità, cantano i Marlene Kuntz. Il Verona costruito da Sogliano ha tre fuoriclasse: Toni (ancora il miglior centravanti italiano e tra i primi dieci in Europa), Iturbe e Romulo. Attorno a questi, altri bravi giocatori (oggi abbiamo riapprezzato Jankovic, fortissimo quando ne ha voglia). Tradotto: con almeno dodici avversarie il destino dipende da noi. Di cosa discutiamo?
Poi c’è Mandorlini. “Il bravo allenatore è quello che non fa danni, che asseconda il talento dei suoi giocatori, senza volerlo prevaricare ”, mi disse anni fa Cesare Prandelli in un’intervista. Lo stesso bagnoliano concetto, rivisitato in chiave moderna, del “terzino che deve fare il terzino e l’ala che deve fare l’ala”. Teorie tuttavia smentite nel Verona di Mandorlini, dove il talento è sacrificato alla causa (e al modulo), con mezze punte come Iturbe, o ali offensive come Jankovic e Martinho, o addirittura punte vere e proprie come Gomez che giocano da tornanti. Eppure i risultati arrivano, come la mettiamo?
Non amo il calcio del mister, lo sapete. Non è un mistero, e al netto dell’ipocrisia e del conformismo che ci sono anche nell’ambiente giornalistico l’ho sempre confessato, fregandomene altamente della vulgata popolare e dei risultati. Un calcio abbastanza prevedibile e senza grandi varianti. L’ho già detto più volte e lo ribadisco: Mandorlini sa fare solo un tipo di calcio, ma lo sa fare bene (è tra i più bravi nell’insegnamento monotematico). E coi giocatori che si ritrova, questo basta e avanza. Giocatori, tuttavia, che lui sa gestire con maestria.
Faccio un esempio: Toni. Simpatico, guascone, esemplare, ma personaggio complesso, dal carisma, dalla personalità e dal pedigree che pesano, anche nella vita quotidiana del gruppo. Per domarlo servono abili qualità di stretta “psicologia da spogliatoio”. E Mandorlini, da calciatore, ha vissuto grandi spogliatoi potenziali “polveriere” e ha studiato alla scuola di Trapattoni e Mazzone. E se al Trap credo abbia rubato la dote raffinata della “paraculaggine”, oltre che il “conservatorismo” tattico, di sor Carletto ha preso l’esuberanza nel rapportarsi ai giocatori.
Certo, con la pancia piena si discute più volentieri, dunque a 39 punti possiamo pure sbizzarrirci in chiacchiere da bar su cosa combinerebbero Iturbe, o gli stessi Jankovic, Gomez e Martinho, sgravati da quei compiti di copertura di cui ho scritto sopra. Oggi contro una squadra scarsa, o in passato in situazioni disperate in cui dovevamo recuperare e i nostri esterni giocavano all’assalto, ne abbiamo avuto un assaggio. Ma già Sacchi (che pure Mandorlini calcisticamente detesta) schierava Signori all’ala sinistra e non di punta, in nome del mantra della “copertura degli spazi”, maledizione del calcio moderno. Idem Mourinho con Eto’o.
Io credo che se Iturbe e compagnia venissero “alzati” guadagneremmo qualcosa davanti ma, nell’arco di un campionato, perderemmo nel complesso (fatto salvo con Mandorlini in panchina e non qualcun’altro). Perché non sarebbe più il calcio di Mandorlini; non sarebbe più quell’unico calcio che Mandorlini sa congegnare così bene. La domanda, dunque, non si pone: sarebbe come chiedersi perché un adolescente non ha i capelli bianchi, o come mai un vecchio ha le rughe (forse perché non hanno la sfiga di Ravanelli, o i soldi di Berlusconi e Baglioni, mi rispondereste, ma questo è un altro discorso…). Lo stesso dicasi per Donadel preferito a Cirigliano. L’argentino di sicuro è bravo, ma (al momento) non così bravo (a differenza del Jorginho di tre anni fa in quella serie B) da sconvolgere gli ideali del mister, che preferisce l’usato sicuro dell’ex Fiorentina.
Voglio dire, io amo un altro calcio. Bagnoli e non il Trap, Prandelli e non Mandorlini, del Bosque e non Mourinho. Ma finché vinciamo, direbbe proprio il Trapattoni d’annata immortalato dalla Gialappa’s, è come scegliere “tra la Marisa e l’Antonella”. A noi, come al Trap, stante così le cose vanno bene entrambe.
Francesco Barana
Manifesta superiorità, e il “pezzo” si potrebbe chiudere qui. Di un altro pianeta il Verona, rispetto al Livorno. Il calcio – non sempre, ma spesso – è nudo e crudo e non servono troppe iperboli per raccontarlo.
E’ la semplice verità, per citare il più bel romanzo di Baldacci. Col Torino, una pari livello, hai sbagliato partita e hai perso (sì ok il fuorigioco di Immobile, ma nel secondo tempo non siamo scesi in campo); cogli scombiccherati amaranto del Di Carlo vestito “da jogging al parco Sempione”, è bastato essere il Verona per chiudere in fretta la pratica.
E’ una questione di qualità, cantano i Marlene Kuntz. Il Verona costruito da Sogliano ha tre fuoriclasse: Toni (ancora il miglior centravanti italiano e tra i primi dieci in Europa), Iturbe e Romulo. Attorno a questi, altri bravi giocatori (oggi abbiamo riapprezzato Jankovic, fortissimo quando ne ha voglia). Tradotto: con almeno dodici avversarie il destino dipende da noi. Di cosa discutiamo?
Poi c’è Mandorlini. “Il bravo allenatore è quello che non fa danni, che asseconda il talento dei suoi giocatori, senza volerlo prevaricare ”, mi disse anni fa Cesare Prandelli in un’intervista. Lo stesso bagnoliano concetto, rivisitato in chiave moderna, del “terzino che deve fare il terzino e l’ala che deve fare l’ala”. Teorie tuttavia smentite nel Verona di Mandorlini, dove il talento è sacrificato alla causa (e al modulo), con mezze punte come Iturbe, o ali offensive come Jankovic e Martinho, o addirittura punte vere e proprie come Gomez che giocano da tornanti. Eppure i risultati arrivano, come la mettiamo?
Non amo il calcio del mister, lo sapete. Non è un mistero, e al netto dell’ipocrisia e del conformismo che ci sono anche nell’ambiente giornalistico l’ho sempre confessato, fregandomene altamente della vulgata popolare e dei risultati. Un calcio abbastanza prevedibile e senza grandi varianti. L’ho già detto più volte e lo ribadisco: Mandorlini sa fare solo un tipo di calcio, ma lo sa fare bene (è tra i più bravi nell’insegnamento monotematico). E coi giocatori che si ritrova, questo basta e avanza. Giocatori, tuttavia, che lui sa gestire con maestria.
Faccio un esempio: Toni. Simpatico, guascone, esemplare, ma personaggio complesso, dal carisma, dalla personalità e dal pedigree che pesano, anche nella vita quotidiana del gruppo. Per domarlo servono abili qualità di stretta “psicologia da spogliatoio”. E Mandorlini, da calciatore, ha vissuto grandi spogliatoi potenziali “polveriere” e ha studiato alla scuola di Trapattoni e Mazzone. E se al Trap credo abbia rubato la dote raffinata della “paraculaggine”, oltre che il “conservatorismo” tattico, di sor Carletto ha preso l’esuberanza nel rapportarsi ai giocatori.
Certo, con la pancia piena si discute più volentieri, dunque a 39 punti possiamo pure sbizzarrirci in chiacchiere da bar su cosa combinerebbero Iturbe, o gli stessi Jankovic, Gomez e Martinho, sgravati da quei compiti di copertura di cui ho scritto sopra. Oggi contro una squadra scarsa, o in passato in situazioni disperate in cui dovevamo recuperare e i nostri esterni giocavano all’assalto, ne abbiamo avuto un assaggio. Ma già Sacchi (che pure Mandorlini calcisticamente detesta) schierava Signori all’ala sinistra e non di punta, in nome del mantra della “copertura degli spazi”, maledizione del calcio moderno. Idem Mourinho con Eto’o.
Io credo che se Iturbe e compagnia venissero “alzati” guadagneremmo qualcosa davanti ma, nell’arco di un campionato, perderemmo nel complesso (fatto salvo con Mandorlini in panchina e non qualcun’altro). Perché non sarebbe più il calcio di Mandorlini; non sarebbe più quell’unico calcio che Mandorlini sa congegnare così bene. La domanda, dunque, non si pone: sarebbe come chiedersi perché un adolescente non ha i capelli bianchi, o come mai un vecchio ha le rughe (forse perché non hanno la sfiga di Ravanelli, o i soldi di Berlusconi e Baglioni, mi rispondereste, ma questo è un altro discorso…). Lo stesso dicasi per Donadel preferito a Cirigliano. L’argentino di sicuro è bravo, ma (al momento) non così bravo (a differenza del Jorginho di tre anni fa in quella serie B) da sconvolgere gli ideali del mister, che preferisce l’usato sicuro dell’ex Fiorentina.
Voglio dire, io amo un altro calcio. Bagnoli e non il Trap, Prandelli e non Mandorlini, del Bosque e non Mourinho. Ma finché vinciamo, direbbe proprio il Trapattoni d’annata immortalato dalla Gialappa’s, è come scegliere “tra la Marisa e l’Antonella”. A noi, come al Trap, stante così le cose vanno bene entrambe.
Francesco Barana
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IL PAGELLONE DI LIVORNO-VERONA
Palma del migliore a Bosko JANKOVIC (8) che lega alla consueta bravura nella fase difensiva una fase offensiva da spettino. Sul gol ci mette del suo anche Bardi, ma è stato ala e terzino spadroneggiando nella fascia di competenza.
Strepitoso anche il centrocampo gialloblù. A MARQUINHO (voto 7,5) è mancato solo il gol. Il brasiliano ha unito quantità ad una qualità eccelsa, dimostrando di essere un potenziale “crac” anche in ottica prossima stagione. Uno che non può stare fuori. Come ROMULO (voto 7,5), tornato il giocatore che conoscevamo: aggressivo, devastante e pure finalizzatore. Due interni così ce li hanno in pochi.
Bene, ma solo nel primo tempo DONADEL (voto 6). Nella prima frazione è stato l’uomo dell’equilibrio, quello che copriva le stilettate a colpi di Romulo a colpi di Marquinho. Poi è calato, e nel momento più delicato è mancato il suo filtro davanti alla difesa.
Detto di Jankovic, molto bene anche l’altro esterno offensivo, Juan ITURBE (voto 7+). Anche il talento sudamericano ha unito le due fasi, risultando incisivo e decisivo. L’accellerazione e la magia sulla linea dell’out che hanno portato al gol del 3-0 di Toni sono pura libidine. Unica pecca, il gol mangiato del secondo tempo solo davanti a Bardi, roba non sua e purtroppo poi importante ai fini della sofferenza patita negli ultimi 20′. Per questo anche TONI stavolta si ferma ad un 6+. Luca ha lottato, ha vinto lo scontro diretto con Rinaudo, ha anche segnato. Ma è stato troppo impreciso, ne ha fatto uno ma poteva farne tre. E questo da Toni non te lo aspetti. Ammonito, in diffida, il giallo preso per simulazione servirà per farlo rifiatare.
Dietro positivo RAFAEL (voto 7), attento, coraggioso nelle uscite, specie in una di pugno nel recupero, acrobatico su un colpo di testa di Paulinho nella ripresa e incolpevole sui gol.
Da 6- i due centrali, RAFAEL MARQUES e MORAS, bene nel primo tempo, troppo imprecisi nella ripresa e con qualche responsabilità in quei 51 secondi che hanno portato il Livorno dallo 0-3 al 2-3. CACCIATORE (voto 6,5) è stato attento nelle diagonali e ha fatto il suo, mentre ALBERTAZZI (voto 7) conferma tutte le cose positive dette su di lui nelle settimane scorse. Considerarlo titolare a sinistra non è reato.
Tra i subentrati bene SALA (voto 6+) che ancora una volta è entrato bene e ha fatto un quarto d’ora di spessore, prezioso e spigoloso DONATI (voto 6), che non disdegna mai di farsi sentire e mai banale GOMEZ (voto 6+) che ultimamente quando entra si mette sempre in luce per qualcosa.
Voto 6,5 ad Andrea MANDORLINI che ancora una volta non tradisce dopo una sconfitta. Donadel è in crescita anche se è un peccato continuare a non vedere Cirigliano che a questo punto va ridiscusso, anche in chiave prossima stagione. Marquinho possibile nuovo punto fermo; visto oggi, anche in caso di rinnovo di Hallfredsson. Voto 5 all’arbitro PERUZZO, di fronte al rigore (evidente) su Marquinho non poteva esserci vantaggio per Toni.
Stefano Rasulo
Palma del migliore a Bosko JANKOVIC (8) che lega alla consueta bravura nella fase difensiva una fase offensiva da spettino. Sul gol ci mette del suo anche Bardi, ma è stato ala e terzino spadroneggiando nella fascia di competenza.
Strepitoso anche il centrocampo gialloblù. A MARQUINHO (voto 7,5) è mancato solo il gol. Il brasiliano ha unito quantità ad una qualità eccelsa, dimostrando di essere un potenziale “crac” anche in ottica prossima stagione. Uno che non può stare fuori. Come ROMULO (voto 7,5), tornato il giocatore che conoscevamo: aggressivo, devastante e pure finalizzatore. Due interni così ce li hanno in pochi.
Bene, ma solo nel primo tempo DONADEL (voto 6). Nella prima frazione è stato l’uomo dell’equilibrio, quello che copriva le stilettate a colpi di Romulo a colpi di Marquinho. Poi è calato, e nel momento più delicato è mancato il suo filtro davanti alla difesa.
Detto di Jankovic, molto bene anche l’altro esterno offensivo, Juan ITURBE (voto 7+). Anche il talento sudamericano ha unito le due fasi, risultando incisivo e decisivo. L’accellerazione e la magia sulla linea dell’out che hanno portato al gol del 3-0 di Toni sono pura libidine. Unica pecca, il gol mangiato del secondo tempo solo davanti a Bardi, roba non sua e purtroppo poi importante ai fini della sofferenza patita negli ultimi 20′. Per questo anche TONI stavolta si ferma ad un 6+. Luca ha lottato, ha vinto lo scontro diretto con Rinaudo, ha anche segnato. Ma è stato troppo impreciso, ne ha fatto uno ma poteva farne tre. E questo da Toni non te lo aspetti. Ammonito, in diffida, il giallo preso per simulazione servirà per farlo rifiatare.
Dietro positivo RAFAEL (voto 7), attento, coraggioso nelle uscite, specie in una di pugno nel recupero, acrobatico su un colpo di testa di Paulinho nella ripresa e incolpevole sui gol.
Da 6- i due centrali, RAFAEL MARQUES e MORAS, bene nel primo tempo, troppo imprecisi nella ripresa e con qualche responsabilità in quei 51 secondi che hanno portato il Livorno dallo 0-3 al 2-3. CACCIATORE (voto 6,5) è stato attento nelle diagonali e ha fatto il suo, mentre ALBERTAZZI (voto 7) conferma tutte le cose positive dette su di lui nelle settimane scorse. Considerarlo titolare a sinistra non è reato.
Tra i subentrati bene SALA (voto 6+) che ancora una volta è entrato bene e ha fatto un quarto d’ora di spessore, prezioso e spigoloso DONATI (voto 6), che non disdegna mai di farsi sentire e mai banale GOMEZ (voto 6+) che ultimamente quando entra si mette sempre in luce per qualcosa.
Voto 6,5 ad Andrea MANDORLINI che ancora una volta non tradisce dopo una sconfitta. Donadel è in crescita anche se è un peccato continuare a non vedere Cirigliano che a questo punto va ridiscusso, anche in chiave prossima stagione. Marquinho possibile nuovo punto fermo; visto oggi, anche in caso di rinnovo di Hallfredsson. Voto 5 all’arbitro PERUZZO, di fronte al rigore (evidente) su Marquinho non poteva esserci vantaggio per Toni.
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IL PAGELLONE DI VERONA-BOLOGNA
Verona sottotono, Bologna aggressivo; forse con più fame di punti. La sfida in panchina tra ravennati la vince Ballardini, che toglie fiato al centrocampo gialloblù e prepara la partita sui punti di forza del Verona. Anche perchè a MANDORLINI (voto 5,5) è mancato il giocatore migliore, Luca Toni e più di qualcuno non si è espresso al 100%. Il tecnico gialloblù fa scelte condivisibili all’inizio (6,5 per Rabusic e Marquinho nell’11 iniziale), ma molto meno a partita in corso (5 per i cambi che non “cambiano” l’inerzia della partita e perchè togliere Iturbe, specie sullo 0-0, vuol dire rinunciare a un giocatore che anche nella serata peggiore con un colpo ti può far vincere la partita). Il punto, però, è quello che fa arrivare a quota 40. E allora il voto diventa 7,5 per tutti (tecnico e squadra) visto che il Verona ha raggiunto il suo obiettivo salvezza al 2 di marzo. Un risultato eccezionale per una matricola, anche se con una rosa importante.
Migliore in campo RAFAEL (voto 8). Il portiere brasiliano è attento e preciso, continuo nei 90′. Il rigore parato a Bianchi è studiato ed è frutto di un balzo felino. E se nel primo tempo ha sciupato qualche pallone con qualche rinvio frettoloso è perchè aveva la consegna di cercare sempre e comunque Iturbe.
In difesa conferme per ALBERTAZZI (voto 6+), attento e bravo a capire nel primo tempo l’importanza di insistere sulle fasce in un momento della partita in cui il Bologna stava avendo la meglio. Conferme anche per RAFAEL MARQUES (voto 6,5) che dietro ha concesso poco, a parte un liscio al 39′ che ha liberato Bianchi al limite dell’area, errore coperto da un intervento efficace (al limite del fallo) di Albertazzi sull’attaccante bolognese.
Positivo anche MORAS (voto 6), ammonito per non aver commesso nulla su Cristaldo, che invece lo aveva schiaffeggiato. Meno bene CACCIATORE (voto 5,5), un po’ perchè a differenza di Albertazzi ha spinto meno, qualcosina in più nel primo tempo, quasi niente nel secondo, e un po’ per l’ingenuità del rigore regalato al Bologna.
Sottotono il centrocampo, di solito il reparto nevralgico nelle imprese gialloblù. Ma qui vanno dati i giusti meriti al Bologna e a Ballrdini, che ha raddoppiato costantemente i due interni, togliendo fiato alle ripartenze e mettendo pressione. ROMULO (voto 5,5) non è mai riuscito a ribaltare l’azione come sa fare e a parte una bellissima conclusione da fuori di collo esterno alla mezzora del secondo tempo (sulla quale Curci ha fatto un paratone) non ha mai inciso nella partita. MARQUINHO (voto 5,5) non ha trovato nessuno degli spunti che ne hanno fatto cantare le lodi a Livorno; da uno con la sua qualità è lecito attendersi molto di più. Ma c’è anche da dire che sulle sue tracce Ballardini ha mandato uno più ruvido della carta vetrata, Perez, che lo ha controllato a vista usando spesso e volentieri le maniere forti. Rimane DONADEL (voto 6-) che è stato prezioso davanti alla difesa e in un paio di recuperi fin dentro l’area di rigore, ma nel resto oltre al compitino (ino) non gli si può chiedere. E se il confronto con Jorginho non ha retto sinora per Cirigliano, non si può dire che abbia retto per lui.
Davanti RABUSIC (voto 6-) è stato lasciato troppo solo. L’attaccante ceco ha cercato di lavorare per far salire la squadra come fa Toni, e in qualche occasione ci è anche riuscito. Ma come detto, anche per l’atteggiamento generale della squadra che non lo ha aiutato, e un po’ mancato in area di rigore. A parte un colpo di testa al 19′ su un bel cross di Cacciatore dove non ha inquadrato la porta Rabusic non è mai riuscito a rendersi veramente pericoloso. E prima di uscire è arrivato in colpevole ritardo su un bel pallone di Jankovic dalla sinistra.
Da rivedere. A 40 punti in classifica ci saranno altre occasioni.
JANKOVIC (voto 6) è uscito molto mal volentieri, dopo una partita però che non è sembrata andare oltre la sufficienza. Sottotono anche ITURBE (voto 5,5), che probabilmente non stava benissimo ma che nonostante una giornata non delle migliori è stato sempre lucido e pericoloso nell’assist, meno al tiro. Uno con i suoi colpi, però, non andrebbe mai tolto.
Tra le noti dolenti di oggi proprio i cambi. HALLFREDSSON (voto 5,5) è entrato e si è adeguato all’inerzia della partita: ha fatto poco o nulla e ha perso anche un pallone banale regalando ripartenza al Bologna. GOMEZ (voto 5,5) va lodato per la disponibilità nell’accettare di giocare, nella massima serie, in un ruolo che non gli è proprio consono. Però se bisogna giudicarlo da punta centrale nell’area di rigore non si è mai visto. E un paio di palloni sono anche passati. MARTINHO (voto 5) sta diventando un caso, anche difficile da gestire. Perchè non sai mai come entra, e quando è come oggi (anche se alto a destra nell’ultimo quarto d’ora centrava poco o niente) è come essere uno di meno.
Sotto la sufficienza anche la terna arbitrale (voto 5,5). A parte l’inversione di un paio d’angoli e qualche rimessa, l’ammonizione di Moras (schiaffeggiato da Cristaldo) è inconcepibile. E Perez mena Marquinho ben oltre il lecito, anche da già ammonito. Giudica bene sul rigore.
Stefano Rasulo
Verona sottotono, Bologna aggressivo; forse con più fame di punti. La sfida in panchina tra ravennati la vince Ballardini, che toglie fiato al centrocampo gialloblù e prepara la partita sui punti di forza del Verona. Anche perchè a MANDORLINI (voto 5,5) è mancato il giocatore migliore, Luca Toni e più di qualcuno non si è espresso al 100%. Il tecnico gialloblù fa scelte condivisibili all’inizio (6,5 per Rabusic e Marquinho nell’11 iniziale), ma molto meno a partita in corso (5 per i cambi che non “cambiano” l’inerzia della partita e perchè togliere Iturbe, specie sullo 0-0, vuol dire rinunciare a un giocatore che anche nella serata peggiore con un colpo ti può far vincere la partita). Il punto, però, è quello che fa arrivare a quota 40. E allora il voto diventa 7,5 per tutti (tecnico e squadra) visto che il Verona ha raggiunto il suo obiettivo salvezza al 2 di marzo. Un risultato eccezionale per una matricola, anche se con una rosa importante.
Migliore in campo RAFAEL (voto 8). Il portiere brasiliano è attento e preciso, continuo nei 90′. Il rigore parato a Bianchi è studiato ed è frutto di un balzo felino. E se nel primo tempo ha sciupato qualche pallone con qualche rinvio frettoloso è perchè aveva la consegna di cercare sempre e comunque Iturbe.
In difesa conferme per ALBERTAZZI (voto 6+), attento e bravo a capire nel primo tempo l’importanza di insistere sulle fasce in un momento della partita in cui il Bologna stava avendo la meglio. Conferme anche per RAFAEL MARQUES (voto 6,5) che dietro ha concesso poco, a parte un liscio al 39′ che ha liberato Bianchi al limite dell’area, errore coperto da un intervento efficace (al limite del fallo) di Albertazzi sull’attaccante bolognese.
Positivo anche MORAS (voto 6), ammonito per non aver commesso nulla su Cristaldo, che invece lo aveva schiaffeggiato. Meno bene CACCIATORE (voto 5,5), un po’ perchè a differenza di Albertazzi ha spinto meno, qualcosina in più nel primo tempo, quasi niente nel secondo, e un po’ per l’ingenuità del rigore regalato al Bologna.
Sottotono il centrocampo, di solito il reparto nevralgico nelle imprese gialloblù. Ma qui vanno dati i giusti meriti al Bologna e a Ballrdini, che ha raddoppiato costantemente i due interni, togliendo fiato alle ripartenze e mettendo pressione. ROMULO (voto 5,5) non è mai riuscito a ribaltare l’azione come sa fare e a parte una bellissima conclusione da fuori di collo esterno alla mezzora del secondo tempo (sulla quale Curci ha fatto un paratone) non ha mai inciso nella partita. MARQUINHO (voto 5,5) non ha trovato nessuno degli spunti che ne hanno fatto cantare le lodi a Livorno; da uno con la sua qualità è lecito attendersi molto di più. Ma c’è anche da dire che sulle sue tracce Ballardini ha mandato uno più ruvido della carta vetrata, Perez, che lo ha controllato a vista usando spesso e volentieri le maniere forti. Rimane DONADEL (voto 6-) che è stato prezioso davanti alla difesa e in un paio di recuperi fin dentro l’area di rigore, ma nel resto oltre al compitino (ino) non gli si può chiedere. E se il confronto con Jorginho non ha retto sinora per Cirigliano, non si può dire che abbia retto per lui.
Davanti RABUSIC (voto 6-) è stato lasciato troppo solo. L’attaccante ceco ha cercato di lavorare per far salire la squadra come fa Toni, e in qualche occasione ci è anche riuscito. Ma come detto, anche per l’atteggiamento generale della squadra che non lo ha aiutato, e un po’ mancato in area di rigore. A parte un colpo di testa al 19′ su un bel cross di Cacciatore dove non ha inquadrato la porta Rabusic non è mai riuscito a rendersi veramente pericoloso. E prima di uscire è arrivato in colpevole ritardo su un bel pallone di Jankovic dalla sinistra.
Da rivedere. A 40 punti in classifica ci saranno altre occasioni.
JANKOVIC (voto 6) è uscito molto mal volentieri, dopo una partita però che non è sembrata andare oltre la sufficienza. Sottotono anche ITURBE (voto 5,5), che probabilmente non stava benissimo ma che nonostante una giornata non delle migliori è stato sempre lucido e pericoloso nell’assist, meno al tiro. Uno con i suoi colpi, però, non andrebbe mai tolto.
Tra le noti dolenti di oggi proprio i cambi. HALLFREDSSON (voto 5,5) è entrato e si è adeguato all’inerzia della partita: ha fatto poco o nulla e ha perso anche un pallone banale regalando ripartenza al Bologna. GOMEZ (voto 5,5) va lodato per la disponibilità nell’accettare di giocare, nella massima serie, in un ruolo che non gli è proprio consono. Però se bisogna giudicarlo da punta centrale nell’area di rigore non si è mai visto. E un paio di palloni sono anche passati. MARTINHO (voto 5) sta diventando un caso, anche difficile da gestire. Perchè non sai mai come entra, e quando è come oggi (anche se alto a destra nell’ultimo quarto d’ora centrava poco o niente) è come essere uno di meno.
Sotto la sufficienza anche la terna arbitrale (voto 5,5). A parte l’inversione di un paio d’angoli e qualche rimessa, l’ammonizione di Moras (schiaffeggiato da Cristaldo) è inconcepibile. E Perez mena Marquinho ben oltre il lecito, anche da già ammonito. Giudica bene sul rigore.
Stefano Rasulo