Roma-Sampdoria
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Probabile formazione:
Doni
Cicinho Panucci Juan Riise
De Rossi Pizarro
Taddei Perrotta Menez
Totti
Squalificati: Mexes e Vucinic
Indisponibili: Cassetti, Aquilani e Baptista
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Re: Verso Roma-Sampdoria
Mi raccomando eh.... ditemi che Juan ha problemi altrimenti non vado a letto.
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Re: Verso Roma-Sampdoria
La Sensi: Squadra in ritiro da oggi
"Non abbiamo alibi, lo ripeto anche questa volta, ma certi errori macroscopici danneggiano la Roma, ma soprattutto mancano di rispetto ai nostri tifosi". Sono le parole del presidente della Roma, Rosella Sensi, dopo il ko dei giallorossi con l'Udinese. La partita terminata 3-1 per i friulani e' stata caratterizzata da alcune decisioni arbitrali che hanno provocato le proteste della Roma. "Mi dispiace dirlo, non e' nel mio temperamento, ma il rigore concesso all'Udinese e quello non dato a noi, con l'ammonizione di Vucinic, mi vedono allibita di fronte a cosi' poca professionalità. Tutto cio' mi fa tornare in mente -aggiunge Rosella Sensi- i momenti in cui mio padre si trovava nella stessa situazione...". Per quanto riguarda la squadra conclude: "La squadra da oggi andra' in ritiro per dimostrare onore verso questa maglia e rispetto per i nostri tifosi".
Questo è quanto detto dalla Sensi dopo il ko di Udine.
Spalletti ha invece detto che cambierà qualcosa nelle prox partite.
"Non abbiamo alibi, lo ripeto anche questa volta, ma certi errori macroscopici danneggiano la Roma, ma soprattutto mancano di rispetto ai nostri tifosi". Sono le parole del presidente della Roma, Rosella Sensi, dopo il ko dei giallorossi con l'Udinese. La partita terminata 3-1 per i friulani e' stata caratterizzata da alcune decisioni arbitrali che hanno provocato le proteste della Roma. "Mi dispiace dirlo, non e' nel mio temperamento, ma il rigore concesso all'Udinese e quello non dato a noi, con l'ammonizione di Vucinic, mi vedono allibita di fronte a cosi' poca professionalità. Tutto cio' mi fa tornare in mente -aggiunge Rosella Sensi- i momenti in cui mio padre si trovava nella stessa situazione...". Per quanto riguarda la squadra conclude: "La squadra da oggi andra' in ritiro per dimostrare onore verso questa maglia e rispetto per i nostri tifosi".
Questo è quanto detto dalla Sensi dopo il ko di Udine.
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Re: Verso Roma-Sampdoria
Scusa se ti ho fatto dormire senza dirti nulla ...appena so qualcosa di più su Juan te lo dico19angelo85 ha scritto:Mi raccomando eh.... ditemi che Juan ha problemi altrimenti non vado a letto.
Intanto assenti sicuri contro la Samp gli squalificati Mexes (ultimo turno) e Vucinic
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Re: Verso Roma-Sampdoria
per il momento non ha problemi, ma vedrai che mercoledì qualcosa se la fa venire, tipo attacco d'isteria acuta, o insolazione, o eccesso di umidità nell'aria.19angelo85 ha scritto:Mi raccomando eh.... ditemi che Juan ha problemi altrimenti non vado a letto.
:(
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Re: Verso Roma-Sampdoria
Fisioterapia per Totti, Cassetti e Aquilani
27 ottobre 2008 - A testa bassa, dopo la bufera. La squadra giallorossa è tornata ad allenarsi nel pomeriggio, cercando di metabolizzare la pesante (e polemica) sconfitta di Udine. Assenti Totti, Cassetti e Aquilani: tutti e tre hanno svolto fisioterapia. Julio Baptista ha lavorato a parte. Loria era in permesso concordato con la società per motivi familiari,. Spalletti nel corso della seduta si è soffermato a lungo a parlare con i calciatori. Pizarro e Juan hanno lavorato con il resto dei compagni. La seduta è cominciata con un lavoro di circolazione di palla per poi proseguire con una serie di allunghi e negli uno contro uno con tiro in porta.
27 ottobre 2008 - A testa bassa, dopo la bufera. La squadra giallorossa è tornata ad allenarsi nel pomeriggio, cercando di metabolizzare la pesante (e polemica) sconfitta di Udine. Assenti Totti, Cassetti e Aquilani: tutti e tre hanno svolto fisioterapia. Julio Baptista ha lavorato a parte. Loria era in permesso concordato con la società per motivi familiari,. Spalletti nel corso della seduta si è soffermato a lungo a parlare con i calciatori. Pizarro e Juan hanno lavorato con il resto dei compagni. La seduta è cominciata con un lavoro di circolazione di palla per poi proseguire con una serie di allunghi e negli uno contro uno con tiro in porta.
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Re: Verso Roma-Sampdoria
AS ROMA | oggi - ore 18:22
Roma-Sampdoria: i convocati
I 20 convocati di Luciano Spalletti, allenatore della Roma, per Roma-Sampdoria, in programma domani sera allo stadio Olimpico. Indisponibili: Aquilani, Cassetti, Baptista. Mexes e Vucinic (squalificati).
Artur
Bertagnoli
Brighi
Cicinho
De Rossi
Filipe
Juan
Loria
Marangon
Menez
Montella
Okaka
Panucci
Perrotta
Pizarro
Riise
Taddei
Tonetto
Totti
Virga
Roma-Sampdoria: i convocati
I 20 convocati di Luciano Spalletti, allenatore della Roma, per Roma-Sampdoria, in programma domani sera allo stadio Olimpico. Indisponibili: Aquilani, Cassetti, Baptista. Mexes e Vucinic (squalificati).
Artur
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Brighi
Cicinho
De Rossi
Filipe
Juan
Loria
Marangon
Menez
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Re: Verso Roma-Sampdoria
AS ROMA | oggi - ore 18:16
Spalletti in conferenza stampa:
Costruttivo incontro con Rosella
Le parole di Luciano Spalletti in conferenza stampa alla vigilia di Roma-Sampdoria, partita valevole per la nona giornata del campionato di Serie A, in programma domani sera all'Olimpico a partire dalle 20.30.
Rosella Sensi le ha ribadito la fiducia?«Sono andato in presidenza a salutarla. Lei mi voleva parlare. È stata come sempre attenta a quello che mi doveva dire. È stata carina a infondermi fiducia per superare il momento. Un colloquio costruttivo».
Serviva ribadire la fiducia?
«Fa sempre piacere. Rafforza la convinzione. Io so cosa devo fare».
Si sente a rischio. Ha mai pensato di dimettersi?
«Non ci ho pensato, neanche in questo ore perché amo troppo il mio lavoro. Quando mi mancherà questa volontà di far bene, darò le dimissioni. Se a chiedermelo è la società, è un conto. Quando le cose sono andate bene, non sono andato a riscuotere nulla. Non ho debiti con nessuno. Ho fatto il mio lavoro con massimo della professionalità. Non ho voluto contratti diversi quando ho vinto. Si porta avanti la situazione con professionalità».
Quali sono le condizioni di Totti?
«Noi siamo tra incudine e martello. Francesco dovrebbe lavorare un pochettino. Ha lavorato con la squadre una settima e abbiamo visto i risultati. Ora gli si è rinfiammato il ginocchio e bisogna essere bravi a gestire la situazione. Mollare e tirare un po'. Peraltro, Vucinic e Baptista non ci sono. Totti si cercherà di averlo a disposizione».
Ha pensato a qualche variazione di modulo?
Ho trovato la conferma che ci si deve sempre avvicinare al livello degli anni precedenti, quindi questo modulo va bene. Qualcosa si può cambiare, ma non stravolgere. Bisogna rimanere coerenti.
Prima c'era la crisi, ora la "crisona"...
Io sono sicuro che ne usciremo e ne sono convinti anche i giocatori. Io credo che gli episodi prima o poi ci girino a favore e non sempre a sfavore
Che colloquio è stato con il Presidente?
Noi siamo convinti di avere a che fare con delle persone intelligenti come abbiamo sempre detto in precedenza. E' chiaro che ha una posizione importante, per cui può prendere delle decisioni importanti che possono dare quel qualcosa in più alla squadra. Lei può fare tutto, è lei il proprietario della Roma. Deve analizzare un po' tutto, soprattutto in situazione di questo genere.
Quanta colpa può avere lei e quanta i giocatori?
Quelli che comandano hanno sempre più colpa. Io un ruolo più importante dei giocatori, quindi le responsabilità sono molto più mie che dei calciatori.
Alla squadra cosa ha chiesto la dotteressa Sensi?
Non ha parlato con la squadra. Ha parlato con me.
Lo farà in serata?
Non lo so se inconterà la squadra.
Ci sono delle similitudini tra la partita di Udine e quella che sarà domani?Queste similitudini ci saranno sempre. Anche l'Inter lo ha fatto che è venuta a Roma ad aspettare l'avversario; lo ha fatto anche domenica l'Udinese. Io ho spiegato male ai giocatori queste cose, ma non vuol dire che non mi seguono come qualcuno ha detto. Mi sta a cuore dire una cosa: io ho tolto Loria domenica, e lui è stato preso di mira. Io in quel momento li volevo far giocare Pizarro. E per quello che si è visto non è stato nemmeno una scelta felice. Di conseguenza Loria non è stato incolpato di nulla.
La proprietà ha dato molta fiducia all'allenatore. Ma lei farebbe come Mourinho che ha escluso diversi giocatori?
Ognuno fa quello che vuole. A me dispiacerebbe fare questo. Nessuno gioca contro di me.
La prova TV potrebbe essere usata anche per episodi come quello dell'ammonizione di Vucinic ad Udine?
Ma non credo. Penso sia giusto così come regola.
Quale partita è più importante: Samp, Juve o Chelsea?
Sono tutte importanti.
Quale potrebbe essere la tabella punti per avvicinarsi al quarto posto?
Non si fanno tabelle, bisogna sempre vedere sul campo come vanno le cose. Dopo aver giocato una partita, poi si pensa alla prossima. Lo spirito della squadra deve essere quello che ho visto in questo ultimo periodo. E ora bisogna solo vincere.
Cosa manca alla Roma?
Ci mancano dei risultati. Come programmazione abbiamo una ricerca costante, quindi sotto questo punto di vista non ci manca nulla. Ci mancano solo alcuni risultati.
Sembra che qualche giocatore non abbia gradito molto la soluzione del ritiro...
Non è vero. Sono loro i primi a rendersi conto della situazione che vivono.
Sia con l'Udinese che con l'Inter è mancato il collettivo...
E' il tasto sul quale abbiamo spinto. Dobbiamo essere squadra e conoscere le insidie. Soprattutto dobbiamo usare le nostre qualità.
Il ritiro, unito al silenzio stampa, sono misure che stanno facendo bene alla squadra?
Fare qualcosa di diverso può determinare qualcosa. Siamo stati insieme molto, abbiamo parlato, i giocatori sono stati bravi a dire come la pensano ed a rafforzare ancora di più quello che dobbiamo fare.
Nel colloquio con il Presidente, avete sfiorato la questione arbitrale?
No, per il ruolo che ha lei ha il potere di decidere nei confronti delle istituzioni.
Si è parlato del modulo: molti invocavano il 4-4-2. Perchè non si può fare?
Non conta nulla il modulo. Conta lo spirito della squadra, conta la disponibilità di coprire determinare metri e come li copri. Poi contano i moduli. Noi dobbiamo saper riconoscere in maniera compatta i concetti fondamentali e poi si parla di moduli.
Lei si sente troppo responsabilizzato? Nel senso, non ha mai chiesto a Daniele Pradè e Bruno Conti di intervenire?
No, sono compiti che devo assolvere io. Devo dare delle spiegazioni alle domande degli sportivi.
I giocatori hanno capito i suoi concetti ora?
Vedremo domani... Come disponibilità ci siamo, ora dobbiamo concretizzare. Ho sensazioni positive per quello che ho visto dai ragazzi in questi giorni.
Quando lei parla di uscire fuori da questa situazione, si riferisce all'idea di recuperare punti sulla prima o avete accantonato la parola scudetto?
E' un discorso troppo ad ampio raggio. Dobbiamo mettere due-tre cose a posto e vincere assolutamente. Ma vincere due o tre partite consecutive.
Spalletti in conferenza stampa:
Costruttivo incontro con Rosella
Le parole di Luciano Spalletti in conferenza stampa alla vigilia di Roma-Sampdoria, partita valevole per la nona giornata del campionato di Serie A, in programma domani sera all'Olimpico a partire dalle 20.30.
Rosella Sensi le ha ribadito la fiducia?«Sono andato in presidenza a salutarla. Lei mi voleva parlare. È stata come sempre attenta a quello che mi doveva dire. È stata carina a infondermi fiducia per superare il momento. Un colloquio costruttivo».
Serviva ribadire la fiducia?
«Fa sempre piacere. Rafforza la convinzione. Io so cosa devo fare».
Si sente a rischio. Ha mai pensato di dimettersi?
«Non ci ho pensato, neanche in questo ore perché amo troppo il mio lavoro. Quando mi mancherà questa volontà di far bene, darò le dimissioni. Se a chiedermelo è la società, è un conto. Quando le cose sono andate bene, non sono andato a riscuotere nulla. Non ho debiti con nessuno. Ho fatto il mio lavoro con massimo della professionalità. Non ho voluto contratti diversi quando ho vinto. Si porta avanti la situazione con professionalità».
Quali sono le condizioni di Totti?
«Noi siamo tra incudine e martello. Francesco dovrebbe lavorare un pochettino. Ha lavorato con la squadre una settima e abbiamo visto i risultati. Ora gli si è rinfiammato il ginocchio e bisogna essere bravi a gestire la situazione. Mollare e tirare un po'. Peraltro, Vucinic e Baptista non ci sono. Totti si cercherà di averlo a disposizione».
Ha pensato a qualche variazione di modulo?
Ho trovato la conferma che ci si deve sempre avvicinare al livello degli anni precedenti, quindi questo modulo va bene. Qualcosa si può cambiare, ma non stravolgere. Bisogna rimanere coerenti.
Prima c'era la crisi, ora la "crisona"...
Io sono sicuro che ne usciremo e ne sono convinti anche i giocatori. Io credo che gli episodi prima o poi ci girino a favore e non sempre a sfavore
Che colloquio è stato con il Presidente?
Noi siamo convinti di avere a che fare con delle persone intelligenti come abbiamo sempre detto in precedenza. E' chiaro che ha una posizione importante, per cui può prendere delle decisioni importanti che possono dare quel qualcosa in più alla squadra. Lei può fare tutto, è lei il proprietario della Roma. Deve analizzare un po' tutto, soprattutto in situazione di questo genere.
Quanta colpa può avere lei e quanta i giocatori?
Quelli che comandano hanno sempre più colpa. Io un ruolo più importante dei giocatori, quindi le responsabilità sono molto più mie che dei calciatori.
Alla squadra cosa ha chiesto la dotteressa Sensi?
Non ha parlato con la squadra. Ha parlato con me.
Lo farà in serata?
Non lo so se inconterà la squadra.
Ci sono delle similitudini tra la partita di Udine e quella che sarà domani?Queste similitudini ci saranno sempre. Anche l'Inter lo ha fatto che è venuta a Roma ad aspettare l'avversario; lo ha fatto anche domenica l'Udinese. Io ho spiegato male ai giocatori queste cose, ma non vuol dire che non mi seguono come qualcuno ha detto. Mi sta a cuore dire una cosa: io ho tolto Loria domenica, e lui è stato preso di mira. Io in quel momento li volevo far giocare Pizarro. E per quello che si è visto non è stato nemmeno una scelta felice. Di conseguenza Loria non è stato incolpato di nulla.
La proprietà ha dato molta fiducia all'allenatore. Ma lei farebbe come Mourinho che ha escluso diversi giocatori?
Ognuno fa quello che vuole. A me dispiacerebbe fare questo. Nessuno gioca contro di me.
La prova TV potrebbe essere usata anche per episodi come quello dell'ammonizione di Vucinic ad Udine?
Ma non credo. Penso sia giusto così come regola.
Quale partita è più importante: Samp, Juve o Chelsea?
Sono tutte importanti.
Quale potrebbe essere la tabella punti per avvicinarsi al quarto posto?
Non si fanno tabelle, bisogna sempre vedere sul campo come vanno le cose. Dopo aver giocato una partita, poi si pensa alla prossima. Lo spirito della squadra deve essere quello che ho visto in questo ultimo periodo. E ora bisogna solo vincere.
Cosa manca alla Roma?
Ci mancano dei risultati. Come programmazione abbiamo una ricerca costante, quindi sotto questo punto di vista non ci manca nulla. Ci mancano solo alcuni risultati.
Sembra che qualche giocatore non abbia gradito molto la soluzione del ritiro...
Non è vero. Sono loro i primi a rendersi conto della situazione che vivono.
Sia con l'Udinese che con l'Inter è mancato il collettivo...
E' il tasto sul quale abbiamo spinto. Dobbiamo essere squadra e conoscere le insidie. Soprattutto dobbiamo usare le nostre qualità.
Il ritiro, unito al silenzio stampa, sono misure che stanno facendo bene alla squadra?
Fare qualcosa di diverso può determinare qualcosa. Siamo stati insieme molto, abbiamo parlato, i giocatori sono stati bravi a dire come la pensano ed a rafforzare ancora di più quello che dobbiamo fare.
Nel colloquio con il Presidente, avete sfiorato la questione arbitrale?
No, per il ruolo che ha lei ha il potere di decidere nei confronti delle istituzioni.
Si è parlato del modulo: molti invocavano il 4-4-2. Perchè non si può fare?
Non conta nulla il modulo. Conta lo spirito della squadra, conta la disponibilità di coprire determinare metri e come li copri. Poi contano i moduli. Noi dobbiamo saper riconoscere in maniera compatta i concetti fondamentali e poi si parla di moduli.
Lei si sente troppo responsabilizzato? Nel senso, non ha mai chiesto a Daniele Pradè e Bruno Conti di intervenire?
No, sono compiti che devo assolvere io. Devo dare delle spiegazioni alle domande degli sportivi.
I giocatori hanno capito i suoi concetti ora?
Vedremo domani... Come disponibilità ci siamo, ora dobbiamo concretizzare. Ho sensazioni positive per quello che ho visto dai ragazzi in questi giorni.
Quando lei parla di uscire fuori da questa situazione, si riferisce all'idea di recuperare punti sulla prima o avete accantonato la parola scudetto?
E' un discorso troppo ad ampio raggio. Dobbiamo mettere due-tre cose a posto e vincere assolutamente. Ma vincere due o tre partite consecutive.
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Re: Verso Roma-Sampdoria
Per chi ha voglia di leggere...
Totti-Cassano, questa sfida non s'ha da fare
STEFANO PETRUCCI
«No, Checco. Qui non si può giochére». Proprio così. Non si è potuto giochére, sotto lo tsunami che ha sommerso Roma per la seconda volta in quarantott’ore. Cassano, intabarrato come ET nel giaccone oversize, ne ha preso atto, regalando l’ennesimo sorriso a Totti e all’arbitro Tagliavento. Tutti a casa, Roma-Samp slitta a data da destinarsi. Era una piscina, l’erba martellata dal diluvio esploso pochi minuti prima del via. Galleggiava, il pallone: di rimbalzi neanche l’ombra. Il pallone galleggiava e Cassano rideva come uno studente in gita, lontano anni-luce dalle ansie dell’éra Gelmini. Una risata da compagnone, accompagnata dalla smorfia un po’ ironica un po’ dubbiosa di Francesco Totti: sarà meglio così, per la squadra che almeno contro la Sampdoria voleva provare a ritrovare la vittoria smarrita? Chi può dirlo. Di sicuro, in mezzo alla notte di tuoni e lampi, c’è solo il rinvio. E una sfida che proprio non si riesce a consumare, per un motivo o per l’altro. Stavolta c’eravamo, almeno sembrava, dopo troppi appuntamenti saltati. E invece stava evidentemente scritto nel libro del destino che i due ex grandi amici, e ormai per fortuna anche ex grandi nemici, rinviassero ancora a chissà quando un faccia-a-faccia atteso da più di due anni. Non s’è giocata Roma-Samp, non si sono affrontati Totti e Cassano, i capitani delle due squadre malinconicamente appaiate a quota 7 punti, i due protagonisti di una bislacca eccessiva storia di amicizia e ripicche, gelosia e tradimenti. Parevano due fratelli, Francesco e Antonio, nei primi anni di vita romanista. Un rapporto intenso, forse persino un po’ forzato, spinto soprattutto dalla voglia del ragazzo di Bari, deciso a calarsi nella realtà della nostra città come un romano Doc. Un rapporto finito male, tra equivoci e incomprensioni, troppe chiacchiere e qualche cattivo consigliere. “Io e Cassano? Facciamo il gioco dell’uva: ognuno a casa sua”, l’epitaffio di Totti a Natale del 2005, col barese con i bagagli già pronti per Madrid. Eravamo proprio curiosi di scoprire cosa c’era, ieri sera, cosa poteva mai esserci di concreto e di vero dietro i sorrisi, le pacche sulla schiena, i baci, gli abbracci, gli annunci di una pace finalmente concretizzata. Antonio, più di Francesco, aveva deciso di metterla così, già alla vigilia del confronto poi abortito sotto il diluvio universale: nessun rancore, nessun pensiero malevolo al passato, solo affetto, quanto meno rispetto. Un atteggiamento lontano molto più dei trentaquattro mesi che separano Cassano dalla grande fuga. Un tributo alla città (e alla società) lasciate con rabbia, senza un saluto, a gennaio del 2006 e soprattutto al compagno di cui era arrivato addirittura a sognare di poter raccogliere un giorno l’eredità. Il compagno più stimato, da sempre. Ce l’aveva confessato lui stesso, a primavera del 2001, nel basso che allora lo ospitava, a Barivecchia. Era la vigilia di Bari-Roma, il match che in fondo avrebbe consegnato alla Roma il terzo scudetto. Franco Sensi si era appena svenato per accontentare Capello: 55 miliardi di lire per Fantantonio, quasi un regalo al tecnico che stava per concedergli la soddisfazione più grande. “Sì, sono della Roma. Non si deve dire, ma chissenefrega. Mi voleva la Juventus, ma io a Torino non ci vado, io mia madre Giovanna preferisco portarla al sole. Voglio giocare con la maglia giallorossa, voglio giocare con Francesco Totti”. Brindammo a coca-cola, assieme a Cassano, alla madre, al manager Bozzo. L’indomani Antonio non giocò e la Roma stravinse, in un stadio che pareva l’Olimpico, pavesato di striscioni e bandiere come una succursale della curva Sud. E ad ogni gol, infischiandosene del fastidio dei suoi tifosi, quel ragazzo infilato nella tuta del Bari esultava, saltellando come uno di noi, a due passi dalla panchina
romanista.
Ieri, per il poco che s’è scorto sotto la pioggia battente, ci è quasi sembrato di leggergli in faccia la stessa espressione. Aveva evitato in ogni modo di tornare all’Olimpico, di ritrovarsi di fronte a Totti e alla sua gente. Una volta aveva accusato un fastidio muscolare (“Non sono pronto a beccarmi una bella fischiata”, aveva poi confessato), un’altra – già sotto diffida – aveva rimediato un chiacchierato cartellino giallo. Ieri, s’è detto, pareva finalmente ci fossimo. Francesco l’aveva accolto a modo suo. Come Bruno Conti, col quale s’è scambiato qualche schiaffetto in allegria. Come Spalletti, che lo considera la grande sconfitta della sua carriera. Anche Totti gli ha sorriso. Con quale trasporto non sappiamo. Ma gli ha sorriso, magari divertito di rivederselo davanti da capitano della Samp, lui che dava per scontato di infilarsi al braccio la fascia di capitan del Real Madrid. Eccoci, allora. Lo scambio dei gagliardetti, nel cerchio di centrocampo, un abbraccio e via, andiamo a giocare. Non c’era rancore, non poteva esserci dopo l’ultimo chiarimento, roba di qualche mese fa: una telefonata di auguri a Totti, nei giorni amari dell’infortunio, per il tramite di un amico comune; poi anche una cena in gran segreto, a Casalpalocco, dove Fantantonio si tiene stretto il villone acquistato sei anni fa. Non c’era rancore, non c’è stata sfida. Cinque minuti di doccia continua, giusto il tempo di inzupparsi fino al midollo, la corsa verso gli spogliatoi, il sopralluogo con l’arbitro Tagliavento. Ancora una stretta di mano, un mezzo abbraccio, altri sorrisi. Appuntamento alla prossima volta, sperando sia quella buona.
Totti-Cassano, questa sfida non s'ha da fare
STEFANO PETRUCCI
«No, Checco. Qui non si può giochére». Proprio così. Non si è potuto giochére, sotto lo tsunami che ha sommerso Roma per la seconda volta in quarantott’ore. Cassano, intabarrato come ET nel giaccone oversize, ne ha preso atto, regalando l’ennesimo sorriso a Totti e all’arbitro Tagliavento. Tutti a casa, Roma-Samp slitta a data da destinarsi. Era una piscina, l’erba martellata dal diluvio esploso pochi minuti prima del via. Galleggiava, il pallone: di rimbalzi neanche l’ombra. Il pallone galleggiava e Cassano rideva come uno studente in gita, lontano anni-luce dalle ansie dell’éra Gelmini. Una risata da compagnone, accompagnata dalla smorfia un po’ ironica un po’ dubbiosa di Francesco Totti: sarà meglio così, per la squadra che almeno contro la Sampdoria voleva provare a ritrovare la vittoria smarrita? Chi può dirlo. Di sicuro, in mezzo alla notte di tuoni e lampi, c’è solo il rinvio. E una sfida che proprio non si riesce a consumare, per un motivo o per l’altro. Stavolta c’eravamo, almeno sembrava, dopo troppi appuntamenti saltati. E invece stava evidentemente scritto nel libro del destino che i due ex grandi amici, e ormai per fortuna anche ex grandi nemici, rinviassero ancora a chissà quando un faccia-a-faccia atteso da più di due anni. Non s’è giocata Roma-Samp, non si sono affrontati Totti e Cassano, i capitani delle due squadre malinconicamente appaiate a quota 7 punti, i due protagonisti di una bislacca eccessiva storia di amicizia e ripicche, gelosia e tradimenti. Parevano due fratelli, Francesco e Antonio, nei primi anni di vita romanista. Un rapporto intenso, forse persino un po’ forzato, spinto soprattutto dalla voglia del ragazzo di Bari, deciso a calarsi nella realtà della nostra città come un romano Doc. Un rapporto finito male, tra equivoci e incomprensioni, troppe chiacchiere e qualche cattivo consigliere. “Io e Cassano? Facciamo il gioco dell’uva: ognuno a casa sua”, l’epitaffio di Totti a Natale del 2005, col barese con i bagagli già pronti per Madrid. Eravamo proprio curiosi di scoprire cosa c’era, ieri sera, cosa poteva mai esserci di concreto e di vero dietro i sorrisi, le pacche sulla schiena, i baci, gli abbracci, gli annunci di una pace finalmente concretizzata. Antonio, più di Francesco, aveva deciso di metterla così, già alla vigilia del confronto poi abortito sotto il diluvio universale: nessun rancore, nessun pensiero malevolo al passato, solo affetto, quanto meno rispetto. Un atteggiamento lontano molto più dei trentaquattro mesi che separano Cassano dalla grande fuga. Un tributo alla città (e alla società) lasciate con rabbia, senza un saluto, a gennaio del 2006 e soprattutto al compagno di cui era arrivato addirittura a sognare di poter raccogliere un giorno l’eredità. Il compagno più stimato, da sempre. Ce l’aveva confessato lui stesso, a primavera del 2001, nel basso che allora lo ospitava, a Barivecchia. Era la vigilia di Bari-Roma, il match che in fondo avrebbe consegnato alla Roma il terzo scudetto. Franco Sensi si era appena svenato per accontentare Capello: 55 miliardi di lire per Fantantonio, quasi un regalo al tecnico che stava per concedergli la soddisfazione più grande. “Sì, sono della Roma. Non si deve dire, ma chissenefrega. Mi voleva la Juventus, ma io a Torino non ci vado, io mia madre Giovanna preferisco portarla al sole. Voglio giocare con la maglia giallorossa, voglio giocare con Francesco Totti”. Brindammo a coca-cola, assieme a Cassano, alla madre, al manager Bozzo. L’indomani Antonio non giocò e la Roma stravinse, in un stadio che pareva l’Olimpico, pavesato di striscioni e bandiere come una succursale della curva Sud. E ad ogni gol, infischiandosene del fastidio dei suoi tifosi, quel ragazzo infilato nella tuta del Bari esultava, saltellando come uno di noi, a due passi dalla panchina
romanista.
Ieri, per il poco che s’è scorto sotto la pioggia battente, ci è quasi sembrato di leggergli in faccia la stessa espressione. Aveva evitato in ogni modo di tornare all’Olimpico, di ritrovarsi di fronte a Totti e alla sua gente. Una volta aveva accusato un fastidio muscolare (“Non sono pronto a beccarmi una bella fischiata”, aveva poi confessato), un’altra – già sotto diffida – aveva rimediato un chiacchierato cartellino giallo. Ieri, s’è detto, pareva finalmente ci fossimo. Francesco l’aveva accolto a modo suo. Come Bruno Conti, col quale s’è scambiato qualche schiaffetto in allegria. Come Spalletti, che lo considera la grande sconfitta della sua carriera. Anche Totti gli ha sorriso. Con quale trasporto non sappiamo. Ma gli ha sorriso, magari divertito di rivederselo davanti da capitano della Samp, lui che dava per scontato di infilarsi al braccio la fascia di capitan del Real Madrid. Eccoci, allora. Lo scambio dei gagliardetti, nel cerchio di centrocampo, un abbraccio e via, andiamo a giocare. Non c’era rancore, non poteva esserci dopo l’ultimo chiarimento, roba di qualche mese fa: una telefonata di auguri a Totti, nei giorni amari dell’infortunio, per il tramite di un amico comune; poi anche una cena in gran segreto, a Casalpalocco, dove Fantantonio si tiene stretto il villone acquistato sei anni fa. Non c’era rancore, non c’è stata sfida. Cinque minuti di doccia continua, giusto il tempo di inzupparsi fino al midollo, la corsa verso gli spogliatoi, il sopralluogo con l’arbitro Tagliavento. Ancora una stretta di mano, un mezzo abbraccio, altri sorrisi. Appuntamento alla prossima volta, sperando sia quella buona.
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